Intolleranza al Lattosio - Video: Cause, Sintomi, Dieta

Ultima modifica 01.04.2020

Oggi parleremo dell’INTOLLERANZA AL LATTOSIO, una condizione fisica caratterizzata dall’impossibilità di digerire lo zucchero del latte. Prima di iniziare la descrizione dell’intolleranza al lattosio cerchiamo di riassumere brevemente cosa significa la parola INTOLLERANZA e che cos’è il LATTOSIO.

Per INTOLLERANZA, o meglio, INTOLLERANZA ALIMENTARE, si intende l’IMPOSSIBILITA’ di digerire uno specifico nutriente. Tale predisposizione, se ignorata, può innescare una reazione TOSSICA caratterizzata da alcuni sintomi GASTRO-INTESTINALI di tipo DOSE-DIPENDENTE. L’intolleranza alimentare NON E’ UN’ALLERGIA!!! La quale, al contrario, prevede SEMPRE l’innesco di una reazione IMMUNO-MEDIATA e NON è DOSE-DIPENDENTE.

Il lattosio è uno ZUCCHERO DISACCARIDE, ovvero un OLIGOSACCARIDE composto da DUE UNITA’ DIFFERENTI: una di GLUCOSIO e una di GALATTOSIO. Questi due MONOMERI sono uniti da un vincolo chimico di tipo BETA 1-4 GLICOSIDICO, che dovrebbe essere SCISSO nella digestione INTESTINALE o nella fermentazione BATTERICA.

Il lattosio è lo zucchero tipico del latte e di certi suoi derivati. In realtà, non tutti i sottoprodotti del latte contengono dosi CONSIDEREVOLI di lattosio; di solito, quelli lungamente fermentati e stagionati possono giovare dell’azione idrolitica batterica e ne sono QUASI totalmente privi, mentre i FRESCHI e POCO (O PER NULLA) fermentati (detti LATTICINI) NE apportano quantità significative.

L’intolleranza al lattosio NON è una malattia, ma piuttosto una CONDIZIONE FISICA! Si tratta della carenza di un ENZIMA INTESTINALE di tipo IDROLASI-DISACCARIDASI SPECIFICO: ovvero la BETA-D-GALATTOSIDASI, più comunemente detta LATTASI! Non a caso, il termine scientifico dell’intolleranza al lattosio è IPOLATTASIA. La lattasi è un vero e proprio CATALIZZATORE BIOLOGICO e si trova sull’ORLETTO a SPAZZOLA degli ENTEROCITI (ovvero le cellule della mucosa) posti all’estremità dei VILLI del PICCOLO INTESTINO. Se un soggetto che NON possiede abbastanza lattasi (ovvero MENO del 50% del necessario) assume troppo lattosio rispetto alla PROPRIA capacità digestiva, questo NON viene digerito ed innesca una sintomatologia che vedremo nelle prossime diapositive.

La lattasi è TIPICAMENTE espressa nell’intestino del bambino fino al 6° mese di vita. In seguito, può CALARE fino a scomparire, o PERSISTERE a concentrazioni inferiori MA per tutta la vita. Questa VARIABILE dipende da molti fattori, tra i quali: ereditarietà, soggettività, gruppo etnico e mantenimento del trofismo enzimatico (in pratica, è come se gli enzimi debbano essere tenuti in “allenamento”). Le popolazioni che CONSERVANO maggiormente la lattasi sono quelle che colonizzano il Nord-Europa, mentre la media globale documenta preservamento dell’enzimai età adulta che si aggira intorno al 30%. Ciò significa che circa il 70% della popolazione dimostra una NON PERSISTENZA della lattasi… anche se FORTUNATAMENTE una buona parte di queste persone NON avverte i caratteri clinici specifici. L’intolleranza al lattosio può manifestarsi in 3 modi differenti, ovvero: forma CONGENITA, forma PRIMARIA e forma SECONDARIA. La forma congenita colpisce fin da subito il neonato e si manifesta con DIARREA ACQUOSA, malassorbimento e ritardo nella crescita. La forma primaria, anch’essa geneticamente determinata, è la più comune e si basa sulla perdita dell’enzima nel corso della vita. La forma secondaria può avere diverse cause scatenanti, tra cui: il morbo di Crohn, la celiachia, l’esposizione radioattiva, le reazioni autoimmuni, certe infezioni, certe cure farmacologiche e certe condizioni post-chirurgiche. Poi, è fondamentale sottolineare che alcune delle forme di intolleranza al lattosio secondaria possono essere di tipo TRANSITORIO, ovvero si interrompono al momento della risoluzione patologica primaria; un esempio classico di questa intolleranza periodica è l’ipolattasia da gastro-enterite virale o batterica.

A questo punto, molti ascoltatori si chiederanno:
PERCHE’ alcuni soggetti sono in grado di esprimere la lattasi per tutta la vita ed altri DIVENTANO intolleranti?
La risposta è piuttosto semplice ed ha origini preistoriche. Le prime creature umane comparirono sulla terra circa 3 milioni e mezzo di anni fa; tuttavia, l’HOMO SAPIENS SAPIENS (ovvero la forma più evoluta, quella contemporanea) iniziò a padroneggiare le tecniche dell’allevamento solo 8-9 mila anni fa. Visto e considerato che l’utilizzo del latte animale è iniziata SOLO dopo l’allevamento, è possibile che (dal punto di vista evolutivo) l’arco di tempo trascorso sia ancora insufficiente!

Come abbiamo già detto, l’intolleranza al lattosio si manifesta dopo l’ingestione di latte, latticini o alimenti che li contengono, attraverso una sintomatologia di tipo TOSSICO GASTROENTERICO e NON di tipo RESPIRATORIO o CUTANEO, invece tipici dell’ALLERGIA alle PROTEINE del LATTE.

Il meccanismo di formazione delle complicanze è piuttosto semplice: non digerendo il lattosio, questo si accumula nella porzione distale del piccolo intestino e (per effetto osmotico) richiama acqua e sodio dalla mucosa provocando la diarrea. In seguito, quando il lattosio raggiunge il colon, i batteri fisiologici lo metabolizzano producendo alcuni gas quali: METANO, IDROGENO, ANIDRIDE CARBONICA ed ACIDI GRASSI VOLATILI, che (ovviamente) si manifestano come: FLATULENZA, DISTENSIONE ADDOMINALE E SENSO DI GONFIORE. A volte, per azione riflessa, possono insorgere anche NAUSEA e VOMITO.

Il dubbio di intolleranza al lattosio deve sorgere con la manifestazione della diarrea. Tuttavia, è doveroso specificare che una parte della popolazione intollerante al lattosio NON sa di esserlo, in quanto NON manifesta reazioni intestinali talmente importanti da avviare un iter diagnostico per l’ipolattasia! d’altro canto, l’assenza della sintomatologia vanifica completamente l’esigenza di una terapia ad ESCLUSIONE di LATTOSIO poiché, senza diarrea, non avviene nemmeno una riduzione dell’assorbimento alimentare.

In caso di “sospetti ben fondati” invece, è consigliabile svolgere i test diagnostici specifici al fine di riconoscere un eventuale deficit di lattasi. Le prime analisi coniate per questa necessità erano dei veri e propri test glicemici e si fondavano sul principio che SE il lattosio viene digerito e quindi assorbito, dopo la sua assunzione si dovrebbe evidenziare un incremento del glucosio nel sangue. Al contrario, indica una positività all’ipolattasia. Molto precisa e specifica, ma a dir poco invasiva, è la biopsia intestinale della porzione DIGIUNO, nella quale si preleva un campione di tessuto da analizzare per verificare la densità della lattasi in esso contenuta. Oggi, l’esame considerato GOLD-STANDARD è il BREATH-TEST, o test del respiro. Non è invasivo e di facile esecuzione. Come per il carico glicemico, si procede con l’assunzione di una certa quantità di lattosio dopo di che, ogni 30’ per 3 o 4 ore, si analizzano i gas dell’ARIA ESPIRATA. Se è presente molto più IDROGENO del normale (rispettivamente prodotto dai batteri del colon ed assorbito dalla mucosa), il test è da considerare POSITIVO. Altri test oggi molto meno utilizzati (o impiegati nella diagnosi dell’intolleranza al lattosio del neonato) sono: l’analisi del pH FECALE, la determinazione del POTERE RIDUCENTE FECALE e la CROMATOGRAFIA su CARTA dello ZUCCHERO FECALE.

E’ logico che, in caso di intolleranza severa, l’unica soluzione sia l’abolizione del lattosio dalla dieta. D’altro canto, alcuni gastro-enterologi considerano utile la SOSPENSIONE periodica seguita da una reintroduzione GRADUALE. Infatti, pare che l’ASSUNZIONE di circa 5-10g di lattosio al giorno, associate ad alimenti che siano in grado di rallentare il transito intestinale, possa favorire il ripristino (magari parziale) della tollerabilità allo zucchero. Per molti ascoltatori questo comportamento potrebbe sembrare ingiustificato:
Perché, in età adulta, sforzarsi di bere il latte se non risulta digeribile?
Anzitutto perché, contrariamente alla CELIACHIA, l’intolleranza al lattosio non nasconde delle complicazione SEVERE! Per di più, il latte e i latticini sono alimenti MOLTO importanti grazie al loro contenuto in calcio, vitamina B2 e galattosio. In definitiva, assumerNE PICCOLE quantità tutti i giorni (ovviamente, in ASSENZA di diarrea) rappresenta un discreto VANTAGGIO nutrizionale.

Al momento NON esiste una CURA e l’unico modo per evitare la manifestazione della sintomatologia è l’ESCLUSIONE o la RIDUZIONE del lattosio nella dieta. Fortunatamente, esistono diverse ALTERNATIVE ALIMENTARI (alcune moderne, altre antiche) molto utili per l’assunzione del latte e dei derivati da parte degli intolleranti. Questi sono: il LATTE a RIDOTTA PERCENTUALE di LATTOSIO (o latte DELATTOSATO per azione enzimatica aggiunta), e i latticini fermentati come: lo yogurt, lo yogurt greco, il kefir e il latticello. Questi prodotti non determinano l’accumulo di lattosio fermentante e, di conseguenza, oltre a scongiurare la diarrea, sembrano NON aumentare la quantità di GAS tipici dei sintomi da intolleranza. Per di più, l’assunzione dei microorganismi probiotici con i latticini fermentati esercitano un’azione positiva sulla flora batterica contribuendo al riadattamento intestinale della lattasi.

I latticini che devono essere evitati, o assunti in quantità inversamente proporzionali rispetto al grado di intolleranza verso il lattosio sono: latte di qualunque animale, fiocchi di latte o cottage cheese, yogurt, panna, ricotta formaggi fusi, emmenthal, crescenza ecc. Ovviamente, con essi vanno moderanti anche tutti i prodotti che li contengono come: cioccolato al latte, gelato, crema pasticcera, besciamella ecc.