Intolleranza al Lattosio - Video: Cause, Sintomi, Dieta
Oggi parleremo dell’INTOLLERANZA AL LATTOSIO, una condizione
fisica caratterizzata dall’impossibilità di digerire lo zucchero del latte.
Prima di iniziare la descrizione dell’intolleranza al
lattosio cerchiamo di riassumere brevemente cosa significa la parola
INTOLLERANZA e che cos’è il LATTOSIO.
Per INTOLLERANZA, o meglio, INTOLLERANZA ALIMENTARE, si intende
l’IMPOSSIBILITA’ di digerire uno specifico nutriente. Tale predisposizione, se
ignorata, può innescare una reazione TOSSICA caratterizzata da alcuni sintomi
GASTRO-INTESTINALI di tipo DOSE-DIPENDENTE.
L’intolleranza alimentare NON E’ UN’ALLERGIA!!! La quale, al
contrario, prevede SEMPRE l’innesco di una reazione IMMUNO-MEDIATA e NON è DOSE-DIPENDENTE.
Il lattosio è uno ZUCCHERO DISACCARIDE, ovvero un
OLIGOSACCARIDE composto da DUE UNITA’ DIFFERENTI: una di GLUCOSIO e una di
GALATTOSIO. Questi due MONOMERI sono uniti da un vincolo chimico di tipo BETA
1-4 GLICOSIDICO, che dovrebbe essere SCISSO nella digestione INTESTINALE o
nella fermentazione BATTERICA.
Il lattosio è lo zucchero tipico del latte e di certi suoi
derivati. In realtà, non tutti i sottoprodotti del latte contengono dosi
CONSIDEREVOLI di lattosio; di solito, quelli lungamente fermentati e stagionati
possono giovare dell’azione idrolitica batterica e ne sono QUASI totalmente privi,
mentre i FRESCHI e POCO (O PER NULLA) fermentati (detti LATTICINI) NE apportano
quantità significative.
L’intolleranza al lattosio NON è una malattia, ma piuttosto
una CONDIZIONE FISICA!
Si tratta della carenza di un ENZIMA INTESTINALE di tipo IDROLASI-DISACCARIDASI
SPECIFICO: ovvero la BETA-D-GALATTOSIDASI,
più comunemente detta LATTASI!
Non a caso, il termine scientifico dell’intolleranza al
lattosio è IPOLATTASIA.
La lattasi è un vero e proprio CATALIZZATORE BIOLOGICO e si
trova sull’ORLETTO a SPAZZOLA degli ENTEROCITI (ovvero le cellule della mucosa)
posti all’estremità dei VILLI del PICCOLO INTESTINO.
Se un soggetto che NON possiede abbastanza lattasi (ovvero
MENO del 50% del necessario) assume troppo lattosio rispetto alla PROPRIA
capacità digestiva, questo NON viene digerito ed innesca una sintomatologia che
vedremo nelle prossime diapositive.
La lattasi è TIPICAMENTE espressa nell’intestino del bambino
fino al 6° mese di vita.
In seguito, può CALARE fino a scomparire, o PERSISTERE a
concentrazioni inferiori MA per tutta la vita.
Questa VARIABILE dipende da molti fattori, tra i quali: ereditarietà, soggettività, gruppo etnico e
mantenimento del trofismo enzimatico (in pratica, è come se gli enzimi debbano
essere tenuti in “allenamento”).
Le popolazioni che CONSERVANO maggiormente la lattasi sono
quelle che colonizzano il Nord-Europa, mentre la media globale documenta preservamento
dell’enzimai età adulta che si aggira intorno al 30%. Ciò significa che circa
il 70% della popolazione dimostra una NON PERSISTENZA della lattasi… anche se FORTUNATAMENTE
una buona parte di queste persone NON avverte i caratteri clinici specifici.
L’intolleranza al lattosio può manifestarsi in 3 modi
differenti, ovvero: forma CONGENITA, forma PRIMARIA e forma SECONDARIA. La forma
congenita colpisce fin da subito il neonato e si manifesta con DIARREA ACQUOSA,
malassorbimento e ritardo nella crescita. La forma primaria, anch’essa
geneticamente determinata, è la più comune e si basa sulla perdita dell’enzima
nel corso della vita. La forma secondaria può avere diverse cause scatenanti,
tra cui: il morbo di Crohn, la celiachia, l’esposizione radioattiva, le reazioni
autoimmuni, certe infezioni, certe cure farmacologiche e certe condizioni
post-chirurgiche.
Poi, è fondamentale sottolineare che alcune delle forme di
intolleranza al lattosio secondaria possono essere di tipo TRANSITORIO, ovvero si
interrompono al momento della risoluzione patologica primaria; un esempio
classico di questa intolleranza periodica è l’ipolattasia da gastro-enterite
virale o batterica.
A questo punto, molti ascoltatori si chiederanno:
PERCHE’ alcuni soggetti sono in grado di esprimere la lattasi per tutta
la vita ed altri DIVENTANO intolleranti?
La risposta è piuttosto semplice ed ha origini preistoriche. Le prime creature umane comparirono sulla terra circa 3 milioni e mezzo di anni
fa; tuttavia, l’HOMO SAPIENS SAPIENS (ovvero la forma più evoluta, quella
contemporanea) iniziò a padroneggiare le tecniche dell’allevamento solo 8-9
mila anni fa. Visto e considerato che l’utilizzo del latte animale è iniziata
SOLO dopo l’allevamento, è possibile che (dal punto di vista evolutivo) l’arco
di tempo trascorso sia ancora insufficiente!
Come abbiamo già detto, l’intolleranza al lattosio si
manifesta dopo l’ingestione di latte, latticini o alimenti che li contengono,
attraverso una sintomatologia di tipo TOSSICO GASTROENTERICO e NON di tipo
RESPIRATORIO o CUTANEO, invece tipici dell’ALLERGIA alle PROTEINE del LATTE.
Il meccanismo di formazione delle complicanze è piuttosto
semplice: non digerendo il lattosio, questo si accumula nella porzione distale
del piccolo intestino e (per effetto osmotico) richiama acqua e sodio dalla
mucosa provocando la diarrea.
In seguito, quando il lattosio raggiunge il colon, i batteri
fisiologici lo metabolizzano producendo alcuni gas quali: METANO, IDROGENO,
ANIDRIDE CARBONICA ed ACIDI GRASSI VOLATILI, che (ovviamente) si manifestano come: FLATULENZA, DISTENSIONE ADDOMINALE E SENSO DI GONFIORE.
A volte, per azione riflessa, possono insorgere anche NAUSEA
e VOMITO.
Il dubbio di intolleranza al lattosio deve sorgere con la
manifestazione della diarrea.
Tuttavia, è doveroso specificare che una parte della
popolazione intollerante al lattosio NON sa di esserlo, in quanto NON manifesta
reazioni intestinali talmente importanti da avviare un iter diagnostico per
l’ipolattasia! d’altro canto, l’assenza della sintomatologia vanifica
completamente l’esigenza di una terapia ad ESCLUSIONE di LATTOSIO poiché, senza
diarrea, non avviene nemmeno una riduzione dell’assorbimento alimentare.
In caso di “sospetti ben fondati” invece, è consigliabile
svolgere i test diagnostici specifici al fine di riconoscere un eventuale
deficit di lattasi.
Le prime analisi coniate per questa necessità erano dei veri
e propri test glicemici e si fondavano sul principio che SE il lattosio viene
digerito e quindi assorbito, dopo la sua assunzione si dovrebbe evidenziare un
incremento del glucosio nel sangue. Al contrario, indica una positività
all’ipolattasia.
Molto precisa e specifica, ma a dir poco invasiva, è la
biopsia intestinale della porzione DIGIUNO, nella quale si preleva un campione
di tessuto da analizzare per verificare la densità della lattasi in esso
contenuta.
Oggi, l’esame considerato GOLD-STANDARD è il BREATH-TEST, o
test del respiro. Non è invasivo e di facile esecuzione. Come per il carico
glicemico, si procede con l’assunzione di una certa quantità di lattosio dopo
di che, ogni 30’
per 3 o 4 ore, si analizzano i gas dell’ARIA ESPIRATA. Se è presente molto più
IDROGENO del normale (rispettivamente prodotto dai batteri del colon ed
assorbito dalla mucosa), il test è da considerare POSITIVO.
Altri test oggi molto meno utilizzati (o impiegati nella
diagnosi dell’intolleranza al lattosio del neonato) sono: l’analisi del pH FECALE,
la determinazione del POTERE RIDUCENTE FECALE e la CROMATOGRAFIA su
CARTA dello ZUCCHERO FECALE.
E’ logico che, in caso di intolleranza severa, l’unica
soluzione sia l’abolizione del lattosio dalla dieta.
D’altro canto, alcuni gastro-enterologi considerano utile la SOSPENSIONE periodica seguita
da una reintroduzione GRADUALE. Infatti, pare che l’ASSUNZIONE di circa 5-10g
di lattosio al giorno, associate ad alimenti che siano in grado di rallentare
il transito intestinale, possa favorire il ripristino (magari parziale) della tollerabilità
allo zucchero.
Per molti ascoltatori questo comportamento potrebbe sembrare
ingiustificato:
Perché, in età adulta, sforzarsi di bere il latte se
non risulta digeribile?
Anzitutto perché, contrariamente alla
CELIACHIA, l’intolleranza al lattosio non nasconde delle complicazione SEVERE!
Per di più, il latte e i latticini sono alimenti MOLTO importanti grazie al
loro contenuto in calcio, vitamina B2 e galattosio. In definitiva, assumerNE PICCOLE
quantità tutti i giorni (ovviamente, in ASSENZA di diarrea) rappresenta un
discreto VANTAGGIO nutrizionale.
Al momento NON esiste una CURA e l’unico modo per evitare la
manifestazione della sintomatologia è l’ESCLUSIONE o la RIDUZIONE del lattosio
nella dieta.
Fortunatamente, esistono diverse ALTERNATIVE ALIMENTARI
(alcune moderne, altre antiche) molto utili per l’assunzione del latte e dei
derivati da parte degli intolleranti. Questi sono: il LATTE a RIDOTTA
PERCENTUALE di LATTOSIO (o latte DELATTOSATO per azione enzimatica aggiunta), e
i latticini fermentati come: lo yogurt, lo yogurt greco, il kefir e il
latticello. Questi prodotti non determinano l’accumulo di lattosio fermentante
e, di conseguenza, oltre a scongiurare la diarrea, sembrano NON aumentare la
quantità di GAS tipici dei sintomi da intolleranza. Per di più, l’assunzione
dei microorganismi probiotici con i latticini fermentati esercitano un’azione
positiva sulla flora batterica contribuendo al riadattamento intestinale della
lattasi.
I latticini che devono essere evitati, o assunti in quantità
inversamente proporzionali rispetto al grado di intolleranza verso il lattosio sono:
latte di qualunque animale, fiocchi di latte o cottage cheese, yogurt, panna, ricotta formaggi fusi, emmenthal,
crescenza ecc. Ovviamente, con essi vanno moderanti anche tutti i prodotti che
li contengono come: cioccolato al latte, gelato, crema pasticcera, besciamella
ecc.