Herpes zoster
Ultima modifica 28.02.2020
INDICE
  1. Herpes zoster: come viene diagnosticato?
  2. Herpes zoster: è contagioso?
  3. La sgradevole eredità della varicella: il fuoco di Sant'Antonio
  4. Herpes virus: come riescono a nascondersi alla risposta immunitaria?
  5. Herpes zoster: perché si chiama così?
  6. Un cerotto per affrontare la nevralgia da Herpes zoster
  7. Esiste una correlazione tra fuoco di Sant'Antonio e ictus?

Herpes zoster: come viene diagnosticato?

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L'Herpes zoster (detto anche fuoco di Sant'Antonio) è una recrudescenza della varicella avuta da bambini. L'infezione in età adulta deriva, infatti, dalla riattivazione del virus varicella-zoster dal suo stato di latenza in un ganglio della radice dorsale. Il segno più caratteristico della malattia è un'eruzione cutanea dolorosa, il cui esordio è preceduto da una sensazione di formicolio o intorpidimento locale. Compare quindi una striscia di puntini rossi, che evolve poi in gruppi di vescicole su una base eritematosa e ripiene di liquido, simili alle lesioni della varicella. Il dolore è molto intenso e continuo, associato a prurito e bruciore superficiale. Il fuoco di Sant'Antonio è localizzato in un'area ben precisa: si manifesta con maggior frequenza in un solo lato del torace o della schiena all'altezza della vita; la distribuzione dell'eruzione vescicolare corrisponde sempre a quella dei nervi sensitivi colpiti dal virus. Più raramente, le lesioni compaiono su un lato del viso, intorno all'occhio e sulla fronte, all'interno della bocca, su un braccio o su una gamba. Talvolta, l'Herpes zoster si presenta anche con febbre, brividi, mal di testa e malessere generale.

I sintomi che caratterizzano l'Herpes zoster si prestano ad un'interpretazione abbastanza univoca e l'ispezione visiva dell'area colpita da parte del medico è generalmente sufficiente. Nel caso fossero presenti segni sospetti è possibile comunque ricorrere ad alcune analisi di laboratorio. L'accertamento più comune è l'esame del sangue per la ricerca delle IgM correlate in modo specifico alla presenza del virus varicella-zoster (VZV). In altri casi, invece, è possibile effettuare il dosaggio delle particelle virali mediante PCR (reazione a catena della polimerasi per la ricerca del DNA del virus).

Herpes zoster: è contagioso?

Un paziente affetto da Herpes zoster può trasmettere la varicella ad un'altra persona che non l'abbia mai contratta (o che non sia stato vaccinato), ma non il fuoco di Sant'Antonio.

Il contagio può verificarsi attraverso il diretto contatto con il fluido contenuto nelle lesioni vescicolari, in cui è presente ed attivo il virus varicella-zoster. Il soggetto, invece, non è infettivo prima che compaia l'eruzione cutanea e dopo l'evoluzione delle vescicole in croste secche.

Per non rischiare di trasmettere il virus varicella-zoster ad altre persone è opportuno che il paziente eviti di toccare o graffiare le vescicole, lavi spesso le mani e mantenga l'eruzione coperta. Inoltre, il soggetto affetto da Herpes zoster non dovrebbe condividere oggetti personali (es. asciugamani), andare in piscina o praticare sport di contatto, come il rugby.

Durante la fase attiva del fuoco di Sant'Antonio, poi, è particolarmente importante prevenire la diffusione dell'infezione alle donne in gravidanza, ai neonati e alle persone immunodepresse (es. pazienti in terapia con farmaci immunosoppressori o sottoposti a chemioterapia e trapianto d'organo).

La sgradevole eredità della varicella: il fuoco di Sant'Antonio

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Una volta contratta, la varicella produce un'immunità permanente, ma a distanza di anni può essere seguita dall'Herpes zoster. Il virus Varicella zoster (VZV), infatti, ha la capacità di rimanere latente nei gangli dei nervi spinali, invasi nel corso dell'infezione primaria, senza dare sintomi e, nel 10-20% dei casi, può riattivarsi, causando il cosiddetto "fuoco di Sant'Antonio" (Herpes zoster).

Il soggetto, quindi, non ripresenterà la varicella, ma una manifestazione cutanea locale caratterizzata da grappoli di vescicole che provocano un dolore urente lungo il decorso del nervo, dove il virus ha stazionato. Gli eventi scatenanti la riattivazione non sono chiari, ma è noto che il fenomeno è più frequente con l'avanzare dell'età e nei pazienti con deficit delle difese immunitarie.

Un soggetto affetto da Herpes zoster può trasmettere la varicella (ma non il fuoco di Sant'Antonio) ad un'altra persona che non l'abbia mai contratta (o che non sia stata vaccinata). Affinché si verifichi il contagio, però, è necessario il contatto diretto con le lesioni vescicolari (in cui è presente il virus della varicella). Durante il fuoco di Sant'Antonio, infatti, l'agente virale non colpisce solitamente i polmoni e non può diffondersi per via aerea (a differenza di quanto accade durante la varicella).

Herpes virus: come riescono a nascondersi alla risposta immunitaria?

virus dell'Herpes riescono ad eludere la difesa immunitaria in quanto, all'interno delle cellule umane, vanno incontro ad una condizione di quiescenza. In questo stato, il microrganismo non replica e non generano sufficiente quantità di peptidi di derivazione virale da poter segnalare la loro presenza alle cellule T citossiche.

Di norma, infatti, per neutralizzare un'infezione virale già instaurata, i linfociti T citotossici uccidono le cellule infettate, ma occorre che alcuni dei peptidi presentati dall'MHC di classe I espressi sulla superficie delle cellule infettate siano di origine virale. Questa condizione è raggiunta facilmente nel corso di infezioni causate da virus a rapida replicazione, come accade, ad esempio, durante l'influenza (neutralizzata dall'azione combinata di linfociti e anticorpi).

La strategia degli Herpes virus porta allo sviluppo di una latenza. In alcune circostanze, soprattutto quando le difese immunitarie si abbassano, il virus si riattiverà determinando un episodio di malattia. Una volta terminata la fase di replicazione, il virus tende infine a tornare indietro per rinchiudersi nei gangli nervosi, mantenendo così il ciclo che sta alla base della persistenza dell'infezione.

Herpes zoster: perché si chiama così?

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"Herpes zoster", deriva da due parole, "herpes" dal sostantivo "herpetón" e "zoster", che in greco classico significano rispettivamente "serpente" e "cintura". La denominazione descrive in modo appropriato la malattia: nella maggior parte dei casi, infatti, la sensazione di bruciore doloroso e le eruzioni vescicolari sono distribuite sul tronco come una mezza cintura, in quanto il virus varicella-zoster (VZV) colpisce di preferenza i gangli delle radici dorsali.

Nella tradizione popolare, poi, l'Herpes zoster è noto anche come il "fuoco di Sant'Antonio". In base all'interpretazione mistico-religiosa, infatti, l'eremita fu tormentato nel deserto dal diavolo che si manifestava sotto forma di serpente. Sant'Antonio Abate (250-356 circa) aveva la fama di taumaturgo e guaritore e da secoli, per il suo rapporto con "quel grande Spirito di fuoco" che lui stesso aveva ricevuto è associato a differenti malattie con la caratteristica comune di provocare dolore e bruciore intensi. Così, quando furono trasferite le reliquie del Santo in Francia, nell'XI secolo, tutti coloro che soffrivano di gravi malattie dolorose e urenti - poi identificate come zoster, sifilideerisipela (infezione batterica acuta della pelle), ergotismo da segale cornuta (malattia tossica di origine alimentare) - gli rivolsero le loro preghiere.

Un cerotto per affrontare la nevralgia da Herpes zoster

A scatenare l'Herpes zoster è lo stesso virus che provoca la varicella (VZV): dopo la risoluzione dell'infezione primaria a carico della cute, l'agente virale non viene debellato, ma resta nell'organismo senza dare sintomi. In questa fase di latenza, il virus varicella-zoster rimane nascosto in uno o più gangli (principalmente nelle radici dorsali). Un calo delle difese immunitarie può portare alla riattivazione del virus, che si diffonde lungo le terminazioni nervose fino alla cute. Questo provoca una sofferenza del nervo e dell'area cutanea di pertinenza dei gangli infetti, la quale si riempie di vescicole.

Da qualche tempo, per contrastare il dolore neuropatico causato dall'Herpes zoster è disponibile anche in Italia un cerotto transdermico. Essendo localizzato e superficiale, infatti, la nevralgia da infezione erpetica può essere affrontato con un trattamento topico.

Il cerotto medicato, da applicare direttamente sulla parte dolente, contiene lidocaina al 5%, un anestetico locale in grado di fornire un buon sollievo sintomatico. Il profilo di tollerabilità è buono, anche nell'uso prolungato; gli effetti collaterali sono minimi. Il cerotto di lidocaina si applica per 12 ore, ma offre sollievo per un giorno intero.

Esiste una correlazione tra fuoco di Sant'Antonio e ictus?

Il fuoco di Sant'Antonio (o Herpes zoster) è una dolorosa eruzione cutanea causata dallo stesso virus che provoca la varicella. Questo patogeno ha la capacità, infatti, di rimanere silente nel corpo umano, con la possibilità di riattivarsi in età adulta, soprattutto nei periodi in cui si abbassano le difese immunitarie. Quando si risveglia dalla latenza, il virus varicella-zoster si moltiplica e risale lungo il decorso di un nervo periferico fino a raggiungere la cute, causando dolore neuropatico e lesioni vescicolari. Il fuoco di Sant'Antonio colpisce una persona su quattro nel corso della propria vita: il rischio di svilupparla incrementa con l'età, interessando soprattutto gli "over 50".

Secondo i risultati di uno studio britannico presentato su "Neurology" da alcuni ricercatori della University College London, l'infezione da Herpes zoster nei giovani adulti può aumentare il rischio di un evento cardiovascolare ("Herpes zoster as a risk factor for stroke and TIA"). I risultati di questa ricerca sostengono in particolare, che, nelle persone di età inferiore a 40 anni, il fuoco di Sant'Antonio incrementi il rischio di ictus del 75% e di infarto del 50%. Questi soggetti, inoltre, presentano una probabilità maggiore di 2,4 volte di incorrere in un attacco ischemico transitorio (TIA). A conclusione del loro studio, gli autori sottolineano l'importanza di controllare i fattori di rischio per l'ictus e l'infarto - quali il fumo, l'ipertensione, l'obesità e il livello elevato di colesterolo - nei pazienti con infezione erpetica.

Da quanto riportato da un altro studio condotto da ricercatori britannici della London School of Hygiene & Tropical Medicine e pubblicato su "Clinical Infectious Diseases", il rischio di ictus aumenterebbe significativamente subito dopo la comparsa dei primi sintomi di Herpes zoster ("Risk of Stroke Following Herpes Zoster: A Self-Controlled Case-Series Study"). L'équipe di ricerca ha rilevato che il rischio di ictus era del 63% maggiore nelle prime 4 settimane dopo la riattivazione dell'Herpes zoster (rispetto al rischio di base dei pazienti) e diminuiva lentamente nei 6 mesi successivi. Secondo lo studio, tuttavia, i farmaci antivirali contro l'Herpes sembravano apportare un certo grado di protezione: nei pazienti sottoposti a terapia, il rischio di ictus era minore rispetto ai soggetti non trattati.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici