Spalla, Traumi Sportivi e Lussazioni - Istruzioni per l'uso

Ultima modifica 13.01.2020

A Cura del Dr. Corrado Bait - Specialista in Ortopedia e Traumatologia


Ciclismo, equitazione, basket, sci, pallavolo per non parlare degli sport da contatto come il rugby o il football americano. Tutte attività che mettono in pericolo la spalla, una delle articolazioni più "a rischio" quando si parla di attività fisica.
Le ragioni sono evidenti: è una parte del corpo complessa, un meccanismo composto da ben 25 articolazioni diverse. Che, specie negli sport che richiedono l'uso intenso degli arti superiori, è spesso soggetta a traumi anche importanti.
Per gli sportivi, gli infortuni più frequente a carico di questa delicata articolazione sono sicuramente la sublussazione e la lussazione. Se la sublussazione non richiede interventi particolari, la lussazione è invece un trauma da non sottovalutare.
Parliamo di lussazione quando due capi articolari perdono definitivamente il contatto, mentre la sublussazione è una perdita di contatto solo temporanea.
Le ragioni di questi infortuni sono da ricercare nel trauma vero e proprio, ma anche nel proprio bagaglio ereditario.
La perdita di contatto tra capi articolari determina il cosiddetto quadro di instabilità articolare, al quale concorrono sia i traumi sportivi, sia una componente genetica di eccessiva elasticità dei tessuti dell'articolazione. In presenza di questi elementi, è facile incorrere in nuove lussazioni.
I più a rischio sono proprio i giovani, in particolare quelli nella fascia compresa tra i 20 e i 30 anni. Per questo è importante rafforzare bene la muscolatura, con esercizi specifici da fare in palestra, così da evitare non solo traumi a livello articolare, ma soprattutto recidive future.

Come intervenire?

Di norma, dopo aver eseguito una radiografia per escludere fratture, si riduce la lussazione e si applica un tutore per proteggere l'articolazione.
Se il problema non si risolve, bisogna sottoporsi all'intervento.
L'intervento di riduzione della lussazione può avvenire in artroscopia (artroscopia della spalla), attraverso piccole incisioni che permettono agli strumenti, con la guida di una telecamera, di riparare i tessuti. Dopo recidive o in presenza di importanti lesioni, che riguardano anche l'osso, si procede invece a "cielo aperto", con un'incisione di 8-10 cm.
Dopo l'operazione, la spalla viene immobilizzata con un tutore per circa un mese, al termine del quale inizia un periodo di riabilitazione assistito da un fisioterapista. In linea di massima si può riprendere l'attività sportiva 3-4 mesi dopo l'intervento.


Corrado Bait

Dr. Corrado Bait
Aiuto Responsabile
Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dello Sport
Humanitas Research Hospital
Rozzano (MI)
www.corradobait.com - segreteria@corradobait.com