Come rinforzare la muscolatura dopo l'intervento di protesi all'anca?

Come rinforzare la muscolatura dopo l'intervento di protesi all'anca?
Ultima modifica 30.03.2023
INDICE
  1. Anatomia e fisiologia dell'anca
  2. Artrosi dell'anca
  3. Chirurgia e recupero funzionale

Anatomia e fisiologia dell'anca

L'anca è l'articolazione prossimale dell'arto inferiore. Situata a livello del bacino, collega la testa del femore con la cavità acetabolare.

L'anca appartiene alla famiglia delle enartrosi, è infatti un tipo di articolazione che ha due superfici articolari, una concava e una convessa, tenute a contatto da una capsula fibrosa rinforzata da legamenti.

Le enartrosi sono le articolazioni più mobili del corpo umano, poiché consentono movimenti di:

flessione-estensione;

  • adduzione-abduzione;
  • intrarotazione-extrarotazione;
  • circunduzione.

La grande possibilità di movimento che caratterizza l'anca, deriva dal fatto che questa articolazione è attraversata da tre assi, su cui si vanno a svolgere i vari movimenti. Questi assi sono:

  • Asse verticale: su quale si effettuano extra-intrarotazione;
  • Asse trasversale: sul quale si effettuano flesso-estensione;
  • Asse sagittale: sul quale si effettuano abduzione-adduzione.

La testa femorale, di forma sferica, ha un diametro di 40-50 mm, ed è attaccata alla diafisi tramite il collo. La cavità acetabolare ha la forma di una semisfera ed è circondata dal ciglio cotiloideo che serve ad aumentarne la capienza. Il tutto è stabilizzato e ricoperto dalla capsula articolare.

La capsula articolare si presenta come un manicotto cilindrico teso fra ileo ed estremità superiore del femore. L'estremità ha la forma di un manicotto che dal ciglio cotiloideo, va ad inserirsi sulla linea intertrocanterica anteriore e sulla linea intertrocanterica posteriore. La capsula articolare è rinforzata sia anteriormente e posteriormente da potenti legamenti:

  • anteriormente dal legamento ileo-femorale (Bertin) e dal legamento pubo-femorale;
  • posteriormente dal legamento ischio-femorale.
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Movimenti dell'anca

  • flessione attiva  a ginocchio esteso 90°
  • flessione attiva a ginocchio flesso > 120°
  • flessione passiva a ginocchio esteso supera sempre i 120°
  • flessione passiva a ginocchio flesso supera i 140°
  • estensione passiva 20°
  • estensione attiva 20° a ginocchio esteso
  • estensione attiva 10° a ginocchio flesso
  • estensione passiva 20° a ginocchio esteso
  • estensione passiva 30° a ginocchio flesso tirato all'indietro
  • abduzione attiva 45°
  • abduzione passiva 180°
  • adduzione, possibile solo se accompagnato da una lieve flessione o estensione dell'anca. poiché li movimento di adduzione dipende dal grado di flessione o estensione dell'anca non si parla di escursione angolare tipica
  • rotazione esterna 90° a ginocchio piegato
  • rotazione interna varia da 30° a 40°.

Artrosi dell'anca

Proprio a causa della sua grande mobilità, e dato che è un'articolazione che sopporta carichi notevoli (essendo situata in un punto strategico del nostro corpo che riceve influenze sia dal basso che dall'alto), l'anca è un'articolazione spesso soggetta a patologie degenerative.

L'artrosi dell'anca, è una patologia che si manifesta soprattutto nella popolazione sopra i 50 anni, tuttavia non è raro riscontrare lo stesso problema in soggetti molto più giovani.

La patologia è data dalla precoce usura dei capi articolari; inizialmente colpisce solo la cartilagine ialina, ma può degradare man mano anche il tessuto osseo fino alla necrosi.

Di solito si manifesta con dolore all'articolazione interessata, o della muscolatura prossimale. "Di solito", nei casi non troppo gravi, il dolore:

  • è maggiore al mattino;
  • si attenua con il movimento;
  • si può risvegliare dopo sforzo;
  • generalmente si allevia durante la notte.

Successivamente, la funzionalità articolare diventa limitata, prima dal dolore, poi dagli ostacoli di natura meccanica, che possono diventare invalidanti, impedendo lo svolgimento delle normali attività o rendendo difficili anche le abituali funzioni della vita di relazione.

La diminuzione della rima articolare è il primo segno di danno cartilagineo e può consentire di fare diagnosi di artrosi iniziale.

Successivamente si osservano gli altri sintomi radiologici non sempre evidenti. La presenza degli osteofiti e le deformità dell'articolazione sono segno di artrosi di vecchia data, che si conclude con l'anchilosi dell'articolazione radiologicamente evidenziabile.

Chirurgia e recupero funzionale

L'evoluzione della patologia spesso porta a doversi sottoporre ad intervento chirurgico, a cui deve seguire un'adeguata fase di recupero, in modo da poter tornare ad una condizione il più simile possibile alla condizione fisica antecedente l'operazione e l'inizio della patologia.

Di fondamentale importanza, prima di iniziare un programma di tipo riabilitativo, è il consulto con il chirurgo che ha effettuato l'intervento, per ottenere il permesso di iniziare questa fase e le indicazioni da seguire durante il periodo di recupero.

Una volta avuto il permesso è altrettanto fondamentale effettuare le terapie e la riabilitazione di tipo fisioterapico per riacquisire la maggior funzionalità articolare possibile.

Successivamente, sempre previa autorizzazione medica, si deve iniziare una fase di recupero muscolare, della mobilità articolare e di tutte le capacità condizionali e coordinative, in modo da poter riprendere le attività quotidiane senza particolari problemi o limitazioni.

I primi esercizi che si possono eseguire sono i seguenti:

Esercizi basilari a terra

  • Flesso estensioni del piede;
  • Circonduzioni del piede in senso orario e antiorario;
  • Da gamba estese flettere il ginocchio e l'anca senza sollevare il tallone da terra (bene farlo con le calze su una superficie liscia);
  • Contrazioni isometriche del quadricipite femorale. Mantenere la contrazione per 6 -10'' con un riposo di 4-5'' fra le ripetizioni;
  • Contrarre il muscolo quadricipite e mantenendolo contratto, sollevare l'arto inferiore di circa 20 cm. Rimanere in tale posizione per 8-10'';
  • Contrarre il muscolo quadricipite e mantenendolo contratto, sollevare l'arto inferiore di circa 20 cm disegnando nell'aria numeri, lettere o figure geometriche;
  • Abduzioni scivolando su una superficie liscia senza staccare l'arto inferiore dal suolo appoggio ad una sedia, poltrona o ad una sbarra alla parete.

Eseguire 15 ripetizioni per esercizio, partendo con 1/2 serie per arrivare nel tempo ad eseguire 4 serie. Quando si arriva alle 4 serie, aggiungere i seguenti esercizi:

Prima integrazione

  • Flessioni d'anca a meno di 90° mantenendo la posizione per alcuni secondi;
  • Estensioni d'anca senza inarcare la schiena. Mantenendo la posizione alcuni secondi;
  • Abduzioni d'anca mantenendo il ginocchio e il piede dritti.

Eseguire sempre 15 ripetizioni partendo con 2 serie per arrivare a 4. Quando si arriva alle 4 serie, aggiungere i seguenti esercizi:

Seconda integrazione

  • Estensioni d'anca con elastico;
  • Abduzioni d'anca con elastico;
  • Flessioni d'anca elastico.

In un secondo momento sostituire gli elastici con cavigliere piene di sabbia. Partire sempre con 2 serie da 15 per arrivare a 4 serie.

Sarà bene in questo periodo eseguire anche 10 minuti di bike ad inizio e fine allenamento, tenendo la sella molto alta oppure iniziando con la pedalata all'indietro. Ben venga anche la ginnastica in acqua.

Arrivati a questo punto si dovrebbe essere in condizioni di poter praticare le attività di tutti i giorni senza grandi problemi riacquisendo la propria libertà e la propria indipendenza. Se i controlli danno esito positivo il potenziamento può essere incrementato.