Felicità nello sport: il flow e la peak performance

Felicità nello sport: il flow e la peak performance
Ultima modifica 16.02.2023
INDICE
  1. Flow secondo Mihaly Csikszentmihalyi
  2. Flow, ricerca della felicità e peak moments
  3. Trovare la motivazione
  4. Come ottenere la peak performance
  5. Bibliografia

Flow secondo Mihaly Csikszentmihalyi

Il concetto di Flow (letteralmente "flusso", "corrente" ma inteso come "esperienza ottimale") è stato elaborato da Mihaly Csikszentmihalyi, studioso di psicologia di origine ungherese, da anni trapiantato negli Stati Uniti.

Csikszentmihalyi ha sviluppato il suo lavoro partendo da una riflessione di matrice aristotelica: "le persone sono costantemente alla ricerca della felicità e qualsiasi comportamento viene attuato è in funzione del raggiungimento di questa ipotetica condizione".

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L'autore pone poi l'attenzione sul fatto che "nel campo della felicità, non si registrano progressi!": disponiamo sì di beni materiali e di opportunità di cui perfino le persone più potenti di solo cinquanta anni fa neanche immaginavano l'esistenza, ma questo non ci ha reso più felici.

Secondo Csikszentmihalyi la felicità non deriva dalla fortuna o dal caso e non è determinata da eventi esterni al di fuori del nostro controllo ma è strettamene legata alla nostra volontà e a come ognuno di noi interpreta gli eventi che accadono e le esperienze che compie.

Per dirla con Aldous Huxley: "l'esperienza non è ciò che accade ad un uomo, ma è ciò che un uomo fa con ciò che gli accade".

L'interpretazione degli eventi dipende anche da fattori culturali e sociali ma soprattutto dal valore che a livello individuale attribuiamo alle singole esperienze che facciamo.

La felicità è quindi una "condizione innaturale" che ha bisogno di essere generata e mantenuta.

In questa prospettiva ogni individuo nasce con un patrimonio genetico non modificabile (non possiamo cambiare la nostra altezza o il colore dei nostri occhi) ma, nel corso della vita, ognuno si costruisce il proprio "corredo culturale" attraverso l'acquisizione di informazioni (sotto forma di artefatti o di apprendimenti) dall'ambiente esterno.

Ciò si verifica attraverso un processo di selezione attiva delle informazioni; ogni soggetto seleziona ed organizza le informazioni acquisite nel contesto in cui opera secondo un criterio specifico: "la qualità dell'esperienza" associata a tali informazioni.

Vengono infatti preferenzialmente replicate quelle esperienze in grado di produrre uno stato di coscienza pieno e positivo ed evitate quelle generanti noia e stati di stress negativo o ansia.

Questo fenomeno è evidente già nel comportamento in età evolutiva ed acquisisce una rilevanza fondamentale nella teoria del Flow, o Esperienza Ottimale.

Flow, ricerca della felicità e peak moments

Ma cosa c'entra il "Flow" con la ricerca della "felicità" che era il puntodi partenza della riflessione teorica e personale di Csikszentmihalyi?

C'entra perché le persone che mantengono il controllo delle proprie esperienze e fronteggiano sfide che le impegnano al massimo senza però richiedere di andare pesantemente oltre i propri limiti sono quellemaggiormente in grado di determinare la qualità della propria vita. Questo è il modo migliore per avvicinarsi alla condizione di felicità.

Ricapitolando, chi è nel Flow:

  • Sente di essere completamente coinvolto, focalizzato, concentrato;
  • Sa che l'attività è fattibile e che le abilità che possiede sono adeguate allo scopo e saranno utilizzate al massimo ma non oltre (non c'è ansia né noia);
  • Sente di essere fuori dalla realtà ordinaria, non avverte più i bisogni fisici, non nota più il passare del tempo (si sente quasi in "estasi");
  • E' assolutamente focalizzato sul presente (è nel "Qui ed Ora");
  • Avverte una grande chiarezza interiore, sa cosa è necessario fare e in che modo;
  • L'attività andrà bene;
  • Avverte un senso di "serenità": nessuna paura né difesa di sé; ha la sensazione di andare oltre e trascendere il proprio ego, di fare parte di un sistema più grande, di muoversi in armonia con l'attività intrapresa, come dentro una corrente, un flusso;
  • Sente una motivazione intrinseca all'azione: qualsiasi cosa produca il Flow quella diventa la stessa ricompensa.

In linea con gli attuali indirizzi della Positive Psychology e con i risultati delle più recenti ricerche transculturali, che individuano il ruolo trainante dell'esperienza ottimale nel processo di sviluppo individuale, anche nella Psicologia dello Sport si registra una sensibile crescita di interesse per il Flow, o "stato di esperienza ottimale".

All'interno dei peak moments, il Flow rappresenta la modalità privilegiata per comprendere l'eccellenza della prestazione: concentrarsi su di esso e sulle condizioni che ne sono alla base, consente di delineare un modello di ottimizzazione della performance, ispirato alla tecnologia del rendimento psicofisico, che vede nella preparazione mentale dell'atleta e nella formazione psicologica del tecnico i suoi due punti cardine.

Per avere un'esperienza ottimale si deve raggiungere un flusso continuo di attenzione concentrata; quindi, un'esperienza è percepita ottimale da un soggetto quando la sua attenzione è completamente assorbita dal compito che sta svolgendo.

Ribadiamo che il Flow (Csikszentmihalyi, 1990) è un'esperienza piacevole, durante la quale si perde la cognizione del tempo e tutto ciò che non attiene al compito sembra svanire.

Generalmente questa sensazione è facile da ottenere con compiti o attività molto stimolanti, ma può diventare difficile ottenerla in mancanza di stimolazioni o quando sono presenti delle distrazioni. In questi casi è necessario uno sforzo volontario per mantenere un livello attentivo sufficiente allo svolgimento del compito.

La caratteristica principale del Flow è la sensazione di gioia spontanea, addirittura di esaltazione. È per questo che durante lo stato di Flow l'individuo si sente estremamente bene, si tratta di un premio senza eguali.

In questi momenti gli individui si identificano sino in fondo con ciò che stanno facendo, l'attenzione è indirizzata verso il compito, il conscio è uguale all'agire.

Il Flow è uno stato di autodimenticanza, nello stato di Flow, gli individui sono talmente coinvolti dal compito che stanno compiendo, da perdere la consapevolezza di sé stessi, dimenticando i piccoli problemi, la salute, i conti da pagare, addirittura i successi nella vita quotidiana.

Nei momenti di Flow l'Ego non c'è.

È paradossale, ma nello stato di Flow, gli individui esprimono un controllo estremamente forte su ciò che stanno facendo, le loro reazioni sono in armonia con i cambiamenti e le esigenze del compito, fino nei minimi dettagli.

Contrariamente alla tensione emotiva, il flow è uno stato che permette l'ispirazione, una leggera estasi. L'estasi deriva dalla concentrazione che è la condizione base per lo stato di Flow.

Durante il Flow, il cervello è tranquillo, le stimolazioni e le inibizioni dei processi nervosi sono in concordanza con le necessità del momento.

Il bisogno dello stato di Flow crescerà assieme al perfezionamento dell'abilità, perché il Flow si presenta nella zona nella quale gli individui sono ispirati ad esprimere completamente il proprio talento.

Chi raggiunge risultati straordinari ha sviluppato uno dei talenti più preziosi: motivare sé stesso e gli altri.

Trovare la motivazione

Ma dove trovare le risorse per alimentare la nostra motivazione?

Il motore della motivazione è sempre uno: l'emozione.

Tutte le teorie sulla motivazione partono dalle emozioni e dalla capacità di dominarle in vista del raggiungimento di un obiettivo.

  • Nuociono alla spinta motivazionale una mancanza di autocontrollo sulle emozioni, un elevato livello di ansia, preoccupazioni esterne, cattivo umore o un'eccessiva apprensione rivolta al risultato.
  • Sono invece a favore della spinta motivazionale un rilassamento preventivo (alla base anche di tutte le tecniche di apprendimento e memorizzazione), un adeguato livello di ansia, un'attenzione rivolta al compito e non al risultato, un'elevata inclinazione alla speranza, buon umore e senso di autoefficacia.

Insomma, si tratta di porre la propria mente in uno "stato "particolare.

La cosa bella è che si tratta di una condizione che tutti noi conosciamo molto bene e che abbiamo sperimentato più volte nella nostra vita. A chi non è mai capitato di essere talmente concentrato nella propria attività da non accorgersi del tempo trascorso, o che nel frattempo si è fatto buio, o che ci hanno rivolto la parola e probabilmente abbiamo pure automaticamente risposto?

Gli studi sono partiti proprio dall'osservazione del comportamento dei grandi campioni sportivi, degli artisti e delle persone dotate di particolare genialità. Ciò che colpisce in queste persone è sempre la straordinaria capacità di automotivarsi e di sopportare durissimi programmi di studio e allenamento.

E' proprio questo massimo livello di concentrazione e automotivazione che Csikszentmihalyi ha definito flusso (Flow).

In seguito il flusso è stato considerato la massima espressione dell'intelligenza emotiva (Goleman).

Un punto fondamentale dello stato di "flusso" risulta essere la motivazione intrinseca del soggetto che agisce proprio per il piacere stesso di svolgere l'azione e non per ciò che può ottenere.

Il flusso e tutti gli stati positivi che lo caratterizzano costituiscono anche il miglior metodo di insegnamento in quanto basato su motivazioni interiori e non su obblighi esterni.

Tutto ciò fa riflettere su quanto sia fondamentale incanalare le nostre emozioni verso il piacere di "fare quel che si fa" senza ostinatamente porre come condizione il risultato o la valutazione finale.

Come ottenere la peak performance

Più entriamo nello stato di flusso, più gli obiettivi diventano definiti e raggiungibili e sia internamente che esternamente abbiamo costanti feedback che ci fanno capire quanto le cose stiano andando davvero bene.

Pur in uno stato di "alterata" percezione del tempo, dello spazio, degli eventi circostanti - quasi come se tutto il resto fosse sospeso o abbandonato - non si ha mai nessuna sensazione di mancanza di controllo della situazione. In questo stato si raggiunge la massima padronanza dei propri stati emotivi.

La Psicologia dello Sport, ha analizzato il modello del Flow per lo studio della prestazione eccellentepeak performance, vale a dire la prestazione sportiva in cui l'atleta si esprime al di sopra del suo standard abituale.

Il Flow predispone la performance generando il picco (peak), visto che assomma le condizioni mentali più favorevoli per la prestazione sportiva ottimale.

Più l'atleta riesce a percepire e potenziare le condizioni di Flow, maggiori saranno le probabilità di associarvi la peak performance.

Il modello del Flow valorizza il ruolo della soggettività, intesa quale fattore di valutazione delle condizioni dell'ambiente esterno e degli stati psichici interni all'individuo.

L'approccio può essere idealmente posto in continuità con i fondamenti teorici ed empirici della Psicologia della Gestalt, in cui venivano messi in luce i concetti sostanziali di "forma" e "organizzazione" della realtà per mezzo dei quali l'individuo percepisce e interpreta il mondo esterno.

Nel modello del Flow, ogni individuo reperisce l'esperienza ottimale in alcune attività della propria vita quotidiana, in funzione sia del contesto sociale e culturale in cui si trova a vivere - che fornisce l'ambito delle possibili sfide su cui investire l'attenzione - sia delle proprie caratteristiche e capacità individuali.

Per fornirne, invece, una definizione più completa e, al tempo stesso, di più facile e immediata comprensione, possiamo ricorrere a quattro parole chiave:

  • Focus: consapevolezza, sentirsi totalmente e pienamente concentrati, assorbiti e coinvolti in ciò che si sta facendo, senza l'intromissione di altri pensieri e/o emozioni;
  • Armonia: la mente e il corpo sono un tutt'uno armonico e lavorano senza sforzo alcuno;
  • Controllo totale di sé stessi e della situazione;
  • Divertimento.

Le precedenti parole chiave devono essere integrate con i nove Fondamenti caratterizzanti lo stato di Flow.

L'equilibrio sfida-abilità, ovvero la coincidenza tra abilità e opportunità di azione

  1. La sfida è quella percepita: è l'atleta che sceglie i parametri che definiscono la sfida, determinando, di conseguenza, quali sono le abilità necessarie.
  2. Le abilità sono quelle percepite: ciò che l'atleta crede di poter fare influenza la sua esperienza più delle sue attuali e reali capacità.

La fusione azione-consapevolezza

L'atleta che percepisce di possedere le abilità necessarie alla sfida, è totalmente focalizzato sul compito e sulle richieste presenti: è completamente assorbito nella sua attività - non vi è pensiero, non ci sono sforzo e fatica, tutto è spontaneo, nessun panico o ansia.

La chiarezza di obiettivi e di intenti

L'atleta sa perfettamente dov'è, cosa sta facendo, dove sta andando e, in modo particolare, cosa sta per fare, visualizzando in anticipo la performance.

  1. Dirige l'azione;
  2. Focalizza l'attenzione;
  3. Annulla la distrazione.

Feedback relativi alla performance e rispetto all'obbiettivo

  1. Fonte interna dell'informazione: il corpo;
  2. Fonte esterna dell'informazione: l'allenatore, i compagni, il pubblico.

La concentrazione sul compito

L'atleta è in grado di evitare le distrazioni.

Il senso di controllo

È legato nell'atleta alla credenza di possedere le abilità richieste e ha il ruolo di:

  1. Fornire sensazioni di calma, di confidenza, di fiducia e di potere;
  2. Ridurre la paura di fallire;
  3. Creare sensazioni di empowerment.

La perdita della consapevolezza di sé

Non c'è lo spazio mentale per preoccuparsi e per pensare a se stessi o agli altri.

La trasformazione del tempo

L'atleta sperimenta un tempo dilatato o ristretto e accorciato.

L'esperienza auto-telica ovvero la motivazione intrinseca

L'atleta è motivato a realizzare il compito:

  1. Per il piacere di fare quello che sta facendo.
  2. Per semplice divertimento.
  3. Per l'eccitazione del movimento.

Percepisce la sua attività come fine a se stessa e autoremunerativa.

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