Ultima modifica 06.08.2019

Terapia

La terapia di scelta per il cancro dell'endometrio è quella chirurgica. Questa neoplasia, infatti, non è molto sensibile alla radioterapia.

Anche se molte pazienti sono in età senile, obese e con molte altre malattie in atto (diabete, ipertensione, malattie cardiache di vario tipo, ecc...), grazie alle possibilità dell'anestesia e della rianimazione moderne, unitamente alle terapie mediche prima e dopo l'intervento, la quasi totalità delle donne affette da tumore all'endometrio può essere sottoposta ad intervento.
Allo stadio I viene effettuata una semplice asportazione dell'utero (isterectomia) attraverso la via vaginale o la laparotomia, con asportazione anche delle ovaie, delle tube e di un pezzo di vagina di circa 2 centimetri. Il tutto preceduto dal prelievo del liquido peritoneale.
Allo stadio II, quando il tumore si è esteso al collo dell'utero, prima dell'intervento chirurgico viene effettuata una radioterapia all'interno di utero e vagina (endocavitaria) a dosi piene. Dopo sei settimane si effettua l'intervento, che consiste in un'isterectomia radicale con asportazione bilaterale di ovaie, tube e linfonodi. Se le i linfonodi risultano interessati dalle metastasi, l'operazione è seguita da una radioterapia post-chirurgica della pelvi più una chemioterapia.
Allo stadio III, in cui il cancro è uscito dall'utero ma è ancora confinato alle ovaie e/o alla vagina e/o vi sono metastasi ai linfonodi, si eseguono, in ordine, una radioterapia prima esterna, poi endocavitaria e, dopo 6 settimane, l'intervento chirurgico, seguiti da una radioterapia e da una chemioterapia post-opertorie.
Lo stadio IV, che fortunatamente viene diagnosticato piuttosto raramente, può venire trattato in vari modi; nessuno di questi può portare alla completa guarigione della malattia ma soltanto ad una riduzione del dolore e ad un aumento di sopravvivenza. Si può effettuare da sola la radioterapia endocavitaria uterina e vaginale, che ha lo scopo unicamente di ridurre il dolore ed i sanguinamenti vaginali. Anche la radioterapia esterna ha lo stesso scopo. Inoltre, molte di queste pazienti possono essere trattate con una chemioterapia aggressiva e/o con alte dosi di progesterone.

Sopravvivenza - Controlli periodici (Follow-Up) - Recidive

Sopravvivenza


La sopravvivenza a 5 anni per le pazienti con carcinoma dell'endometrio è molto influenzata dalla presenza od assenza di fattori quali: interessamento dei linfonodi, grado di differenziazione del tumore, penetrazione nel miometrio, tipo di tumore (più o meno aggressivo), positività del liquido peritoneale a cellule maligne, volume del tumore ed età della paziente. In linea di massima, si può affermare che la sopravvivenza a 5 anni nelle pazienti sottoposte a trattamento chirurgico è la seguente:


Stadio 0 = 100%
Stadio I = 72-98%
Stadio II = 30-75%
Stadio III = 15-60%
Stadio IV = 3-10%


Molte di questi pazienti, dopo il quinto anno, non presentano segni clinici, radiologici o comunque accertati della malattia. In questo caso, si userà la sigla NED (No Evidence of Disease). Una certa quota di esse (10-15%), invece, muore per malattia nel secondo quinquennio.
Occorre anche ricordare che un certo numero di pazienti non muore di tumore ma, data l'età avanzata, muore di un'altra malattia intercorrente.


Follow-Up


La paziente curata ed operata per carcinoma dell'endometrio deve essere controllata ogni 4 mesi nel primo, secondo e terzo anno, ogni 6 mesi dal quarto al decimo anno e poi una volta l'anno per tutta la vita. Il controllo dev'essere clinico (visita ginecologica), ecografico e citologico (prelievo con biopsia ed analisi al microscopio). Ogni due anni, per i primi sei, è bene eseguire una TC (Tomografia Assiale Computerizzata) dell'addome e della pelvi.
Altri esami saranno richiesti qualora vi sia il sospetto di recidive.


Recidive


Sono locali (vaginali) nel 20% dei casi, pelviche centrali (che cioè raggiungono il fondo della vagina) e pelviche parietali (ai linfonodi). In circa il 70% delle recidive compaiono perdite di sangue dalla vagina mentre nel 30% non si rivelano sintomi precoci. Il 75% delle recidive compare entro i primi tre anni dalla terapia.
Esiste uno schema di sorveglianza per arrivare alla diagnosi precoce di recidiva; esso comprende l'esame citologico vaginale, il dosaggio del marcatore CA 125 (una proteina prodotta dal tumore, soprattutto dalle sue recidive, e che aumenta nel sangue in questi due casi) e la ricerca di sintomi occulti. Ogni 6-12 mesi vanno fatte, per tre anni, una radiografia del torace ed una TC di addome e pelvi.
Secondo certe statistiche le recidive vaginali possono diminuire, o grazie alla radioterapia endocavitaria fatta prima dell'operazione, o per la radioterapia vaginale fatta dopo la stessa. Un altro aspetto da tenere presente è che, dal punto di vista della prognosi, quanto più precocemente si individua una recidiva, tanto più si può sperare di trattarla con successo.



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