Ultima modifica 01.06.2020

Premessa

In medicina, "reflusso gastroesofageo" è il termine che indica la risalita anomala, in esofago, del contenuto dello stomaco.
Quando il fenomeno del reflusso gastroesofageo ha cadenza cronica significa che è in corso una condizione nota ai più come malattia da reflusso gastroesofageo o MRGE.
diagnosi reflussoIl contenuto dello stomaco ha una tipica natura acida, che ha effetti irritativi e lesivi nei confronti della superficie interna dell'esofago e delle strutture superiori (es: laringe, faringe, corde vocali ecc.). Ciò spiega per quale motivo, in occasione di ripetuti fenomeni di reflusso gastroesofageo, compaiono sintomi quali: bruciore di stomaco con sede retrosternale, rigurgiti acidi ripetuti (specie dopo i pasti), mal di gola, raucedine, disfagia, dolore al petto, dolore durante la deglutizione, singhiozzo, tosse persistente, respiro affannoso, alitosi e laringospasmo.


Le complicanze della malattia da reflusso gastroesofageo:

Diagnosi reflusso gastroesofageo

In genere, i medici formulano la diagnosi di malattia da reflusso gastroesofageo sulla base di quanto emerge dal semplice esame obiettivo e dall'anamnesi.
Il ricorso a esami più specifici, avviene soltanto in determinate circostanze, che sono:

  • Quando i sintomi tipici della malattia da reflusso gastroesofageo sono persistenti, severi e insoliti;
  • Quando i farmaci prescritti, dopo un esame obiettivo e un'anamnesi positivi, non controllano i sintomi;
  • Quando il medico che sta eseguendo la diagnosi ritiene che sia di beneficio la realizzazione di un intervento chirurgico;
  • Quando il paziente lamenta sintomi che potrebbero ricondursi anche a condizioni potenzialmente più gravi della malattia da reflusso gastroesofageo, come per esempio la perdita di peso inspiegabile e la difficoltà a deglutire;
  • Quando il medico che sta formulando la diagnosi ha dei dubbi e vuole chiarirli.

Quali sono gli esami di approfondimento

Tra i test di approfondimento che possono servire a formulare una diagnosi corretta di malattia da reflusso gastroesofageo, rientrano:

Questi esami sono utili non solo perché permettono di approfondire il quadro sintomatologico, ma anche perché consentono di escludere quelle condizioni caratterizzate dagli stessi sintomi della malattia da reflusso gastroesofageo.
L'approccio diagnostico che si basa sull'esclusione delle malattie simile prende il nome di diagnosi differenziale.

Esame obiettivo e anamnesi

L'esame obiettivo e l'anamnesi sono due valutazioni diagnostiche che forniscono utili informazioni in merito alla sintomatologia (es: portano al riscontro del bruciore di stomaco con sede retrosternale, dei rigurgiti acidi fino alla gola, della disfagia, del mal di gola, del dolore al petto, dei dolori durante la deglutizione ecc.).
Inoltre, permettono al medico di capire lo stato di salute generale del paziente e di ipotizzare i possibili motivi del quadro sintomatologico in atto (l'anamnesi, per esempio, prevede un'indagine relativa ai fattori di rischio legati a un determinato quadro sintomatologico).

Esofago-gastroduodenoscopia

La esofago-gastroduodenoscopia (o gastroscopia) è l'endoscopia del tratto digestivo superiore; in altre parole, è l'esame diagnostico che permette l'esplorazione visiva dall'interno di esofago, stomaco e duodeno.
Dal punto di vista esecutivo, la gastroscopia prevede l'impiego di uno strumento particolare, chiamato endoscopio, che il medico introduce delicatamente lungo il tratto digestivo superiore del paziente, tramite la bocca. Tubulare e flessibile, l'endoscopio è fornito di una telecamera con fonte luminosa che, grazie al collegamento con un monitor esterno, consente la visualizzazione su quest'ultimo dell'anatomia interna degli organi attraversati. In pratica, quindi, l'endoscopio è una sonda, che il medico inserisce all'interno degli organi cavi, per studiarne lo stato di salute.
Quando è in corso la ricerca della malattia da reflusso gastroesofageo, la gastroscopia è fondamentale per la valutazione dello stato di salute della parete esofagea interna e per l'individuazione, su quest'ultima, dei segni d'irritazione tipici della risalita in esofago dei succhi gastrici acidi; inoltre, fornisce immagini dettagliate del cardias e offre l'interessante opportunità di raccogliere un campione di tessuto esofageo, da sottoporre a successive analisi di laboratorio (biopsia).

Grazie a una biopsia del tessuto esofageo, i medici sono in grado di evidenziare un'importante complicanza della malattia da reflusso gastroesofageo: l'esofago di Barrett.
Tra i test di approfondimento del reflusso gastroesofageo cronico, l'esofago-gastroduodenoscopia è uno dei più importanti e significativi.
Eseguita generalmente dopo la sedazione del paziente, è da considerarsi una procedura diagnostica minimamente invasiva.

Radiografia dell'apparato digerente con mezzo di contrasto al solfato di bario

Con particolare riferimento al primo tratto dell'apparato digerente, l'esame radiologico con mezzo di contrasto al solfato di bario è un test utile per valutare la capacità di deglutizione del paziente e identificare eventuali occlusioni o anomalie lungo il tratto esofago-stomaco.
L'esecuzione di questo particolare test radiologico prevede l'ingestione, da parte del paziente, di una bevanda contente solfato di bario - un mezzo di contrasto - e l'osservazione, tramite immagini ai raggi X, di come il solfato di bario si distribuisce lungo l'apparato digerente superiore.
Il solfato di bario possiede la proprietà di risultare estremamente bianco ai raggi X: ciò è fondamentale per l'ottenimento di immagini chiare e ricche di dettagli.
Pur essendo indolore, la radiografia dell'apparato digerente con mezzo di contrasto al solfato di bario è una pratica diagnostica lievemente invasiva, in quanto prevede l'esposizione del paziente a una dose di radiazioni ionizzanti nocive per l'organismo umano.

Manometria esofagea

La manometria esofagea è un test di valutazione della motilità dell'esofago e della funzionalità del cardias, realizzato mediante la misurazione della pressione presente all'interno del lume esofageo.
In altre parole, i medici misurano la pressione esistente all'interno dell'esofago, per dedurre la funzionalità di quest'ultimo e dello sfintere esofageo inferiore (altro nome del cardias).
Dal punto di vista esecutivo, la manometria esofagea prevede l'inserimento, nel naso del paziente, di un piccolo tubicino dotato di sensori di pressione, e la conduzione di questo tubicino fino all'esofago, ossia la sede in cui deve aver luogo la misurazione pressoria.
L'inserimento nel naso del tubicino per la misurazione della pressione e la successiva conduzione all'esofago potrebbero risultare fastidiose o dolorose, pertanto la manometria esofagea è da ritenersi un esame diagnostico lievemente invasivo.

pH-metria esofagea delle 24 ore

La pH-metria esofagea delle 24 ore è un esame di valutazione dei livelli di acidità presenti a livello dell'esofago, nell'arco di un'intera giornata.
Per la sua esecuzione, il medico impiega un sensore di pH, agganciato a un catetere da inserire nel naso e condurre fino all'esofago; tale sensore è collegato a un dispositivo di registrazione portatile esterno.

Applicato attorno alla vita o su una spalla del paziente, il dispositivo di registrazione serve ad attivare il sensore di pH e a raccogliere, in una memoria interna, le misurazioni che tale sensore di pH effettua.
L'attivazione del sensore di pH, tramite il dispositivo di registrazione, spetta allo stesso paziente, ogniqualvolta avverte i classici sintomi della malattia da reflusso gastroesofageo.
Trascorse le 24 ore destinate all'esame diagnostico, il medico sfila il catetere dal naso del paziente ed estrae i dati relativi alle misurazioni del pH esofageo, raccolte dal dispositivo di registrazione.
Nell'arco della giornata in cui è sottoposto a pH-metria esofagea, il paziente deve limitare alcune attività, ma è bene che mangi come da consuetudine; ciò che si mangia, infatti, gioca un ruolo determinante sulla comparsa dei fenomeni di reflusso gastroesofageo.


La pH-metria esofagea delle 24 ore è un esame importante quasi quanto la gastroscopia. Addirittura, in alcuni casi, può risultare più esaustivo.

Esami del sangue

Gli esami del sangue permettono di scoprire se il paziente soffre di anemia, una condizione che può essere conseguenza di importanti emorragie interne, a livello dell'apparato digerente.
In presenza di malattia da reflusso gastroesofageo, uno stato di anemia, successivo a emorragia interna, può instaurarsi per la presenza di gravi ulcere esofagee.

Gravità della malattia da reflusso gastroesofageo: come valutarla?

Per stabilire la gravità della malattia da reflusso gastroesofageo in un paziente, i medici ricorrono a un sistema di misurazione, noto come sistema di punteggio di Johnson-DeMeester.
Secondo tale sistema di misurazione, esistono 4 livelli di gravità che, a partire dal meno grave, sono:

  • Livello 0: corrisponde all'assenza di fenomeni di reflusso gastrico.
  • Livello 1: si riferisce alla malattia da reflusso gastroesofageo caratterizzata da episodi di minima entità sintomatologica e alquanto rari, per quanto concerne la frequenza.
  • Livello 2: corrisponde a una forma moderata di malattia da reflusso gastroesofageo, con fenomeni di risalita abbastanza frequenti.
  • Livello 3: è il livello più grave di malattia da reflusso gastroesofageo, con fenomeni di risalita frequenti e che interferiscono con le normali attività quotidiane.

Diagnosi differenziale: quali sono le patologie da escludere?

Le più importanti condizioni mediche da escludere, durante la diagnosi della malattia da reflusso gastroesofageo, sono le cardiopatie, in primis l'attacco di cuore.


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Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza