La gravidanza dopo il parto e le difficoltà del puerperio

Ultima modifica 29.01.2019

Certo l'ampiezza e la complessità di questo argomento (che in realtà ne racchiude molti altri dentro di sé) non può essere esaurita in poche righe e soprattutto richiede - nella pratica quotidiana - la collaborazione e l'integrazione di più figure e competenze professionali (ginecologi, ostetriche, pediatri, psicologi ecc.).

Ma iniziare a parlarne senza reticenze rappresenta di per sé un primo passo fondamentale. Sottolineare ad esempio ai neo-genitori - e quanti si apprestano a diventare tali - che quanto potrebbero sperimentare sulla propria pelle (e di cui magari non hanno mai sentito parlare) non costituisce in realtà un evento raro, di cui vergognarsi, o sulla base del quale sviluppare angoscianti sensi di colpa, bensì il vissuto quotidiano di moltissime altre coppie come loro. Un vissuto non da rimuovere ma da affrontare, cercando - quando necessario - l'aiuto del personale competente.

Un secondo obiettivo di fondo dovrebbe poi essere quello di provare ad eliminare i numerosi equivoci comuni che ancora oggi sopravvivono intorno ad alcune questioni tipiche del puerperio, contribuendo - in una fase tanto delicata - a generare ulteriore ansia e disorientamento in molte donne e nei loro partner.

Occorrerebbe ad esempio ricordare sempre che nessuna donna, nessuna mamma e nessuna gravidanza è uguale ad un'altra. Differenze di ogni tipo - biologiche, genetiche, culturali, educative, linguistiche, religiose, economiche, sociali, caratteriali - contribuiscono a rendere ciascuno di noi unico e ogni nostra esperienza irripetibile.

Allo stesso modo ogni coppia, ogni relazione, ha una sua specifica storia, un suo vissuto, che nascono, si strutturano ed evolvono prima e al di là di quella specifica gravidanza. I livelli di comunicazione possono variare da coppia a coppia e insieme il grado di confidenza e rispetto reciproco. Le problematiche di una casa non sono quelle di un'altra. La rete di sostegno - o di interferenza - familiare che le circonda variano profondamente da situazione a situazione.

Insomma ogni nuova maternità rappresenta una storia a sé. Imparagonabile e irriducibile a tutte le altre.

Questo è importante ricordarlo perché per tutta la gravidanza, e probabilmente anche dopo (ad esempio durante l'allattamento), la neo-mamma si troverà circondata da altre donne che si sentono in dovere di dare consigli e indicazioni - talvolta addirittura giudizi - su come gestire la situazione in atto. Spesso a sproposito. Oggi poi non manca certo l'offerta di libri, riviste e siti Internet che si occupano degli argomenti in questione. Risorse teoricamente utili e preziose. Ma che spesso, per loro stessa natura (ad esempio per ragioni di spazio) possono risultare pericolosamente decontestualizzate, generiche e fuorvianti.

Il risultato, così, è spesso quello di rendere la gravida (e poi la puerpera) non più informata e consapevole ma invece più confusa, ansiosa, addirittura destabilizzata. È giusto leggere, confrontarsi e documentarsi. Ma solo se si hanno le competenze e la capacità per filtrare e interpretare l'enorme quantità di dati (spesso contraddittori, o apparentemente tali) che arrivano alla nostra attenzione attraverso mille canali.

Ugualmente rischioso - ma purtroppo frequente - è affrontare l'avventura della maternità comparandosi continuamente con le analoghe esperienze delle persone che ci stanno intorno. Incluse mamma e sorelle. È controproducente aspettarsi che tutto debba funzionare e avvenire come è accaduto per loro, interpretando come "anomalo" tutto ciò che differisce dalla loro precedente vicenda. E questo sia nel bene che nel male.

Ricordiamoci piuttosto di ascoltare noi stesse, il nostro corpo, i nostri bisogni. Rispettiamo i nostri tempi, riconoscendo e assecondando le nostre modalità. E affidiamo le nostre domande e preoccupazioni agli operatori, come l'ostetrica e il ginecologo, che ci assistono concretamente durante tutto il percorso nascita. Operatori formati e preparati per questo ruolo. Ma soprattutto operatori che ci conoscono personalmente. Che conoscono la nostra storia, il nostro profilo, il nostro contesto e possono aiutarci a gestire correttamente anche i commenti e le indicazioni non sempre adeguate della "vicina di casa".

In secondo luogo - come sottolineato in precedenza - ricordiamo e accettiamo che se il parto rappresenta la fine dei nove mesi di gestazione in quanto tali, non costituisce però l'automatico e immediato ritorno alla vita e alle condizioni pre-gravidanza. Dopo il parto infatti avremo il post-partum e il puerperio.

Anche in questo caso la diversità da donna a donna sarà notevole; l'aver portato a termine un parto naturale o operativo (come un taglio cesareo) determinerà ad esempio ulteriori e profonde differenze. Così come profonde differenze dipenderanno naturalmente dalle personali caratteristiche costituzionali, dalla propria età, dal livello di forma pre-gestazionale e dall'aumento di peso durante i nove mesi di gestazione. E così via.

La variabilità in questo senso è enorme. Ma certo occorreranno sempre settimane, mesi, perché la neo-mamma possa tornare a condizioni generali più simili a quelle pre-maternità, sia dal punto di vista fisico che emotivo.



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