La gravidanza dopo il parto e le difficoltà del puerperio

Ultima modifica 01.09.2017

Questi aspetti vengono troppo frequentemente banalizzati, rimossi e trascurati. Intorno alla donna, come detto in precedenza, crescono al contrario le pressioni e le aspettative. A cominciare da quelle del compagno, non sempre attento o informato adeguatamente sugli sbalzi ormonali della neo-mamma e da quelle dei parenti che raramente rispettano la privacy della coppia. Tutti la immaginano al settimo cielo e la incalzano sull'allattamento.

La donna invece si sente altrove. Mal sopporterà tutte le persone che gli ruotano intorno. Magari ne comprende razionalmente l'entusiasmo ma non riesce a condividerne lo stato d'animo. E questo naturalmente la spaventa. Cosa c'è che non va? Perché non riesco ad essere felice?

La donna, in questa fase, ha bisogno di tranquillità e riposo. Ha bisogno di dormire. Di imparare spontaneamente ad attaccare il bambino al seno. Di riconoscersi e sincronizzarsi poco alla volta con lui. Ha bisogno di tempo e spazio per sé. Ha bisogno di sostegno pratico e contenimento, per poter recuperare le forze dal punto di vista fisico e le energie da quello mentale.

Alla naturale stanchezza fisica, ai fastidi o dolori legati ai traumi del parto (ad esempio alle possibili suture) e ai processi strettamente ormonali, si sommano in questa fase le incertezze e le ansie psicologiche ed emotive di una mamma che per la prima volta si trova ad essere tale e non sempre riesce a fidarsi del tutto del proprio istinto naturale di madre. Una mamma che inevitabilmente si domanda: "Ne sarò all'altezza".

I progressi della medicina e della scienza d'altra parte garantiscono oggi gravidanze e parti spesso "tecnicamente" più sicuri. Ma allo stesso tempo rischiano di arrugginire le competenze intrinseche e naturali che da sempre ogni donna, in quanto tale, custodisce spontaneamente dentro di sé.

I primi giorni dopo il parto sono insomma estremamente complessi. Rappresentano un articolato processo di assestamento in cui forgiare e fondare nuovi equilibri. Quelli della donna come tale e come madre. Quelli della madre e del padre, individualmente e in coppia, con il bambino e del bambino con loro. Quelli interni alla coppia stessa, sia come genitori che come compagni e amanti.

Non solo. E' paradossalmente proprio in questa fase così delicata che la neo-mamma si prepara alla cosiddetta montata lattea -, quindi al successivo allattamento - e insieme al ritorno a casa, dove molto spesso si sentirà ancor più sola e disorientata.

In molti Paesi europei la donna - pur tornando a casa e potendo così godere della tranquillità e del calore del proprio ambiente domestico e familiare - può contare sul sostegno continuo di un sistema sanitario attento e presente alle esigenze di ogni puerpera. Un'ostetrica dell'ospedale infatti le resterà al fianco, recandosi quotidianamente al suo domicilio, assistendola sia per l'allattamento e per la cura del neonato che per tutti i controlli relativi alla propria personale ripresa fisica.

In Italia, purtroppo, la donna dimessa dall'ospedale viene di fatto abbandonata a se stessa, alle sue ansie, alle sue paure... e alle sue personali possibilità economiche (ossia alla eventuale capacità di far fronte privatamente alle carenze del sistema pubblico). Ci sono naturalmente ginecologi e pediatri cui fare riferimento per le visite e i consigli di routine. Ma il supporto quotidiano, empatico ed emotivo - oltre che tecnico - di cui la puerpera sente il bisogno in questa fase resta nella prevalenza dei casi senza risposta.

Queste parole non hanno ovviamente lo scopo di "spaventare" le coppie che si accingono a vivere in prima persona l'esperienza della nascita di un bambino; né si vuole togliere poesia e quello che rimane sempre e comunque l'evento più magico della nostra esistenza. Il principio di tutto e quindi, come tale, anche il suo significato più profondo.

E' però allo stesso tempo indispensabile provare a sfatare qualche falso mito e ragionare su antichi tabù, riportando la gravidanza e la maternità alla loro dimensione concreta, che non è quella delle fiction, e soprattutto completa, cioè che non si esaurisce nel momento del parto. Appare utile affrontare apertamente un argomento che ancora oggi spaventa molti e finisce troppo spesso per essere omesso e ignorato, generando così ulteriori equivoci e traumi. Un tema ostico su cui molte mamme - e molte coppie - non vengono adeguatamente preparate, risultandone poi profondamente destabilizzate alla resa dei conti.

D'altra parte, come sempre, è proprio sulla consapevolezza che si fonda la capacità di agire e reagire nel modo più corretto, di fronte alle situazioni più delicate. Ecco perché vale la pena di sottolineare che spesso quando la gestazione è finita, il parto è avvenuto, il pancione è scomparso, quasi tutti - amici, parenti e spesso operatori - se ne vanno mentre la coppia rimane. E con loro, appunto, un bambino e una vita "reale".



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