Ultima modifica 01.04.2020

Si parla di malassorbimento per indicare il passaggio deficitario di uno o più prodotti della digestione dal tratto gastrointestinale al sangue.

Il malassorbimento, spesso associato a maldigestione, può essere:

Sintomi del malassorbimento

MallassorbimentoIl malassorbimento va sospettato in presenza di sintomi cronici da carenza di uno o più nutrienti, importanti e persistenti alterazioni dell'alvo (diarrea, dissenteria, steatorrea), flatulenza, meteorismo, dolori addominali, dimagrimento, ritardo della crescita nel bambino e nell'adolescente, spossatezza e ridotta tolleranza allo sforzo. A questi sintomi si associano poi quelli tipici della malattia o condizione che li ha generati (ittero, gastrite, anemie, crampi muscolari, edemi ecc.); dal momento che molti di questi sintomi sono aspecifici, e come tali comuni a varie forme morbose con diversa eziopatogenesi, si parla in generale di sindromi da malassorbimento.

Cause di malassorbimento

Le cause potenzialmente responsabili di malassorbimento sono molteplici e piuttosto difficili da classificare. Alcune di queste, come l'abetalipoproteinemia, hanno origini familiari, mentre altre sono acquisite (in seguito ad infezioni, assunzione di farmaci particolari, interventi chirurgici, traumi ecc.). Tra tutte, la celiachia rappresenta la malattia ereditaria più frequentemente associata a malassorbimento, seguita a ruota dalla fibrosi cistica.

Tra le sindromi da malassorbimento di natura infettiva ricordiamo la diarrea del viaggiatore, l'influenza intestinale, la sprue tropicale, la tubercolosi enterica e le parassitosi intestinali. Tra quelle dovute ad una carenza enzimatica, ricordiamo l'intolleranza al lattosio e ad altri zuccheri come il fruttosio ed il saccarosio; in questo caso il malassorbimento ha una base prevalentemente genetica. Tra le altre possibili cause di malassorbimento rientrano: squilibri della flora batterica intestinale (disbiosi, sindrome da contaminazione batterica del tenue), morbo di Crohn, colite ulcerosa, neoplasie dell'apparato digerente, malattie del pancreas (pancreatiti, insufficienza pancreatica), malattie del fegato e delle vie biliari (calcolosi, insufficienza epatica, atresia biliare), danni provocati da terapie radianti, interventi chirurgici di resezione o bypass gastrointestinali (ad esempio, per asportare tumori o ridurre l'assunzione di cibo nel paziente obeso), eccessi alimentari (ad esempio megadosi vitaminiche, surplus di crusca ed altre fibre alimentari, pasti troppo abbondanti e variegati), determinati farmaci o integratori (pensiamo ad esempio ai lassativi ed ai farmaci anti-obesità come l'orlistat e l'acarbosio), abuso di alcol, gastrite atrofica, ipocloridria/acloridria.

Diagnosi di malassorbimento

Sulla base dell'osservazione dei sintomi e dell'anamnesi individuale il medico prescrive le indagini diagnostiche più idonee. Analisi del sangue possono ad esempio evidenziare carenze specifiche, forme anemiche, ridotta capacità coagulativa del sangue, eventuali alterazioni dei markers di funzionalità epatica e pancreatica, o anticorpi anomali. L'esame delle feci consente di identificare l'agente eziologico responsabile delle forme di malassorbimento infettivo, ma anche di quantificare i livelli di grassi per la diagnosi di steatorrea (malassorbimento lipidico) e quelli di chimotripsina per valutare la funzionalità pancreatica. Tecniche di imaging e diagnostica invasiva (clisma opaco, endoscopia, colonscopia, biopsia della mucosa intestinale, colangio-pancreatografia endoscopica retrograda ecc.) possono essere condotte per evidenziare alterazioni anatomiche dei vari tratti del tubo digerente e delle vie biliari. Per identificare alterazioni microbiche e deficit enzimatici responsabili di malassorbimento vengono invece eseguiti i cosiddetti breath test o test del respiro.

Cura e trattamento

Cure e trattamenti dipendono, ovviamente, dalle cause responsabili di malassorbimento. Possono essere richieste specifiche integrazioni alimentari per colmare deficit nutrizionali, che nei nei casi più gravi andranno eseguite per via venosa (nutrizione parenterale); in presenza di deficit enzimatici può essere utile la supplementazione di enzimi digestivi animali (pancreatina) o vegetali (bromelina e papaina); diete di esclusione possono essere utili in presenza di intolleranze alimentari e celiachia (evitando, ad esempio, gli alimenti che contengono glutine); l'uso di antibiotici da un lato e probiotici dall'altro può essere utile per ripristinare il normale equilibrio della flora batterica intestinale nelle sindromi da malassorbimento dovute o associate a disbiosi.