Influenza Suina: Cos’è l’Influenza A/H1N1? Come si prende?

Influenza Suina: Cos’è l’Influenza A/H1N1? Come si prende?
Ultima modifica 10.01.2024
INDICE
  1. Cos’è
  2. Cause e Fattori di Rischio
  3. Contagio
  4. Approfondimento

Cos’è

Cos’è l’Influenza Suina (Influenza A/H1N1)?

L'influenza A/H1N1, denominata influenza suina, è un'infezione virale che interessa l'apparato respiratorio e comporta sintomi simili a quelli della classica influenza stagionale. Questa malattia respiratoria acuta è generalmente provocata dal virus A/H1N1, nonostante possano essere chiamati in causa diversi virus influenzali di tipo A.

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I primi casi di influenza suina sono stati associati ad esposizione e contatti ravvicinati tra maiali e uomo. Il virus A/H1N1 è, infatti, un agente virale di derivazione suina, poi adattato all'uomo e diventato trasmissibile da persona a persona.

Nella maggior parte dei casi, il quadro sintomatologico dell'influenza suina comprende febbre, sonnolenza, mancanza di appetito, debolezza e tosse. Tuttavia, come per l'influenza classica, sono possibili complicazioni gravi, quali la polmonite.

Cause e Fattori di Rischio

Influenza Suina: quali sono le cause?

L'influenza suina è causata da virus dell'influenza suina A, appartenenti al genere Orthomyxovirus; rilevanti per la salute umana sono, in particolare, i ceppi H1N1 e H3N2.

Il virus dell'influenza A/H1N1 è stato pandemico nel 2009, mentre H3N2 è stato rilevato per la prima volta nell'uomo a luglio 2011: da allora, le infezioni sporadiche hanno continuato ad essere rilevate.

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I virus dell'influenza suina possono circolare tra i suini durante tutto l'anno e causano regolarmente epidemie in questi animali, ma la maggior parte dei focolai si verifica durante il tardo autunno e nei mesi invernali, in modo simile ai focolai dell'influenza stagionale negli esseri umani. Negli animali, i virus dell'influenza suina causano alti livelli di malattia, ma provoca pochi decessi.

Alcuni virus influenzali di tipo A sono zoonotici, nel senso che possono infettare gli esseri umani e causare influenza suina. Quest'evenienza non è comune, ma possibile. Più comunemente, le infezioni umane si verificano in persone esposte direttamente ai suini infetti (per esempio, in chi lavora nelle fattorie o allevamenti). Inoltre, si sono verificati casi di diffusione da persona a persona limitata (non prolungata e non comunitaria).

Qual è l’origine dell’Influenza Suina?

Quando virus influenzali di differenti specie animali infettano contemporaneamente i suini (coinfezione), gli agenti virali possono andare incontro a fenomeni di "ricombinazione" del materiale genetico, facendo emergere nuovi virus che sono un mix di virus umani/aviari/suini.

Nel corso degli anni, sono emerse diverse varianti di virus influenzali suini; al momento, nei maiali sono stati identificati 4 sottotipi principali di virus influenzali di tipo A: H1N1, H1N2, H3N2 e H3N1.

L'influenza suina è stata oggetto di particolare interesse fin dalla sua prima descrizione nel 1918. Nella tarda estate di quell'anno, negli allevamenti suini del centro-nord degli Stati Uniti, si manifestò infatti una "nuova malattia", clinicamente molto simile all'influenza umana, che nello stesso anno comparve in forma pandemica provocando circa 20 milioni di morti in tutto il Mondo. Di fatto, è probabile che la malattia fosse presente nei suini prima di questa data, ma che non fosse stata ancora notata e descritta. Il dr. J.S. Koen, ispettore del servizio di controllo per la peste suina dell'Ufficio delle industrie animali del Dipartimento dell'Agricoltura, fu il primo ad affermare, nel 1922, che la patologia era diversa da tutte quelle osservate in precedenza; egli fu colpito, in particolare, dalla coincidenza con l'epidemia nell'uomo e dalla sovrapponibilità tra i sintomi umani e quelli suini. Si convinse così che non si trattava di due malattie e fu il primo ad usare la denominazione "influenza" (flu) anche nel suino, concludendo che i maiali erano stati infettati dall'uomo, probabilmente dagli allevatori o dai veterinari operanti in quell'area. I diversi aspetti della malattia, come decorso, sintomi e lesioni, furono accuratamente descritti nel decennio successivo, ma solo nel 1930 Shope isolò ed identificò il virus responsabile; egli si occupò dell'argomento per 25 anni.

In ogni caso, dal 1918 ad oggi, le caratteristiche dell'infezione e dell'influenza suina nella parte centro-settentrionale degli Stati Uniti non sono cambiate: gli agenti che la causano sono alcuni virus influenzali del tipo A, diversi tra loro per alcune caratteristiche.

Contagio

Influenza A/H1N1: come si contrae l’Influenza Suina?

I virus dell'influenza A/H1N1 possono essere trasmessi direttamente dai maiali all'uomo e, viceversa, dalle persone ai suini. Il principale fattore di rischio è rappresentato dall'esposizione ad animali infetti o ad ambienti contaminati dagli stessi (stalle, fiere ecc.).

Rara, ma possibile, è la trasmissione da persona a persona con le stesse modalità di contagio dell'influenza stagionale, cioè per:

  • Via diretta: attraverso la diffusione di goccioline respiratorie (droplets) e di saliva emesse con la tosse e con lo starnuto;
  • Via indiretta: attraverso le mani venute a contatto con oggetti e superfici contaminate da secrezioni di persone infette (maniglie delle porte, corrimani, tavoli e banchi, rubinetti, attrezzature sportive ecc.), e portate agli occhi, al naso o alla bocca senza prima essere lavate.

Per quanto riguarda i luoghi dove è più facile essere contagiati, sono gli stessi in cui si rischia di contrarre l'influenza stagionale: i luoghi affollati, non necessariamente al chiuso (cinema, autobus, metropolitane), ma anche all'aperto (grandi manifestazioni sportive e di piazza, concerti, discoteche sulla spiaggia). Fattori favorenti sono il freddo (i virus influenzali sopravvivono meglio in ambiente freddo) e l'umidità.

Ricapitolando: come si prende l'influenza Suina

  1. La tosse o lo starnuto del maiale infetto e le goccioline contenenti il ​​virus dell'influenza suina possono diffondersi nell'aria. Se queste goccioline si depositano nel naso o nella bocca o vengono inalate, l'uomo può infettarsi.
  2. L'influenza può essere contratta da superfici su cui è presente il virus, se si toccano con le mani bocca o naso.
  3. L'infezione da cui esiterà la l'influenza suina può verificarsi per l'inalazione delle goccioline o della polvere contenente il virus.

Fattori di Rischio

Il principale fattore di rischio per l'infezione umana da virus dell'influenza suina sembra essere l'esposizione:

  • Ravvicinata, con animali infetti vivi o morti;
  • Indiretta, in presenza di ambienti contaminati con secrezioni ed escrezioni.

Per questi motivi, i casi di febbre suina si riscontrano più comunemente in persone con esposizione diretta ai maiali come, per esempio, lavoratori addetti ad allevamenti e industrie suinicole, frequentatori di fiere zootecniche.

Influenza Suina: si può contrarre mangiando carne di maiale?

I virus dell'influenza suina non sono trasmessi dal cibo, pertanto non si può contrarre l'infezione mangiando prodotti a base di carne di maiale adeguatamente manipolata e preparata o altri derivati ​​dai suini.

Anche in questo caso, comunque, è valida la regola universale per tutte le tossinfezioni alimentari, come listeria e salmonellosi: cuocere bene la carne, in modo che tutte le parti (anche le più interne), raggiungano una temperatura di almeno 70-80°C.

Approfondimento

Com'è fatto un virus influenzale?

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L'influenza suina è provocata da virus influenzali del tipo A. I virus influenzali appartengono ad una famiglia chiamata Orthomyxoviridae, sono di dimensioni molto piccole ed hanno forma sferica, simile ad un "riccio di castagna". Questi agenti virali sono fono formati da:

  • una porzione centrale, che si chiama corecontenente RNA (acido ribonucleico) a forma di elica, enzimiproteine(tra le quali la più importante dal punto di vista antigenico è la proteina S). Il genoma virale (e quindi l'RNA) è diviso in 8 frammenti separati tra loro, che corrispondono ognuno ad un gene. Questi 8 geni danno vita (codificano) a 10 proteine. La frammentazione del genoma è alla base dello scambio genetico e della ricombinazione durante le infezioni miste. Il riassortimento genetico tra i virus dell'uomo e quelli animali è considerato un fattore determinante nella formazione dei nuovi stipiti virali umani pandemici. I virus influenzali si classificano come A, B o C sulla base dell'antigene S, che è diverso in ognuna delle tre categorie (si dice che è tipo-specifico);
  • una matrice proteica esterna al core, contenente un antigene (cioè una proteina capace di attivare efficacemente la risposta immunitaria) chiamato proteina M;
  • un involucro esterno formato da lipidi, chiamato envelope, con estroflessioni a forma di spina chiamate "spikes", che sono delle proteine inglobate tra i lipidi e dotate di un forte potere antigenico. Queste proteine sono l'emoagglutinina(o antigene H) e la neuraminidasi (o antigene N).
    • L'emoagglutinina determina l'adesione del virus alle cellule ed agglutina i globuli rossi (cioè li fa "raggruppare" tra loro in modo da essere ben visibili); dall'altra parte, tuttavia, stimola anche la formazione di anticorpi protettivi che neutralizzano l'azione infettante del virus.
    • La neuraminidasi ne provoca l'eluizione e può svolgere un ruolo importante nella liberazione delle nuove particelle viralidalle cellule infette, ma stimola anche la formazione di anticorpi protettivi che inibiscono la fuoriuscita di particelle virali (originatesi dalla replicazione del virus) dalle stesse cellule infettate.

Nei virus influenzali del tipo A sono state identificate 13 emoagglutinine e 9 neuraminidasi; il sistema attuale di denominazione dei virus influenzali è già in uso dal 1980 e definisce tipo, ospite, luogo di origine, anno di isolamento e sottotipo antigenico. Ad esempio, un virus isolato dal suino nel Wisconsin durante il 1984 dovrebbe essere designato come A/swine/Wis/84 (H1N1). La prima lettera (A) identifica il tipo, ed è seguita dalla specie animale interessata (swine), che nel caso dell'uomo si omette, dall'origine geografica (Wis), dal numero di ceppo, se c'è (84), dall'anno di isolamento e dal sottotipo antigenico H ed N, messo tra parentesi (H1N1). Prima del 1980 i virus influenzali del suino venivano chiamati con la sigla Hsw1N1.

La maggior parte dei casi di influenza suina sono provocati da H1N1.

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  1. Sintomi influenza suina A/H1N1
  2. Complicazioni influenza suina A/H1N1
  3. Trattamento e cura dell'influenza suina A/H1N1
  4. Vaccinazione influenza suina A/H1N1

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici