Ultima modifica 25.02.2020

Trasmissione dalla madre al figlio

La trasmissione di una infezione dalla madre al feto od al neonato, detta "trasmissione verticale", può avvenire durante la gravidanza, in coincidenza del parto o durante l'allattamento.
Infezioni in gravidanzaPer infezione transplcentare si intende quella che viene contratta nel periodo che va dal momento del concepimento al momento dell'inizio del travaglio. Essa avviene mediante il sangue della madre infetta e le lesioni sono causate dall'azione diretta dell'agente patogeno (che causa la malattia) sull'embrione (prime 12 settimane di gravidanza) o sul feto (dalla tredicesima settimana di vita fino al parto). Le lesioni sono in genere più gravi nel caso di infezione nei primi mesi di gestazione, poiché in questo delicato periodo si svolge l'organogenesi, cioè la formazione degli organi e degli apparati.
Per infezione perinatale si intende quella che avviene durante il passaggio attraverso il canale del parto. Può essere provocata dall'ingestione o dalla inalazione da parte del neonato durante il suo passaggio di agenti patogeni presenti nel canale del parto (nelle mucose della cervice o della vagina per esempio) o dall'introduzione attraverso piccole lesioni sulla sue cute o sulle sue mucose (che durante il parto avviene molto frequentemente per il traumatismo) di sangue materno infetto.
Per infezione postnatale si intende quella che avviene mediante l'allattamento o per il contatto diretto del neonato con la saliva o con le lesioni sulla cute della madre infetta.
I germi possono giungere per via :

  1. Ematogena (dal circolo sanguigno): per quanto riguarda Batteri (Treponema pallidum, Toxoplasma Gondii, Listeria Monocytogenes, Plasmodium) e Virus (Citomegalovirus, HIV, Rubella , Parvovirus B19, Varicella Zoster);
  2. Transcutanea-addominale: è rara, e può essere dovuta ad un'amniocentesi o ad un prelievo dei villi coriali;
  3. Ascendente: da microrganismi  esterni alla madre (Clamydia, Herpes Simplex Virus, Human Papilloma Virus, HIV, Epatite B e C) od interni (Streptococco beta-emolitico, Mycoplasma Hominis, Ureoplasma Urealiticum, Gardnerella Vaginalis, Mobiluncus, Pepto-Stretococchi, Bacteroides, E.coli, Klebsiella, Stafilococco).

Alcuni di questi agenti patogeni sono raggruppati sotto la denominazione di Complesso TORCH:

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Infezioni virali

Infezioni batteriche

Infezioni parassitarie

Infezioni virali

Rosolia

Infezione transplacentare

Il rischio d'infezione del prodotto del concepimento varia a seconda del periodo di gestazione in cui la madre ha contratto la rosolia: è dell' 80% nei primi 3 mesi, e del 40% nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza. Nelle infezioni contratte nelle primissime fasi di gestazione (periodo dell'embriogenesi, ovvero quando si ha la formazione dell'embrione), chiamata embriopatia rubeolica, sono frequenti la morte in utero, l'aborto spontaneo o la nascita di un feto morto. Solo alcune anomalie sono evidenziabili con l'ecografia. Se il neonato è vivo alla nascita, potrà avere gravi malformazioni cardiache (persistenza del dotto di Botallo), cerebrali (cervello piccolo e ritardo mentale), dell'udito (sordità), e dell'occhio. Nei giorni successivi alla nascita potrà manifestare delle porpore (emorragie sottocutanee diffuse), aumento di volume di fegato e milza, polmoniti, lesioni ossee. In alcuni casi le lesioni non sono manifeste alla nascita ma si presentano qualche anno dopo con riduzione dell'udito (ipoacusia) o lieve ritardo mentale. La diagnosi di infezione materna spesso non è semplice, perché non sempre si manifesta con il tipico esantema, ma in maniera atipica o senza sintomi. Con un test chiamato ELISA, in caso di infezione, gli anticorpi precoci contro il virus (Immunoglobuline M) compaiono dopo brevissimo tempo e raggiungono un picco in 7-10 giorni, persistendo fino a 4 settimane dopo la comparsa dell'esantema (talvolta anche per 2 mesi). Gli anticorpi tardivi (Immunoglobuline G) compaiono a partire dalla seconda settimana dopo la comparsa dell'esantema e persistono per tutta la vita conferendo protezione. Non appena vi sia il sospetto del contagio della donna in gravidanza, le andranno somministrate le Immunoglobuline specifiche che hanno la funzione di attaccare il virus, anche se questo trattamento non è sempre efficace. Non esistono mezzi per prevenire le lesioni dell'embrione e/o del feto da rosolia; pertanto, è importantissima la vaccinazione che viene effettuata nella bambine prima che raggiungano l'età feconda.

Cytomegalovirus (CMV)

Infezione transplcentare, perinatale, postnatale

L'infezione interessa lo 0,2-2% di tutti i neonati e, di questi, il 10-15% presenterà sintomi. Nella madre l'infezione spesso non dà sintomi ed il virus viene eliminato per lungo tempo con vari liquidi organici, che rappresentano la fonte di contagio più importante. L'incidenza della trasmissione verticale non dipende dall'epoca della gestazione, ma le sequele fetali sono più gravi se l'infezione viene contratta nel primo trimestre. Il 10% dei feti infetti andrà incontro a morte nel momento della nascita od a gravi danni cerebrali con ritardo mentale, il 90% sarà asintomatico e, nel 5-15% , svilupperà danni del sistema nervoso, soprattutto sordità di grado elevato, cervello piccolo (microcefalia), calcificazioni cerebrali, lesioni dell'occhio. Il neonato infettato, anche se non presenta malformazioni, può rapidamente andare incontro ad una grave epatite, a polmoniti,  porpora, ittero ed anemia.
Lo screening si basa sugli esami del sangue della madre alla ricerca degli anticorpi IgM ed IgG (prima del concepimento e nuovamente in gravidanza alla 18°-20° settimana e dopo la 36°), e sull'ecografia, che può evidenziare alcuni danni del feto.
La diagnosi prenatale è sempre basata sulla ricerca degli anticorpi nel sangue della madre, sull'ecografia e sulla ricerca del DNA del virus mediante un esame chiamato PCR ed effettuato sul liquido amniotico (non prima di 20-21 settimane).
E'attualmente in fase sperimentale la preparazione di un vaccino.



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