Ictus: come riconoscerlo, cosa fare e come prevenirlo?

Ictus: come riconoscerlo, cosa fare e come prevenirlo?
Ultima modifica 26.01.2024
INDICE
  1. Introduzione
  2. Diagnosi
  3. Terapia
  4. Prognosi
  5. Prevenzione
  6. Altri Articoli su 'Ictus'

Introduzione

Cos’è l’Ictus?

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L'ictus è una grave condizione medica, potenzialmente mortale, che si verifica quando l'apporto di sangue ossigenato a un'area più o meno estesa del cervello si interrompe o è fortemente ridotto.

Il verificarsi di un ictus comporta un danno all'area di tessuto cerebrale che non riceve più sangue ossigenato o, addirittura, la sua necrosi (o morte).

L'ictus si contraddistingue per l'insorgenza improvvisa; tale caratteristica, associata a quanto detto nelle righe precedenti, comporta la necessità di un intervento terapeutico immediato e adeguato alle esigenze del paziente.  

Per approfondire: Ictus: Cos'è, Cause e Tipi

Diagnosi

Come riconoscere un Ictus?

Dopo un episodio di ictus, la diagnosi clinica (esame obiettivo e anamnesi) e gli esami strumentali sono fondamentali per conoscere:

  • Il tipo di ictus (ischemico o emorragico);
  • L'area del cervellocolpita;
  • Le cause.

Non è difficile riconoscere un ictus, in quanto i segni sono inconfondibili. Tuttavia, approfondire la diagnosi raccogliendo informazioni sulle sue caratteristiche è d'obbligo, in quanto aiuta a pianificare la cura più appropriata e a prevenire possibili future ricadute.
Come riportato in altri articoli relativi all'argomento, l'ictus rappresenta un'emergenza medica, che necessita di una diagnosi tempestiva al fine di programmare un trattamento immediato e adeguato alla casistica.

Esame obiettivo e anamnesi

Il medico interroga il paziente, qualora riesca a parlare, e i familiari (o coloro che erano con il paziente) in merito alle caratteristiche dei sintomi.

È fondamentale, inoltre, indagare se l'individuo ha subìto un trauma alla testa, se ha una storia familiare di ictus, TIA o malattie di cuore, se è affetto da ipertensione cronica o da colesterolo alto ecc.

Esami del sangue

Forniscono informazioni relative al tipo di ictus e alle cause di quest'ultimo esami del sangue che valutano la capacità di coagulazione e la glicemia.

Inoltre, è indicata anche la ricerca a livello ematico di infezioni in corso: studi hanno ampiamente dimostrato che i pazienti colpiti da ictus grave sono soggetti a sviluppare processi infettivi di varia natura.

Test strumentali

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La diagnostica strumentale serve soprattutto a definire con chiarezza la tipologia e la gravità di un ictus.
Essa comprende svariati esami; ecco di seguito quali:

TAC Cerebrale (o TC cerebrale) e AngioTAC

La TAC cerebrale mostra dettagliatamente il cervello e permette di capire il tipo di ictus in corso. Inoltre, riconosce se ci sono altri disturbi cerebrali, come ad esempio un tumore.

Se comprende l'uso un liquido di contrasto (angioTAC), permette di osservare anche il flusso sanguigno nei vasi arteriosi e venosi del collo e del cervello.

Risonanza Magnetica Nucleare del Cervello e Angio-RM

La risonanza magnetica fornisce un'immagine dettagliata del cervello e individua il tessuto danneggiato dall'ictus, sia che sia ischemico o emorragico.

Anche in questo caso, è possibile visualizzare specificamente il flusso sanguigno nei vasi arteriosi e venosi del cervello ricorrendo a un liquido di contrasto (angio-RM).

Ecografia Carotidea

L'ecografia carotidea è un esame preposto alla visualizzazione interna delle arterie carotidee del collo.

Del tutto indolore e non invasiva, questa procedura diagnostica permette di individuare eventuali placche aterosclerotiche nei condotti vascolari analizzati, le quali potrebbero essere state il fattore scatenante l'episodio di ictus.

Angiografia Cerebrale

Mediante l'iniezione di un liquido di contrasto e con il supporto di uno strumento ai raggi X, l'angiografia cerebrale permette di vedere com'è il flusso di sangue all'interno dei grossi vasi del cervello e del collo.

Ecocardiogramma classico ed Ecocardiogramma Transesofageo

Indicati in presenza di ictus ischemico embolico, permettono di individuare da che punto del cuore è partito l'embolo.

L'ecocardiogramma transesofageo fa uso di un sonda ecografica, che lo specialista inserisce attraverso l'esofago al fine di visualizzare il cuore ed eventuali coaguli.

Terapia

Ictus: cosa fare?

L'ictus è una condizione che necessita di cure ospedaliere immediate; pertanto, la prima cosa da fare in presenza di ictus o sospetto tale è contattare il 118 o recarsi al più vicino ospedale.

In ospedale, i medici cercheranno di definire il tipo di ictus, l'area di cervello coinvolta e la gravità della condizione: è sulla base di queste informazioni, infatti, che saranno in grado di pianificare la terapia più adeguata.

Ictus: scelta della terapia

La scelta della terapia più appropriata dopo un episodio di ictus dipende da due fattori:

  • Il  tipo di ictus, se ischemico o emorragico;
  • L'area cerebrale coinvolta.

Per capire l'importanza di tali fattori, si consideri che il trattamento dell'ictus ischemico prevede la somministrazione di farmaci antitrombotici e anticoagulanti (es: aspirina), mentre la terapia dell'ictus emorragico comporta la somministrazione di farmaci coagulanti, ossia dagli effetti opposti ai medicinali precedenti.

Cura Ictus ischemico

In presenza di ictus ischemico, l'obiettivo della terapia è ristabilire il flusso di sangue lungo i vasi sanguigni cerebrali.

Le opzioni terapeutiche comprendono farmaci e chirurgia.

Trattamento Farmacologico

I farmaci indicati in presenza di ictus ischemico sono gli antitrombotici (o trombolitici) e gli anticoagulanti.
Questi medicinali servono a prevenire la formazione di trombi e a diluire il sangue (terapia trombolitica o trombolisi).

Entrando nei dettagli, l'elenco dei farmaci sfruttabili nel trattamento dell'ictus ischemico comprende:

  • Aspirina. È il principale farmaco antitrombotico per il trattamento immediato dell'ictus ischemico. Avendo anche un potere preventivo, la sua somministrazione continua anche dopo l'emergenza.
  • Attivatore tissutale del plasminogeno (TPA) ricombinante. Somministrato per via endovenosa in un braccio, ha funzione trombolitica, ovvero dissolve i coaguli di sangue presenti all'interno dei vasi sanguigni.
  • Altri anticoagulanti. Sono l'eparina, il Clopidogrel, il Warfarin o il dipiridamolo.
    Trovano impiego raramente, specie nelle emergenze, in quanto hanno un lungo tempo d'azione che poco si adatta alle esigenze immediate del paziente.
    Acquisiscono maggiore utilità a fine emergenza.

Lo sapevi che…

Studi hanno evidenziato che la terapia trombolitica per l'ictus ha maggiori probabilità si successo se i medici la realizzano entro 4-5 ore dal verificarsi dell'evento vascolare.

Trattamento chirurgico

Particolari forme di ictus ischemico richiedono l'intervento chirurgico.

Le procedure chirurgiche adottabili sono diverse, ma tutte hanno il medesimo obiettivo: liberare i vasi sanguigni occlusi in modo parziale o totale dall'agente che blocca il flusso sanguigno (coagulo o placca che sia).

Entrando nei dettagli, le opzioni d'intervento chirurgiche sono:

  • Somministrazione direttamente in situ del TPA. Il chirurgo inserisce un piccolo catetere in un vaso arterioso del paziente e lo conduce fino al cervello; qui, tramite lo stesso catetere, rilascia TPA direttamente nel punto dove è avvenuta l'ostruzione da parte del coagulo di sangue.
    La somministrazione direttamente in situ del TPA ha un effetto più veloce rispetto alla somministrazione endovena.
  • Rimozione meccanica del coagulo di sangue. Il chirurgo utilizza un catetere provvisto di un particolare congegno per afferrare e rimuovere i coaguli di sangue.
  • Endoarteriectomia carotidea. Trova impiego quando l'ostruzione al passaggio di sangue si trova a livello della carotide.
    L'intervento prevede che il chirurgo effettui un'incisione sul collo e attraverso questa agisca sull'arteria carotidea occlusa, sostituendola con piccoli pezzi di tessuto artificiale.
    A sancire la conclusione della procedura è la chiusura dell'incisione.
  • Angioplastica con stent. Anche questa procedura trova impiego in presenza di un'ostruzione sanguigna lungo le carotidi.
    Nell'effettuare l'intervento, il chirurgo introduce uno stent, ovvero un tubicino metallico espandibile, a livello della carotide. Da qui, lo conduce fino al punto di occlusione e lo espande servendosi di un palloncino gonfiabile: l'espansione dello stent ha l'effetto finale di riaprire il vaso ostruito dalla placca aterosclerotica.

Cura Ictus emorragico

In presenza di ictus emorragico, l'obiettivo della terapia è bloccare l'emorragia in corso e ridurre la pressione esercitata sul tessuto cerebrale dal sangue in fuoriuscita.

Anche in questo caso, le opzioni terapeutiche comprendono farmaci e chirurgia.

Trattamento Farmacologico d'Urgenza

L'ictus emorragico richiede, innanzitutto, la somministrazione di farmaci ad azione coagulante, cioè che favoriscono la coagulazione e bloccano l'emorragia.
L'uso di questi medicinali è ancora più importante se il paziente colpito da ictus prende (per altre ragioni) farmaci anticoagulanti (Warfarin, antiaggreganti piastrinici ecc).

A seconda della gravità dell'evento, poi, il paziente potrebbe necessitare di farmaci che riducono la pressione intracranica e ipotensivi.

Trattamento Chirurgico

Varie caratteristiche di un ictus emorragico possono rendere necessario l'intervento chirurgico; ecco quali:

  • Se l'emorragia è stata copiosa, il sangue esercita una pressione sui tessuti cerebrali, pressione che può danneggiare ulteriormente il cervello.
    In tali circostanze, serve un intervento chirurgico di craniotomia, seguito da quello per la rimozione del sangue in eccesso.
  • Se l'ictus emorragico è originato dalla rottura di un aneurisma e da una malformazione vascolare congenita, serve un intervento di riparazione dei vasi interessati.
    In particolare, in presenza di un aneurisma cerebrale, le procedure possibili sono:
    • Il clipping dell'aneurisma. Dopo craniotomia, il chirurgi applica una sorta di morsetto (clip) alla base dell'aneurisma, per evitare che il sangue fluisca nuovamente al suo interno, con il rischio di romperlo ancora.
    • L'embolizzazione endovascolare. Attraverso un catetere opportunamente introdotto nell'apparato vascolare e condotto al cervello, il chirurgo posiziona una bobina in acciaio all'interno dell'aneurisma per bloccarlo e favorire il processo di coagulazione.

In presenza di una malformazione vascolare congenita, invece, le opzioni chirurgiche possibili sono:

    • La rimozione della malformazione artero-venosa. Se possibile, il chirurgo rimuove l'anomalia per ridurre il rischio di un altro episodio di ictus.
    • La radiochirurgia stereotassica. È una metodica che sfrutta radiazioni altamente focalizzate allo scopo di favorire la riparazione delle malformazioni vascolari.

Ictus e riabilitazione

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La riabilitazione per un paziente colpito da ictus è un passaggio fondamentale e obbligato. Senza di essa, infatti, il recupero di alcune facoltà (di tipo motorio, di linguaggio, di equilibrio ecc.) non sarebbe possibile.

Il percorso riabilitativo restituisce forza e coordinazione al malato e gli consente di tornare in molti casi a una vita indipendente.

Ovviamente, il recupero non è uguale per tutti: pazienti con ictus emorragici gravi meritano molte più attenzioni e non è detto che recuperino tutte le loro funzioni motorie o di linguaggio; viceversa, pazienti con ictus emorragici meno gravi hanno maggiori probabilità di riprendersi.

Fattori che, dopo un Ictus, rendono il recupero più lento e difficoltoso:

  • Area del cervello delicata e che controlla più funzioni;
  • Gravità dell'ictus;
  • Notevole estensione del danno cerebrale;
  • Età avanzata del paziente;
  • Stato di salute del paziente non ottimale.

Ictus: gli specialisti della riabilitazione

Gli specialisti che si occupano della riabilitazione successiva a un ictus sono diversi: l'elenco, infatti, comprende il neurologo il logopedista, il fisioterapista, il dietologo, il fisiatra  e perfino lo psichiatra.
L'intervento di determinati esperti e il percorso di riabilitazione dipendono dall'area di cervello colpita e dalle funzioni motorie e cognitive pregiudicate.

Prognosi

La prognosi in caso di ictus dipende da diversi fattori, quali:

  • Gravità ed estensione dell'ictus. Più l'ictus è esteso e più i danni saranno gravi e difficilmente recuperabili.
  • Tempestività e qualità dei soccorsi. Più il trattamento è precoce e minori saranno i danni cerebrali.
  • Età del paziente. Un paziente più anziano è più difficilmente curabile, anche dal punto di vista della riabilitazione.
  • Cause dell'ictus. Ci sono cause, come le cardiopatie, la predisposizione familiare ecc., meno curabili e prevenibili di altre.
  • Stato di salute del paziente. Il paziente può soffrire di altre patologie, come l'ipertensione cronica, che rendono più difficile la cura e il recupero post-ictus.
  • Qualità della riabilitazione. Migliore è il percorso riabilitativo, maggiori saranno i benefici.

Tutti questi fattori sono ugualmente importanti, tuttavia si è pensato di riservare un'attenzione specifica a un aspetto particolare della prognosi: il recupero psicologico del paziente. Quest'ultimo passa, improvvisamente, da una vita normale (prima dell'ictus) a una vita altamente condizionata e, talvolta, dipendente da altre persone (dopo l'ictus). Ciò provoca, inevitabilmente, sconfortodepressione. Per far fronte a tale situazione, serve il sostegno di psicoterapeuti e familiari, che devono incentivare il malato ad affrontare con energia le conseguenze dell'ictus.

Quanto si vive dopo un Ictus?

Studi relativi al tasso di sopravvivenza in caso di ictus riportano che, a distanza di 5 anni dall'evento cerebrovascolare, la percentuale di pazienti ancora in vita è pari a:

  • Il 31% dopo un ictus ischemico;
  • Il 26% dopo un ictus emorragico. 

Prevenzione

Come prevenire un Ictus?

Quando si parla di prevenzione dell'ictus ci si riferisce non solo al momento precedente la comparsa del disturbo (prevenzione primaria e secondaria), ma anche a situazioni successive, in cui la patologia ha già fatto la sua comparsa (prevenzione terziaria).

Prevenzione Primaria dell'Ictus

La prevenzione primaria della malattia si attua mediante il controllo dei valori pressori, adottando uno stile alimentare equilibrato (con particolare attenzione al sale e agli eccessi in genere) e alla pratica regolare di attività fisica.

Prevenzione Secondaria dell'Ictus

La prevenzione secondaria si basa invece sulla diagnosi precoce e sulla terapia chirurgica, farmacologica e comportamentale delle condizioni patologiche predisponenti.

Prevenzione Terziaria dell'Ictus

Infine, la prevenzione terziaria è rivolta a quei soggetti che hanno già subito un ictus ed hanno un rischio di recidiva piuttosto alto; anche in questi casi, il trattamento si avvale di misure comportamentali di carattere generale, farmacologiche (in genere antiaggreganti piastrinici e anticoagulanti) e chirurgiche.

Misure Preventive dell'Ictus

Altri Articoli su 'Ictus'

  1. Ictus: Sintomi, Segni e Complicazioni;
  2. Ictus: Farmaci per la cura dell'Ictus;
  3. Ictus Emorragico.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza