Ultima modifica 12.12.2019

Generalità

I gas intestinali sono costituiti per il 99% da azoto, ossigeno, anidride carbonica, idrogeno e metano. Il cattivo odore non è tuttavia conferito da questi componenti maggioritari, bensì dalla piccolissima percentuale di anidride solforosa, acido solfidrico, indolo, acidi grassi volatili e scatolo.

gas intestinaliIn condizioni fisiologiche la quantità di gas nel lume intestinale è abbastanza stabile, oscillando intorno ai 200 ml, con un'eliminazione media variabile dai 400 ai 1600 ml al giorno; anche la composizione dei gas è abbastanza variabile, ma l'azoto rimane il componente principale. Raccogliere ed analizzare il gas espulso può essere d'aiuto per stabilire l'origine della flatulenza: se il costituente maggioritario è l'azoto alla base del disturbo vi è con tutta probabilità l'aerofagia; se invece il peto è ricco di idrogeno ed anidride carbonica si tratta presumibilmente di malassorbimento di carboidrati, con conseguente iperfermentazione batterica.

Cause - Perché si formano?

Il contributo predominante è dato dell'aria ingerita durante la deglutizione. Per questo motivo le persone che bevono e mangiano frettolosamente, o parlano molto durante i pasti, sono più soggette a problemi di flatulenza. Analogo discorso per i fumatori e per chi ha l'abitudine di masticare frequentemente chewingum o tabacco; infine, un contributo significativo alla formazione di gas intestinali è dato dall'aria contenuta negli alimenti; ne sono ad esempio ricchi i frullati e le bevande gassate, mentre alcuni antiacidi, come il bicarbonato di sodio, producono significative quantità di anidride carbonica nello stomaco. Per lo stesso motivo, grossi volumi di anidride carbonica si formano continuamente per neutralizzazione degli acidi gastrici da parte dei bicarbonati pancreatici e biliari. Fortunatamente, i diversi litri di CO2 sviluppati da queste reazioni passano rapidamente nel circolo sanguigno per essere eliminati con la respirazione. A livello del colon, un'altro contributo fisiologicamente importante è quello dell'anidride carbonica che passa dal sangue al lume intestinale, attraversando la mucosa; tale passaggio è comunque bidirezionale e come tale consente anche il riassorbimento della CO2 enterica, favorito da una pressione parziale superiore a quella plasmatica.

Come noto ai più, l'origine dei gas intestinali può essere ricondotta anche all'attività dei batteri presenti nell'intestino crasso. Questi microrganismi fermentano residui di cibo non digerito o non assorbito, traendone energia e liberando gas; ne consegue che tanto maggiore è la concentrazione di sostanze inassorbite a livello colico e tanto maggiore è la produzione di gas intestinali. Nelle persone intolleranti al lattosio, ad esempio, l'incapacità di digerire tale zucchero porta alla formazione di grosse quantità di gas intestinali ad opera della microflora locale. Similmente, la flatulenza associata al consumo di legumi è legata al loro contenuto in oligosaccaridi non digeribili (stachiosio e raffinosio), che nel grande intestino danno luogo a massicce fermentazioni da parte dei batteri.

Flatulenza e meteorismo

Per meteorismo si intende un eccesso di gas nel lume intestinale, la cui diretta conseguenza, cioè un'abnorme emissione di gas dal retto, prende il nome di flatulenza. Va detto, comunque, che diversi pazienti che soffrono di meteorismo (distensione e crampi addominali), presentano un contenuto gassoso intestinale nella norma. In questi casi all'origine del problema vi è molto spesso un'alterata motilità intestinale, che produce rapidi spostamenti di gas con distensione acuta e dolorosa di qualche ansa.

Mediamente, il numero di espulsioni giornaliere di gas intestinali attraverso il retto è pari a 14 atti, mentre si parla di flatulenza quando tale numero supera i 25 episodi.

Alimenti che aumentano i gas intestinali

Esiste una lunga lista di alimenti tradizionalmente ritenuti responsabili dell'aumento dei gas intestinali. Tra questi si ricordano:

Fagioli, cibi ad alto contenuto di lattosio, lenticchie, fave, piselli, ceci, soia, zuccheri semplici (in particolare il fruttosio), polioli (sorbitolo), pane fresco, rape, sedano, ravanelli, rafano, lieviti, cavoli, cavoletti di Bruxelles, cavolfiore, acqua e bibite gassate, spumanti, crauti, cavolo, verza, cavolo cappuccio, cetrioli, scalogno, peperoni, sedano, cipolle, aglio, peperoncino, anguria, melone, mela, avocado, castagne, noci, nocciole, mandorle, fichi secchi e frutta secca, panna montata, maionese, frappè.

Molto dipende comunque dalla variabilità individuale, nel senso che prodotti ben tollerati da alcuni potrebbero risultare problematici per altri, e viceversa. Altri fattori importanti da valutare sono:

  • la quantità di alimento consumata;
  • l'associazione con altri alimenti all'interno dello stesso pasto (valutare sia il tipo di alimenti che il volume complessivo del cibo ingerito; ad esempio, pasti troppo abbondanti o consumati troppo a ridosso dei pasti precedenti tendono ad aumentare la formazione di gas intestinali);
  • eventuali disturbi di base (gastrite, ulcere, intolleranze ecc.)
  • la velocità di masticazione (un pasto consumato di fretta crea maggiori disturbi digestivi)
  • il livello di stress (all'aumentare dello stress tendono a crescere i disturbi intestinali).

Combattere l'eccesso di gas

Vedi l'articolo specifico sulla cura della flatulenza.