Ultima modifica 02.10.2019

Generalità

La fibrillazione ventricolare è un'aritmia caratterizzata da contrazioni rapide, inefficaci ed irregolari dei ventricoli. Ne deriva una severa compromissione della gittata cardiaca, tale per cui la fibrillazione ventricolare è considerata tra le cause principali di arresto cardiaco o di morte improvvisa cardiaca.

Fibrillazione VentricolareI principali fattori che determinano fibrillazione ventricolare sono rappresentati dalle cardiopatie di tipo ischemico; l'aritmia può tuttavia dipendere anche da squilibri elettrolitici (acidosi, ipocalcemia, ipomagnesemia, ipokaliemia ecc.), traumi accidentali o chirurgici, gas tossici, scariche elettriche od utilizzo di alcuni narcotici e di alcuni farmaci (antiaritmici ed antidepressivi).

I sintomi della fibrillazione atriale (palpitazione, dolore toracico, cianosi, dispnea e perdita di conoscenza) insorgono molto rapidamente, tanto che l'intervento terapeutico, per avere una percentuale di successo, dev'essere tempestivo. Si deve agire subito, se si vuole salvare il paziente. Il trattamento di emergenza consiste principalmente nella cardioversione (o defibrillazione). Non vanno però dimenticati approcci terapeutici alternativi, come la rianimazione cardiopolmonare, tramite massaggio cardiaco, e la somministrazione di determinati farmaci. Per quanto riguarda gli esami diagnostici (elettrocardiogramma, ecocardiogramma e radiografia del torace), la fibrillazione ventricolare ha un decorso così rapido che non concede il tempo ad un'indagine accurata delle cause del disturbo.


N.B.: per comprendere alcuni concetti illustrati nell'articolo, è necessario conoscere le basi di anatomia e fisiologia del cuore illustrate nell'articolo generale sulle aritmie cardiache.

Cos'è la fibrillazione ventricolare

La fibrillazione ventricolare è un’alterazione del battito cardiaco a livello dei ventricoli, che si contraggono rapidamente ed in modo disordinato. Il battito e le contrazioni del cuore mutano di conseguenza, assumendo le seguenti caratteristiche:

  • Frequenza e velocità aumentata.
  • Irregolarità e mancata coordinazione.
  • Intensità variabile.
  • Inefficacia meccanica.

L'inefficacia meccanica insorge perché l'accavallarsi di numerosi impulsi contrattili non permette alla muscolatura del ventricolo di rispondere efficacemente. In altre parole, gli stimoli di contrazione, al momento della fase di sistole, sono talmente numerosi che non si traducono in altrettante risposte effettive e adeguate. Ciò è dovuto al fatto che le cellule del miocardio, una volta contratte, necessitano di un determinato intervallo di tempo per tornare nuovamente recettive (tempo di refrattarietà). Tale intervallo di tempo, identificabile con la fase di diastole (cioè il rilassamento del miocardio), è rispettato quando il cuore batte in modo regolare; viceversa, quando il ritmo aumenta vertiginosamente, il tempo tra un impulso e l'altro è così breve da non determinare alcuna risposta cellulare concreta. Inoltre, la desincronizzazione della contrazione delle varie fibre miocardiche rende impossibile lo sviluppo di una pressione ventricolare capace di aprire le valvole aortica e polmonare e di produrre la gittata sistolica.
Tutte queste modificazioni imposte al battito cardiaco compromettono la gittata cardiaca, operata dalla contrazione del ventricolo. La gittata cardiaca corrisponde al flusso di sangue ossigenato che viene pompato in circolo, verso gli organi e i tessuti del corpo umano (incluso il cuore, che riceve il sangue arterioso dalle arterie coronarie che originano nel primo tratto dell'aorta). Se l'efflusso di sangue è insufficiente, l'ossigenazione si fa carente. Si crea, di conseguenza, una condizione di anossia tale per cui anche il cuore è via via sempre meno ossigenato e capace di svolgere la propria funzione contrattile in modo efficace. L'esito finale di questa situazione è la morte del cuore, per anossia acuta, e il conseguente arresto della circolazione sanguigna. Ciò che rende ancora più drammatici questi eventi, è la loro rapida insorgenza e progressione.

La fibrillazione ventricolare, pertanto, è un'alterazione del ritmo dal decorso rapido ed infausto, che la pone tra le aritmie più determinanti nel causare la morte per arresto cardiaco o la morte improvvisa cardiaca.


L’80-85% delle morti per arresto cardiaco è causata da fibrillazione ventricolare. È stato stimato che, nel mondo occidentale, essa colpisca 1 persona ogni 1.000 all’anno. Sono colpiti di più i maschi, rispetto alle donne: il rapporto è di 3:1.

L'incidenza di fibrillazione ventricolare è maggiore in quegli individui di 50-70 anni con una preesistente ischemia cardiaca. Tuttavia, come si vedrà a breve, la fibrillazione ventricolare può insorgere anche in assenza di una cardiopatia ischemica, come, per esempio, in alcune sindromi dell'età giovanile e di tipo congenito.

Cause

Le principali cause di fibrillazione ventricolare sono:

  • Traumi al cuore, accidentali o chirurgici.
  • Scariche elettriche:
    • Correnti alternate tra 20 e 150 mA.
    • Correnti continue tra 80 e 600 mA.

Come si può vedere, le cause sono numerose e ognuna presenta delle caratteristiche specifiche. Trattarle nel dettaglio non è lo scopo di questo articolo. Tuttavia, si dedicherà una breve parentesi al perché determinati fenomeni, quali l'ipossia, gli squilibri elettrolitici, l'assunzione impropria di farmaci, scariche elettriche ecc., determinino l'insorgenza di una fibrillazione ventricolare. In tutte queste circostanze, si viene a creare uno squilibrio ionico/elettrolitico a cavallo delle membrane che compongono le cellule del miocardio; squilibrio che compromette il passaggio dell'impulso contrattile. L'importanza della giusta distribuzione degli ioni dotati di carica (positiva o negativa), come il calcio, il potassio, il magnesio ecc, è fondamentale per trasmettere il segnale di contrazione, che è un segnale di tipo elettrico. Se questo equilibrio viene meno, le cellule non funzionano più in modo adeguato e, nel caso specifico, si contraggono con frequenze altissime e in modo irregolare.

Infine, non vanno dimenticati i casi di fibrillazione ventricolare in individui sani. Si parla di fibrillazione ventricolare idiopatica, in quanto non si conoscono le cause. L’insorgenza è di natura parossistica: pertanto, è improvvisa e spontanea.

Sintomi

I sintomi tipici della fibrillazione ventricolare insorgono molto rapidamente e sono consequenziali l’uno all’altro. Essi sono:

Per la gravità della situazione che si viene a creare, la tempestività nell'individuare e capire i sintomi è fondamentale per salvare la vita dell'individuo colpito da fibrillazione ventricolare.

Diagnosi

Nella maggior parte dei casi la rapidità con cui si evolve il disturbo aritmico e la conseguente necessità di intervento immediato non lasciano il tempo di effettuare una diagnosi completa. Tuttavia, possono esserci dei segni clinici premonitori, dovuti ad un infarto del miocardio in fase iniziale.
Gli esami diagnostici possibili sono:

Elettrocardiogramma. È l'esame strumentale indicato per valutare l'andamento dell'attività elettrica del cuore. Nel caso di una fibrillazione ventricolare, il tracciato mostra oscillazioni rapide e irregolari, dall'aspetto inconfondibile. Esse sono il preludio all'arresto di ogni attività cardiaca. Se ci si imbatte in un infarto del miocardio in fase iniziale, tramite ECG si possono individuare delle extrasistoli ventricolari, che fungono da segni clinici premonitori di una fibrillazione ventricolare.

 

Ecocardiografia. Sfruttando l'emissione di ultrasuoni, questa indagine non invasiva mostra gli elementi fondamentali del cuore: atri, ventricoli e valvole. La valutazione del cuore permette di verificare la presenza di anomalie valvolari o di una qualche altra malformazione cardiaca.

 

Radiografia del torace. È un'indagine clinica utile nel fornire informazioni sul rapporto tra cuore e polmoni. Una trombosi polmonare, ad esempio, può essere associata ad eventi di fibrillazione ventricolare.

 

Angiografia coronarica. Si tratta di una esame invasivo, finalizzato alla valutazione dello stato di salute del sistema coronarico. Una stima del livello di occlusione delle coronarie ed un intervento tempestivo, atto a liberare i vasi ostruiti, possono evitare il verificarsi di una fibrillazione ventricolare. Si fa uso di una catetere che funge da sonda per rintracciare la sede ostruita. Dopodiché si agisce nel liberare questa zona. Si tratta di un intervento delicato, perché si corre il rischio di ledere i vasi coronarici attraversati dal catetere.

Terapia

L'intervento terapeutico dev'essere tempestivo, in quanto l'evoluzione degli effetti indotti dalla fibrillazione è rapidissima e drammatica. Si hanno pochi minuti, non più di cinque. In caso di arresto cardiaco si può far uso di diverse pratiche:

  • Cardioversione o defibrillazione. Tramite una speciale apparecchiatura, si infonde una scarica elettrica per resettare e ripristinare il ritmo cardiaco sinusale. La scarica si applica mediante due piastre poste sul torace del paziente. Le strumentazioni attuali sono così efficienti che possono rivelare l'andamento della fibrillazione ventricolare e, di conseguenza, applicare la giusta scarica richiesta. In altre parole, si autoregolano in base alle necessità. Si tratta di defibrillatori definiti semiautomatici o automatici, che possono essere usati anche da personale non medico.
  • Rianimazione cardiopolmonare (RCP). Se non si dispone di un defibrillatore e non c'è il tempo per procurarselo, bisogna agire con la RCP. Si tratta di un'azione cardiorespiratoria sostitutiva di quella naturale, praticata allo scopo di pompare il sangue in circolo verso polmoni, cervello ed altri organi. Si effettua mediante la pratica della respirazione bocca a bocca e del massaggio cardiaco.
  • Farmaci antiaritmici. Servono come supporto ai trattamenti precedenti appena descritti. Hanno la funzione di mantenere normale il ritmo cardiaco anche quando si è riusciti a ristabilire un'attività cardiaca consona alla vita. I farmaci più usati sono l'amiodarone e la lidocaina.

Prognosi

Come si è detto più volte, la tempestività di intervento è fondamentale per salvare la vita del paziente e salvaguardare gli organi non ossigenati al momento dell'arresto cardiaco. Agire in tempo dà ampie possibilità di sopravvivenza.

Il successo dell'intervento dipende molto dalle cause che hanno scatenato la fibrillazione ventricolare. Se, per esempio, il cuore del paziente è affetto da una grave cardiopatia, può essere più difficile ristabilire l'attività cardiaca.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza