Cordone ombelicale: a cosa serve, com'è fatto e possibili malattie

Cordone ombelicale: a cosa serve, com'è fatto e possibili malattie
Ultima modifica 14.07.2023
INDICE
  1. A cosa serve e com'è fatto il cordone ombelicale?
  2. Come si forma il cordone ombelicale?
  3. Malattie del cordone ombelicale
  4. Dopo il parto
  5. Cordone ombelicale e cellule staminali

Il cordone ombelicale è una formazione anatomica decidua, quindi temporanea, contenente i vasi sanguigni di collegamento tra feto e placenta.

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Alla nascita, il cordone o funicolo ombelicale misura mediamente 50-60 centimetri in lunghezza e 20 mm in diametro; l'aspetto è quello attorcigliato di una corda di colorito madreperlaceo, che lascia trasparire le sfumature scure del sangue contenuto nei vasi.

L'aspetto nodoso del cordone ombelicale è legato al decorso attorcigliato dei suoi vasi e alla presenza di rigonfiamenti (i cosiddetti falsi nodi) in corrispondenza di anse vascolari.

A cosa serve e com'è fatto il cordone ombelicale?

Il cordone ombelicale è l'anello di congiunzione tra la placenta e il prodotto del concepimento. La sua presenza permette il trasferimento di gas e altre sostanze tra madre e feto, senza che vi sia uno scambio diretto tra il sangue dei due organismi. In questo modo, la cosiddetta "barriera placentare" può impedire il passaggio di molte sostanze dannose, anche se alcune possono comunque attraversarla e nuocere al feto.

Placenta

Di norma, all'interno del cordone ombelicale decorrono tre vasi sanguigni: la vena ombelicale da un lato e le due arterie ombelicali, avvolte a spirale intorno ad essa, dall'altro. Queste ultime, diversamente da quelle del circolo sistemico, trasportano sangue venoso, mentre nella vena ombelicale scorre sangue ricco di ossigeno e nutrienti.

All'interno della parete addominale del feto, i vasi ombelicali prendono direzioni diverse: la vena ombelicale trasporta sangue arterioso al cuore, mentre le arterie ombelicali circondano la vescica e trasportano all'esterno il sangue venoso.

Al di fuori della parete addominale, percorrendo il tratto funicolare, questi vasi sanguigni si dirigono al disco placentare; da esso, la vena ombelicale riceve il sangue ossigenato ricco di nutrienti, mentre le due arterie ombelicali trasportano sangue venoso, povero di ossigeno, ma ricco di anidride carbonica ed altre sostanze di rifiuto.

Le fibre dei vasi sanguigni ombelicali sono particolarmente ricche di cellule muscolari; il significato fisiologico di questa caratteristica è insito nella necessità di interrompere rapidamente il flusso sanguigno in caso di rottura del cordone ombelicale. I vasi, inoltre, sono immersi in un tessuto connettivo mucoso (gelatina di Warthon), che li avvolge e li protegge, traendo nutrimento per via interstiziale.

Come si forma il cordone ombelicale?

Il cordone ombelicale inizia a designarsi intorno alla quinta settimana di gestazione, sostituendo - dal punto di vista funzionale - il sacco vitellino, che garantisce gli apporti nutrizionali nei primi stadi di sviluppo dell'embrione.

Il sacco vitellino inizialmente è collegato al corion (membrana che racchiude l'embrione e lo mette in rapporto con la madre attraverso i villi coriali), ma tale rapporto regredisce con lo sviluppo dell'allantoide, una membrana extra-embrionale che permette la respirazione, la nutrizione e l'escrezione dell'embrione. E' proprio dalla maturazione dell'allantoide che si sviluppa il cordone ombelicale.

Malattie del cordone ombelicale

Le anomalie più frequenti a carico del cordone ombelicale sono quelle relative alla sua forma o lunghezza.

Anomalie di lunghezza

Si parla di lunghezza eccessiva quando il cordone ombelicale supera gli 80 cm alla nascita, e di brevità assoluta quando non raggiunge i 30 cm. Può inoltre sussistere una brevità relativa, nel caso il tratto funicolare presenti giri singoli o multipli attorno al collo o ad altre parti del corpo fetale.

  • In caso di brevità assoluta va considerata la grave possibilità che il funicolo si spezzi bruscamente durante il travaglio.
  • In caso di brevità relativa il pericolo è che i nodi si stringano ulteriormente durante il travaglio, causando sofferenza fetale.

Anomalie di spessore

Un cordone ombelicale troppo sottile è associato a un ritardo di crescita intrauterino (IUGR) e a placenta ipotrofica; inoltre, per la ridotta quantità di gelatina di Warthon, le ripiegature del funicolo possono determinare episodi occlusivi, con asfissia fetale più o meno grave.

Anomalie di inserzione

Normalmente il cordone ombelicale è inserito sulla faccia fetale della placenta, in posizione grossomodo centrale. Nel 10% circa dei casi tale inserzione è marginale, mentre in circa un caso su 100 i vasi ombelicali decorrono per un tratto più o meno lungo tra amnios e corion, prima di raggiungere il bordo placentare (inserzione velamentosa). La mancanza della gelatina di Warthon in questo tratto espone i vasi del cordone ombelicale a un maggior rischio di pericolose lesioni durante la rottura delle membrane.

Nodi veri

Nei nodi veri - a differenza di quelli falsi, dati dalle anse vascolari fisiologiche - si registra un effettivo annodamento del cordone ombelicale, con conseguente strozzamento - più o meno grave - dei vasi sanguigni che vi decorrono.

I nodi veri possono stringersi ulteriormente durante il travaglio e causare asfissia fetale.

Anomalie numeriche dei vasi ombelicali

Alla nascita si possono riscontrare anche anomalie numeriche dei vasi ombelicali; quella più frequente riguarda l'assenza di una delle due arterie ombelicali che, seppur raramente, può associarsi ad alterazioni fetali e a malattie cromosomiche.

Proincidenza e prolasso

Altre due possibili complicanze riguardano la procidenza e il prolasso del cordone ombelicale; si manifestano (vedi figura) quando una o più anse del funicolo si presentano davanti alla parte presentata a membrane integre (procidenza) o rotte (prolasso). In quest'ultimo caso, in pratica, il cordone viene espulso per primo e durante il parto il bambino lo comprime sulla parete vaginale bloccando il flusso di sangue e ossigeno.

L'attento monitoraggio del battito fetale durante il travaglio consente di rilevare eventuali sofferenze del bambino ed intervenire tempestivamente nel caso le circostanze lo richiedano; in questo modo si minimizzano i rischi di severe complicanze legate a patologie del cordone ombelicale.

Dopo il parto

Con il taglio del cordone ombelicale il neonato perde il contatto fisiologico con la propria madre, per poi riscoprirlo nel suo grembo durante l'allattamento.

Subito dopo la nascita, il funicolo viene reciso a circa 10 cm di distanza dall'addome del neonato, chiudendo il moncone residuo con un elastico o con una molletta di plastica ed avvolgendolo in una garza sterile asciutta. Questa manovra favorisce l'occlusione dei vasi, evitando emorragie ed infezioni. Il cordone ombelicale non contiene fibre nervose sensitive, per cui il bambino non avverte alcun dolore al momento del taglio.

Il segmento reciso rimasto attaccato all'addome del bambino va lentamente in contro ad essiccamento. Dopo la recisione del funicolo i vasi ombelicali si trombizzano rapidamente e il moncone, non più irrorato dai vasi, si essicca assumendo un colorito bruno-nerastro. Questa sorta di appendice andrà tenuta asciutta e pulita, e coperta con una garza sterile da cambiare più volte al dì, fino a quando, intorno al 5°-10° giorno di vita, si staccherà da sola.

Il personale sanitario darà alla nutrice le dovute indicazioni sull'igiene del moncone ombelicale, suggerendo - ad esempio - di lavarsi con cura le mani prima di toccarlo, evitare di coprirlo con il bordo del pannolino, mantenerlo ben asciutto ed areato durante il giorno ed evitare di staccarlo anzitempo aspettando la sua caduta spontanea.

Le infezioni di ciò che resta del cordone ombelicale sono piuttosto rare e possono essere preannunciate da sintomi come perdite purulente (pus) e maleodoranti, rossore e vistoso gonfiore.

Cordone ombelicale e cellule staminali

Il sangue del cordone ombelicale è ricco di cellule staminali emopoietiche, con potenziale uso a fini trapiantologici per curare malattie del sangue piuttosto gravi (attualmente le applicazioni terapeutiche sono in realtà assai limitate). Per questo motivo il cordone ombelicale e la placenta non sono più considerati scarti da incenerire, ma una preziosa risorsa da conservare per donazioni o per uso autologo. Sulla base di queste considerazioni, negli ultimi anni sono sorte vere e proprie banche del cordone ombelicale, nelle quali si conserva il sangue estratto dalla placenta e dal funicolo al momento del parto; un business, questo, particolarmente fiorente e che per il momento corre molto più in fretta dei concreti progressi scientifici sulle cellule staminali adulte.