Ultima modifica 12.02.2020

Generalità

Il cloroformio - altrimenti conosciuto come triclorometano (CHCl3) - è una molecola utilizzata in passato come anestetico generale inalatorio; tale impiego è stato poi abbandonato a causa della sua tossicità.
cloroformioIl cloroformio si presenta come un liquido incolore molto volatile e dall'odore dolciastro, piuttosto caratteristico.

Storia e utilizzi

Fra il 1830 e il 1831, il cloroformio fu sintetizzato da diversi ricercatori, fra cui ricordiamo il medico americano Samule Guthrie, il chimico tedesco J. F. von Liebig e lo scienziato francese E. Soubeiran.
Questi studiosi furono in grado di ottenere il cloroformio attraverso una reazione fra la calce clorata (o ipoclorito di calcio, Ca(ClO)2) e l'etanolo, oppure, in alternativa, l'acetone.
Tuttavia, questi ricercatori non conoscevano la struttura chimica del composto e ipotizzarono di aver sintetizzato il dicloroetano.
Fu solo nel 1834 che la formula chimica di questa sostanza fu identificata, grazie al lavoro svolto dal chimico francese J. B. Dumas e fu proprio lui ad attribuire a questo composto il nome di cloroformio.
Qualche anno dopo, nel 1842, il medico inglese Robert Glover, attraverso studi di laboratorio effettuati su animali, scopri l'attività anestetica del cloroformio.
In seguito, nel 1847, il cloroformio fu utilizzato per la prima volta come farmaco anestetico dal dentista scozzese Francis Brodie Imlach.
Nel giro di un breve lasso di tempo, l'utilizzo del cloroformio come farmaco anestetico durante le procedure chirurgiche si diffuse rapidamente in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Tuttavia, l'impiego terapeutico del cloroformio ha portato alla morte di diversi pazienti, dovuta con molta probabilità sia alla somministrazione di dosaggi troppo elevati, sia alla tossicità intrinseca (esercitata in particolar modo a livello cardiaco) del cloroformio.
Durante gli ultimi anni dell'800 e i primi del '900, l'utilizzo del cloroformio come anestetico generale fu oggetto di svariati dibattiti, a causa dei risvolti fatali che spesso si manifestavano durante l'anestesia indotta con questo farmaco.
In seguito, con la scoperta di nuove tipologie di anestetici, più sicuri e meno tossici, l'uso del cloroformio venne gradualmente abbandonato.

Meccanismo d'azione

L'azione anestetica esercitata dal cloroformio è molto potente. Inoltre, a tale azione si associano anche significative attività miorilassanti ed analgesiche.
Una volta inalato, il cloroformio arriva fino ai polmoni, quindi agli alveoli, a livello dei quali raggiunge il circolo ematico.
Attraverso il circolo sanguigno, il cloroformio raggiunge il sistema nervoso centrale, dove esercita la sua attività deprimente, contrastando l'eccitabilità cellulare e favorendo la comparsa dello stato di anestesia.
Gli effetti collaterali a carico del cuore che il cloroformio è in grado di indurre, sono probabilmente correlati alla sua capacità di interagire con i canali del potassio.

Effetti Collaterali

Come accennato, i principali effetti collaterali del cloroformio si esplicano a livello cardiovascolare. Infatti, questa molecola è in grado di provocare gravi aritmie cardiache e grave ipertensione che possono portare anche alla morte, ma non solo.
Il cloroformio possiede anche una spiccata epatotossicità e un'altrettanto significativa nefrotossicità, che si manifestano soprattutto in seguito a un'esposizione prolungata al composto.
In aggiunta a questo, il cloroformio può causare effetti collaterali anche a livello della pelle, che si possono manifestare sotto forma di irritazioni cutanee. Inoltre, può provocare l'insorgenza di gravi reazioni allergiche associate a iperpiressia negli individui sensibili.
Al cloroformio sono anche attribuite attività cancerogene; in particolare, sembra possa essere responsabile dell'insorgenza di carcinomi epatocellulari.
Inoltre, da alcuni studi condotti su animali, è emerso che l'esposizione a questa molecola può causare l'aborto e malformazioni al feto; oltre a provocare alterazioni dello sperma.
Benché non vi siano dati circa gli effetti da esso esercitati sulla fertilità e sulla riproduzione umana, il cloroformio non dev'essere assolutamente maneggiato e utilizzato da donne in gravidanza e da madri che stanno allattando al seno.

Impieghi attuali

Attualmente, il cloroformio viene impiegato come solvente nei laboratori di ricerca e, trattandosi di una sostanza classificata come tossica e irritante, dovrebbe essere maneggiato solo da personale specializzato con adeguanti mezzi di protezione personali (camice, guanti, ecc.).
Ad ogni modo, quando possibile, anche all'interno dei laboratori di ricerca si cerca di evitare l'utilizzo del cloroformio a favore di solventi meno tossici.
Il cloroformio deuterato (CDCl3) - ossia il cloroformio ottenuto mediante la sostituzione dell'atomo di idrogeno con un atomo di deuterio - è, invece, impiegato come solvente in un particolare tipo di tecnica spettroscopica: la spettroscopia NMR o di risonanza magnetica nucleare.


Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista