Ultima modifica 20.09.2019

Generalità

La cleptomania è un disturbo psichiatrico caratterizzato dalla ricorrente incapacità di resistere all'impulso di rubare.
CleptomaniaIl quadro clinico è piuttosto complesso. La persona affetta da cleptomania compie un furto per l'incapacità di resistere a un desiderio impellente; quindi, l'atto del rubare non è motivato da collera, difficoltà economiche, idee deliranti o altre giustificazioni.

Di solito, gli oggetti rubati dal cleptomane non hanno utilità personale o valore commerciale, tanto che spesso sono ceduti, buttati via o restituiti di nascosto. Solo in certi casi, chi soffre di cleptomania conserva la refurtiva e può essere spinto a rubare oggetti specifici.
Il paziente affetto da cleptomania non pianifica il furto e lo mette in atto senza la complicità di qualcuno, prestando attenzione a non essere arrestato. L'atto di rubare è preceduto da una sensazione di crescente tensione, accompagnata da piacere; una volta compiuto il gesto, seguono sollievo e gratificazione.
Tuttavia, come accade in disturbi simili, quando il soggetto si rende conto dell'insensatezza dell'atto, seguono profondi sensi di colpa, rimorso, preoccupazione e disapprovazione per i propri gesti.
Tuttavia, nonostante i buoni propositi di non ripetere tale azione, il ciclo tende a ripetersi all'infinito, senza che il cleptomane possa interromperlo.
La diagnosi di cleptomania è difficile e, spesso, il disturbo procede inosservato. Nel tempo, tuttavia, la condizione può causare difficoltà legali, familiari, professionali e personali.
La cleptomania può trarre giovamento da terapie farmacologiche a base di antidepressivi (SSRI) e/o stabilizzatori del tono dell'umore, che favoriscono il controllo dell'impulsività. In ogni caso, il trattamento di elezione è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che solitamente riesce a ridurre i sintomi in modo efficace.


Disturbi del controllo degli impulsi: cosa sono?

La cleptomania appartiene alla categoria dei disturbi del controllo degli impulsi. Questo inquadramento diagnostico è stato riconosciuto solo recentemente e riportato nella terza edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, redatto dalla American Psychiatric Association.
Come indica il termine stesso, i disturbi del controllo degli impulsi sono caratterizzati dall'incapacità del soggetto di resistere a un impulso o a una tentazione impellente. Tale spinta irrefrenabile induce il soggetto alla realizzazione di un'azione pericolosa per sé stessi e/o per le altre persone. Questo impulso è preceduto da una sensazione di crescente tensione ed eccitazione, a cui fa seguito piacere, gratificazione e sollievo.

In genere, l'azione è seguita da una sensazione di rimorso o senso di colpa.
Nella categoria dei disturbi del controllo degli impulsi rientrano anche il gioco d'azzardo patologico, il disturbo esplosivo intermittente e la piromania.

Cause

Le cause che possono condurre alla cleptomania sono per certi versi sconosciute.
La psichiatria definisce la cleptomania come una forma ossessiva del pensiero, in quanto l'idea del furto e del suo compimento pervade la mente, impedendo qualsiasi altro tipo di attività. Per questo motivo, il cleptomane è considerato una persona con capacità di intendere, ma non di volere, dal momento che, di norma, non è in grado di opporsi all'atto che va a compiere.
L'atto di rubare produrrebbe, quindi, un effetto emozionale, che supera ampiamente qualunque tentativo razionale di frenarsi, al punto da non considerarne neppure le conseguenze. La gratificazione che deriva dal furto diventa, quindi, irrinunciabile per il soggetto cleptomane, che tende a ripetere nuovamente il gesto.
Secondo un'interpretazione psicoanalitica, invece, il furto servirebbe a risolvere fenomeni depressivi e stati di angoscia dovuti a un inconscio senso di colpa. La spiegazione della cleptomania andrebbe ricercata, quindi, nel desiderio della punizione come atto compensatorio al proprio comportamento. L'obiettivo del cleptomane sarebbe, quindi, la mortificazione, l'umiliazione e l'espiazione di una pena, da cui dipende il raggiungimento di una temporanea serenità.
La cleptomania sembra essere più frequente tra le donne rispetto agli uomini, così come accade per lo shopping compulsivo.

Nonostante ci siano alcune patologie spesso compresenti, la cleptomania non è dovuta ad altri problemi psichiatrici.

Possibili disturbi associati

La cleptomania si può manifestare in concomitanza di altri disturbi: depressione maggiore, bulimia nervosa e disturbo ossessivo-compulsivo.
Questa condizione patologica è stata osservata frequentemente anche in pazienti con disturbi da abuso di sostanze stupefacenti ed alcol. Altre condizioni associate alla cleptomania comprendono disturbi d'ansia e fobia sociale.
Il disturbo, inoltre, può manifestarsi dopo aver subìto un trauma cerebrale o un avvelenamento da monossido di carbonio.

Segni e Sintomi

La cleptomania è una malattia complessa, caratterizzata da una tendenza impulsiva al furto, che prescinde dal valore e dall'utilità dell'oggetto (ossia l'atto non è necessario alla sopravvivenza).   
Nonostante il soggetto sia consapevole di avere una condotta sbagliata e manifesti una certa sofferenza (stato di depressione e forte senso di colpa) per le proprie azioni, sperimenta una marcata difficoltà ad interrompere questo comportamento. Prima di commettere il furto, il soggetto sperimenta una sensazione di tensione; dopo aver rubato, invece, prova un marcato sollievo e si sente gratificato.
Quando il soggetto si rende conto dell'insensatezza dell'atto, può manifestarsi uno stato depressivo.
L'esordio dei sintomi si presenta tipicamente durante l'adolescenza, ma può avvenire anche durante l'infanzia ed in età adulta.
La cleptomania può subire dei cambiamenti: in alcuni casi, la spinta a rubare rappresenta una condotta sporadica e limitata a un breve periodo di tempo; altre volte, episodi di furto possono alternarsi a periodi di remissione o la patologia può diventare cronica.
Com'è naturale che sia, nel tempo, la cleptomania può causare difficoltà legali, familiari, lavorative e personali.

Diagnosi

La diagnosi di cleptomania non è semplice, in quanto la maggioranza delle persone colpite da questo disturbo tende a non ricercare aiuto per risolvere il problema.
La condizione è spesso diagnosticata quando i pazienti si rivolgono al medico per altri motivi (come depressione, bulimia ecc.) o si sentono emotivamente instabili.
La spiegazione che i cleptomani adducono per giustificare il loro comportamento è, di solito, una mancanza di mezzi di sussistenza o un'insoddisfazione personale, ma in realtà le cause sono molto più profonde e le ragioni molteplici.
La valutazione psicologica può riscontrare conflitti relazionali o fattori che causano eccessivo stress. L'atto di rubare ricorrente può essere limitato ad oggetti e modalità specifiche, ma il paziente può o meno descrivere queste particolari preferenze.
Durante il percorso diagnostico, dev'essere escluso ogni altri disturbo psicopatologico od organico.

Cleptomania: criteri diagnostici DSM

Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) ha stabilito cinque criteri per diagnosticare il comportamento di un individuo cleptomane:

  • Ricorrente incapacità di resistere agli impulsi di rubare oggetti di cui non c'è bisogno per l'uso personale o per il valore economico.
  • Sensazione crescente di tensione immediatamente prima di commettere il furto.
  • Piacere, gratificazione o sollievo al momento in cui il furto viene commesso.
  • Il furto non viene compiuto per esprimere rabbia o vendetta, né in risposta a un delirio o un'allucinazione.
  • Il furto non è attribuibile a un disturbo del comportamento, episodi maniacali o disturbi della personalità.

Trattamento

Se il soggetto è veramente motivato a farsi aiutare, gli interventi terapeutici per la cleptomania possono rivelarsi efficaci in tempi relativamente brevi.
Nella gestione del disturbo, è fortemente indicata la terapia cognitivo-comportamentale. Quest'approccio permette il controllo degli impulsi attraverso delle tecniche particolari, come l'esposizione con prevenzione della risposta e la ristrutturazione cognitiva.
Oltre a cercare di risolvere il problema da un punto di vista psicoterapeutico, è possibile ricorrere ad alcuni farmaci, quali gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI, come la fluoxetina), gli stabilizzatori dell'umore e gli antagonisti dei recettori oppiacei (come il naltrexone). La terapia farmacologica di sostegno può essere utile per abbassare l'intensità della compulsione, favorire il cessare degli impulsi incontrollabili e alleviare i sintomi depressivi.


Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici