Cytomegalovirus: infezione in gravidanza

Ultima modifica 25.02.2020

Introduzione

Il Citomegalovirus è un genere di virus molto comune, che appartiene alla grande famiglia virale degli herpes virus, esattamente come i più famosi herpes simplex virus, il virus della varicella o il virus di Epstein-Barr. Responsabile nelle persone in buona salute di infezioni solitamente asintomatiche, a risoluzione spontanea e prive di conseguenze a lungo termine, il Citomegalovirus potrebbe, per i motivi appena citati, risultare poco interessante dal punto di vista medico-clinico, se non fosse che è capace di:

  • “Nascondersi” nelle cellule del midollo osseo dell’essere umano (esempio di latenza virale), salvo poi riattivarsi in uno stato di stress in cui può ritrovarsi la persona infetta, e
  • Provocare gravi conseguenze, nel momento in cui infetta persone con un sistema immunitario poco efficiente (come per esempio i malati di AIDS o i trapiantati d’organo) o le donne in stato di gravidanza (N.B: se nel primo caso le gravi conseguenze riguardano direttamente la persona infetta, nel secondo caso sono a discapito del futuro nascituro).

Citomegalovirus in Gravidanza

Citomegalovirus in GravidanzaL’infezione da Citomegalovirus in gravidanza è molto temuta, specie se coinvolge la gestante per la prima volta in vita. Nelle donne in gravidanza, infatti, il Citomegalovirus può infettare il feto e provocare a quest’ultimo danni molto seri.


Quando, durante una gravidanza, un’eventuale infezione da Citomegalovirus raggiunge il feto, i medici descrivono la situazione con l’espressione “infezione congenita da Citomegalovirus”.

Quando preoccuparsi del Citomegalovirus in Gravidanza

INFEZIONI PRIMARIE DA CITOMEGALOVIRUS

L’infezione da Citomegalovirus in gravidanza desta le maggiori preoccupazioni, quando la madre la contrae per la prima volta (infezione di tipo primario) nel periodo compreso tra i due mesi precedenti il concepimento e i primi tre mesi della gravidanza.


L’infezione da Citomegalovirus durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza, infatti, risulta progressivamente meno grave.

INFEZIONI SECONDARIE DA CITOMEGALOVIRUS

Un’eventuale infezione da Citomegalovirus in una gestante già esposta in passato al suddetto virus (infezione di tipo secondario) è meno preoccupante; infatti, in tali situazioni, la madre trasmette al feto non solo il virus ma anche gli anticorpi per debellarlo, il che comporta, per il futuro nascituro, un minor rischio di complicanze.

Quanto è comune il Citomegalovirus in Gravidanza?

Fortunatamente, solo una minoranza delle donne che acquisiscono il Citomegalovirus in gravidanza e un numero ulteriormente inferiore di quelle che manifestano una riattivazione dello stesso agente virale, durante la gestazione, trasmettono l'infezione al prodotto del concepimento.


In termini statistici, esiste una notevole variabilità di dati nei documenti scientifici consultati, per cui – a titolo identificativo – questo articolo riporta soltanto quelli diffusi dall'istituto superiore della sanità:

  • Il rischio di trasmissione al feto varia fra il 30 e il 40% nella forma primaria e fra lo 0,5 e il 2% nella forma secondaria.
  • L'85-90% dei neonati con infezione congenita da Citomegalovirus è asintomatico. Il 10% circa dei neonati asintomatici è oggetto di conseguenze tardive (generalmente difetti uditivi di severità variabile, con possibili decorsi fluttuanti o progressivi).
  • Il 10-15% circa dei neonati con infezione congenita da Citomegalovirus è sintomatico, con sintomi che possono essere temporanei o permanenti; di questa quota di casi sintomatici, il 10-30% è destinato ad andare incontro a un decesso perinatale e il 70-90% a sviluppare problematiche neurologiche.

Trasmissione

Come avviene la Trasmissione del Citomegalovirus in Gravidanza?

La trasmissione del Citomegalovirus dalla madre al feto, nel corso di una gravidanza, avviene prevalentemente per via transplacentare.


L’eventuale trasmissione per via transplacentare del Citomegalovirus osservabile durante una gravidanza è un esempio di trasmissione verticale di un agente infettivo.

Come sono possibili le Infezioni Secondarie da Citomegalovirus in Gravidanza?

Le infezioni secondarie da Citomegalovirus in gravidanza si spiegano col fatto che esistono diversi ceppi virali di Citomegalovirus: se una donna incinta contrae un’altra volta in vita l’infezione da Citomegalovirus significa che è entrata a contatto con un ceppo virale differente da quello che ha prodotto il primo stato infettivo.

Sintomi

Sintomi del Citomegalovirus in Gravidanza nella Madre

Nei casi non asintomatici, l’infezione da Citomegalovirus in gravidanza provoca, nella madre, sintomi, quali:

Si ricorda ai lettori che l’infezione da Citomegalovirus nell’adulto è solo in rare circostanze sintomatica; il più delle volte, infatti, è priva di sintomi e, per questo, passa inosservata.

Effetti sul Feto del Citomegalovirus in Gravidanza

Sul feto, l’infezione da Citomegalovirus in gravidanza può:

  • Non avere alcuna conseguenza, né a breve né a lungo termine;
  • Avere conseguenze solo a distanza di diverso tempo (anche anni);
  • Avere conseguenze immediate e nel lungo periodo.
Cytomegalovirus in gravidanza

Tra i possibili effetti immediati sul feto dell’infezione da Citomegalovirus in gravidanza, rientrano:

Tra i possibili effetti più o meno tardivi, invece, figurano:

  • Problemi uditivi (perdita dell’udito). Le stime dicono che questi disturbi riguardino un bambino ogni 7 affetti da infezione congenita da Citomegalovirus;
  • Difficoltà di sviluppo e apprendimento dovuti a danni neurologici permanente;
  • Disabilità fisiche;
  • Convulsioni;
  • Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD);
  • Autismo;
  • Problemi di vista.

È da segnalare che un bambino affetto da infezione congenita da Citomegalovirus potrebbe sviluppare problematiche connesse al suddetto stato infettivo fino all’età di 12 anni.


Infezione congenita da Citomegalovirus sintomatica: sintomi tipici Infezione congenita da Citomegalovirus: sequele
(Remington 2006)

petecchie / porpora (75-100%)

epatosplenomegalia(75-100%)

interessamento SNC (70%):

-microcefalia (87%)

-calcificazioni cerebrali (80%)

-meningoencefalite (75%)

ittero (50-75%)

prematurità

SGA (20-50%)

ipotonia, letargia, difficoltà di suzione,

convulsioni, difetto dello smalto dentario

Patologia Sintomatici (%) Asintomatici (%)
Sordità 58 7.4
Sordità bilaterale 37 2.7
Corioretinite 27 1.7
Ipoacusia (60-90 dB) 20.4 2.5
Q.I. < 70 55 3.7
Microcefalia 37.5 1.8
Convulsioni 23.1 0.9
Paresi/Paralisi 12.5 0.0
Decesso 5.8 0.3

Diagnosi

Ricerca di Anticorpi Anti-Citomegalovirus in Gravidanza

Citomegalovirus in GravidanzaPer individuare un'infezione in atto o pregressa da Citomegalovirus è sufficiente sottoporsi ad un semplice esame del sangue.


Sul campione ematico prelevato dalla paziente, il laboratorio analisi valuterà la presenza di anticorpi specifici diretti contro il microrganismo virale in questione: se tali anticorpi specifici sono presenti, significa che la paziente è entrata a contatto con il Citomegalovirus; se invece risultano assenti, vuol dire che la paziente non ha mai contratto l’infezione da Citomegalovirus.


In particolare, la valutazione sul campione di sangue riguarderà gli anticorpi anti-Citomegalovirus di classe IgM e IgG: la positività agli anticorpi IgM è spia di un'infezione recente, mentre quella agli anticorpi IgG indica un contatto passato con il virus senza fornire informazioni utili sul periodo del contagio.


Per avere informazioni sul periodo dell’infezione passata, esiste un esame più approfondito, chiamato test di avidità delle IgG: una bassa avidità delle IgG (<0.8) è spia di una infezione recente da Citomegalovirus, mentre un’alta avidità delle IgG (> 0.8) indica l'assenza di una infezione primaria in atto o recente.


Sulla valutazione delle IgM, è importante segnalare che:

  • Sussiste un rischio non trascurabile di falso positivo, ossia la paziente appare recentemente infettata dal Citomegalovirus (per la positività alle IgM) nonostante, in realtà, l'infezione sia inesistente.
  • Esiste la possibilità di registrare leggeri aumenti delle IgM anche a breve distanza (1-2 mesi) dalla fase di riattivazione.

Per approfondire: Significato di Citomegalovirus IgG Positivo

Quando Fare l'Esame e Come Interpretare i Risultati

Il periodo più adatto per sottoporsi a questi esami è, naturalmente, il periodo preconcezionale.


Nel caso in cui prima della gravidanza il dosaggio delle IgG risulti negativo, la madre dovrà prestare particolare attenzione nel seguire misure preventive utili ad evitare il contagio primario; allo stesso tempo, la donna dovrà sottoporsi a monitoraggi periodici per accertare l'assenza di positività alle IgM, risultato che indicherebbe appunto un’infezione da Citomegalovirus contratta durante la gestazione. Nel caso questa eventualità si presentasse, per determinare l'eventuale trasmissione del virus al feto (che, come si è affermato in precedenza, avviene nel 30-40% dei casi), sono necessari esami più approfonditi, come l'amniocentesi.


Viceversa, in caso di IgG positive, la donna ha già avuto l'infezione; pertanto, può affrontare la gravidanza con maggior serenità. E' tuttavia opportuno sottolineare che, nonostante la positività alle IgG, l’attenzione alla prevenzione nei confronti del Citomegalovirus è comunque un aspetto importante, da non trascurare. Recentemente, infatti, studi scientifici hanno dimostrato come anche le donne già immuni prima del concepimento, se in gravidanza entrano a contatto con un ceppo di Citomegalovirus antigenicamente differente dal precedente, possano sviluppare una nuova infezione e trasmetterla al feto, esattamente come se si trattasse di uno stato infettivo primario.


Quando possibile, è bene sottoporsi ai test di ricerca degli anticorpi anti-Citomegalovirus nel sangue ogni mese, a partire dai due mesi prima del concepimento fino ai primi 3-4 mesi di gravidanza, al fine di verificare eventuali infezioni durante questo periodo.

Diagnosi Molecolare

Oggi, le moderne tecniche di amplificazione genica permettono di superare i limiti dei test ematici condotti per la ricerca di anticorpi anti-Citomegalovirus in gravidanza; queste tecniche di amplificazione genica, infatti, consentono il rilevamento qualitativo e quantitativo del Citomegalovirus direttamente da un campione di sangue o urine.


È da segnalare, inoltre, che le suddette tecniche di amplificazione genica sono eseguibili anche su un campione di liquido amniotico prelevato attraverso amniocentesi, ai fini della diagnosi prenatale dell’infezione da Citomegalovirus.

Terapia

Qual è la Cura per il Citomegalovirus in Gravidanza?

Allo stato attuale della scienza, i farmaci antivirali disponibili contro il Citomegalovirus non sono utilizzabili dalle donne in gravidanza. Pertanto, una donna incinta che sviluppa l’infezione da Citomegalovirus non può assumere alcun medicinale di quelli esistenti oggi e può soltanto attendere che la malattia faccia il suo decorso.


Tuttavia, se è vero che le donne in gravidanza non possono assumere farmaci contro il Citomegalovirus, è altrettanto vero che ai bambini nati da donne infette è possibile somministrare i suddetti medicinali antivirali, ovviamente in caso di confermata infezione.

Farmaci Antivirali utilizzabili nei Neonati

In particolare, tra i farmaci antivirali utilizzabili nei neonati affetti da infezione congenita da Citomegalovirus, figurano:

  • Il Ganciclovir. Somministrato per via endovenosa, il Ganciclovir è il primo farmaco antivirale storicamente approvato per il trattamento delle infezioni da Citomegalovirus e rappresenta la preparazione farmaceutica d’elezione contro quest’ultime.
  • Il Valganciclovir. Somministrato per via orale, il Valganciclovir può associarsi all’uso del Ganciclovir o sostituire quest’ultimo, durante il trattamento delle infezione da Citomegalovirus più lievi.

Il Ganciclovir e il Valganciclovir possono trovare impiego anche nei pazienti immunocompromessi interessati da un’infezione primaria o secondaria, sintomatica e complicata, da Citomegalovirus.

Prevenzione

Come Prevenire il Citomegalovirus in Gravidanza

Attualmente, non esiste alcun vaccino per prevenire il Citomegalovirus in gravidanza. Le ricerche per la produzione di una vaccinazione, tuttavia, sono intense e hanno già fornito risultati sperimentali estremamente promettenti.


Alla luce della mancanza di un vaccino contro il Citomegalovirus, per prevenire eventuali infezioni in gravidanza, le donne devono assumere comportamenti tali che non le espongano all’agente infettivo. Più nello specifico devono:

  • Evitare di entrare in contatto con le mucose di persone infette o con i fluidi corporei di queste. Tra le persone maggiormente infette, figurano i bambini di età prescolare (tra i 3 e i 5 anni di età);
  • Lavarsi bene e spesso le mani con acqua e sapone, specialmente se la donna entra in contatto con i bambini piccoli (< 3-5 anni). Il maggior rischio di contagio si ha quando la donna bacia un bambino infetto, o porta le mani al proprio naso, agli occhi o alla bocca, dopo aver dato da mangiare, fatto il bagnetto, pulito il naso, o cambiato i pannoloni ad un bimbo o toccato i suoi giocattoli. Per un buon lavaggio delle mani consulta questo articolo;
  • Non condividere piatti, bicchieri, spazzolini da denti, asciugamani, posate, bicchieri, con bambini piccoli (non succhiare il ciuccio del bambino per pulirlo);
  • Tenere puliti giocattoli, sonagli e qualsiasi cosa che può essere sporca di saliva o urina di bambini piccoli.

Importante!

Alla base della prevenzione del Citomegalovirus in gravidanza ci sono dei comportamenti all’insegna dell’igiene personale.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza