Ultima modifica 27.09.2019

Cos'è e a cosa serve

La cardiotocografia - dal greco tokos, nascita, e graphein, scrivere - consente di monitorare la frequenza cardiaca fetale e le contrazioni uterine. A tale scopo si utilizza un'apparecchiatura chiamata cardiotocografo, costituita da un box centrale e da due sonde poste sul ventre materno: la prima è un rilevatore ad ultrasuoni del battito cardiaco (collegato nel punto in cui la percezione dell'attività del cuore è più elevata), mentre la seconda è costituita da un misuratore meccanico delle contrazioni uterine (questo trasduttore di pressione viene posizionato più in basso, nell'area corrispondente al fondo dell'utero).

Come si esegue?

CardiotocografiaProprio come mostrato in figura, entrambe le sonde vengono fissate all'addome materno mediante fasce elastiche. In questo modo, i dati relativi alla frequenza cardiaca fetale e alle contrazioni uterine, captati dai rilevatori, vengono trasmessi al box centrale del cardiotocografo, che elabora i segnali elettrici trasformandoli in tracciati stampati a video e/o su carta.

Durante la cardiotocografia, la gestante può sentire "in diretta" le pulsazioni del cuore del piccolo, grazie ad un amplificatore interno all'apparecchio.

Esistono rischi per il feto?

La cardiotocografia è una tecnica completamente indolore e priva di rischi, sia per la mamma che per il feto; in genere dura da 30 minuti ad un'ora, e può prolungarsi oltre se il bambino sta dormendo (durante la vita fetale l'alternarsi del ritmo sonno-veglia segue fasi di circa 40 minuti).

Battito cardiaco del feto

Nel corso della gravidanza, il battito cardiaco fetale oscilla normalmente tra 120 e 160 battiti al minuto, rimanendo costante solo quando il nascituro dorme. Al di fuori di questi limiti, si parla rispettivamente di bradicardia e di tachicardia. Mano a mano che ci si avvicina al parto, il battito cardiaco fetale tende a scendere leggermente, raggiungendo alla nascita i 110 battiti al minuto. Oltre al numero di pulsazioni, durante la cardiotocografia risulta particolarmente utile il monitoraggio dell'entità e della frequenza di accelerazioni e decelerazioni del battito cardiaco.

L'interpretazione dei dati raccolti durante l'esame, eventualmente facilitata da appositi software, spetta ovviamente a personale sanitario specializzato.

Quando si esegue

Negli ultimi giorni di gravidanza (a partire dalla 38a settimana di gestazione), la cardiotocografia rientra nelle indagini di routine; viene infatti svolta ambulatorialmente allo scopo di rilevare eventuali contrazioni uterine preparatorie, e controllare la normalità del battito fetale. Tale monitoraggio inizia in epoca precoce dinanzi a un ridotto accrescimento fetale o quando la donna è considerata a rischio perché affetta da particolari disturbi, come diabete gestazionale o ipertensione gravidica.


Durante il travaglio, il monitoraggio cardiotocografico permette di controllare se il bambino resiste bene allo stress indotto dalle contrazioni uterine, cogliendo sul nascere eventuali complicazioni, come l'ipossia, che richiedono il taglio cesareo. E' proprio questa la finalità ultima della cardiotocografia, nata con il chiaro obiettivo di differenziare lo stress fisiologico del travaglio dalla vera e propria "sofferenza fetale", caratterizzata da segni di incapacità del feto di compensare l'eventuale insulto ipossico.

Sfortunatamente, i risultati non sono stati all'altezza delle premesse, tanto che ancora oggi permangono dubbi sulla reale utilità della cardiotocografia, a causa di insidie tecniche, bassa specificità (alta incidenza di falsi positivi, quindi alto rischio che feti sani siano considerati falsamente a rischio) e altri fattori che possono influenzare le informazioni ottenute o la loro interpretazione.