Ultima modifica 25.02.2020

Cos'è la Pielonefrite Acuta

La pielonefrite acuta è un'infiammazione localizzata, che colpisce la mucosa del bacinetto renale (o pelvi renale) ed il rene; è spesso causata dal propagarsi di un'infezione sostenuta da patogeni appartenenti alla flora batterica intestinale, che possono arrivare al rene attraverso tre vie: ascendente dalla vescica (la più comune), ematica dal sangue e linfatica dalla linfa.

Infezioni urinarieDiverse sono le condizioni ed i meccanismi che possono rendere suscettibili alla pielonefrite.
I sintomi indicativi dell'infiammazione in forma acuta sono febbre elevata, brividi, dolore in sede lombare, disuria ed interessamento renale all'esame obiettivo.
L'infezione determina nel rene un processo infiammatorio, di carattere suppurativo, con la formazione di piccoli ascessi distribuiti nell'organo colpito.
La pielonefrite ha un'evoluzione benigna: se si ricorre all'adeguato trattamento, i sintomi tendono a regredire in circa due settimane. In caso di anomalie urinarie concomitanti, l'infezione può dimostrarsi particolarmente resistente alle cure e, talvolta, si può assistere ad un'evoluzione nella forma cronica della malattia.

Incidenza

La pielonefrite può colpire soggetti di qualsiasi sesso ed età, ma si verifica una maggior incidenza in donne e bambini, per i seguenti motivi:

  • Donne: hanno un'uretra più corta rispetto agli uomini e, durante la gravidanza, l'utero può comprimere in forma ancora maggiore le vie escretrici. Altri fattori, che rendono il sesso femminile maggiormente esposto, possono essere le modificazioni ormonali ed i traumi uretrali durante i rapporti sessuali.
  • Bambini: presentano con maggiore frequenza il fenomeno di reflusso vescico-ureterale.

Cause e fattori di rischio

La causa della pielonefrite acuta è spesso da ricercare in un'infezione delle vie urinarie, la quale può essere accertata e diagnosticata mediante l'esecuzione di un'urinocoltura.
La presenza di batteri nelle urine (sono sterili, in genere, nel soggetto sano) in numero significativamente elevato, rende evidente la presenza di un'infezione, che può concretizzarsi appunto nell'insorgenza della pielonefrite. La maggior parte dei casi di pielonefrite è dovuta a microrganismi intestinali che entrano nel tratto urinario, come ad esempio Escherichia coli (nel 70-80% dei casi) ed Enterococcus faecalis. Le infezioni nosocomiali (contratte in ospedale) possono essere dovute a batteri coliformi ed enterococchi, così come ad altri organismi meno comuni (ad esempio Pseudomonas aeruginosa e varie specie di Klebsiella). La maggior parte dei casi di pielonefrite inizia come infezioni delle basse vie urinarie, soprattutto cistiti e prostatiti. L'Escherichia coli può invadere le cellule "ad ombrello" della vescica (definite così in quanto ciascuna di esse ricopre più cellule dello strato intermedio) per formare comunità batteriche intracellulari, le quali possono maturare in biofilm (aggregazione complessa di microrganismi contraddistinta dalla secrezione di una matrice di ancoraggio); questi ultimi sono resistenti alla terapia antibiotica e alle risposte del sistema immunitario, tanto da rappresentare una possibile spiegazione per le infezioni ricorrenti del tratto urinario, incluse le pielonefriti.

Diversi sono i fattori che predispongono alla pielonefrite:

  1. Alterazioni anatomiche-funzionali, che possono causare l'ostruzione del flusso urinario o facilitare l'ingresso in vescica degli agenti patogeni:
    • difetti strutturali del tratto urinario, come alcune malformazioni congenite;
    • uretra più breve nelle donne: favorisce la colonizzazione delle vie urinarie da parte di microrganismi di origine intestinale, per il loro accesso al vestibolo vaginale. Allo stesso modo, i rapporti sessuali facilitano, nelle donne, l'ingresso in uretra dei patogeni;
    • tumori, stenosi, calcoli renali, ipertrofia prostatica;
    • danni neurologici della vescica e degli sfinteri (spina bifida, sclerosi multipla).
  2. Incompleto svuotamento vescicale.
  3. Il reflusso vescico-ureterale (reflusso di urina dalla vescica verso l'uretere e, talvolta, verso il parenchima renale) e l'incompleto svuotamento della vescica favoriscono un'infezione ascendente che raggiunge il rene.

  4. Cateterizzazione.
  5. Durante l'inserimento di un catetere, i batteri possono essere trasportati in vescica per via endoluminale o attraverso il contatto con la superficie esterna. Anche gli stent ureterali (piccolo tubo inserito nell'uretere per prevenire o risolvere l'ostruzione del flusso d'urina proveniente dal rene) oppure le procedure di drenaggio (per esempio: nefrostomia) possono aumentare il rischio di insorgenza della pielonefrite.

  6. Patologie predisponenti di varia natura: malattie metaboliche (Diabete Mellito, iperuricemia), immunodepressione, patologie neurologiche ecc.
  7. La gravidanza è una condizione che rende suscettibili alla pielonefrite acuta per l'aumentata produzione di estrogeni (dilatazione di ureteri, pelvi e vescica) e per l'ingrossamento dell'utero (compressione su ureteri e vescica con ristagno di urina).

Sintomi

L'esordio della patologia è solitamente rapido, con sintomi che si sviluppano rapidamente nell'arco di alcune ore o dopo un giorno. La pielonefrite può causare malessere, nausea, vomito, minzione dolorosa e dolore addominale, unilaterale o bilaterale, che si irradia lungo il fianco verso la parte posteriore.
La comparsa della febbre è variabile, ma solitamente la sua insorgenza provoca brividi violenti ed è associata ad un cattivo stato di salute generale (affaticamento, debolezza, anoressia ecc.).
La pielonefrite è spesso associata a sintomi d'infezione alle basse vie urinarie, come minzione frequente, ematuria (le urine possono presentare sangue) o disuria (emissione di urine con difficoltà, non necessariamente accompagnata da dolore). L'esame batteriologico delle urine è essenziale per confermare la diagnosi d'infezione. Le urine sono torbide per la presenza di cellule (piuria) o batteri (batteriuria).
Il paziente affetto da pielonefrite acuta presenta comunemente dolore lombare (a livello di uno o di entrambi i reni), il quale si manifesta improvvisamente e può avere un'intensità variabile (generalmente moderata, il paziente accusa sensibilità del rene alla palpazione, in corso di diagnosi).



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Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici