IMAO - Inibitori delle monoamino ossidasi: a cosa servono?

IMAO - Inibitori delle monoamino ossidasi: a cosa servono?
Ultima modifica 09.05.2023
INDICE
  1. Cosa sono gli IMAO?
  2. Scoperta degli IMAO
  3. Tipi di IMAO e classificazione
  4. A cosa servono gli IMAO?
  5. Come agiscono gli IMAO?
  6. Interazioni
  7. Effetti indesiderati

Cosa sono gli IMAO?

Gli IMAO, o inibitori delle monoamino ossidasi (dall'inglese MonoAmine Oxidase Inhibitors - MAOIs), sono un gruppo di farmaci impiegati nel trattamento della depressione e del morbo di Parkinson.

Le monoamino ossidasi (o monoammino ossidasi, che dir si voglia) sono enzimi deputati al metabolismo e alla degradazione di monoamine, quali serotonina, adrenalina, noradrenalina, dopamina, tiramina e feniletilamina.

Gli IMAO, inibiscono l'azione dei suddetti enzimi, determinando - come vedremo più nel dettaglio nei prossimi capitoli - un miglioramento della patologia depressiva e della sintomatologia del morbo di Parkinson.

IMAO Shutterstock

Scoperta degli IMAO

Cenni di storia degli IMAO

La scoperta degli IMAO è avvenuta per caso, grazie allo sviluppo di derivati di un farmaco impiegato per il trattamento della tubercolosi, l'isoniazide (idrazide dell'acido nicotinico).

Il primo analogo dell'isoniazide ad essere sintetizzato fu l'iproniazide. Durante le fasi di sperimentazione clinica di questo derivato, si notò un considerevole miglioramento dell'umore in pazienti affetti da tubercolosi. Tuttavia, l'iproniazide risultò essere epatotossica alle dosi terapeutiche necessarie per ottenere sia un'azione antitubercolare, sia un'azione antidepressiva.

La scoperta dell'azione antidepressiva dell'iproniazide, però, diede impulso alla ricerca di nuovi inibitori delle monoamino ossidasi. Tale impulso portò alla sintesi di derivati idrazinici e di derivati non idrazinici con una tossicità inferiore rispetto all'iproniazide.

Tipi di IMAO e classificazione

La classificazione degli inibitori delle monoamino ossidasi può essere fatta sostanzialmente in due modi.

La prima suddivisione è quella che divide gli IMAO in:

  • Derivati idrazinici, come la fenelzina;
  • Derivati non idrazinici, come la tranilcipromina, la clorgilina e la selegilina.

La seconda classificazione è quella effettuata sulla base della selettività o meno nei confronti delle varie isoforme delle monoamino ossidasi.

Infatti, si conoscono due isoforme delle MAO: le monoamino ossidasi di tipo A (MAO-A) e quelle di tipo B (MAO-B).

MAO-A e MAO-B si differenziano per la specificità verso determinati substrati e per la diversa distribuzione all'interno dei tessuti dell'organismo. In base a questa suddivisione possiamo, quindi, distinguere:

  • Inibitori non selettivi e irreversibili delle MAO (IMAO irreversibili), come la fenelzina e la tranilcipromina;
  • Inibitori selettivi delle MAO-A, come la moclobemide;
  • Inibitori selettivi delle MAO-B, come la selegilina, la rasagilina e la safinamide.

A cosa servono gli IMAO?

Indicazioni terapeutiche degli IMAO: quando si usano?

Gli inibitori irreversibili delle MAO e gli inibitori selettivi delle MAO-A (fenelzina, tranilcipromina, moclobemide) trovano impiego nel trattamento della depressione.

Gli inibitori selettivi delle MAO-B (selegilina, rasagilina, safinamide) trovano impiego nella terapia del morbo di Parkinson.

Nel capitolo successivo capiremo per quale ragione differenti tipi di IMAO vengono utilizzati nelle sopra citate patologie.

NOTA: ad oggi (maggio 2023), i medicinali per la depressione a base di fenelzina, moclobemide e tranilcipromina non sono più commercializzati nel nostro Paese. 

Come agiscono gli IMAO?

IMAO meccanismo d'azione: come funzionano?

Le monoamino ossidasi sono enzimi presenti in diversi tessuti e distretti corporei. Il loro compito è quello di catalizzare la deaminazione ossidativa (cioè l'eliminazione di gruppi amminici) di alcuni substrati endogeni (monoamine), fra cui adrenalina, noradrenalina, serotonina, dopamina, tiramina e feniletilammina.

Le monoamine come serotonina (5-HT), dopamina (DA) e noradrenalina (NA) sono neurotrasmettitori che vengono sintetizzati all'interno della terminazione nervosa presinaptica, stoccati in vescicole e, infine, liberati nel vallo sinaptico (lo spazio presente fra la terminazione nervosa presinaptica e quella postsinaptica) in risposta a determinati stimoli.

Una volta rilasciate dai depositi, le monoamine interagiscono con i propri recettori - sia presinaptici che postsinaptici - in modo da svolgere la loro attività biologica. In questo modo è resa possibile la trasmissione dell'impulso nervoso da un neurone all'altro.

Dopo aver espletato la loro funzione, le monoamine vengono captate da specifici trasportatori e riportate all'interno della terminazione nervosa presinaptica.

A questo punto, intervengono le monoamino ossidasi, gli enzimi responsabili, come abbiamo detto, della loro deaminazione.

Gli inibitori delle monoamino ossidasi (o IMAO) sono in grado di bloccare l'azione di questi enzimi.

Monoammino-ossidasi

Come già detto, sono note due isoforme delle monoamino ossidasi che si differenziano per la specificità verso particolari monoamine e per la distribuzione in diversi tessuti:

  • Le MAO-A si localizzano soprattutto a livello di cervello, fegato, intestino; fra i loro substrati principali ritroviamo la serotonina e la noradrenalina;
  • Le MAO-B si localizzano in particolare a livello del cervello; fra i loro substrati principali ritroviamo la feniletilamina e la dopamina.

Le altre monoamine vengono metabolizzate da entrambe le isoforme senza particolare selettività.

A prescindere dal tipo d'isoforma enzimatica che viene inibita, il meccanismo d'azione degli IMAO è sempre lo stesso. Questi farmaci sono in grado di inibire le monoamino ossidasi impedendo metabolismo e degradazione delle monoamine endogene: se le monoamine non vengono metabolizzate, la loro concentrazione aumenta; pertanto, aumenta anche la loro attività biologica.

IMAO, depressione, morbo di Parkinson, neurotrasmettitori: quale relazione?

Depressione e ipotesi monoaminergica: perché si usano gli IMAO

La depressione è una patologia psichiatrica grave, che colpisce molte persone. Coinvolge l'umore, la mente e il corpo dei pazienti, che si sentono senza speranza e avvertono un senso di disperazione, d'inutilità e d'incapacità.

Sono state formulate molte ipotesi circa la possibile causa della depressione. Una di queste è l'ipotesi monoaminergica, secondo la quale la depressione sarebbe causata da un deficit di neurotrasmettitori monoaminergici (quindi di monoamine), quali serotonina (o 5-HT), noradrenalina (o NA) e dopamina (o DA). Pertanto, la terapia antidepressiva deve essere mirata a colmare in qualche modo la carenza di tali neurotrasmettitori, da qui l'idea di ricorrere all'uso di inibitori delle monoammino ossidasi che - impedendo la degradazione dei suddetti trasportatori ad opera degli enzimi MAO - determinano un incremento della trasmissione monoaminergica.

Tuttavia, è opportuno precisare che, prima di espletare la propria azione farmacologica, gli IMAO possono necessitare di un primo periodo di latenza cha va da pochi giorni fino a qualche mese.

Per contro, una volta innescato, l'effetto antidepressivo può durare anche dopo settimane dall'interruzione della terapia.

Morbo di Parkinson e dopamina: perché si usano gli inibitori selettivi delle MAO-B

Il morbo di Parkinson è una patologia neurodegenerativa che comporta una severa compromissione delle capacità di movimento, di comunicazione e di altre attività. L'esatta causa scatenante la malattia non è ancora del tutto chiarita, ma si ritiene che fra i principali responsabili delle manifestazioni cliniche del morbo di Parkinson vi sia la riduzione della trasmissione dopaminergica conseguente alla degenerazione delle cellule neuronali localizzate a livello della substantia nigra nel cervello.

Poiché le monoamino ossidasi di tipo B (MAO-B) sono localizzate prevalentemente a livello cerebrale e poiché fra i loro substrati principali vi è la dopamina, l'impiego di inibitori selettivi delle monoamino ossidasi di tipo B (IMAO-B selettivi) può determinare un miglioramento della sintomatologia presentata dai pazienti affetti da malattia di Parkinson.

Interazioni

Interazioni degli IMAO con altri farmaci e con alimenti

Le principali interazioni degli IMAO irreversibili sono soprattutto quelle che s'instaurano con alcuni alimenti.

L'ingestione di determinati tipi di cibi, contenenti grandi quantità di tiramina e triptofano, in concomitanza alla terapia con IMAO può infatti provocare crisi ipertensive a causa del potenziamento del segnale della tiramina.

La gravità e le conseguenze di queste interazioni, però, variano da individuo a individuo; possono essere solo piccoli incrementi della pressione sanguigna arteriosa, oppure rapidi e bruschi aumenti della stessa. I pazienti in cui si manifestano questi effetti, comunque, sono maggiormente esposti a rischio di infarto o di emorragie cerebrali.

I pazienti in terapia con IMAO irreversibili dovrebbero evitare l'assunzione di cibi proteici che possono aver subito una parziale degradazione in seguito a processi di invecchiamento, affumicamento, fermentazione, conservazione in salamoia e/o contaminazione batterica. Fra questi alimenti, ricordiamo: alcuni formaggi (ad esempio, cheddar, camembert); pesce conservato sotto aceto; alcuni tipi di carne (ad esempio, salame affumicato o piccante); alcune tipologie di frutta (ad esempio, l'uva passa); latticini e verdure (yogurt, estratti fermentati, baccelli e caglio di fagiolo, salsa di soia, avocado, ecc.); cioccolata; alcolici.

I pazienti in terapia con IMAO irreversibili devono, pertanto, prestare molta attenzione alla propria dieta. Infatti, l'inibizione irreversibile delle MAO-A epatiche e intestinali fa sì che la tiramina ingerita con la dieta non venga degradata, aumentandone così la concentrazione e aumentando il rischio di crisi ipertensive.

Gli inibitori reversibili delle MAO-A, invece, non creano legami molto forti con l'enzima e possono facilmente essere spiazzati dalla tiramina. Per questo, nei pazienti in terapia con questo tipo di farmaci non è necessario imporre restrizioni alla dieta.

Discorso analogo per quel che riguarda gli inibitori selettivi delle MAO-B attualmente commercializzati e indicati nell'ambito della terapia del morbo di Parkinson: i pazienti che li assumono non devono, di norma, adottare restrizioni nella propria dieta. Tuttavia, è sempre bene discuterne con il proprio specialista di riferimento e attenersi alle sue indicazioni.

Oltre all'interazione con alcuni alimenti, gli IMAO possono instaurare interazioni farmacologiche con altri farmaci, quali ad esempio:

Le informazioni sopra riportate intendono fornire una panoramica generale delle possibili interazioni fra gli IMAO e altri farmaci o prodotti. Nel caso si stiano seguendo trattamenti con medicinali a base di inibitori delle monoamino ossidasi, per conoscerne le interazioni, si rimanda alla lettura del loro foglietto illustrativo.

Per qualsiasi dubbio, consultare il medico.

Effetti indesiderati

Possibili effetti collaterali degli IMAO

Fra i possibili effetti indesiderati che possono essere indotti degli IMAO ricordiamo:

NOTA BENE

Anche in questo caso, gli effetti indesiderati sopra riportati intendono fornire solo una panoramica generale. Per informazioni più specifiche sui medicinali a base di IMAO che si stanno assumendo - sia per quel che riguarda gli effetti collaterali che per quel che riguarda indicazioni, interazioni, avvertenze, modo d'uso, controindicazioni, ecc. - far riferimento a quanto riportato sui rispettivi foglietti illustrativi. Per qualsiasi dubbio, si rinnova l'invito a rivolgersi al medico.

Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista