SSRI - Inibitori Selettivi del Reuptake di Serotonina
Ultima modifica 05.05.2023
INDICE
  1. SSRI: cosa sono?
  2. Quali sono i farmaci SSRI?
  3. Breve storia degli SSRI
  4. Indicazioni terapeutiche degli SSRI
  5. Come agiscono?
  6. Interazioni con altri farmaci
  7. Effetti indesiderati

SSRI: cosa sono?

Gli SSRI - dall'inglese Selective Serotonin Reuptake Inhibitor o, in italiano, Inibitori Selettivi della Ricaptazione di Serotonina - sono farmaci impiegati nel trattamento della depressione e di alcune altre patologie.

Nel corso di questo articolo vedremo le principali caratteristiche di questi farmaci; tuttavia, trattandosi di un gruppo comprendente molteplici principi attivi disponibili all'interno di diversi medicinali, per indicazioni specifiche inerenti questi ultimi e, in particolare, per quel che concerne indicazioni, modo d'uso e controindicazioni, è consigliabile far riferimento ai foglietti illustrativi degli stessi.

SSRI Shutterstock

Quali sono i farmaci SSRI?

Gli SSRI possono essere classificati in base alla loro struttura chimica nel seguente modo:

Breve storia degli SSRI

Gli SSRI sono stati sviluppati in un secondo tempo rispetto ad altri farmaci impiegati per il trattamento della depressione.

I primi antidepressivi ad essere sintetizzati, infatti, furono i TCA (antidepressivi triciclici). Tuttavia, si notò che questi antidepressivi - oltre ad inibire il reuptake di monoamine - bloccavano anche altri sistemi dell'organismo, causando una lunga lista di effetti collaterali, alcuni dei quali molto gravi.

Poiché già con l'uso dei primi antidepressivi fu evidente che la serotonina avesse un ruolo nell'eziologia della depressione, lo scopo dei chimici farmaceutici fu quello di individuare e sintetizzare l'SSRI ideale, con lo scopo di ottenere un farmaco altamente selettivo per il trasportatore del reuptake della serotonina e che avesse scarsa - o nulla - affinità verso i neurorecettori responsabili degli effetti collaterali dei TCA.

Il primo successo si ottenne con la sintesi della zimeldina, un derivato dell'antidepressivo triciclico amitriptilina. Questa molecola, infatti, era in grado di inibire selettivamente il reuptake di serotonina (5-HT), con un minimo effetto sul reuptake di noradrenalina; inoltre, cosa più importante, la zimeldina non presentava gli effetti collaterali tipici dei TCA.

La zimeldina divenne, pertanto, il modello per lo sviluppo dei futuri SSRI.

Approfondimento: quale relazione fra depressione e neurotrasmettitori?

La depressione è una patologia psichiatrica grave, che colpisce molte persone. Coinvolge l'umore, la mente e il corpo dei pazienti, che si sentono senza speranza e avvertono un senso di disperazione, d'inutilità e d'incapacità.

Sono state formulate molte ipotesi sulla possibile eziologia della patologia depressiva. Una di queste è l'ipotesi monoaminergica. Secondo questa ipotesi, la depressione è causata da un deficit di neurotrasmettitori monoaminergici (quindi di monoamine), quali serotonina (5-HT), noradrenalina (NA) e dopamina (DA). Pertanto, la terapia antidepressiva dovrebbe riuscire a colmare questa carenza.

Le monoamine vengono sintetizzate all'interno della terminazione nervosa presinaptica, stoccate in vescicole e poi liberate nel vallo sinaptico (lo spazio presente fra la terminazione nervosa presinaptica e quella postsinaptica) in risposta a determinati stimoli.
Una volta rilasciate dai depositi, le monoamine interagiscono con i propri recettori - sia presinaptici che postsinaptici - in modo da svolgere la loro attività biologica. In questo modo è resa possibile la trasmissione dell'impulso nervoso da un neurone all'altro.

Dopo aver espletato la propria funzione, le monoamine si legano ai recettori responsabili della loro ricaptazione (SERT per il reuptake della serotonina e NET per il reuptake della noradrenalina) e tornano all'interno della terminazione nervosa presinaptica.

La serotonina (5-HT) è considerata il maggior neurotrasmettitore coinvolto nelle patologie depressive e le alterazioni della sua concentrazione sono state associate a molti disturbi dell'umore. Gli inibitori selettivi del reuptake di serotonina (o SSRI) sono in grado - come dice il nome stesso - di inibire la ricaptazione della serotonina all'interno della terminazione presinaptica, favorendo l'aumento del segnale della 5-HT. Tale aumento fa sì che si verifichi un miglioramento della patologia depressiva.

Indicazioni terapeutiche degli SSRI

Per quali malattie si usano li Inibitori del Reuptake di Serotonina?

Gli SSRI possono essere impiegati sia nella terapia della depressione, sia per il trattamento di altri tipi di patologie.

Le principali indicazioni terapeutiche di questo tipo d'inibitori comprendono:

Come agiscono?

Meccanismo d'azione degli SSRI

Gli SSRI inibiscono il trasportatore responsabile della ricaptazione di serotonina (il SERT) e presentano affinità minima o assente per il trasportare deputato al reuptake di noradrenalina.

Grazie alla loro elevata affinità per il SERT, gli SSRI inibiscono il legame della serotonina al suo trasportatore. Questa inibizione comporta una permanenza maggiore della 5-HT nel vallo sinaptico. In questo modo, la serotonina è in grado di interagire con i suoi recettori - sia presinaptici che postsinaptici - per un tempo maggiore. Questa maggior interazione recettoriale comporta un aumento della trasmissione serotoninergica.

Inoltre, sembra che il trattamento prolungato con SSRI porti a una riduzione dei siti di legame per la serotonina sul SERT, provocando così una riduzione della funzionalità del trasportatore stesso che non è più in grado di legare - quindi di ricaptare - grandi quantità di 5-HT.

Inibitori Selettivi del Reuptake di Serotonina (SSRI)

Interazioni con altri farmaci

Fra le varie interazioni farmacologiche che possono instaurarsi durante la terapia con SSRI, quella che spicca di più è forse l'interazione con gli inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO). L'associazione con questi farmaci, infatti, è da evitare a causa dell'elevato rischio d'insorgenza della sindrome serotoninergica.

La sindrome serotoninergica - anche definita come avvelenamento da serotonina - è caratterizzata da un eccesso dell'attività di 5-HT nel sistema nervoso centrale. L'avvelenamento può avvenire sia in forma lieve che in forma moderata o severa. I sintomi, di solito, compaiono molto rapidamente.

Nella forma lieve, i sintomi che si possono manifestare sono:

Nel caso dell'avvelenamento moderato possono manifestarsi:

Nel caso dell'intossicazione in forma severa, invece, si ha un marcato aumento della frequenza cardiaca, aumento della pressione arteriosarabdomiolisi (rottura delle cellule del muscolo scheletrico e loro rilascio nel circolo ematico), convulsioni e insufficienza renale. Il paziente, inoltre, può entrare in uno stato di shock con temperature corporee al di sopra dei 40°C.

Gli SSRI possono anche interferire con farmaci il cui metabolismo avviene soprattutto a livello epatico. Perciò, in un'eventuale somministrazione contemporanea, va usata molta cautela.

Per approfondire: Sindrome Serotoninergica: cos'è, cause, sintomi

Effetti indesiderati

SSRI effetti collaterali: quali sono?

Benché gli SSRI presentino meno effetti collaterali rispetto agli antidepressivi triciclici, ciò non significa che ne siano privi. Al contrario, alla stregua di qualsiasi altro farmaco, anche gli inibitori selettivi del reupteke della serotonina possono causare effetti indesiderati.

Fra i principali effetti collaterali indotti dagli SSRI, ne ricordiamo alcuni quali:

Le disfunzioni sessuali possono insorgere sia in pazienti di sesso maschile, sia di sesso femminile. Tali disfunzioni si manifestano sotto forma di diminuzione della libido, anorgasmia, ritardo o blocco dell'eiaculazione e/o difficoltà a mantenere l'erezione.

Da alcuni studi sembrerebbe che le disfunzioni sessuali indotte dagli SSRI siano dose-dipendenti; in altre parole, dipendono dalla quantità di farmaco somministrato. Potrebbe essere utile una terapia farmacologica per trattare questi sintomi, ma la decisione spetta al medico che valuterà il da farsi in base alle condizioni del paziente.

In alcuni casi, la disfunzione sessuale può permanere anche dopo il termine dell'assunzione dell'inibitore del reuptake della serotonina, determinando quella che viene definita come disfunzione sessuale post-SSRI.

Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista