Ultima modifica 26.02.2020

Generalità

L'infibulazione è una forma di mutilazione genitale femminile eseguita per ragioni prevalentemente socio-culturali. Questa pratica ha come scopo la chiusura quasi completa dell'ostio vulvare e spesso si accompagna all'escissione del clitoride; la sutura che segue la mutilazione lascia aperto solo un foro, per consentire la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.
InfibulazioneL'infibulazione comporta rischi gravi ed irreversibili per la salute delle ragazze e delle donne che la subiscono, oltre a provocare pesanti conseguenze psicologiche.
Il sostegno alla pratica è in declino, ma in alcuni Paesi è ancora largamente diffusa.

In cosa consiste?

Il termine "infibulazione" deriva dal latino "fibula" (spilla) ad indicare la funzione della pratica, ossia la "chiusura" del lume vaginale. Questa mutilazione dei genitali femminili prevede, infatti, l'asportazione delle piccole labbra e di parte delle grandi labbra vaginali, con o senza l'escissione del clitoride. Dopo questo atto, segue la cauterizzazione e la sutura della vulva con lo spago o l'infissione di spille o spine, che lascia solo un'apertura di 1-2 cm per consentire la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale. Al termine, le gambe delle vittime vengono spesso legate insieme e restano così per almeno due-quattro settimane, per favorire la guarigione delle ferite.

  • L'infibulazione e le altre mutilazioni dei genitali femminili sono eseguite principalmente su bambine e giovani ragazze tra i 4 e i 15 anni di età. Ad eseguire la procedura è tradizionalmente una donna senza formazione medica (come un'anziana del villaggio, una levatrice, una guida spirituale della comunità ecc.), che utilizza strumenti rudimentali, come coltelli, forbici, pezzi di vetro o lame di rasoi. Di solito, l'intervento è praticato senza anestesia e trattamenti antisettici. Le complicanze della mutilazione genitale possono comprendere emorragie ed infezioni (incluso il tetano).

L'infibulazione ha lo scopo di conservare ed indicare la verginità della ragazza al futuro marito (oltre a renderla un oggetto sessuale incapace di provare piacere).
Tradizionalmente, le donne infibulate vengono incise dallo sposo, prima della consumazione del matrimonio. Per consentire il rapporto sessuale, infatti, è necessario ricorrere ad un intervento di scucitura della vulva (o defibulazione).
Dopo ogni parto, le puerpere sono sottoposte ad una reinfibulazione, allo scopo di ripristinare la condizione di purezza prematrimoniale.

Altre mutilazioni genitali

Le mutilazioni genitali femminili rappresentano un fenomeno vasto e complesso.
Queste procedure che modificano o causano intenzionalmente lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche. Le mutilazioni possono essere di vari tipi e livelli di gravità, che vanno dall'incisione all'asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni. Tra queste, la più radicale è l'infibulazione.


Le varianti
I tipi di mutilazione genitale femminile più frequentemente praticati sono:

  • Tipo I (circoncisione o infibulazione as sunnah): circoncisione e rimozione del prepuzio della clitoride;
  • Tipo II (escissione o clitoridectomia al uasat): asportazione del clitoride e taglio parziale o totale delle piccole labbra;
  • Tipo III (infibulazione faraonica o sudanese): clitoridectomia, escissione completa delle piccole labbra e cucitura delle grandi labbra, con chiusura quasi completa dell'ostio vulvare.

tipi di infibulazione


A seconda della comunità etnica di appartenenza, sono praticati anche "altri interventi" sui genitali femminili, quali ad esempio:

  • Punture, perforazioni o incisioni del clitoride o delle piccole labbra;
  • Scarificazione della mucosa vestibolare;
  • Introduzione in vagina di sale o sostanze corrosive allo scopo di provocarne il sanguinamento o il restringimento.

La definizione dell'OMS
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce le mutilazioni genitali femminili come "tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche".


L'infibulazione e le altre mutilazioni sono riconosciute come una violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne. Nel dicembre 2012, l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato all'unanimità per procedere all'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili in tutto il Mondo.

Dov'è diffusa

L'infibulazione è una pratica diffusa prevalentemente presso etnie e gruppi dell'Africa subsahariana , per i quali le mutilazioni genitali fanno parte della tradizione. Una quota decisamente minore si registra, invece, in Paesi a predominanza islamica dell'Asia (Iran, Iraq, Yemen, Oman, Arabia Saudita ed Israele).
Secondo il rapporto dell'UNICEF "Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the dynamics of change", pubblicato nel 2013, si stima che siano più di 125 milioni le donne sottoposte ad una mutilazione genitale; considerati questi dati statistici, circa 30 milioni di bambine rischiano ancora di subire questa pratica nei prossimi dieci anni.
Al momento, si registra un'alta prevalenza delle mutilazioni genitali femminili in 29 Paesi africani ed in Medio Oriente; in otto di questi - Egitto, Somalia, Guinea, Gibuti, Eritrea, Mali, Sierra Leone e Sudan - quasi tutte le giovani ragazze e le donne tra i 15-49 anni sono state sottoposte ad infibulazione.
L'aumento dei flussi migratori verso il mondo occidentale ha reso visibile il fenomeno anche in Europa. La clitoridectomia non è comunque totalmente estranea ai Paesi occidentali: nella seconda metà del XIX° secolo, in Inghilterra ed in America, una scuola di pensiero sosteneva che questo intervento fosse necessario per curare le aberrazioni sessuali ed altri comportamenti non conformi, come la ninfomania e l'isteria.

Perché si pratica

Le motivazioni fornite per giustificare la pratica delle mutilazioni genitali femminili sono diverse:

  • Socio-culturali: in alcuni Paesi, la mutilazione dei genitali femminili si esegue come rituale di passaggio, per segnare la transizione delle adolescenti all'età adulta e la loro disponibilità a sposarsi. L'infibulazione rappresenta, quindi, una pratica che definisce l'identità culturale del gruppo etnico a cui si appartiene e consente l'integrazione delle giovani nella comunità. In Somalia, ad esempio, una donna non infibulata viene considerata impura, pertanto rischia l'allontanamento dalla società.
  • Psicologiche e sessuali: nelle popolazioni in cui la verginità è considerata un prerequisito per il matrimonio, l'infibulazione viene praticata per mantenere intatta l'illibatezza della donna. Questa pratica rappresenta, inoltre, uno strumento per soggiogare o ridurre il desiderio sessuale derivante dalla stimolazione del clitoride e prevenire le tentazioni di concedersi a rapporti extra-coniugali. Le mutilazione dei genitali favorirebbero, quindi, una sorta di controllo sulla libido femminile: la rimozione del clitoride e delle piccole labbra - considerate da alcuni come il corrispondente dell'organo sessuale maschile nel corpo di una donna - è spesso sinonimo di castità, docilità ed obbedienza. Secondo altre credenze, il clitoride è ritenuto un "organo pericoloso", in grado di causare impotenza negli uomini ed uccidere i neonati alla nascita.
  • Religiose e spirituali: in alcune comunità, l'infibulazione è legata a culture antropologiche tribali e viene praticata in quanto renderebbe le donne spiritualmente pure. Le mutilazioni dei genitali femminili sono praticate in modo predominante dai musulmani, ma possono verificarsi anche tra cristiani (soprattutto tra i copti ortodossi e cattolici), animisti ed ebrei. Occorre precisare che non esiste un'opinione unanime circa il legame tra questa pratica e la religione, sebbene si tenda ad attribuire all'infibulazione una giustificazione spirituale, prevista dai testi sacri. Ad esempio, l'infibulazione e l'escissione della clitoride non sono menzionate dal Corano, mentre nel Cristianesimo le mutilazioni sono proibite, in quanto considerate un peccato contro la "santità del corpo". In Africa, poi, la mutilazione genitale femminile era praticata nell'antico Egitto (da cui il nome di "infibulazione faraonica"), quindi prima dell'avvento dell'Islam.
  • Igieniche: in certe culture, le donne non mutilate sono considerate impure, pertanto non sono autorizzate a gestire cibo e acqua; esiste la convinzione, infatti, che i genitali femminili siano sporchi e sgradevoli dal punto di vista estetico. La rimozione più o meno radicale delle parti esterne renderebbe la donna più bella e pulita.
  • Fattori di genere: spesso, le mutilazioni genitali femminili sono ritenute necessarie affinché una ragazza possa essere considerata una donna completa; l'infibulazione sottolinea, inoltre, la divergenza tra i sessi in termini di ruoli futuri nel matrimonio e nella vita. Se la mutilazione è parte di un rito di iniziazione, quindi, assume l'accezione di insegnamento esplicito circa i compiti che la donna deve assumere nella sua società. Secondo l'OMS, queste pratiche riflettono una radicata disuguaglianza tra i sessi e costituiscono una forma di discriminazione estrema nei confronti delle donne.  

Conseguenze

L'infibulazione non ha benefici per la salute delle bambine e delle giovani ragazze che la subiscono. Al contrario, rappresenta un atto estremamente traumatico, non privo di gravi conseguenze dal punto di vista fisico, psichico e sessuale.
Le possibili complicanze dell'infibulazione dipendono dalla gravità della mutilazione, dal modo in cui è stata praticata, dalle condizioni igieniche e dalla resistenza opposta dalla vittima trattenuta con la forza.

Effetti immediati

L'infibulazione è una pratica estremamente dolorosa che può causare gravi emorragie intra- o post-operatorie, ritenzione acuta di urina, lesioni dei tessuti e danni ad altri organi vicini, come l'uretra (dove passa l'urina) e l'intestino. Le procedure di mutilazione, eseguite senza anestesia ed in scarse condizioni igieniche, possono causare shock, tetano, sepsi (infezione generalizzata) e, in alcuni casi, anche la morte. Non è da sottovalutare, inoltre, che con questa pratica si predispone la donna mutilata alla trasmissione per via ematica dell'HIV e dell'epatite B e C.

Conseguenze a lungo termine

Nel lungo termine, l'infibulazione può portare alla formazione di fistole uretro-vaginali, cisti cutanee, cicatrici cheloidi ed ascessi nella regione genitale. A livello psicologico, invece, possono manifestarsi gravi turbe comportamentali, disturbi da stress post-traumatico, ansia, depressione e psicosi. Altre conseguenze includono forti dolori durante le mestruazioni (dismenorrea), sterilità, difficoltà nella minzione, infezioni croniche del tratto urinario e della pelvi (es. cistite e pielonefrite) ed insufficienza renale.
A livello sessuale, i rapporti vaginali diventano dolorosi e difficoltosi. Inoltre, la donna infibulata perde completamente la possibilità di provare piacere.
Non sono infrequenti le complicazioni durante il parto, che correlano ad un aumentato rischio di mortalità neonatale e materna per travaglio chiuso ed ostacolo alla progressione fetale (il bambino deve attraversare un tessuto cicatrizzato e poco elastico), rottura dell'utero o emorragie post-partum.

Terapia chirurgica

L'intervento di correzione delle mutilazioni genitali femminili, specialmente la deinfibulazione, è raccomandato in tutte le bambine e le donne che soffrono di complicazioni.
Il trattamento chirurgico delle donne infibulate ha l'obiettivo di rimuovere la chiusura delle grandi labbra e ripristinare la completa pervietà del canale vaginale.

  • La deinfibulazione è un intervento eseguito allo scopo di creare un'incisione anteriore sul tessuto cicatriziale risultante dalla mutilazione e ripristinare le grandi labbra con i lembi mucoso-cutanei mobilizzati dalla zona adiacente. Quest'ultime potranno essere sottoposte successivamente a trattamenti di tipo estetico (labioplastica).

In caso di clitoridectomia totale, il clitoride non sempre può essere ricostruito, ma è possibile intervenire per liberare il nervo dorsale e ridurre l'iperestesia da compressione con la clitoridoplastica (tecnica chirurgica che si ispira agli interventi di ricostruzione del pene).


Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici