Ultima modifica 26.02.2020

Sintomi, segni e complicazioni

Per approfondire: Sintomi Idronefrosi


I sintomi di una idronefrosi dipendono da diverse caratteristiche e, precisamente, variano in base a tre parametri:

  • Velocità con cui si blocca la via urinaria
  • Grado di chiusura, parziale o totale
  • Ostruzione unilaterale o bilaterale

È abbastanza intuibile come il secondo e il terzo parametro incidano sui sintomi. Una chiusura totale delle vie urinarie, infatti, è assai più grave di una chiusura parziale; lo stesso discorso vale per l'idronefrosi bilaterale: infatti, il coinvolgimento di entrambi i reni implica un malfunzionamento renale superiore, rispetto a quando l'idronefrosi è unilaterale.
Il primo parametro, invece, merita un discorso a parte. A seconda di quanto rapidamente si chiude il passaggio al flusso di urina, si possono avere due forme di idronefrosi diverse, per alcuni aspetti simili e per altri differenti.

Quando l'occlusione si forma rapidamente, si parla di idronefrosi acuta; quando, al contrario, l'ostruzione si crea piano piano, si parla di idronefrosi cronica.

IDRONEFROSI ACUTA

L'idronefrosi acuta si deve, solitamente, ai calcoli renali e si sviluppa in pochissime ore (ecco perché viene definita acuta).
Il sintomo principale di una idronefrosi acuta è il dolore severo, che insorge a livello lombare e a uno o a entrambi i fianchi (tra costole e anca). Talvolta, la sensazione dolorosa può avvertirsi anche a livello dei testicoli (nell'uomo) o della vagina (nella donna). Inoltre, tende ad andare e venire e a peggiorare quando il paziente beve qualcosa.
Al dolore si aggiungono i seguenti sintomi e segni:

  • Nausea e vomito
  • Difficoltà a urinare
  • Infezioni renali batteriche, dovute al ristagno di urina
  • Febbre alta, superiore ai 38°C
  • Brividi incontrollabili
  • Sangue nelle urine (prova inconfutabile della presenza di una calcolosi renale)
  • Gonfiore in corrispondenza dei reni, quando l'idronefrosi è grave

IDRONEFROSI CRONICA

La condizione di idronefrosi cronica s'instaura, invece, molto lentamente: sono richieste, infatti, settimane, se non anche mesi. La spiegazione di questa gradualità è da collegarsi, quasi sicuramente, alle cause: per esempio, un tumore agli organi riproduttivi, una gravidanza ecc., sono processi lenti, che richiedono tempo per causare l'idronefrosi.
Sintomi e segni non si discostano poi molto da quelli descritti per l'idronefrosi acuta. Il dolore rappresenta sempre la manifestazione principale del disturbo, con la sola differenza che, in alcuni casi, è più leggero.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO?

Si consiglia di rivolgersi tempestivamente al proprio medico quando si avvertono dolore severo a un fianco (o alla schiena) e, contemporaneamente, difficoltà a urinare e febbre alta. Quest'ultima è, molto spesso, sinonimo di un'infezione renale batterica, la quale, se non curata, può dare complicanze.

COMPLICAZIONI

Le complicazioni insorgono, di solito, in presenza di un'idronefrosi severa non curata con tempestività e in modo appropriato.

Alcuni dei sintomi conseguenti a una compromessa funzione renale:

I pericoli più grandi, che corrono i malati di idronefrosi, sono l'atrofia renale e l'insufficienza renale. Queste due condizioni patologiche hanno maggiore probabilità di verificarsi quando l'idronefrosi è bilaterale, perché nelle forme unilaterali il rene sano riesce a compensare quello malato.
Un altro pericolo da evitare, che può insorgere a seguito di una idronefrosi malcurata, è la sepsi. La sepsi si ha quando l'infezione renale batterica, conseguente al ristagno d'urina, intacca anche il sangue.


Diagnosi

Come accade per molte patologie, una pre-diagnosi di idronefrosi viene stabilita dal medico grazie a un attento esame obiettivo. Successivamente, per una diagnosi certa, occorrono un'ecografia e ulteriori esami, sia clinici che strumentali, per identificare le cause e le eventuali patologie e complicazioni associate.

ESAME OBIETTIVO

Il medico interroga il paziente in merito ai sintomi avvertiti e cerca di individuare alcuni segni specifici dell'idronefrosi. In base alla descrizione, è possibile anche farsi un'idea del tipo di idronefrosi e delle relative cause; ad esempio, se la comparsa dei sintomi è stata improvvisa (forma acuta), probabilmente il malato soffre anche di calcoli renali; viceversa, se i sintomi sono insorti in modo graduale, all'origine può esserci un tumore o un ingrossamento benigno della prostata.

ECOGRAFIA

L'ecografia è l'esame strumentale che permette di stabilire se il paziente è affetto o meno da idronefrosi. Attraverso le immagini ecografiche, infatti, il medico specialista è in grado di vedere il gonfiore renale, dovuto all'accumulo di urina.

ESAMI CLINICI

Tramite l'esecuzione di alcuni esami clinici, è possibile chiarire parte delle cause e scoprire se l'idronefrosi ha provocato complicazioni.

  • Gli esami del sangue. Servono a valutare se c'è un'infezione batterica in corso.
    Inoltre, forniscono un dato quantitativo dei valori di creatinina presenti nel circolo sanguigno. Va precisato che quest'ultimo elemento non è sempre attendibile, poiché, specialmente nelle idronefrosi unilaterali, esso potrebbe apparire normale. Il motivo è legato al fatto che il rene sano compensa le mancanze di quello malato, lasciando così inalterati i livelli di creatinina nel sangue.
  • Gli esami delle urine. Servono a valutare se ci sono tracce di sangue. Infatti, una loro presenza è sinonimo, quasi sempre, di calcoli renali.

ALTRI ESAMI STRUMENTALI

Idronefrosi Urografia

Figura: urografia con mezzo di contrasto di un paziente con idronefrosi. Il rene di sinistra (rispetto al lettore) è quello affetto dalla patologia. Il mezzo di contrasto evidenza la dilatazione della pelvi renale (o bacinetto) e dell'uretere. Dal sito: doctorshangout.com

Stabilita la diagnosi di idronefrosi, per impostare una terapia corretta è molto importante far luce su alcuni dettagli del disturbo, come per esempio dove si trova l'ostruzione o se c'è un tumore alla sua origine. Ottime informazioni si ottengono da:

DIAGNOSI DELL'IDRONEFROSI FETALE

L'idronefrosi fetale viene riconosciuta tramite le ecografie di routine a cui si sottopone la madre durante la gravidanza.

Trattamento

La scelta della cura più appropriata dipende dalle cause scatenati e dalla gravità dell'idronefrosi stessa.
Nella maggior parte dei casi, occorre intervenire chirurgicamente. Il primo passo consiste nel rimuovere l'accumulo di urina nel rene, per evitare l'insorgenza di un'infezione; il secondo passo è quello di rimuovere l'ostruzione del tratto urinario; il terzo definitivo passaggio è dedicato alla cura delle cause, come per esempio i calcoli renali o un eventuale tumore agli organi riproduttivi.
Prima si interviene e migliori saranno i benefici che ne trarrà il paziente. Questa indicazione è valida tanto per le idronefrosi unilaterali, quanto per quelle bilaterali.
Una idronefrosi non curata a dovere, come si è visto, può causare sepsi e gravi danni renali (atrofia e insufficienza renale).


Ricapitolando, gli obiettivi della terapia dell'idronefrosi sono:

  • Rimuovere il ristagno di urina e l'enorme pressione che esso determina all'interno del rene coinvolto (il gonfiore)
  • Prevenire l'atrofia renale e il diffondersi di infezioni batteriche
  • Rimuovere l'occlusione a livello del tratto urinario
  • Trattare, con le cure più adeguate, le cause dell'idronefrosi

IL DRENAGGIO DELL'URINA

Il drenaggio dell'urina, accumulatasi nella pelvi renale, è fondamentale per ridurre la pressione interna al rene e per alleviare la sensazione dolorosa. Inoltre, evita il diffondersi di infezioni batteriche, dapprima nell'organo renale, e poi nel sangue (sepsi).
Le tecniche di drenaggio urinario sono almeno due e la loro applicazione dipende da dove si trova l'ostruzione.

  • Catetere urinario vescicale. Tale pratica prevede l'inserimento, attraverso l'uretra, di un catetere all'interno della vescica. Tramite il catetere, si provvede al drenaggio dell'urina, specialmente quando l'occlusione è nel tratto finale delle vie urinarie.
  • Nefrostomia. Consiste nell'inserimento di un piccolo tubicino nel rene, precisamente nella pelvi renale. Il tubicino viene inserito attraverso una piccola incisione cutanea e consente il drenaggio dell'urina ristagnata.

IL TRATTAMENTO CHIRURGICO: LO STENT URETERALE

Effettuato il drenaggio, bisogna consentire nuovamente all'urina di poter fluire normalmente all'interno delle vie urinarie.
Per fare ciò, la tecnica chirurgica utilizzata si chiama stent ureterale. Lo stent ureterale consiste nell'inserimento di un piccolo tubicino all'interno dell'uretere occluso.

Esso serve a mantenere pervio il canale, permettendo così all'urina di attraversare nuovamente il dotto urinario coinvolto.

Effetti collaterali principali dello stent ureterale:

Di solito, lo stent ureterale è una misura temporanea, in attesa che si risolvano le cause dell'idronefrosi (calcoli renali, tumori ecc).
Si tratta di un intervento efficace, ma, in alcuni, può causare delle complicazioni.


IL TRATTAMENTO DELLA CAUSE

Dopo il drenaggio e la rimozione dell'ostruzione, il terzo passo fondamentale consiste nel trattamento delle cause. Pertanto, in questo frangente, la scelta terapeutica varia da paziente a paziente.
In presenza di:

  • Calcoli renali: si ricorre al cosiddetto bombardamento o litotrissia.
  • Iperplasia prostatica: si fa uso di farmaci (specie se benigna) e, nelle situazioni più gravi (tumore maligno), si ricorre alla rimozione chirurgica della prostata.
  • Tumori agli organi riproduttivi: servono chemioterapia, radioterapia e rimozione chirurgica dei tessuti tumorali.

IDRONEFROSI IN GRAVIDANZA

Al termine della gravidanza, l'idronefrosi si risolve spontaneamente, pertanto non è necessario intervenire in modo invasivo, se non praticando periodicamente il drenaggio dell'urina.

IDRONEFROSI FETALE

La maggior parte dei casi di idronefrosi fetale non richiede trattamenti specifici. Infatti, il disturbo renale si risolve, quasi sempre, alla nascita o in breve tempo.
Se all'origine dell'idronefrosi c'è il cosiddetto reflusso vescico-ureterale primario, potrebbero essere richieste due contromisure: gli antibiotici, contro eventuali infezioni renali, e l'iniezione di una sostanza liquida particolare, per impedire il reflusso.
Raramente l'idronefrosi fetale richiede, per la sua risoluzione, l'intervento chirurgico; intervento chirurgico che, quando diventa necessario, è del tutto simile a quello degli adulti.

Prognosi e prevenzione

La prognosi è variabile, in quanto dipende da numerosi fattori, quali:

  • Cause dell'idronefrosi
  • Interessamento di uno o entrambi i reni
  • Gravità dell'ostruzione che blocca il tratto urinario
  • Forma di idronefrosi, acuta o cronica
  • Quando si è intervenuti con la cura appropriata

Per chiarire quanto appena detto, è utile fare qualche esempio.
Per un paziente con idronefrosi da calcoli renali, la prognosi è positiva, in quanto i calcoli renali, al giorno d'oggi, si curano in modo efficace. Viceversa, per un individuo con idronefrosi da tumore maligno della prostata, la prognosi sarà decisamente peggiore, nonostante esistano anche delle cure appropriate.
Sono fondamentali la tempestività e la rapidità d'azione: intervenire agli esordi del disturbo significare anticipare e prevenire le complicanze (infezioni renali, sepsi, atrofia renale insufficienza renale ecc); al contrario, ritardare la diagnosi e l'intervento terapeutico, significa ridurre l'efficienza della cura e peggiorare, di conseguenza, la prognosi.

PREVENZIONE

Una dieta equilibrata previene i calcoli renali, di conseguenza anche i disturbi renali. Lo stesso discorso vale per i tumori: uno stile di vita sano, in generale, allontana il rischio di neoplasie e delle loro eventuali complicanze. Tutto ciò può servire a prevenire l'idronefrosi, con ottimi risultati.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza