Ultima modifica 25.02.2020

Generalità

Il virus Ebola è un patogeno che provoca una grave febbre emorragica, spesso fatale, non solo nell'uomo, ma anche nei primati non umani. L'agente virale è stato identificato nel 1976, durante un'epidemia nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), nei pressi della valle del fiume Ebola. EbolaDalla sua prima rilevazione, diversi focolai di febbre emorragica sono apparsi sporadicamente in Africa, con tassi di mortalità che variano dal 50 al 90%.

La malattia si trasmette per contagio animale o mediante contatto diretto con sangue, fluidi corporei e tessuti di soggetti infetti. L'ospite naturale del virus Ebola è sconosciuto, quindi non è possibile attuare programmi per controllare o eliminare i serbatoi naturali del patogeno.

La rapida progressione dell'infezione complica ulteriormente la gestione di questa malattia, in quanto offre poche possibilità all'ospite umano di sviluppare un'adeguata immunità acquisita. Il trattamento predominante è di supporto generale. Attualmente, non esiste una terapia antivirale specifica od un vaccino che sia efficace contro l'infezione da virus Ebola.

Virus Ebola

Il virus Ebola è un membro della famiglia Filoviridae (genere Filovirus). Ciascun virione contiene una molecola di RNA anti-senso.
Attualmente, è possibile distinguere cinque ceppi virali:

  • Zaire ebolavirus (ZEBOV);
  • Sudan ebolavirus (SEBOV);
  • Costa d'Avorio ebolavirus (o Tai ebolavirus);
  • Bundibugyo ebolavirus;
  • Reston ebolavirus.

Tutti questi patogeni si trovano in Africa, ad eccezione del Reston ebolavirus, localizzato nelle Filippine. Il virus Ebola Reston è anche l'unico sottotipo che non provoca la malattia negli esseri umani, ma infetta suini e primati non umani (come scimmie, gorilla e scimpanzé). Il virus Ebola Zaire è altamente patogeno ed è associato al più alto tasso di mortalità.

L'ebola è clinicamente quasi indistinguibile dalla febbre emorragica di Marburg. L'agente patogeno che la provoca, infatti, presenta analogie morfologiche con l'ebolavirus, ma è dotato di diverse caratteristiche antigeniche.

Evoluzione

Il periodo di incubazione del virus Ebola varia da 2 a 25 giorni (in media, 12 giorni). L'esordio della malattia è improvviso e l'infezione si presenta con sintomi aspecifici simil-influenzali, come febbre, mialgia e malessere. Con il progredire della condizione, i pazienti manifestano sintomi emorragici, anomalie della coagulazione e rash cutanei. Le citochine vengono rilasciate quando le cellule del sistema reticolo-endoteliale incontrano il virus e possono contribuire a scatenare risposte infiammatorie esagerate, che non sono protettive. Danni al fegato, combinati con una massiccia viremia, portano a coagulopatia intravascolare disseminata. Il virus infetta le cellule endoteliali del microcircolo e compromette l'integrità dei vasi sanguinei. Le fasi terminali dell'infezione da virus Ebola includono emorragie gastrointestinali, shock ipovolemico e sindrome da disfunzione d'organo multipla.

Anche se il decorso clinico della febbre emorragica è ben noto, i meccanismi specifici, relativi alla patogenicità del virus Ebola, non sono stati chiaramente delineati. Ciò è dovuto, in parte, alla difficoltà di ottenere i campioni e studiare la malattia nelle zone relativamente remote, in cui si verificano le epidemie. Inoltre, è richiesto un elevato grado di contenimento del rischio biologico per studi di laboratorio ed analisi cliniche.

Contagio

Il virus Ebola viene trasmesso con i fluidi corporei di animali e persone infette. L'uomo può infettarsi mediante il contatto diretto con sangue, saliva, sperma, liquido vaginale, vomito, urina o feci. Anche oggetti, aghi o indumenti sporchi, possono essere contaminati con secrezioni infette.

Trasmissione dagli animali all'uomo

Il virus può essere trasmesso agli esseri umani tramite l'esposizione ai fluidi corporei di un animale infetto. Oltre ai primati, l'agente virale è stato riscontrato anche in suini, antilopi e pipistrelli della frutta. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, è possibile contrarre l'infezione mediante la gestione di un animale selvatico malato o morto, che è stato infettato. Macellare o mangiare le carcasse infette può contribuire a diffondere il virus Ebola.

Trasmissione da persona a persona

Le persone infette, in genere, rimangono NON contagiose fino al sopraggiungere dei primi sintomi. Il personale medico può contrarre l'infezione per lo stretto contatto con pazienti malati e l'uso insufficiente dei dispositivi di protezione, come maschere chirurgiche, camice, guanti in lattice ed occhiali. Le epidemie sono state alimentate anche da pratiche di sepoltura tradizionali, che espongono i familiari in lutto al diretto contatto con i corpi dei defunti.

Per la maggior parte delle persone, il rischio di contrarre l'Ebola è estremamente basso. Questo rischio, però, aumenta se si visitano regioni dell'Africa dove è presente il virus o si sono verificate epidemie in passato. Casi confermati della malattia sono stati segnalati nella Repubblica Democratica del Congo, così come in Sudan, Gabon, Uganda e Costa d'Avorio.

Vettori virali

Il virus Ebola è ritenuto zoonotico, tuttavia il serbatoio naturale è ancora sconosciuto, nonostante in tal senso siano state svolte approfondite indagini. I primati non umani (come scimpanzé, gorilla e scimmie), esposti al patogeno, sviluppano una malattia fatale e rappresentano una fonte di infezione umana, tuttavia non sono considerati il vettore del virus Ebola. Un elevato numero di animali deceduti è stato riscontrato in Gabon e Repubblica Democratica del Congo, prima che si sviluppassero i focolai. Inoltre, i campioni recuperati dalle carcasse hanno evidenziato la presenza contemporanea di diversi ceppi di Ebola. Questo suggerisce che gli animali sono stati infettati da più di una fonte, quindi non sono i vettori del virus. Attualmente, si ritiene che l'uomo e i primati non umani siano suscettibili alla stessa specie serbatoio o alla catena di trasmissione che origina da questa.

Risposta immunitaria

Il virus Ebola replica ad un tasso insolitamente alto e travolge l'apparato di sintesi proteica delle cellule infettate. Allo stesso tempo, il sistema immunitario risponde all'infezione, ma alcuni tipi di cellule (in particolare, monociti e macrofagi), sono bersagli rilevanti per la patogenesi della malattia. Gli obiettivi principali della replicazione virale sono cellule endoteliali, fagociti mononucleati ed epatociti.

Le componenti del sistema immunitario, che possono proteggere contro l'infezione da ebolavirus, non sono state definite. I titoli anticorpali contro l'agente virale sono facilmente rilevabili in pazienti che guariscono dalla malattia, tuttavia, altri rapporti hanno indicato che il siero di soggetti guariti non sempre protegge contro l'infezione in coltura. Inoltre, il trasferimento passivo di anticorpi in modelli animali ritarda solamente l'insorgenza dei sintomi e non modifica la sopravvivenza globale.

Segni e Sintomi

Per approfondire: Sintomi Ebola


Dopo il periodo di incubazione, i primi segni e sintomi dell'ebola comprendono:

Nel tempo, i sintomi diventano sempre più gravi e possono includere:

Complicazioni

La febbre emorragica dell'ebola può causare:

Uno dei motivi per cui la malattia è così fatale si basa sulla patogenesi virale, che interferisce con la capacità del sistema immunitario di organizzare una difesa efficace.
Per i pazienti che sopravvivono, il recupero è lento e può richiedere diversi mesi. La viremia persiste per circa 2-3 settimane.
Durante la fase di convalescenza, le persone possono sperimentare:

Diagnosi

La diagnosi clinica dell'ebola è difficile nelle fasi iniziali dell'infezione: i primi sintomi sono aspecifici e simili a quelli di altre malattie infettive, come il tifo e la malaria. In caso di sospetta esposizione al virus, i medici possono utilizzare alcuni test di laboratorio per confermare l'agente virale responsabile nel giro di pochi giorni. I campioni dei pazienti presentano un rischio biologico estremo e le prove devono essere condotte solo in condizioni di massima sicurezza.

Gli esami ematochimici mostrano una serie di irregolarità ematologiche, come linfopenia, neutrofilia e piastrinopenia. Inoltre, è possibile osservare un aumento degli enzimi epatici, come l'elevazione delle transaminasi e l'iperamilasemia.

Il virus Ebola può essere isolato attraverso l'inoculazione in colture cellulari di un campione di sangue, entro pochi giorni dalla comparsa dei sintomi. Metodi immunoenzimatici (ELISA, Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay) e RT-PCR (reazione a catena della polimerasi con retrotrascrizione) consentono di rilevare gli antigeni e il genoma virale o gli anticorpi (IgM e IgG) rivolti contro il virus. Nuovi test sono stati sviluppati per testare il virus Ebola in saliva, urine e campioni inattivati, per consentire una diagnosi precoce.

Trattamento

Per approfondire: Farmaci per curare l'Ebola


Non esistono trattamenti o vaccini specifici per la febbre emorragica dell'ebola. Per questo, la terapia consiste in cure ospedaliere di supporto, destinate ad alleviare i sintomi. Queste possono includere:

Nuove terapie farmacologiche hanno mostrato risultati promettenti in studi di laboratorio e sono attualmente in corso di valutazione.

Prevenzione

Il virus Ebola è altamente infettivo e contagioso. La prevenzione presenta, quindi, molte sfide. Innanzitutto, deve essere acquisita una più ampia conoscenza del vettore naturale del virus e delle modalità di trasmissione, per prevenire efficacemente future epidemie.

Rischio per i viaggiatori

Il rischio per la maggior parte dei viaggiatori di contrarre l'ebola è basso; esso dipende comunque dalla possibilità di essere esposti all'agente virale ed aumenta con una qualsiasi delle seguenti attività:

  • Cerimonie di sepoltura, in cui vi è un contatto diretto con un defunto infetto;
  • Manipolazione di scimpanzé infetti, gorilla, scimmie, antilopi della foresta, maiali, istrici o pipistrelli della frutta (vivi o morti);
  • Gestione di pazienti infetti in un ambiente sanitario.

È possibile ridurre il rischio di contrarre l'infezione con il virus Ebola, evitando di viaggiare in aree di focolai noti.

Ridurre il rischio di infezione da Ebola nelle persone

In assenza di un trattamento e di un vaccino efficaci, adottare alcune misure di prevenzione primaria è l'unico modo per ridurre l'infezione umana. Queste si concentrano su diversi fattori:

  • Per ridurre il rischio di trasmissione da uomo a uomo deve essere evitato lo stretto contatto fisico o ravvicinato con i pazienti infetti. Guanti e adeguati dispositivi di protezione individuale devono essere indossati durante la visita di parenti malati in ospedale.
  • Le comunità colpite da ebola dovrebbero informare la popolazione circa la natura della malattia e le misure di contenimento dell'infezione, tra cui la sepoltura dei defunti. Le persone infette decedute devono essere sepolte in modo rapido e in tutta sicurezza.
  • Allo scopo di evitare l'infezione da Ebola, è utile ridurre o evitare il contatto con la fauna selvatica. Le carcasse degli animali infetti devono essere manipolate con guanti e altri indumenti di protezione adeguati. Sono necessarie misure precauzionali anche per evitare la trasmissione da allevamenti e dalla macellazione di suini. Nelle regioni in cui il virus Ebola è stato rilevato nei suini, tutti i prodotti di origine animale (sangue, carne e latte) non devono essere consumati crudi.

Controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie

Per evitare la trasmissione del virus Ebola da persona a persona, i casi sospetti devono essere isolati dagli altri pazienti. Procedure invasive, quali l'immissione di linee endovenose, la manipolazione di sangue, secrezioni, cateteri e dispositivi di aspirazione, rappresentano un rischio biologico particolare, perciò devono essere praticate rigorose tecniche infermieristiche di barriera. Il personale ospedaliero deve usare correttamente i dispositivi di protezione monouso, come camici, guanti, mascherine ed occhiali. Altre misure di controllo delle infezioni da Ebola comprendono la disinfezione e lo smaltimento di strumenti e attrezzature utilizzati nella cura dei soggetti infetti. Qualsiasi persona che ha avuto uno stretto contatto fisico con il paziente deve essere tenuta sotto stretta sorveglianza.

Possibilità di sopravvivenza

Il virus Ebola è uno dei patogeni più aggressivi noti alla scienza, fatale in circa il 50-90% dei casi. L'agente virale infetta il fegato, distrugge il rivestimento dei vasi sanguigni, causa coagulopatie ed emorragie. La morte è, solitamente, dovuta allo shock ipovolemico. La sopravvivenza dipende dal ceppo virale e dalla risposta immunitaria iniziale o innata all'infezione. Tuttavia, non è ancora noto il motivo per cui alcune persone sopravvivono alla febbre emorragica dell'ebola, mentre altre no.


Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici