Ultima modifica 27.02.2019

Funzioni Biologiche

Il vanadio è un elemento chimico (simbolo V) presente nel corpo umano in quantità particolarmente modeste; rientra per questo nella categoria degli oligoelementi, più precisamente in quella degli elementi traccia o addirittura ultra traccia.

VanadioIl corpo umano di un adulto di 70kg contiene circa 100 microgrammi di vanadio, concentrati soprattutto a livello osseo, dentale, polmonare, epatico e renale.

Il ruolo biologico del vanadio non è ancora stato pienamente chiarito; in particolare, non è ancora certo se si tratti di un elemento essenziale per l'organismo umano oppure no. Questo nonostante sia stato appurato il suo intervento in alcune reazioni dell'organismo, come quelle di fosforilazione di alcune proteine recettore. L'attività biologica si ha sotto forma di ione vanadato (VO3−), che tende a formare complessi con il perossido di idrogeno per formare perossivanadio (pervanadato), biologicamente più attivo nell'attività inibitoria nei confronti delle proteine fosfotirosin-fosfatasi (PTPs).

Alimenti con Vanadio

L'apporto giornaliero di vanadio con la dieta si aggira intorno ai 10-20 microgrammi (10-20 milionesimi di grammo).

Le principali fonti alimentari sono rappresentate da cereali integrali e frutti di mare. Anche la birra, la frutta secca e certi funghi risultano particolarmente ricchi di vanadio.

Tra i vegetali, i livelli più bassi si trovano nella frutta e negli ortaggi, con valori intorno a 1 microgrammo/kg. Livelli superiori si riscontrano nei cereali, in particolare nella farina e nel pane le concentrazioni di vanadio possono superare i 10 microgrammi/kg.

Verosimilmente per la dieta più ricca di cereali, le carni di pollo hanno concentrazioni più alte rispetto alle carni bovine e suine. Buono anche il contenuto di vanadio nel pesce, mentre le uova e il latte presentano contenuti modesti.

Fabbisogno e Carenza

Non è ancora stato stabilito il fabbisogno di vanadio, ma un'introduzione giornaliera di 10-30 microgrammi è considerata adeguata.

Anche la carenza di vanadio per gli esseri umani non è stata accertata, nel senso che non è chiaro se vi sia un qualche effetto negativo (sindrome da carenza) riconducibile a un'insufficiente assunzione di questo elemento.

Vanadio e Diabete

Ormai da diversi anni è noto come il vanadio interferisca con il metabolismo del glucosio, producendo effetti potenzialmente favorevoli per i pazienti diabetici.

In quest'ambito, il vanadio potrebbe rivelarsi un ausilio terapeutico, grazie all'attività di stimolo sulla sensibilità insulinica dei tessuti esposti a bassi livelli dell'ormone (come accade nei diabetici), e all'inibizione della sintesi di glucosio a livello epatico.

Il miglioramento del controllo glicemico in pazienti diabetici avrebbe anche effetti positivi sulla riduzione dei livelli di colesterolo cattivo LDL.

La mole di studi a sostegno dell'attività antidiabetica del vanadio è numericamente discreta, ma perlopiù confinata a piccoli campioni di popolazione e priva di controllo con gruppi placebo.

Dosi e Modo d'uso

La maggior parte degli studi sulle proprietà antidiabetiche del vanadio è stata condotta utilizzando una dose orale di 100 mg come integratore, una volta al giorno in soggetti con ridotta tolleranza glucidica. È incerto se questa sia la dose ottimale, ma sembra comunque essere efficace.

In U.S.A. il Food and Nutrition Board ha fissato una E.S.A.D.D.I. (Estimate Safe and Adeguate Daily Dietary Intake) per il Vanadio di 100 microgrammi/die

Tossicità

I rischi per la salute connessi all'esposizione al vanadio dipendono anzitutto dal suo stato di ossidazione; ad esempio il Vanadio pentavalente (V+5) è molto tossico (si ricordi che all'aumentare della valenza aumenta la tossicità dell'elemento).

Il limite superiore di sicurezza tossicologica nell'esposizione umana si colloca nell'ordine dei 200 microgrammi/die; significa che al di sotto di questi livelli l'esposizione è generalmente riconosciuta come sicura (priva di effetti tossici, anche per le fasce più sensibili della popolazione).

Nell'adulto, il food and nutrition board indica un Tolerable Upper Intake Level di 1800 microgrammi/die, precisando che "sebbene il vanadio alimentare non abbia mostrato effetti negativi sugli esseri umani, non vi è alcuna giustificazione per l'aggiunta di vanadio agli alimenti e gli integratori alimentari di vanadio andrebbero usati con cautela; tale valore (UL di 1800mcg/die) si basa sugli effetti avversi registrati negli animali di laboratorio e può essere usato per impostare un UL per gli adulti, ma non per i bambini e gli adolescenti".

L'Esposizione cronica ad alti livelli di vanadio provoca effetti avversi soprattutto sulla riproduzione e sullo sviluppo, sia nei maschi che nelle femmine. Effetti negativi si hanno anche a livello epatico e neuronale.

Da segnalare che, oltre all'apporto dietetico, l'esposizione di vanadio del corpo umano dipende sensibilmente anche dall'inquinamento atmosferico, poiché l'apparato respiratorio lo assorbe con facilità.

Il vanadio viene immesso in grandi quantità nell'ambiente aereo con la combustione di petrolio grezzo e altri idrocarburi. I soggetti esposti per motivi occupazionali all'inalazione del metallo possono presentare sintomi di sofferenza polmonare (irritazione, tosse, broncospasmo) e segni di neurotossicità.