Ortoressia: benessere sì, ma ammalarsi di benessere no!

Ortoressia: benessere sì, ma ammalarsi di benessere no!
Ultima modifica 21.01.2020
INDICE
  1. Introduzione
  2. Ortoressia. Cosa è?
  3. Come si presenta. Caratteristiche di questo disturbo
  4. Conseguenze dell'ortoressia
  5. Chi soffre di Ortoressia
  6. Come si cura?
  7. Conclusioni

Introduzione

Diete miracolose che promettono di perdere peso in poco tempo, diete detox, diete monocibo, stili alimentari particolari effettuati nel tentativo di prevenire malattie e vivere più a lungo: questi i messaggi a cui siamo continuamente sottoposti. I media enfatizzano gli effetti terapeutici di cibi bio, zero grassi, gluten free conferendo così agli alimenti un potere medicalizzante.

Questo bombardamento di informazioni che dovrebbe puntare sul valore del cibo sano come mezzo per nutrirsi meglio e per prendersi cura di sé, insieme ad una realtà come quella attuale, in cui la Diet Industry ha soluzioni per qualsiasi problema, aprono purtroppo uno scenario del tutto inaspettato. L'attenzione eccessiva per ciò che si mangia e l'adesione a regimi alimentari alternativi diventano il nucleo centrale di una ricerca di salute eccessiva, un ipersalutismo, uno stile di vita solo in apparenza sano. Si fa, invece, strada un nuovo quadro, in realtà, già segnalato dal medico Steven Bratman nel 1997, che lo ha definito "ortoressia", [dal greco, orthos- (corretto) -órexis (appetito)].

L'Ortoressia Nervosa (ON) è menzionata fra i «Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione» del DSM-5® (American Psychiatric Association, 2013). L' ortoressia nervosa presenta elementi in comune con l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa e condivide somiglianze con il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo o il disturbo di dismorfismo corporeo. Al momento l'ON non è ancora associata ad una specifica categoria diagnostica. La letteratura in merito è ancora discordante, sono pochi gli studi in cui compaiono Criteri diagnostici specifici. 

Ortoressia. Cosa è?

L'ortoressia è un'attenzione malsana, una preoccupazione patologica verso il cibo puro e sano pensando che questa sia la strada per ottenere un benessere duraturo.  Il concetto di salute viene estremizzato. Si instaura una sorta di integralismo alimentare per il raggiungimento di uno stato di salute perfetto. Ci si preoccupa più della qualità e delle proprietà nutritive degli alimenti e meno della quantità, come invece accade per anoressia e bulimia. Alcuni tratti affini dell'ortoressia con anoressia e bulimia sono: il perfezionismo, gli atteggiamenti verso l'immagine corporea e la necessità di mantenere il controllo.

Come si presenta. Caratteristiche di questo disturbo

L'ortoressia nervosa si caratterizza per una serie di preoccupazioni e convinzioni associate al cibo.

I soggetti con sintomi ortoressici presentano un insolito interesse per la propria salute.

Nell'ortoressia, i principi di una sana alimentazione ricca, completa e salutare come la dieta mediterranea vengono meno. Lasciano il posto a regole rigidissime, autoimposte che portano a ridurre al minimo la varietà di cibi, all'evitamento ossessivo di quegli alimenti non controllati (come quelli ricchi di conservanti o additivi alimentari artificiali) che possono danneggiare la salute e, quindi, alla loro esclusione anche in assenza di allergia o intolleranza.

Il soggetto ortoressico pianifica accuratamente i pasti anche con diversi giorni di anticipo, dedica più di 3-4 ore al dì alla scelta degli alimenti da comprare, si preoccupa della purezza del cibo, si focalizza fortemente sulla preparazione e sulla modalità di cottura, anche a discapito del gusto e del piacere.

Sempre nell'interesse per la purezza e per la salute, chi soffre di ortoressia è solito anche spendere elevate somme di denaro per comprare cibo «di qualità».

Le persone che presentano ortoressia nervosa si distinguono anche per il senso di superiorità e per la loro posizione di intolleranza nei confronti di chi non ha le stesse abitudini alimentari.

Conseguenze dell'ortoressia

Ed è così che, la selezione del "buon cibo" basata sulla qualità diventa un insieme di pensieri ripetitivi e costanti, un atteggiamento ossessivo, talvolta maniacale, che limita la sfera sociale, in quanto espone ad un mancato controllo del cibo stesso e al suo effetto sulla salute.

Si perde il senso di convivialità, l'ambito lavorativo può essere compromesso, tutto diventa un disagio, che porta all'isolamento personale, nella convinzione più totale delle proprie scelte.

Quando la persona affetta da ortoressia non riesce a seguire le regole che si impone, insorgono in lui emozioni negative come il senso di colpa e la rabbia. Si sente depresso e questo lo porta ad imporsi nuove e più rigide norme di comportamento da seguire. Si intuisce facilmente come ciò possa far accrescere angoscia, vergogna ed ansie. Al contrario, laddove rispetta le regole, e quindi ha un controllo sulla condotta alimentare salutare, compaiono in lui soddisfazione personale, cresce l'autostima e ha una percezione positiva della propria immagine corporea.

Chi soffre di ortoressia, con le scelte adottate volte a promuovere la salute, in realtà mina non solo il proprio benessere emotivo e sociale, ma anche quello fisico. La restrizione alimentare a cui si sottopone può provocare malnutrizione, squilibri nutrizionali e perdita di peso, con conseguente compromissione della salute fisica.

Chi soffre di Ortoressia

Non è possibile generalizzare i dati epidemiologici perché gli studi in letteratura presentano differenze nelle scelte metodologiche. I risultati di studi condotti sulla popolazione generale italiana hanno messo in luce che la prevalenza dell'ON in Italia risulta essere compresa tra 6,9% (Donini et al., 2004) e 57,6% (Ramacciotti et al., 2011). L'ampia variabilità di questi dati può essere ricondotta al fatto che gli studi condotti presentano differenze nelle scelte metodologiche.
Dati discordanti riguardano anche il genere: secondo alcuni studi (Donini et al., 2004; Fidan et al., 2010; Donini et al., 2005) ad essere più colpiti sono gli uomini rispetto alle donne. Mentre altri studi (Arusoğlu et al., 2008) mettono in luce una prevalenza dell'ON nelle donne o alcuna differenza (Bağci Bosi, Camur, & Guler, 2007).

Come si cura?

Il soggetto ortoressico non riesce a prendere consapevolezza del suo problema, gli manca la percezione del suo disturbo.

Solitamente invece, la presa di coscienza è il primo passo per impegnarsi in maniera attiva nel trattamento. Curare l'ortoressia non è facile a causa del senso di superiorità che contraddistingue le persone che ne soffrono: essi, infatti, fanno delle loro convinzioni degli ideali di purezza interiore per cui non riconoscono nei loro comportamenti un problema. Per la cura è necessaria una diagnosi precoce. La famiglia, l'ambiente scolastico o gli amici potrebbero essere i primi a intervenire in maniera precoce, se riescono a riconoscere alcuni campanelli d'allarme come la perdita di peso, l'assenza di relazioni sociali, la preoccupazione alimentare.

Per curare l'ortoressia è fondamentale un approccio multidisciplinare: medico, psicologo, nutrizionista. Questo consente di tenere sotto controllo il quadro clinico, lavorare sulle emozioni e reintrodurre gli alimenti eliminati mettendo in luce i benefici reali del cibo sulla salute.

Conclusioni

Attualmente avere uno stile di vita sano che ci permetta di raggiungere uno stato di salute ottimale risulta piuttosto difficile. Oggi gli scenari che la società ci mostra sono situazioni opposte ed estreme: da un lato il dilagare dell'obesità e delle malattie ad essa connesse, dall'altro l'atteggiamento ortoressico legato all'esigenza di acquisire esclusivamente salute. È evidente che in nessuno dei due atteggiamenti vi è equilibrio: in entrambi i casi il cibo è un problema e perde il suo valore di strumento benefico.

Bisogna restituire all' alimentazione un valore positivo, quello delle emozioni, dei ricordi, della condivisione. È importante, altresì, recuperare quell'equilibrio che non c'è più. Il cibo non può e non deve essere un limite per nessuno, deve tornare ad emozionare.

Autore

Laura Diana
Laureata in Scienze Biologiche, esercita la libera professione di Biologa Nutrizionista. Formatrice di educazione alimentare