Ultima modifica 01.04.2020

Il citrato di Potassio (K3C6H5O7) è il sale di potassio dell'acido citrico (C6H8O7); oltre alla forma tripotassica, il potassio citrato può trovarsi anche nella forma dipotassica (K2C6H6O7) e monopotassica (KC6H7O7).

A temperatura ambiente, si presenta sotto forma di polvere bianca cristallina, leggermente igroscopica, priva di odore e con un gusto salino. Entrambi i suoi costituenti (potassio ed acido citrico) sono abbondantemente presenti in natura e all'interno dell'organismo umano:

Il citrato di potassio - o potassio citrato che dir si voglia - riconosce applicazioni sia nell'industria alimentare come additivo correttore di acidità, sia in quella farmaceutica, come composto alcalinizzante contro i quadri di acidosi metabolica, gastrica ed urinaria; ben noto è ad esempio l'utilizzo del citrato di potassio nella prevenzione della calcolosi urinaria da eccesso di acido urico, cistina e xantine.

Potassio citrato come additivo alimentare

In campo alimentare, il citrato di potassio è usato come agente tampone, correttore di acidità, chelante di ioni metallici, e nutriente per lieviti in alcuni alimenti fermentati.

Potassio citrato in farmaci ed integratori

Il citrato di potassio riconosce numerose applicazioni mediche e salutistiche:

  • antiacido: utile in caso di iperacidità gastrica e bruciori di stomaco, dispepsie, difficoltà digestive e nausea gravidica; infatti, trattandosi di un acido debole, a contatto con l'acido cloridrico (acido forte) presente nello stomaco, in un ambiente caratterizzato da un pH pari a 1.5-3, il citrato di potassio si comporta da base sottraendo idrogenioni all'acido cloridrico per dare origine a cloruro di potassio e ad acido citrico:
    • K3C6H5O7 + HCl => K2C6H6O7 + KCl
      K2C6H6O7 + HCl => KC6H7O7 + KCl
      KC6H7O7 + HCl => C6H8O7 (acido citrico) + KCl (cloruro di potassio)
  • integratore di potassio: ogni grammo di potassio citrato contiene 383 mg di potassio elementare; a tal proposito, si tenga presente che l'apporto giornaliero complessivo di potassio (dieta + eventuale integrazione) normalmente consigliato si aggira attorno ai 4 grammi.
    Sebbene nettamente più costoso rispetto ad altre fonti di potassio (ad esempio cloruro di potassio), il citrato viene talvolta preferito per questioni tecnologiche (si presta alla preparazione di prodotti effervescenti), salutistiche (vedi oltre) o di semplice richiamo commerciale;
  • agente alcalinizzante: l'assunzione di potassio citrato è in grado di aumentare il pH urinario, rendendo quindi le urine maggiormente alcaline; tale intervento aiuta a prevenire la precipitazione dei cristalli di acido urico, cistina e xantine, rendendoli maggiormente solubili nell'urina. E' quindi un aiuto importante nelle persone affette da questo tipo di calcolosi delle vie urinarie.
    • La correzione dell'eccessivo carico acido è valutabile in modo diretto attraverso la misurazione del pH urinario con opportune strisce di carta tornasole. Il pH urinario varia nel corso della giornata con abbassamenti più significativi nel corso della notte e al mattino; per questo è preferibile misurarlo soprattutto al risveglio. Qualora il valore del pH urinario sia inferiore a 6 è opportuno, se confermato dal medico, apportare l'eventuale correzione assumendo citrato di potassio al mattino e alla sera, verificandone poi l'azione alcalinizzante urinaria con le apposite striscette. In presenza di calcolosi uratica è consigliabile mantenere il pH urinario tra 6,5 e 6,8 per favorire la dissoluzione dei cristalli di acido urico. E' altresì raccomandato un apporto idrico giornaliero di 2,5-3 litri per favorire la diluizione dell'acido urico urinario.

  • L'azione alcalinizzante del citrato di potassio viene sfruttata anche nei pazienti affetti da acidosi metabolica (ad es. conseguente ad insufficienza renale cronica o ad acidosi tubulare renale) per aumentare il pH sanguigno, peraltro strettamente regolato dall'organismo in modo da mantenerlo entro limiti ristrettissimi. Per lo stesso motivo, il citrato di potassio può essere assunto anche per dare sollievo ai bruciori urinari associati ad infezioni minori delle vie urinarie
  • prevenzione dell'acidosi metabolica in pazienti con malattie renali

Effetti collaterali e controindicazioni

Salvo diversa indicazione medica, il potassio citrato andrebbe deglutito con acqua (un bicchiere da 250 ml) subito dopo i pasti, in modo da smorzarne l'effetto leggermente corrosivo sui denti e e sulla mucosa del tratto digerente superiore, che potrebbe anche associarsi a nausea, vomito, diarrea e crampi allo stomaco. L'assunzione del citrato di potassio assieme all'acqua è anche uno stimolo per la diuresi: l'azione dilavante e diluente dell'urina si rivela particolarmente utile in presenza di cistite e tendenza alla calcolosi urinaria.


Tra le possibili controindicazioni relative all'uso di potassio citrato ricordiamo:

insufficienza renale, ipercaliemia, diabete non controllato, ulcera gastrica, insufficienza surrenalica (es. morbo di Addison), ustioni severe o altre lesioni tissutali, disidratazione, assunzione di farmaci diuretici risparmiatori di potassio (amiloride, spironolattone, triamterene)

L'eccesso di potassio può provocare astenia, crampi muscolari, ipotensione e bradicardia sino al'arresto cardiaco.

In generale, è buona regola ricevere l'approvazione del medico prima di iniziare un trattamento con potassio citrato di propria iniziativa, in modo particolare in presenza di:

malattie renali, insufficienza cardiaca congestizia, cardiomiopatia ipertrofica, storia pregressa di infarto cardiaco, altre malattie cardiache, diabete, ipertensione, ostruzione gastrica o intestinale, diarrea cronica (come quella associata a colite ulcerosa o a morbo di Crohn);

assunzione di farmaci come ACE inibitori (es. enalapril), bloccanti dell'aldosterone (es. eplerenone), o diuretici risparmiatori di potassio (es. triamterene), perché potrebbero aumentare gli effetti collaterali del citrato di potassio, con effetti negativi specialmente a livello cardiaco;

assunzione di farmaci come sali di alluminio (alcuni antiacidi), anticolinergici (es. atropina), anoressizzanti (es. fentermina) o certi stimolanti (albuterolo, amfetamina, pseudoefredina), per il rischio che i loro effetti negativi siano esaltati dal citrato di potassio;

assunzione di litio o tetracicline (es. Doxiciclina), perché il loro effetto terapeutico potrebbe essere potenziato dall'assunzione di potassio citrato.