Ultima modifica 18.03.2020

Con il termine equiseto ci si riferisce, in genere, all'Equisetum arvense, noto anche come equiseto comune o coda di cavallo. Questa piccola pianta erbacea predilige i terreni umidi e freschi; per questo, è di comune riscontro in prossimità dei fossati e dei torrenti, anche in altura.

Odiato dagli agricoltori perché infestante e difficile da estirpare, l'equiseto è invece apprezzato dalla medicina popolare e trova un certo spazio anche tra gli scaffali delle moderne erboristerie. I fusti sterili, ed in particolare i ramoscelli verdi, raccolti a luglio e fatti essiccare all'aria aperta, ne costituiscono la droga. Essi contengono:

  • sali minerali (18-20%, abbondante il potassio)
  • saponine (circa 8%)
  • silice* (5-6% della pianta secca, da qui l'utilizzo dell'equiseto come abrasivo nella lucidatura delle pentole di rame)
  • acidi organici (vitamina C, acido cinnamico, dicaffeicotartarico, ossalico ed altri)
  • flavonoidi (in particolar modo l'isoquercetina)
  • tracce di alcaloidi (equispermina e laustrina)

(*) Anche se l'importanza biologica del silicio è ancora incerta (alcuni lo considerano un nutriente essenziale), sembra importante per la salute del tessuto connettivo e dell'osso, dove si ritrova in maggiori quantità (nel corpo umano si concentra a livello di arterie, trachea, tendini, ossa e pelle). Da qui deriverebbero alcune delle virtù fitoterapiche ascritte a questa pianta.

 

EquisetoIn campo fitoterapico, l'equiseto trova un certo spazio come blando diuretico e depurativo. Sotto forma di decotto - preparato facendo bollire per trenta minuti 50 grammi di equiseto fresco (20 se essiccato) insieme a mezzo litro d'acqua in un recipiente scoperto - è indicato in presenza di edema postraumatico (gonfiore dopo una botta), stati infiammatori ed infezioni delle vie urinarie inferiori (cistiti, uretriti, prostatiti), per il trattamento della renella (facilita l'espulsione dei calcoli renali piccoli, di consistenza sabbiosa) e per "sgonfiare" gambe e caviglie pesanti. Per lo stesso motivo, il decotto - da assumersi, previa filtrazione ed eventuale addolcimento, in misura di 2-3 tazze al giorno - viene proposto come coadiuvante nelle diete e nelle terapie dimagranti; il suo effetto drenante può risultare utile in presenza di gotta e ritenzione idrica.

In alternativa al decotto, sono reperibili in commercio anche degli estratti essiccati sotto forma di opercoli, da assumersi in dosi di 6 grammi/die circa, accompagnate a molta acqua (per stimolare la diuresi).

Per la sua ricchezza in sali minerali, l'equiseto è un valido remineralizzante, utile per rinforzare ossa, unghie e capelli. Per questo motivo, la medicina popolare ne consiglia l'impiego in presenza di osteoporosi, nei postumi di fratture ossee, e in caso di unghie e capelli fragili.

All'equiseto vengono riconosciute proprietà cicatrizzanti, utili per favorire la guarigione delle ferite, come le piaghe o le fastidiose ulcere cutanee. In questo caso, però, è indicato l'uso esterno, sotto forma di impacchi o lavaggi col decotto. Risciacqui orali sono invece utili in presenza di afte della bocca ed i gargarismi aiutano chi soffre di mal di gola.

Le proprietà abrasive dell'equiseto sono sfruttate in alcuni cosmetici adatti al peeling (procedimento dermatologico con cui si asportano le cellule dello strato più superficiale dell'epidermide, con lo scopo di aumentare l'elasticità della pelle ed allontanare piccole cicatrici). La pianta è assai utilizzata anche nella prevenzione di rughe ed invecchiamento cutaneo.

Ricordiamo, infine, le proprietà emostatiche dell'equiseto che, con il sostegno della tradizione popolare, lo rendono utile in presenza di emorroidi (sempre per uso interno) ed epistassi (per inalazione del decotto dalle narici).

Effetti collaterali: non si registrano limitazioni d'uso; consultare il parere medico prima di assumere equiseto in associazione a diuretici di sintesi.