Ultima modifica 20.12.2019

Contrariamente ad altre ghiandole endocrine, la tiroide contiene abbondanti riserve ormonali, cosicché le fluttuazioni quotidiane dell'apporto di iodio non determinano importanti alterazioni della sua funzionalità. E' tuttavia importante non sottovalutare il ruolo di questo minerale nell'alimentazione quotidiana, soprattutto durante la gravidanza, un periodo in cui un eventuale carenza potrebbe causare aborto o deficienze mentali piuttosto serie (cretinismo) durante lo sviluppo del feto. Il consumo di alimenti cosiddetti "gozzigeni" (perché capaci di sequestrare lo iodio assunto con la dieta) non riveste particolare interesse clinico, salvo in quei rari casi in cui l'apporto alimentare di iodio è particolarmente basso (eventualità scongiurata dal semplice consumo di sale iodato). Per lo stesso motivo non vi sono evidenze convincenti che il consumo di soia e dei suoi isoflavoni possa rallentare la funzionalità tiroidea. Le dosi di assunzione raccomandate per la popolazione italiana sono di 150 mcg di iodio al giorno e, per la donna, 200 mcg/die durante l'allattamento e 175 mcg/die in gravidanza.

Una volta prodotti, gli ormoni tiroidei possono essere direttamente convogliati nel circolo sanguigno oppure depositati nella colloide dei follicoli tiroidei; questi ultimi sono strutture sferiche dotate di una cavità centrale ripiena di un denso materiale glicoproteico, detto appunto colloide. Al suo interno troviamo grandi quantità di tireoglobulina, una proteina piuttosto complessa, con numerosi residui di tirosina, che costituisce la forma di deposito di T3 e T4. Al momento del bisogno interviene un enzima specifico che, all'interno del follicolo, libera gli ormoni tiroidei dal loro legame con la tireoglobulina, come succede, per esempio, in risposta all'azione stimolante del TSH.

La colloide costituisce una riserva di ormoni tiroidei sufficiente per 2-3 mesi.

Le molecole ormonali secrete dai tireociti (o cellule della tiroide) sono costituite soprattutto da tiroxina e soltanto in minima parte da triiodotironina; è tuttavia quest'ultimo ormone ad avere maggior gioco nella fisiologia cellulare. Va inoltre sottolineato che la maggior parte del T3 circolante non è di origine tiroidea, ma deriva dalla monodeiodazione periferica di T4, che avviene soprattutto a  livello epatico; T4 può quindi essere considerato una sorta di proormone.

Il trasporto degli ormoni prodotti dalla tiroide nel torrente ematico è mediato da specifiche proteine plasmatiche, come la TBG e l'albumina; solo la piccola quota di T3 e T4 che sfugge a questo legame è metabolicamente attiva.


tiroide ormoniNell'organismo umano nulla è affidato al caso, ogni reazione metabolica è finemente intrecciata con le altre ed avviene con lo scopo preciso di mantenere in equilibrio il sistema interno. Così, anche per la tiroide, esiste un fine meccanismo regolatorio deputato a controllarne le funzioni. In effetti, l'attività secretoria di questa ghiandola è influenzata da numerosi ormoni, primo tra tutti il TSH od ormone tireostimolante, la cui secrezione è a sua volta controllata dal neuroormone ipotalamico TRH (o fattore di rilascio dell'ormone tireostimolante).

Come dice il nome stesso, il TSH, prodotto dal lobo anteriore dell'ipofisi o ghiandola pituitaria, viene liberato quando si abbassano i livelli degli ormoni tiroidei nel sangue. Una volta secreto, il TSH stimola la tiroide ad incorporare più iodio, a sintetizzare più ormoni tiroidei e a liberarli in circolo. Al contrario, quando i livelli di T3 e T4 salgono, la secrezione dell'ormone viene inibita secondo una reazione conosciuta come "feedback negativo". Questo complesso meccanismo regolatorio consente di mantenere un equilibrio ormonale adeguato alle esigenze dell'organismo. Il nostro corpo, in pratica, ricalca la funzione del termostato di una caldaia: quando la temperatura dell'acqua scende al di sotto di un valore limite il bruciatore si accende e riscalda il liquido fino a quando, raggiunta una temperatura massima prefissata, viene spento automaticamente.

Il paragone con la caldaia non è affatto casuale; gli ormoni prodotti dalla tiroide rappresentano infatti uno stimolo importante per l'attività metabolica dei tessuti, un'azione resa particolarmente evidente dal tipico fenotipo dei soggetti ipertiroidei (magrezza accentuata, sudorazione profusa, intolleranza alle alte temperature, cute calda e sottile, corporatura esile ed una caratteristica protrusione dei bulbi oculari). Un'iperfunzione tiroidea, contenuta entro i limiti fisiologici, provoca un aumento del metabolismo corporeo e favorisce il dimagrimento. Per questo motivo ritroviamo lo iodio in molti prodotti dimagranti di sintesi (i cosiddetti brucia grassi) o naturali (fucus, laminaria); alcuni atleti o medici senza scrupoli arrivano addirittura ad assumere/prescrivere ormoni tiroidei o loro precursori, con lo scopo esclusivo di migliorare l'aspetto fisico (vedi bodybuilder) o la performance atletica. Si tratta tuttavia di una pratica pericolosissima per la possibile insorgenza di disfunzioni croniche alla tiroide. In ogni caso, terminata l'assunzione, si avrà comunque un temporaneo rallentamento di tutte le funzioni corporee a causa del "feed back negativo" descritto poche righe orsono.



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