Ultima modifica 26.06.2018

Il fattore intrinseco di Castle è una glicoproteina sintetizzata dalle cellule parietali della mucosa del fondo e del corpo dello stomaco.

La sintesi e la secrezione del fattore intrinseco risultano essenziali per il corretto assorbimento della vitamina B12, che avviene nel tratto finale dell'intestino tenue (chiamato ileo).

A livello gastrico, la pepsina e la forte acidità facilitano il rilascio della cobalamina legata alle proteine alimentari. La vitamina B12 è quindi libera di legarsi all'aptocorrina (detta anche polipeptide salivare R) secreta con la saliva. Il complesso così formatosi giunge nel duodeno, dove le proteasi pancreatiche degradano l'aptocorrina liberando la B12, subito associata al fattore intrinseco. Questo nuovo complesso prosegue inalterato nel duodeno e nel digiuno, fino a raggiungere la parte terminale dell'ileo; in questa sede si lega a specifici recettori (cubiline) presenti nell'orletto a spazzola delle cellule epiteliali. Una volta inglobato per endocitosi dalle stesse cellule, il complesso si dissocia e la vitamina B12 viene prontamente legata ad una proteina di trasporto, la transcobalammina II (TCII). Una volta unite, le due sostanze escono dalle cellule epiteliali e vengono trasportate al fegato attraverso il circolo portale.

Nell'anemia perniciosa, una malattia autoimmune, l'organismo produce anticorpi contro le cellule parietali e/o il fattore intrinseco, compromettendo l'assorbimento della vitamina B12. Deficit di fattore intrinseco si registrano anche nella gastrite atrofica (per il danno alle cellule parietali) e nei pazienti che hanno subìto un intervento di chirurgia bariatrica (per sconfiggere l'obesità severa).

In assenza di fattore intrinseco il trattamento farmacologico prevede iniezioni mensili o trimestrali di vitamina B12; in alternativa è possibile assumere quotidianamente alte dosi di cianocoballamina per via orale, dal momento che una piccola quota viene comunque assorbita per trasporto passivo anche in assenza del fattore intrinseco.