Ultima modifica 20.12.2019

Bolo

Il bolo alimentare è quella poltiglia di cibo frammisto a saliva che si forma in bocca durante la masticazione, grazie all'attività meccanica dei denti, compattante della lingua e lubrificante della saliva. Gli enzimi salivari, dal canto loro, operano una parziale digestione del cibo, trasformando gli amidi in oligosaccaridi e destrine. Ogni singolo boccone viene quindi reso irriconoscibile dall'attività masticatoria che, quando è particolarmente prolungata, conferisce agli alimenti ricchi di amido un sapore dolciastro, segno della parziale digestione degli stessi con liberazione di oligosaccaridi (che hanno un discreto potere edulcorante). Il risultato finale di tutti questi processi è una poltiglia di cibo triturato, sminuzzato e parzialmente digerito, chiamata appunto bolo.

Alla luce di tutte queste importanti modificazioni, subite dagli alimenti all'interno della cavità orale, il bolo è considerato il primo prodotto della digestione.Blo Chimo Chilo

Durante la deglutizione, il bolo viene spinto verso la faringe, mentre una serie di contrazioni involontarie ne impediscono la risalita e la discesa nelle vie aeree superiori ed inferiori.

Superato lo sfintere esofageo superiore, il bolo viene incanalato in un tubicino lungo circa 24 cm chiamato esofago, che discende spinto da contrazioni peristaltiche fino a raggiungere le porte dello stomaco.

Chimo

Giunto nello stomaco, il bolo viene impastato e mescolato con acidi ed enzimi digestivi, come la pepsina e la lipasi gastrica. Dopo un periodo variabile dalle due alle cinque ore (a seconda della quantità e della natura del cibo ingerito), quello che un tempo era definito bolo è divenuto un liquido brodoso e particolarmente acido, chiamato chimo. Al suo interno si ritrovano enzimi digestivi, una certa quantità di acido cloridrico e cibo parzialmente digerito, soprattutto nella frazione proteica (la pepsina secreta dallo stomaco rappresenta un enzima chiave nella digestione delle proteine). L'acido cloridrico, dal canto suo, determina l'uccisione di buona parte dei microrganismi ingeriti, facilita la digestione dei protidi e quella dell'amido crudo.

Chilo

Terminata la digestione gastrica, il chimo proveniente dallo stomaco viene a poco a poco spinto nel primo tratto dell'intestino tenue, chiamato duodeno. Tale passaggio non avviene bruscamente, ma a piccole ondate successive, in modo da non sovraccaricare i sistemi enterici di assorbimento e digestione.

Nel duodeno si riversano i prodotti di importanti ghiandole, come il pancreas (succo pancreatico), il fegato (bile) e le ghiandole intestinali (succo enterico). Dalla mescolanza tra il chimo acido e queste secrezioni origina il chilo, un liquido lattescente, leggermente basico, ricco di nutrienti ed enzimi coinvolti nella fase finale della digestione.

L'azione enzimatica produce, in ultima analisi, nutrienti elementari di dimensioni particolarmente contenute, che gli consentono di attraversare la mucosa intestinale e riversarsi nel sangue o nella linfa (dove vengono riversati, sotto forma di chilomicroni, i lipidi e le altre componenti liposolubili).

Giunto nel tratto finale dell'intestino tenue, chiamato ileo, il chilo è ormai povero di nutrienti, che gli sono stati sottratti dai villi intestinali del duodeno e dei successivi tratti del piccolo intestino (digiuno ed ileo).

Abbandonato il tenue, il viaggio del chilo prosegue verso l'intestino crasso, dove viene privato di acqua e sali minerali, aggredito dalla flora intestinale, arricchito di muco e cellule sfaldate, fino a trasformarsi in un prodotto di rifiuto chiamato feci. Questi scarti, spinti da movimenti peristaltici, vengono accumulati nell'ampolla fecale e da qui incanalati al momento opportuno nel retto, che li espelle all'esterno attraverso l'ano.