Ultima modifica 25.02.2020

Cos'è ?

Il termine colecistite definisce ogni generica infiammazione della cistifellea, altrimenti nota come colecisti. Può decorrere in forma acuta o cronica e la sua origine può riconoscere cause differenti. Dati alla mano, in oltre l'85-90% dei casi, la colecistite è associata a litiasi biliare, cioè alla presenza di calcoli nella colecisti e/o nelle vie biliari. Si parla pertanto di colecistite calcolotica. ColecistitePer contro, solo il 15-20% dei pazienti portatori di calcolosi della colecisti - che negli Stati Uniti rappresentano il 10-20% della popolazione - sviluppa l'episodio flogistico acuto oggetto di questo articolo. Esistono, a dire il vero, anche forme di colecistite alitiasiche o acalcolotiche, ovvero indipendenti dalla presenza di calcoli biliari.

Colecistite e calcolosi biliare

Ricordiamo brevemente come i calcoli biliari si sviluppino a seguito di una ridotta solubilità del colesterolo e dei sali biliari nella bile, normalmente garantita dalla generosa presenza di fosfolipidi. Quando tale equilibrio si spezza, viene meno la solubilità di questi componenti e si formano delle precipitazioni cristalline che, aggregandosi, danno origine ai calcoli. Particolarmente a rischio di calcolosi sono le donne rispetto agli uomini, gli obesi rispetto ai normopeso, gli individui che vanno incontro ad una rapida perdita di peso, i soggetti con un familiare affetto da calcolosi della colecisti, la recente gravidanza, la storia di coliche biliari pregresse, l'età intermedia ed anziana (l'età media di insorgenza della colecistite calcolotica si aggira intorno ai 60 anni).

I meccanismi patogenetici attraverso i quali un calcolo può dare origine a colecistite sono vari ed includono l'insulto meccanico diretto, di origine abrasiva o pressoria, della tonaca mucosa della cistifellea. In voga soprattutto in passato, un'altra ipotesi ritiene che la colecistite da colelitiasi derivi dalla proliferazione di batteri all'interno del liquido biliare conservato nella cistifellea, ed ivi ritenuto oltre misura per la presenza di un calcolo (nel dotto cistico o nel coledoco) che ne impedisce il normale deflusso nell'intestino. I batteri arriverebbero nella colecisti risalendo i canalicoli biliari dall'intestino o discendendoli dal fegato per assorbimento intestinale attraverso il circolo portale, o ancora per via ematica o linfatica. La stasi biliare provocherebbe colecistite anche attraverso un insulto chimico delle pareti della cistifellea, mediato dai componenti biliari riassorbiti da parte della mucosa colecistica. Sempre di natura chimica è l'insulto derivante dalla risalita di succhi pancreatici che con i loro enzimi digestivi minano l'integrità della mucosa colecistica. Infine, il quadro è complicato dal ridotto apporto di sangue alla cistifellea (ischemia) legato all'aumento della pressione endoluminale con compressione dei vasi sanguigni. La conseguente ischemia, in assenza di trattamento, può dar luogo alle temibili complicanze della colecistite: necrosi della parete colecistica fino alla sua perforazione e stravaso della bile con peritonite chimica e/o batterica.

Colecistite alitiasica (o acalcolotica)

Si tratta di una forma di colecistite indipendente dalla presenza di calcoli, sebbene sia comune il reperto di stasi biliare. Piuttosto che alla presenza di un calcolo, tale fenomeno è da ricercarsi in altre cause: come debilitazione, sepsi, allettamento prolungato, interventi chirurgici maggiori, traumi importanti, specie se addominali, fratture, ustioni e prolungata nutrizione parenterale. Più comune nei soggetti maschi anziani, la colecistite alitiasica può essere favorita anche dal diabete, da eventi acuti cardiaci, dall'anemia falciforme e da infezioni batteriche, virali o protozoarie - ad es. salmonella, tifo, citomegalovirus, criptosporidi o microsporidi - specie nei pazienti immunocompromessi. L'età avanzata ed il sesso maschile sembrano essere fattori di rischio; nei bambini la maggior parte dei casi di colecistite è acalcolotica.

Da ricordare come responsabili di colecistite alitiasica anche tutte le cause di ostruzione del dotto cistico e del coledoco di natura non calcolotica (processi tumorali, fibrosi, anomalie congenite).

Sintomi

Per approfondire: Sintomi Colecistite


La colecistite acuta è tipicamente accompagnata da sintomi come febbre e dolore al quadrante superiore destro dell'addome e/o alla parte centro superiore, che talvolta può estendersi posteriormente.

A differenza delle coliche biliari, il dolore è persistente e continuo anche dopo l'episodio acuto, seppur vada attenuandosi con il passare del tempo. Viene quindi meno il carattere di rapida regressione ed eventuale intermittenza che caratterizza il dolore da colica biliare tipica.

La sintomatologia dolorosa associata alla colecistite è esacerbata dalla palpazione della regione colecistica da parte del medico, e la sua origine è spesso associata ad un pasto grasso.

L'intensità del dolore non necessariamente si correla con la gravità della colecistite, mentre la relazione è più veritiera con la febbre, che - sempre presente - è in genere modesta nelle forme lievi, e decisamente più elevata nelle forme necrotiche o purulente.

Oltre al dolore, alla febbre ed ai brividi, di comune riscontro sono anche l'anoressia (intesa come mancanza di appetito), la nausea ed il vomito.

L'ittero (colorazione gialla della cute e delle sclere oculari), più o meno evidente, è tipicamente correlato alle forme di colecistite litiasica in cui i calcoli si trovano nel coledoco, impedendo il deflusso enterico anche della bile di provenienza epatica diretta. L'ittero può anche dipendere dalla compressione della via biliare principale da parte di una cistifellea iper-distesa o da una raccolta ascessuale pericolosa.

La colecistite cronica, che può derivare da episodi ripetuti di infiammazione acuta o da un'irritazione cronica di altra natura, può essere asintomatica.

Diagnosi

Caratteristica è l'elevazione dei leucociti neutrofili, dimostrabile con un semplice esame del sangue, insieme a quella della VES (velocità di eritrosedimentazione), della fosfatasi alcalina e all'eventuale iperbilirubinemia, in particolare della quota diretta in caso di litiasi del coledoco.

A tutto ciò, può associarsi il lieve aumento delle transaminasi e delle amilasi sieriche.

L'anamnesi ed il quadro clinico, unitamente agli esami di laboratorio e ad indagini strumentali (ecografia, TAC) consentono di porre diagnosi di colecistite.

Terapia

Per approfondire: Farmaci per la cura della colecistite - Colecistectomia


La terapia della colecistite dev'essere subito attuata, in modo da scongiurare il rischio di complicanze gravi (gangrena e perforazione. Oltre al riposo fisico (a letto) ed intestinale (digiuno) con mantenimento o reintegro dell'equilibrio idrosalino, il trattamento della colecistite prevede il ricorso a farmaci antispastici (scopolamina butilbromuro), analgesici (meperidina o petidina, diclofenac), ed antibiotici (piperacillina, ampicillina, netilmicina, cefalosporine). Dopo l'episodio acuto è bene adottare, sempre come cura generale, una dieta a basso contenuto lipidico e proteico.

In presenza di una colecistite piuttosto grave o complicata (empiema - raccolta di pus per la presenza di batteri piogeni - idrope - accumulo di liquidi e muco con iperestensione dell'organo - gangrena, perforazione della colecisti, peritonite), si rende necessaria una colecistectomia d'urgenza, un intervento chirurgico - oggi eseguibile per via laparoscopica - attraverso il quale viene asportata la colecisti. La mini-invasività della procedura, unitamente al fatto che la cistifellea è un organo di importanza relativa, assicurano una guarigione completa ed un ampio recupero, annullando di fatto il rischio di recidive senza interferire significativamente sulla salute futura del paziente.