Dieta senza bilancia: come calcolare le porzioni a occhio

Dieta senza bilancia: come calcolare le porzioni a occhio
Ultima modifica 03.10.2023
INDICE
  1. Perché stare a dieta senza pesare gli alimenti?
  2. Come evitare l'uso della bilancia?
  3. Conclusioni: perché evitare di pesare i cibi sulla bilancia?

Mettersi "a dieta" è un intervento di correzione spesso difficile da applicare.

Alcune delle più frequenti difficoltà che i pazienti incontrano nell'ambito di una consultazione dietetica "classica" sono:

  1. Difficoltà nel quantizzare il cibo nell'anamnesi alimentare;
  2. Difficoltà nel personalizzazione la propria dieta con la struttura familiare o altro contesto. È un limite operativo a volte importante: per la maggior parte dei pazienti non è facile confezionare o far preparare il proprio pasto in forma differente dal resto della famiglia. I pasti da "separati in casa" hanno, nella maggior parte delle esperienze, una "sopravvivenza" applicativa abbastanza limitata nel tempo, mentre i pazienti affetti da malattie croniche (diabetedislipidemie, obesità etc.) beneficiano di una continuità nell'applicazione delle norme dietetiche.
  3. Difficoltà nel rispetto delle grammature, per uso assiduo della bilancia. È un limite operativo e psicologico. Operativo perché prevede la costante disponibilità di una bilancia e comporta la preparazione di una gran parte dei cibi in forma separata dal contesto abituale di consumo. Costituisce anche un limite psicologico perché può rassicurare alcuni nella certezza applicativa di uno strumento quantitativo, ma contemporaneamente renderli incerti, quando, per ragioni diverse, non sia loro possibile misurare con precisione ciò che mangiano.
https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2023/10/03/dieta-senza-bilancia-orig.jpeg Shutterstock

Perché stare a dieta senza pesare gli alimenti?

Un sistema che non prevede obbligatoriamente l'uso della bilancia può migliorare la compliance dei pazienti alla prescrizione dietetica.

Il concetto di dietetica per volumi nasce proprio nell'ottica di superare questi problemi.

Il primo impatto concettuale del cibo è un prodotto in volume. Le persone, infatti, quando pensano ad un cibo lo "pensano" in modo visivo.

È appunto un sistema di quantificazione delle porzioni tridimensionale, semplice e di facile comprensione, e utilizza un linguaggio di comunicazione prevalentemente gestuale.

È una tecnica basata sul confronto di cibi con volumi di oggetti di uso comune (palla da tennis, mazzo di carte da gioco ecc.) o con i volumi della mano del soggetto che fa la scelta alimentare (pugno, palmo, dita): qualcosa di pratico, reale, e non concettuale.

Come evitare l'uso della bilancia?

Il primo passo consiste nel misurare le dimensioni della propria mano utilizzando una sagoma standardizzata.

Dopo aver definito la propria "taglia" il metodo consiste appunto nel valutare volumetricamente gli alimenti, paragonandoli ad un pugno chiuso, una mano aperta, due - tre o quattro dita, uno due pollici.

  1. Col pugno chiuso si possono valutare alimenti pronti da mangiare (quindi anche cotti) che si sviluppano in altezza, come primi piatti, verdure cotte e crude, pane tipo rosetta.
  2. Con la mano distesa (a dita chiuse, dalla cima del dito medio fino all'attaccatura del polso escludendo il pollice) valutiamo invece cibi quali bistecche, filetti di pesce, affettati, pane a fette.
  3. Le dita sono utili per valutare lo spessore dei cibi (un dito medio è alto circa 1 cm), sono quindi utili per la valutazione dei formaggi o di piccoli dolci.

Conclusioni: perché evitare di pesare i cibi sulla bilancia?

Il metodo della dietetica per volumi consente dunque un risparmio di tempo sia nella fase di anamnesi che nella fase di prescrizione.

Inoltre crea nel paziente quell'elemento di novità che rende più interessante, quindi incisivo quello che diciamo verbalmente.