Angioplastica: A Cosa Serve e Come si Esegue?

Angioplastica: A Cosa Serve e Come si Esegue?
Ultima modifica 04.12.2020
INDICE
  1. Cos'è
  2. Indicazioni
  3. Preparazione
  4. Come Si Esegue
  5. Dopo la Procedura
  6. Rischi e Complicanze
  7. Controindicazioni
  8. Risultati

Cos'è

Angioplastica: Cos’è?

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L'angioplastica è una procedura endovascolare mini-invasiva, associata o meno all'impianto di uno stent, che mira a liberare i vasi sanguigni da possibili restringimenti od ostruzioni, così da migliorare il flusso sanguigno.

Caratterizzata dall'impiego di cateteri forniti di palloncino, l'angioplastica rientra tra le applicazioni terapeutiche eseguite nei laboratori di emodinamica interventistica, presenti negli ospedali maggiori.

Sinonimi di Angioplastica

L'angioplastica è anche nota come angioplastica percutanea.

Indicazioni

Angioplastica: A Cosa Serve?

L'angioplastica serve a eliminare, o quanto meno ridurre, i restringimenti o le occlusioni che possono verificarsi all'interno dei vasi sanguigni, in seguito all'aterosclerosi o a fenomeni di trombosi, o per effetto di processi infiammatori.

L'angioplastica mira a ripristinare, nei limiti del possibile, il flusso sanguigno all'interno di vasi la cui pervietà è compromessa dalla presenza di una placca aterosclerotica, un trombo oppure un'infiammazione vascolare.

I restringimenti e le occlusioni dei vasi sanguigni sono un esempio di stenosi vascolare.

Cos'è l'Aterosclerosi?

L'aterosclerosi è il fenomeno di indurimento delle arterie di medio e grosso calibro, che induce nel tempo, sulla parete interna dei vasi arteriosi appena citati, la formazione di ateromi.
Conosciuti anche come placche aterosclerotiche, gli ateromi sono aggregati di materiale lipidico (soprattutto colesterolo), proteico e fibroso che, per la posizione occupata, risultano di ostacolo al normale flusso sanguigno all'interno delle arterie; inoltre, possono essere oggetto di processi infiammatori, che ne causano la frammentazione e la dispersione in altri vasi sanguigni – questa volta più piccoli – con conseguenti fenomeni occlusivi.

Per approfondire: Aterosclerosi: Cos'è

Angioplastica: Quando Farla?

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L'angioplastica è un trattamento attuabile in presenza di:

  • Restringimenti od occlusioni a carico delle arterie coronarie del cuore. La presenza di queste problematiche è nota con il termine più generale di coronaropatia.
  • Restringimenti delle grandi arterie dovuti all'aterosclerosi.
  • Arteriopatia periferica. È la malattia vascolare caratterizzata dal restringimento dei vasi arteriosi degli arti (superiori o inferiori) e degli organi del tronco.
  • Stenosi carotidea. Si tratta del restringimento od occlusione di una o entrambe le carotidi, ossia i vasi arteriosi che si sviluppano dall'aorta verso il collo per trasportare il sangue ossigenato al cervello.
  • Restringimenti od occlusioni delle vene del torace, dell'addome, del bacino o degli arti (superiori o inferiori).
  • Restringimenti delle arterie renali associati a ipertensione nefrovascolare. Quest'ultima pregiudica la funzionalità renale.
  • Stenosi della fistola artero-venosa nei pazienti che necessitano dell'emodialisi.

Angioplastica Coronarica: Cos’è e A Chi Serve?

Quando è mirata all'eliminazione di stenosi presenti all'interno delle coronarie, l'angioplastica è detta più propriamente angioplastica coronarica, o angioplastica coronarica percutanea transluminale.

L'angioplastica coronarica è una procedura che potrebbe essere indicata a:

  • Persone con problemi di pervietà alle arterie coronarie, che continuano a presentare sintomi quali angina pectoris e dispnea, anche a dispetto di terapie farmacologiche e di un miglioramento dello stile di vita;
  • Individui con un attacco di cuore (o infarto del miocardio) in corso;
  • Soggetti a rischio di infarto.

L'uso del condizionale è d'obbligo, in quanto l'angioplastica coronarica è applicabile soltanto a una particolare frangia di pazienti rientranti nelle categorie sopra elencate: sono, infatti, idonei alla procedura coloro che presentano una coronaropatia di grado lieve-moderato e limitata a una o comunque a poche coronarie.

Per approfondire: Angioplastica Coronarica: A Cosa Serve e Come si Esegue?

Angioplastica Periferica: Cos’è e A Cosa Serve?

"Angioplastica periferica" e "angioplastica percutanea periferica" sono le diciture che definiscono le procedure di angioplastica finalizzate al trattamento delle stenosi dovute all'arteriopatia periferica.

Angioplastica Carotidea: Cos’è e A Cosa Serve?

Come suggerisce il nome, l'angioplastica carotidea è la procedura di angioplastica riservata ai pazienti con una stenosi carotidea.

Angioplastica Venosa: Cos’è e A Cosa Serve?

L'angioplastica venosa è l'intervento di angioplastica attuabile in presenza di stenosi a carico della fistola artero-venosa o di restringimenti dei vasi venosi.

Preparazione

Angioplastica: come prepararsi alla procedura?

Salvo emergenze, l'angioplastica prevede una specifica preparazione.
È prassi, infatti, che, qualche giorno prima della sua esecuzione, il medico interventista (cioè il medico che dovrebbe effettuare la procedura) incontri il paziente, lo sottoponga a una serie di accertamenti clinici e lo informi su tutti i comportamenti e le precauzioni da adottare nel giorno dell'intervento e nelle ore precedenti.

Preparazione all’Angioplastica: gli Esami di accertamento

Gli accertamenti clinici previsti prima di un'angioplastica comprendono, canonicamente, le analisi del sangue, uno scrupoloso esame obiettivo (comprensivo di misurazione dei parametri vitali e, talvolta, di elettrocardiogramma) e un approfondito studio della storia clinica; quest'ultima in particolare mira a chiarire lo stato di salute generale del paziente, se quest'ultimo segue una qualche terapia farmacologica, se presenta allergie a farmaci, sedativi ecc. e se è incinta (nel caso, ovviamente, si tratti di una donna in età fertile).

Gli accertamenti clinici che precedono un'angioplastica servono a stabilire se sussistono controindicazioni alla procedura o rischi particolari e se il paziente è idoneo a sottoporsi all'intervento.

Angioplastica: cosa fare prima dell’intervento

Nel giorno di un'angioplastica, è generalmente previsto che il paziente si presenti a digiuno da almeno 6-8 ore; questo vuol dire che, se la procedura è fissata per il mattino, l'ultimo pasto consentito è quello della sera precedente.

Inoltre:

  • Se il paziente segue una qualche terapia farmacologica anticoagulante, è probabile che in vista dell'angioplastica il medico interventista gli chieda di sospendere temporaneamente il trattamento e di riprenderlo solo su sua indicazione.
  • Se il paziente segue quotidianamente terapie farmacologiche diverse dalle precedenti, è invitato a portare con sé in ospedale i vari medicinali, per il o i giorni di ricovero che potrebbero seguire l'intervento.
  • Il paziente deve organizzare il suo rientro a casa, chiedendo aiuto a un familiare o a un amico, in quanto dopo l'intervento potrebbe sentirsi debilitato.

Come Si Esegue

Angioplastica: la strumentazione impiegata

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Uno stent.

Durante le procedure di angioplastica, trovano impiego:

  • Una macchinario per la scansione ai raggi X, comprensivo di un lettino radiologico (destinato ad accogliere il paziente) e un monitor che riproduca quanto generato dalla scansione.
  • Un sottile e flessibile filo metallico, chiamato filo-guida, che, una volta introdotto a livello vascolare, serve a condurre il catetere diagnostico, il catetere a palloncino ed, eventualmente, lo stent nella sede desiderata (ossia dove è presente il restringimento).
  • Un catetere definito diagnostico, il cui scopo è, una volta condotto nella sede del restringimento, diffondere un mezzo di contrasto visibile ai raggi X.
  • Un catetere fornito di un palloncino gonfiabile, il cui gonfiaggio in sede di restringimento permette di ristabilire una certa pervietà vasale.
  • Uno stent, ossia un piccolo cilindro espandibile a maglie metalliche realizzato appositamente per consolidare gli effetti del catetere a palloncino.
  • Sedativi, anestetici locali, anticoagulanti, aghi-cannula e strumenti per il monitoraggio delle funzioni vitali (pressione, battito cardiaco ecc.).

Angioplastica: come si svolge la procedura?

Sono sostanzialmente sei i momenti salienti di una generica angioplastica; eccoli brevemente in ordine temporale:

  • Posizionamento e sedazione del paziente, e monitoraggio delle sue funzioni vitali;
  • Creazione di un punto di accesso vascolare e inserimento di un filo-guida per il catetere diagnostico;
  • Inserimento e posizionamento del catetere diagnostico, e iniezione del mezzo di contrasto;
  • Conduzione in sede di ostruzione/restringimento del catetere a palloncino;
  • Gonfiaggio del palloncino e, talvolta, applicazione di un stent;
  • Estrazione dei cateteri e del filo-guida, e conclusione della procedura.

Posizionamento del paziente

Per prima cosa, il paziente deve svestirsi e indossare un camice appositamente preparato per lui; assieme ai vestiti, deve togliere anche eventuali occhiali, orologio, gioielli vari ecc.

Quindi, una volta indossato il camice, riceve indicazione dal personale medico di accomodarsi sul lettino radiologico su cui, successivamente, il medico interventista effettuerà l'angioplastica.

Sedazione

La somministrazione dei sedativi avviene tramite un ago-cannula inserito solitamente su un avambraccio del paziente.
Il dolore procurato dall'inserimento dell'ago-cannula è minimo, talvolta impercettibile.

La sedazione serve soltanto a favorire il rilassamento del paziente; quest'ultimo, pertanto, rimane cosciente, anche se assonnato, per tutta la durata della procedura.

Alle volte, la somministrazione di sedativi si accompagna a quella di anticoagulanti; lo scopo di quest'ultimi è prevenire la formazione di coaguli sanguigni dovuti al successivo passaggio dei vari cateteri.

Monitoraggio delle Funzioni Vitali

Dopo la sedazione, un assistente del medico specialista si occupa di collegare il paziente agli strumenti medicali che servono alla misurazione e al monitoraggio di pressione sanguigna, battito cardiaco e saturazione dell'ossigeno nel sangue.

Il monitoraggio dei suddetti parametri vitali serve a rilevare per tempo eventuali problematiche che possono verificarsi durante l'angioplastica.

Creazione del Punto di Accesso

Il punto di accesso è una piccola perforazione praticata in un'arteria e garantita da una sorta di ago-cannula, che serve a introdurre, a livello vascolare, il filo-guida, il catetere diagnostico e il catetere a palloncino. 
In un'angioplastica, il punto di accesso può localizzarsi sull'arteria femorale a livello dell'inguine oppure sull'arteria brachiale.

È da segnalare che, prima di praticare il punto di accesso, il medico interventista, con i suoi collaboratori, provvede a lavare e disinfettare l'area di interesse e, successivamente, a iniettarvi un anestetico locale (per ridurre il fastidio indotto dalla procedura di perforazione).

Inserimento del Filo-Guida

Una volta creato il punto di accesso, il medico interventista vi introduce un filo metallico molto sottile e flessibile, chiamato semplicemente filo-guida; dopodiché, avvia la strumentazione ai raggi X e, con il sostegno delle immagini fornite da quest'ultima, provvede a condurre il filo-guida in prossimità dell'ostruzione/restringimento.
Lo scopo del filo-guida è agire come una sorta di binario ferroviario su cui trasportare il catetere diagnostico nei pressi dell'ostacolo vascolare. 

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Inserimento e Conduzione del Catetere Diagnostico in sede di Restringimento

Una volta posizionato il filo-guida, è il turno del catetere diagnostico: il medico interventista lo inserisce nel sistema vascolare attraverso il punto di accesso sull'arteria femorale o brachiale e lo conduce in prossimità del restringimento con l'aiuto del filo-guida.

Di norma, l'operazione di conduzione al cuore del catetere diagnostico non è dolorosa e non provoca altre particolari sensazioni; se però così non fosse e il paziente avvertisse un qualche tipo di fastidio, è importante che lo comunichi immediatamente.

Iniezione del Mezzo di Contrasto

Dopo aver posizionato il catetere diagnostico, il medico interventista inietta attraverso di esso un mezzo di contrasto visibile ai raggi X, il quale, una volta diffuso nei vasi dove è stato collocato, mostra su un monitor l'ostruzione/restringimento vascolare.

In questo caso, il paziente avverte distintamente il rilascio del mezzo di contrasto: all'iniezione di quest'ultimo, infatti, avverte una sorta di vampata di calore, che con termine inglese è detta flashing.

Inserimento del Catetere a Palloncino

Individuato l'impedimento al flusso sanguigno, il medico interventista introduce all'interno del catetere diagnostico e conduce in sede di ostruzione /restringimento una sonda molto sottile, dotata a livello dell'estremità che penetra nel sistema vascolare di una componente espandibile, chiamata palloncino; questa sonda è il più volte citato catetere a palloncino.

Fondamentali per la conduzione in sede appropriata del catetere a palloncino sono la strumentazione ai raggi X e il complesso catetere diagnostico – filo-guida (quest'ultimi permettono di indirizzare il catetere a palloncino dove risiede l'ostruzione).

Gonfiaggio del Palloncino

Completato il posizionamento del catetere a palloncino, il medico interventista provvede a gonfiare e sgonfiare il palloncino; quest'ultimo, al momento dell'espansione, spinge contro le pareti l'ostacolo vascolare, ripristinando la pervietà del vaso sanguigno ostruito/ristretto.

Alle volte, per ottenere un risultato migliore, potrebbe gonfiare e sgonfiare più volte il palloncino.

Il gonfiaggio del palloncino potrebbe provocare una sensazione di disagio al paziente; tale sensazione, tuttavia, è temporanea e svanisce non appena il palloncino si sgonfia.

Applicazione di uno Stent

Ormai sempre più spesso, al gonfiaggio del palloncino segue l'applicazione di uno stent; gli stent sono piccoli cilindri espandibili a maglie metalliche, che servono a mantenere pervi i vasi sanguigni aventi una tendenza all'occlusione/restringimento.

Sostanzialmente, l'applicazione di uno stent ha lo scopo di prolungare gli effetti derivanti dal gonfiaggio del palloncino.

Estrazione dei Cateteri e Conclusione

Una volta che il medico interventista ha ripristinato la pervietà vasale, l'angioplastica può considerarsi quasi al termine.

A sancirne la conclusione sono l'estrazione dei vari cateteri e del filo-guida, seguita dal tamponamento del punto di accesso.

Angioplastica: Quanto Dura?

Gli interventi di angioplastica possono durare da una a più di due ore, a seconda dell'entità del restringimento/ostruzione.

Dopo la Procedura

Angioplastica: cosa succede dopo l’intervento?

Al termine di un'angioplastica, il personale medico provvede a spostare il paziente in una sala di ricovero, per sottoporlo a un monitoraggio delle condizioni di salute.

Questa fase di monitoraggio può durare diverse ore; in quest'arco di tempo, il paziente deve stare sdraiato, per evitare sanguinamenti dal punto di accesso (specie se localizzato a livello dell'arteria femorale).

Il monitoraggio del paziente prevede la misurazione dei parametri vitali e visite periodiche da parte del medico interventista, il tutto allo scopo di sincerarsi del buon esito dell'intervento.

Angioplastica e Dimissioni

Di norma, dopo un'angioplastica è previsto un ricovero ospedaliero di 1-2 giorni, a seconda della risposta del paziente al trattamento.

Nel corso del ricovero, proseguono i controlli medici, mirati a valutare l'esito della procedura.

Angioplastica: come sta il paziente dopo l’intervento?

Nelle prime 24 ore che seguono un'angioplastica, il paziente potrebbe sentirsi confuso e avere problemi di coordinazione: sono i postumi della sedazione, destinati a scomparire progressivamente.

In genere, la ferita in corrispondenza del punto di accesso tende a procurare dolore per alcuni giorni; alla luce di ciò, il medico interventista potrebbe prescrivere un antidolorifico, raccomandandosi però di controllare periodicamente l'aspetto della ferita.

Angioplastica: i Tempi di Recupero

Se l'intervento è andato a buon fine, i tempi di recupero da un'angioplastica programmata sono di una settimana circa.

Tale tempistica si allunga, talvolta anche di molto, in caso di complicanze o quando la procedura è in regime di emergenza (es: infarto nel caso di un'angioplastica coronarica).

Cosa Fare dopo un’Angioplastica

Dopo un'angioplastica, è indicato:

  • Bere molta acqua per accelerare l'eliminazione del mezzo di contrasto dall'organismo;
  • Stare a riposo per almeno una settimana;
  • Sottoporsi ai controlli periodici;
  • Seguire le istruzioni del medico in merito a:
    • I farmaci concessi e indicati. Tra i farmaci indicati, potrebbero figurare gli anticoagulanti: questi servono a prevenire fenomeni trombo-embolici, un possibile rischio delle procedure di angioplastica;
    • Quando tornare a lavorare;
    • Come mantenere pulita la ferita che risulta dal punto di accesso;
    • Quando riprendere le varie attività quotidiane.
  • Adottare stabilmente uno stile di vita sano.

Cosa Non Fare dopo un’Angioplastica

Dopo un'angioplastica, è buona norma:

  • Evitare per diversi giorni qualsiasi attività faticosa;
  • Evitare di guidare nelle prime 24 ore che seguono l'intervento;
  • Evitare docce e bagni completi quanto meno per la prima settimana (precauzione atta a scongiurare la riapertura della ferita).

Quando contattare il medico dopo un’Angioplastica?

Dopo un'angioplastica, il paziente dovrebbe contattare immediatamente il medico interventista o recarsi al più vicino centro ospedaliero se:

  • Il punto di accesso sanguina (emorragia) senza accennare a fermarsi e/o si gonfia. In caso di emorragia, un rimedio temporaneo in attesa di cure è premere sulla ferita.
  • Il dolore in corrispondenza della ferita cresce, invece di diminuire.
  • La ferita si infetta. I classici segni di infezione sono arrossamento cutaneo e febbre.
  • Sono presenti in modo persistente sintomi quali, per esempio, debolezza, senso di svenimento, dolore al torace (dopo un'angioplastica coronarica) ecc.

Rischi e Complicanze

L’Angioplastica è pericolosa?

Nonostante i miglioramenti della tecnica esecutoria e delle abilità dei medici interventisti, l'angioplastica è pur sempre una procedura che prevede l'impiego di strumenti, quali per esempio i cateteri vascolari, il cui utilizzo è associato a una serie di rischi non trascurabili.

Angioplastica: le Complicanze

Tra i potenziali rischi dell'angioplastica, figurano complicanze più o meno gravi.
Fortunatamente, le complicanze più gravi sono rare.

Complicanze Minori

  • Perdita di sangue dalla ferita presente laddove il medico interventista ha inserito i vari cateteri.
  • Ematoma nel punto di inserimento dei cateteri. In genere, scompare nel giro di due settimane.
  • Reazione allergica al mezzo di contrasto o a uno dei medicinali (sedativi, anestetici ecc.) usati durante l'intervento.
  • Infezioni a carico della ferita.

Gravi Complicanze

  • Fenomeni trombo-embolici indotti dal passaggio del catetere diagnostico lungo il sistema vascolare. In alcune tipologie di angioplastica (es: angioplastica coronarica), questi fenomeni trombo-embolici possono essere responsabili di infarto del miocardio o ictus ischemico).
  • Danno vascolare alle arterie attraversate dal catetere diagnostico.
  • Ricomparsa dell'ostruzione/occlusione.
  • Formazione di coaguli sanguigni dovuti allo stent.
  • Danno renale. È dovuto al mezzo di contrasto.

È da segnalare che, a seconda del tipo di angioplastica, alle complicanze sopra elencate se ne possono aggiungere altre più specifiche (es: aritmia cardiaca, in caso di angioplastica coronarica).

Angioplastica: Chi è più a Rischio Complicanze

Durante un'angioplastica, aumentano il rischio di complicanze fattori come:

  • L'età avanzata;
  • La realizzazione della procedura senza un'adeguata preparazione (accade nelle emergenze);
  • La presenza di una grave malattia renale;
  • La presenza di una grave malattia di cuore.

Controindicazioni

Angioplastica: quando è controindicata?

Non esistono controindicazioni assolute all'angioplastica, ma soltanto controindicazioni relative; quest'ultime, in particolare, sono:

  • L'insufficienza renale acuta;
  • La gravidanza;
  • Un'allergia grave al mezzo di contrasto;
  • La presenza di una gravi disabilità fisica che impedisca al paziente di sdraiarsi;
  • La presenza di malattie della coagulazione;
  • L'obesità grave.

È da segnalare che, a seconda del tipo di angioplastica, alle controindicazioni sopra elencate se ne possono aggiungere altre più specifiche.

Risultati

Angioplastica: i Vantaggi

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L'angioplastica è un intervento che, in molti casi, riesce nel suo intento, ossia: eliminare il restringimento/occlusione vascolare.

Si tratta, inoltre, di una procedura minimamente invasiva, che non prevede grandi incisioni e che permette un recupero in tempi oggettivamente brevi.

Angioplastica: gli Svantaggi

Per quanto riguarda gli svantaggi della tecnica in questione, è da segnalare che:

  • Non sempre gli effetti di un'angioplastica sono duraturi nel tempo; i vasi oggetto di intervento, infatti, possono ostruirsi nuovamente, rendendo necessario una seconda procedura.
  • L'angioplastica non è sempre applicabile.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza