Ultima modifica 17.04.2019

Introduzione

Stafilococco normalmente non patogeno e non invasivo, lo Staphylococcus epidermidis è un batterio gram positivo pressoché onnipresente nella cute umana, riscontrabile talvolta anche nelle mucose. Nonostante rientri tra i microorganismi commensali, lo Staphylococcus epidermidis si veste di significato patogeno quando - in alcuni soggetti predisposti ed in condizioni ad esso favorevoli - crea danno.
Prima di analizzare le infezioni veicolate da questo stafilococco analizziamolo brevemente dal punto di vista microbiologico.

Descrizione microbiologica

Staphylococcus epidermidisS. epidermidis è una delle 33 specie classificate nel genere Staphylococcus: stiamo parlando di un batterio gram positivo particolarmente resistente, immobile, disposto in grappoli. Dopo una notte di incubazione, lo Staphylococcus epidermidis forma colonie bianche dal diametro di 1-2 millimetri. Su terreno agar sangue non produce emolisi (batterio non emolitico). Per completare la scheda di presentazione, ricordiamo che Staphylococcus epidermidis è un batterio catalasi positivo, coagulasi ed ossidasi negativo ed anaerobio facoltativo. Non tutti i ceppi di questo microorganismo sono fermentanti.
Dai numerosi test biochimici eseguiti su Staphylococcus epidermidis, sono emersi interessanti risultati, di seguito riassunti:

  • Reazione debolmente positiva al test nitrato-reduttasi
  • Staphylococcus epidermidis non è in grado di idrolizzare la gelatina → assenza dell'enzima gelatinasi
  • Utilizza glucosio, saccarosio e lattosio per formare prodotti acidi
  • È positivo per la produzione di ureasi (enzima che catalizza l'idrolisi dell'urea in ammoniaca + biossido di carbonio)

Nei test di rilevamento batterico, è indispensabile distinguere Staphylococcus epidermidis da Staphylococcus saprophyticus: entrambi i batteri sono coagulasi negativi e sono simili per numerosi aspetti. Ciò che li distingue è la resistenza/sensibilità alla novobiocina: Staphylococcus epidermidis risulta sensibile a questo antibiotico, mentre lo Staphylococcus saprophyticus è resistente.


Staphylococcus saprophyticus causa infezioni a carico delle vie urinarie. Le affezioni veicolate da questo patogeno colpiscono prevalentemente le giovani donne

Infezioni correlate

Lo Staphylococcus epidermidis costituisce una buona porzione della normale flora cutanea e mucosale: in condizioni fisiologiche, il batterio non crea alcun disturbo all'ospite. Basti pensare che lo Staphylococcus epidermidis rappresenta il 65-90% di tutti gli stafilococchi che popolano abitualmente cute, vagina, uretra e cavo orale.

  • Tuttavia, in determinate condizioni, lo Staphylococcus epidermidis può tramutare la sua veste da commensale a patogeno opportunista. Questo batterio tende a creare danno nei soggetti immunocompromessi, cateterizzati, sottoposti ad impianti chirurgici o trapiantati.

Se raffrontato a Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis costituisce una causa meno comune di infezioni opportunistiche. Tuttavia, similmente ad Enterococcus faecalis, S. epidermidis occupa una posizione rilevante nelle infezioni nocosomiali. Difatti, la maggior parte delle infezioni sostenute da Staphylococcus epidermidis è documentata in ambiente ospedaliero. Questo fenomeno può essere il risultato dell'utilizzo continuo di sostanze disinfettanti ed antibiotici nelle strutture sanitarie: una simile condizione sembra aver favorito la selezione di nuovi ceppi di Staphylococcus epidermidis, virulenti per l'organismo.

  • Gli Staphylococcus epidermidis sono dotati di una particolare struttura extracellulare (glicocalice) che ricopre la superficie tissutale esterna. Questo strato esterno alla parete cellulare funge da strumento di adesione del batterio a moltissime e svariate superfici, quali cute e cateteri. La suddetta pellicola polisaccaridica conferisce dunque al batterio la capacità di aderenza.

È proprio per la straordinaria capacità di legarsi ai cateteri che lo Staphylococcus epidermidis è divenuto un nemico degli ambienti ospedalieri.


Per evitare la diffusione e la trasmissione dello Staphylococcus epidermidis è indispensabile la sterilizzazione di ogni ambiente ospedaliero di intervento.


Nei pazienti con sistema immunitario gravemente compromesso, nei soggetti sottoposti a trapianto o cateterizzati, lo  Staphylococcus epidermidis può creare sepsi o setticemia (soprattutto nel neonato),endocarditinei soggetti aventi valvole artificiali ed infezioni del catetere venoso centrale. Anche i pazienti in dialisi sono a rischio di contrarre infezioni da Staphylococcus epidermidis.

Terapie e resistenza agli antibiotici

Lo Staphylococcus epidermidis si rivela piuttosto resistente agli antibiotici: questa caratteristica sembra essere dovuta proprio alla presenza del glicocalice. Questa pellicola polisaccaridica, infatti, non conferisce al batterio solamente la capacità di aderire alle più svariate superfici: il glicocalice costituisce anche una sorta di protezione dalla fagocitosi e dagli antibiotici.
Ad ogni modo, i pazienti colpiti dalle infezioni sostenute da Staphylococcus epidermidis sembrano rispondere positivamente ad una cura antibiotica con vancomicina, eventualmente associata a rifampicina ed aminoglicosidi.
La miglior cura per le infezioni da Staphylococcus epidermidis è la prevenzione, dunque la corretta igiene degli ambienti ospedalieri e degli strumenti medici, ed il continuo ed accurato lavaggio delle mani.