Rottura delle Acque

Ultima modifica 10.01.2020

Generalità

Quando si parla di rottura delle acque, si vuole indicare uno dei sintomi caratteristici del travaglio. Più precisamente, tale sintomo si manifesta al termine della gravidanza e rappresenta un chiaro segnale dell'imminente parto.
Rottura delle AcqueIn verità, più che di rottura delle acque, sarebbe corretto parlare di "rottura spontanea delle membrane" o, in gergo medico, di amnioressi spontanea; questo perché tale sintomo consiste proprio nella rottura del sacco amniotico (involucro contenente il feto e il liquido amniotico).

Caratteristiche

Com'è facilmente intuibile, la rottura delle acque è accompagnata dalla fuoruscita del liquido amniotico precedentemente contenuto nell'omonimo sacco.
Il liquido che fuoriesce nel momento in cui si ha la rottura delle acque è un liquido incolore, inodore e caldo. Queste caratteristiche permettono di differenziarlo dalle perdite vaginali (più vischiose e di colore biancastro) e dalle perdite involontarie di urina (odore acre), che sono tipiche soprattutto del periodo finale della gravidanza.
Il liquido, tuttavia, non sempre esce in quantità ingenti, tali da permettere alla donna di riconoscere con certezza l'avvenuta rottura delle acque. Infatti, in alcuni casi, il sacco amniotico potrebbe non rompersi completamente, dando origine a piccole e discontinue perdite, e questo potrebbe confondere le idee alla gestante. Per questo motivo, in caso di dubbio e/o qualora si dovessero verificare perdite di liquido di origine incerta al termine della gravidanza, è sempre bene rivolgersi immediatamente al proprio ginecologo o recarsi in ospedale, dove verrà effettuata una corretta diagnosi.

Sintomi Associati

La rottura delle acque, solitamente, avviene all'inizio del travaglio ed è associata ad altri sintomi, come le contrazione uterine. Tali contrazioni sono caratterizzate da un dolore che si fa via via più intenso, e si presentano in maniera continuativa, ad intervalli regolari che tendono ad accorciarsi man mano che ci si avvicina al momento del parto.
Tuttavia, in alcuni casi, può anche accadere che le acque si rompano prima dell'insorgenza delle contrazioni e questo potrebbe provocare alcuni problemi.
La rottura delle acque senza la presenza delle contrazioni uterine, infatti, può esporre sia la madre che il feto a un aumentato rischio di contrazione di infezioni. Normalmente, il sacco amniotico è privo di microorganismi patogeni o potenzialmente tali, mentre questi sono presenti a livello genitale, urinario e rettale. La rottura delle acque senza contrazioni, potrebbe far sì che questi patogeni entrino in contatto con il liquido amniotico e il feto, esponendolo così a potenziali rischi.
In questi casi, se la gestante è giunta al termine della gravidanza, solitamente s'interviene con il ricovero ospedaliero e con l'osservazione sia della madre che del feto. Se le contrazioni uterine non compaiono nelle successive 24 ore, allora verranno indotte artificialmente in ospedale attraverso la somministrazione di farmaci appositi, oppure attraverso altri metodi che il medico riterrà più opportuni per ciascun caso.

Rottura delle Acque prematura

In alcuni casi, la rottura delle acque può avvenire in largo anticipo rispetto alla data prevista per il termine della gravidanza. In queste situazioni, pertanto, si parla di rottura prematura delle acque, o di amnioressi pretermine.
Oltre al potenziale rischio di contrarre infezioni sia per il feto che per la madre, in caso di rottura delle acque pretermine, si va incontro al rischio di un parto prematuro, con tute le conseguenze che ne possono derivare.
In questi casi, quindi, è fondamentale rivolgersi istantaneamente al proprio ginecologo e recarsi in ospedale, dove verranno adottate tutte le misure possibili per salvaguardare l'incolumità sia del feto, sia della madre.

Induzione della Rottura delle Acque

Talvolta, potrebbe verificarsi la necessità di indurre artificialmente la rottura delle acque. In ambito medico, in questi casi, si parla di amnioressi iatrogena.
Il delicato procedimento che prevede la rottura artificiale delle acque prende il nome di amniotomia e dev'essere eseguito solo ed esclusivamente da un ginecologo o, eventualmente, da un ostetrico.
Tale procedura chirurgica, consiste sostanzialmente nell'eseguire un'incisione nel sacco amniotico mediante l'utilizzo di un apposito strumento. Non appena la membrana del sacco amniotico viene incisa, si va incontro alla rottura delle acque che, a sua volta, promuove la produzione di prostaglandine. Le prostaglandine così prodotte stimolano le contrazioni uterine e il tutto si traduce in un'accelerazione della tempistica del parto.
L'amniotomia, tuttavia, dev'essere praticata solo in casi ristretti e solo quando è realmente necessaria, come, ad esempio, nel caso in cui il travaglio stia procedendo in maniera eccessivamente lenta, oppure nel caso in cui, a travaglio avanzato, la rottura delle acque non si sia ancora verificata in maniera spontanea.
Infatti, questo intervento chirurgico non è certo esente da effetti collaterali; al contrario, con questa procedura vi è un aumento del rischio di contrarre infezioni intrauterine, così come sussiste il rischio di provocare variazioni nel ritmo cardiaco del feto che, perciò, dovrà essere attentamente monitorato, sia prima che dopo l'induzione artificiale della rottura delle acque.


Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista