Ultima modifica 02.04.2020

Anemia sideropenica

L'anemia sideropenica è una malattia causata dalla carenza di ferro nell'organismo, che si manifesta molto spesso in gravidanza. Se si lamenta stanchezza, tachicardia, diminuzione della concentrazione e pallore, molto probabilmente ci si trova di fronte ad uno stato di anemia, i cui sintomi sono determinati, aldilà della carenza di ferro in sé, dalla scarsa ossigenazione dei tessuti. Il ferro, infatti, rappresenta un minerale fondamentale per la sintesi dell'emoglobina, implicato nella respirazione cellulare e nel metabolismo degli acidi nucleici.

Fabbisogno di ferro

Ferro in gravidanzaDurante lo stato di maternità, con riferimento particolare agli ultimi mesi di gestazione, il fabbisogno di ferro aumenta, a causa, soprattutto, della consistente diluizione del sangue e dell'aumentata richiesta metabolica associata allo stato di gravidanza. In media, una persona adulta necessita di una quantità di ferro pari a 10-15 mg/die, mentre una donna in gravidanza ne ha bisogno di almeno 30 mg/die di ferro.

Scelta dei cibi in gravidanza

Com'è noto, durante la gravidanza è necessario scegliere con maggiore cura gli alimenti, per tutelare la salute della donna e in particolare del bambino; ad esempio, pur sapendo che la carne rossa, cruda in particolar modo, è un ottima fonte di ferro, la donna dovrebbe evitare di consumare questo cibo allo stato crudo, essendo probabile fonte di microrganismi che potrebbero nuocere al bambino, provocando malattie gravi (come la toxoplasmosi). Tra gli alimenti da evitare, oltre alla carne rossa cruda, si ricordano le uova crude, i formaggi molli con crosta e muffe, il pesce crudo ed il latte crudo non pastorizzato dei distributori. Inoltre, si dovrebbe evitare di mangiare troppo pesce, specie se di grossa taglia, per il rischio di accumulare metalli pesanti, quali il mercurio, che possono provocare seri danni alla salute del piccolo.

Ferro e Vit. B9

Nonostante la donna in gravidanza ponga in genere molta attenzione nel seguire una dieta corretta, un'integrazione di ferro è pur sempre consigliata, magari associandolo a lattoferrina per favorirne l'assorbimento; la lattoferrina, infatti, lega e trasporta il ferro fino all'intestino e legandosi agli enterociti ne facilita l'ingresso nella circolazione sistemica.

È noto che in gravidanza anche un'integrazione di acido folico è fondamentale per lo sviluppo del bambino: l'acido folico (vitamina B9) è un coenzima responsabile di molte reazioni cellulari e - dal momento che non viene sintetizzato dal nostro organismo (anche se una piccola quota viene prodotta dalla flora batterica intestinale) - dev'essere assunto regolarmente con la dieta. Considerando che l'acido folico può correggere l'anemia in gravidanza, sono stati condotti degli studi riguardanti la connessione ferro-acido folico, per verificare se l'assunzione di acido folico possa in qualche modo aumentare la disponibilità del minerale. A tal proposito, si è notato che l'assunzione combinata di ferro e vitamina B9 migliora i parametri del sangue, andando a correggere la carenza di ferro; da considerare, però, che l'integrazione congiunta di acido folico, lattoferrina e ferro sembra essere ancor più efficace.

Carenza di ferro

La carenza di ferro in gravidanza non è un fattore da sottovalutare, in quanto il bambino potrebbe andare in contro a molti problemi: potrebbe nascere prima del termine stabilito, potrebbe essere sottopeso alla nascita o incorrere in un maggior rischio di carenza di ferro nei primi mesi di vita; potrebbe avere un deficit a livello neurologico e comportamentale in età scolare ed essere più soggetto a sviluppare malattie cardiovascolari. Da qui si capisce quanto importante sia l'assunzione di ferro per la madre durante tutta la gravidanza, in particolare nel terzo trimestre, quando la richiesta di ferro da parte dell'organismo aumenta notevolmente.

Se una diminuzione di ferro può provocare serie conseguenze, un'integrazione moderata è praticamente priva di rischi ed assolutamente consigliabile per favorire il deposito dello stesso nel nascituro e nella madre. Tale integrazione serve sia per la gravidanza, sia per il periodo post-partum.

Abbinamento dei cibi

Aldilà della specifica integrazione di ferro, alle donne in gravidanza si dovrebbe consigliare anche un corretto abbinamento dei cibi, allo scopo di favorire il massimo assorbimento del ferro: non basta, dunque, mangiare spesso alimenti come cereali integrali, carne magra, pesce, crostacei, frutta a guscio e ortaggi verdi; la biodisponibilità del ferro è infatti aumentata se i cibi che lo contengono vengono assunti insieme a fonti di acido ascorbico: la vitamina C è molto presente in natura, soprattutto nella verdura e nella frutta fresca. La vitamina C, oltre a rendere maggiormente biodisponibile il ferro, gode di ottime proprietà antiossidanti, che proteggono l'organismo dall'attacco dei radicali liberi.
Ci sono alimenti che ostacolano l'assorbimento del ferro: proprio per questo motivo, è sconsigliato l'eccesso di , ricco in tannini, e di cereali integrali, ricchi di acido fitico.

Integrazione di ferro: rischi

Se suggerire l'integrazione di ferro in gravidanza è un ottimo consiglio, non sempre è semplice metterlo in pratica: infatti, gli effetti avversi ascrivibili all'integrazione di ferro non sono certo piacevoli, tanto da spingere, a volte, le donne ad interrompere l'assunzione del supplemento. Tra i disturbi più comuni che possono derivare da un'integrazione di ferro si evidenzia una consistente irritabilità gastrica, che può provocare non solo crampi e nausea, ma anche vomito. A livello intestinale, la donna può invece lamentare stipsi, diarrea, dolore e variazioni della popolazione batterica (disbiosi).


La tradizione insegna

Anticamente, per cercare di contrastare l'anemia, si utilizzava il miele di grano saraceno, che vanta proprietà rimineralizzanti e ricostituenti.
Particolare era la tecnica della "mela e dei chiodi", consigliata alle donne subito dopo la gravidanza per evitare l'anemia: la pratica consisteva nell'infilare in una mela cinque chiodi lunghi per due ore; passato il tempo necessario, i chiodi venivano tolti e la mela veniva mangiata. Questo perché la mela, essendo ricca di umidità, riesce ad ossidare il ferro; così facendo il frutto si arricchisce di questo minerale, anche se in una forma poco biodisponibile.