Ultima modifica 01.04.2020

Generalità

I farmaci epatotossici sono farmaci, impiegati per la cura di patologie anche molto diverse fra loro, che tra i vari effetti collaterali includono un'effetto potenzialmente dannoso sul fegato.
Farmaci EpatotossiciL'epatotossicità, infatti, è definita come la capacità posseduta da una sostanza di esercitare un effetto dannoso sul fegato. Più nel dettaglio, quando l'epatotossicità è indotta da farmaci, si preferisce parlare di "epatotossicità iatrogena".
Il fegato è un organo fondamentale, che svolge moltissime attività all'interno del nostro organismo, fra cui ritroviamo il metabolismo dei farmaci. Tuttavia, alcuni farmaci, o alcuni prodotti derivanti dal loro metabolismo, possono provocare danni - talvolta anche molto gravi - alle cellule epatiche, compromettendone così la corretta funzionalità.

Tipi di Epatotossicità

I farmaci epatotossici possono provocare danni al fegato di diverso tipo. Tali danni possono essere classificati in differenti modalità e con differenti criteri.
Una prima, possibile, classificazione è quella che definisce i danni epatici come reazioni avverse derivanti dalla somministrazione di farmaci epatotossici e che suddivide tali reazioni in due categorie:

  • Reazioni di tipo A: sono reazioni cosiddette prevedibili e dose-dipendenti. Queste reazioni sono caratterizzate da un'elevata incidenza e, solitamente, sono rappresentate da necrosi epatocellulare, che può essere causata direttamente da un farmaco, oppure da un suo metabolita. Un esempio può essere quello del paracetamolo, il cui metabolismo porta alla formazione di un metabolita tossico che, a basse dosi, il fegato è in grado di neutralizzare, mentre ad elevate dosi no.
  • Reazioni di tipo B: queste reazioni sono imprevedibili, dose-indipendendenti e caratterizzate da una bassa incidenza. Solitamente, le reazioni di tipo B sono idosincrasiche o immuno-mediate e possono presentarsi sotto forma di epatite acuta, epatite cronica attiva, epatite granulomatosa, colestasi (con o senza epatite), colestasi cronica, steatosi, necrosi acuta epatocellulare e tumori epatici.

La tempistica con la quale i farmaci epatotossici possono provocare le reazioni di tipo A può variare da qualche giorno, fino a qualche settimana; mentre le reazioni di tipo B possono comparire anche a distanza di mesi o addirittura anni da quando è iniziata la somministrazione dei farmaci epatotossici in questione.
Un'ulteriore suddivisione può essere effettuata in funzione della tipologia dei danni provocati dai farmaci epatotossici. In questo caso, possiamo distinguere:

  • Danno di tipo epatocellulare;
  • Danno di tipo colestatico;
  • Danno di tipo misto.

Meccanismi di Epatotossicità

I meccanismi d'azione attraverso i quali i farmaci epatotossici possono indurre danni al fegato sono molteplici. Fra questi, ricordiamo:

  • Formazione di specie radicaliche che inducono stress ossidativo danneggiando così le cellule epatiche;
  • Danneggiamento degli organelli cellulari degli epatociti, come, ad esempio, i mitocondri;
  • Interazione con i sistemi microsomiali epatici;
  • Interazioni e conseguente danneggiamento delle cellule costituenti i dotti biliari;
  • Interazione del farmaco, o di suoi metaboliti, con molecole presenti sulla membrana degli epatociti, oppure contenute al loro interno, che può portare al blocco delle normali funzionalità cellulari o al blocco di reazioni chimiche assolutamente necessarie per la sopravvivenza delle cellule.

Tipi di Farmaci Epatotossici

I farmaci epatotossici sono numerosi e appartengono alle più diverse classi terapeutiche, dagli antinfiammatori, per passare attraverso gli antidepressivi e gli antibiotici, fino ad arrivare agli immunosoppressori e agli antitumorali (quelle appena elencate sono comunque solo alcune delle classi di farmaci che comprendono al loro interno principi attivi potenzialmente epatotossici).
Ad ogni modo, per avere un quadro più semplice, tutti questi farmaci epatotossici possono essere raggruppati in funzione del tipo di danno epatico che sono in grado di scatenare.
A questo proposito, possiamo suddividere tali farmaci nel seguente modo:

Farmaci epatotossici che provocano un danno di tipo epatocellulare

Farmaci epatotossici che provocano un danno di tipo colestatico

Farmaci epatotossici che provocano un danno di tipo misto

Questi sono solo alcuni esempi dei farmaci (noti) che possono dare origine a tossicità epatica.
Naturalmente, quando il medico decide di intraprendere una terapia a base di farmaci epatotossici noti, è molto importante che la funzionalità del fegato del paziente sia regolarmente monitorata, in modo tale da individuare in maniera tempestiva l'insorgenza di eventuali danni al fegato.

Sintomi

I sintomi che possono manifestarsi nei pazienti in seguito ad assunzione di farmaci epatotossici variano in funzione di diversi fattori, quali il tipo di principio attivo impiegato, la dose di farmaco somministrata, lo stato di salute del paziente, la presenza di patologie epatiche preesistenti, ecc.
In qualsiasi caso, fra i sintomi più comuni che possono manifestarsi in caso di danno epatico, ricordiamo:

Analisi del Sangue

Ad ogni modo, un'eventuale epatotossicità può essere individuata anche tramite le analisi del sangue. Più nel dettaglio, in caso di danno epatico, generalmente, si verifica:

Nel caso in cui un farmaco induca epatotossicità - una volta che questa è stata diagnosticata con esattezza e che è stato accertato che il farmaco ne è la causa scatenante - il medico provvederà a sospenderne la somministrazione e ad adottare tutte le misure del caso per trattare il danno che si è venuto a creare.

Individuazione dei Farmaci Epatotossici

Talvolta, può accadere che un farmaco, prima di rivelarsi epatotossico, venga commercializzato e utilizzato, anche per lunghi periodi di tempo.
Per questo motivo, la farmacovigilanza risulta essere uno strumento fondamentale per l'individuazione di eventuali farmaci epatotossici non riconosciuti come tali nelle fasi di studio pre-marketing.
Grazie a questo strumento, infatti, è possibile valutare la sicurezza d'uso di un medicinale anche dopo la sua immissione nel mercato, in modo da garantire una continua tutela della salute del paziente.
La farmacovigilanza si serve, a sua volta, di diversi strumenti per raggiungere il suo scopo, fra cui spicca quello della segnalazione spontanea.
Per dirla in parole semplici, se un determinato paziente ha manifestato un effetto collaterale in seguito all'uso di un dato farmaco e tale effetto non viene menzionato sul foglietto illustrativo del medesimo farmaco, ma il medico sospetta che possa derivare dal suo utilizzo, allora egli è tenuto a segnalarlo tempestivamente agli appositi organi che si occupano della farmacovigilanza (in Italia, tale attività è svolta dall'AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco).
Grazie a questo genere di segnalazioni, nel corso degli anni è stato possibile individuare diversi farmaci epatotossici, alcuni dei quali sono tuttora sottoposti a una stretta sorveglianza (come nel caso, ad esempio, del FANS nimesulide); mentre altri ancora sono stati ritirati dal commercio, in quanto i potenziali benefici derivanti dal loro utilizzo erano nettamente inferiori rispetto ai potenziali rischi per la salute del paziente.


Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista