Allenare la Velocità nei Giovani
Ultima modifica 23.09.2020
INDICE
  1. Introduzione
  2. Cos’è
  3. Definizione di rapidità
  4. Età Prescolare
  5. Prima Età Scolare
  6. Età Scolare
  7. Età Puberale
  8. Adolescenza
  9. Come Fare

Introduzione

In questo articolo parleremo della velocità o, come meglio si definisce in termini tecnici, rapidità del movimento.

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Esiste infatti una sottile sfaccettatura tra i due concetti, non tanto di tipo nozionistico, quanto contestuale.

Per rapidità si intende capacità di organizzare un gesto motorio nel minor tempo possibile. Questo termine viene usato maggiormente riferendosi "all'azione" e la sua valutazione riguarda il tempo impiegato anche nella singola espressione (aciclica) – per esempio, il jab di un pugile.

Il sostantivo velocità invece, è utilizzato con maggior pertinenza nelle discipline a movimento ciclico, che implicano lo spostamento del corpo nello spazio – corsa, ciclismo, canottaggio, pattinaggio, canoa, nuoto ecc.

In questo articolo tratteremo l'importanza di una corretta stimolazione allenante della rapidità in fase di sviluppo, quindi durante la crescita dei giovani.

Per approfondire: Velocità - Rapidità

Cos’è

la rapidità è una qualità fisica complessa, un vero e proprio conglomerato di varie capacità, che si manifesta in modi anche parecchio diversi nelle varie discipline sportive. È la capacità di muoversi rapidamente sia in movimenti ciclici che aciclici.

Per approfondire: Allenamento della velocità e della resistenza per le corse veloci dell'atletica leggera

Definizione di rapidità

La definizione più completa della rapidità è quella fornita da Grosser, in quanto comprende non soltanto i suoi aspetti coordinativi e condizionali, ma anche le sue componenti psichiche. Per rapidità, nello sport, si intende:

la capacità di raggiungere, in determinate condizioni, la massima velocità di reazione e di movimento possibile, sulla base di processi cognitivi, di impegni massimi di volontà e della funzionalità del sistema neuromuscolare.

Età Prescolare

L'allenamento della rapidità nell'età prescolare

Secondo Levi-Gorinewskaja, nel quarto anno di vita, nello sviluppo del movimento di corsa, solo nel 30% dei bambini è possibile rilevare una buona coordinazione dei movimenti degli arti inferiori e superiori. Tale percentuale sale al 70-75% a cinque anni, e a oltre il 90% a sei anni.

Si può dunque agire in modo tale che, attraverso un'offerta multilaterale di esercizi, si tenga conto anche dell'aspetto della rapidità e si pongano le basi coordinative per il futuro.

Poiché tra il quinto ed il settimo anno di età avviene un notevole perfezionamento dei movimenti di corsa, che è visibile anche in un miglioramento della velocità di corsa, in questo periodo di tempo vale la pena aumentare la quantità degli esercizi di rapidità.

Ricerche hanno dimostrato come bambini che si trovano nell'età prescolare già ottengono tempi di contatto o frequenze che sono vicine a quelli di atleti di spicco. Ciò dovrebbe stimolare ad allenare questi presupposti elementari della prestazione, già in questo periodo, attraverso forme ludiche ed adeguate all'età.

Prima Età Scolare

L'allenamento della rapidità nella prima età scolare

La frequenza e la velocità dei movimenti subiscono la loro massima spinta di sviluppo soprattutto nella prima età scolare.

In questa fascia di età, avviene la maturazione definitiva, anatomica e funzionale, della corteccia cerebrale. Questo porta a un miglioramento nel settore della velocità di reazione e all'accorciamento del tempo di latenza. In questo periodo di età, con semplici mezzi di formazione generale, ad esempio un allenamento a circuito e giochi di corsa adatti, si possono migliorare tutti i parametri della rapidità e della forza rapida, come è dimostrato in modo evidente dalle ricerche di Diekmann, Letzelter (1987) e di Steinmann (1990).

I programmi di addestramento non si dovrebbero limitare però ad esercizi di reazione e di accelerazione, ma dovrebbero porre richieste multilaterali al sistema neuromuscolare dei bambini.

Età Scolare

L'allenamento della rapidità nella seconda età scolare

In questo periodo si possono fare, solo parzialmente, affermazioni che vanno nella stessa direzione di quelle precedenti.

Un consenso esiste per quanto riguarda la rapidità di reazione e la velocità di corsa. I tempi di latenza e di reazione si accorciano rapidamente e, verso la fine di questo periodo d'età, si avvicinano ai valori degli adulti. Inoltre anche la velocità di corsa aumenta notevolmente.

Come dimostrano numerose ricerche trasversali di Lehmann (1993), dopo una notevole spinta di sviluppo nell'età dai sei ai nove anni, tra i dieci ed i dodici anni non si produce alcun miglioramento ulteriore della rapidità elementare ciclica ed aciclica, sebbene la velocità di corsa, in quanto prestazione complessa, continui a migliorare. Questo indica che, in questo periodo d'età, è possibile influenzare solo scarsamente i presupposti elementari della rapidità, mentre avviene un aumento della velocità massima di corsa. Il miglioramento della velocità complessa di corsa sembra essere, invece, basato su altri fattori, come ad esempio la forza.

Età Puberale

L'allenamento della rapidità nella prima età puberale

Con l'inizio della pubertà avvengono profondi cambiamenti psicofisici che influenzano anche i presupposti e le prestazioni elementari e complesse della rapidità.

Durante la prima età puberale, l'eccessivo prevalere dei processi di eccitazione (alla base per la buona capacità di apprendere nuovi movimenti) viene compensato dall'aumento delle funzioni inibitorie. Perciò, i meccanismi nervosi centrali fondamentali sono relativamente "plastici", cioè possono essere influenzati da azioni esterne, come l'allenamento. Purtroppo, spesso, viene ignorato che ciò può portare a peggioramenti qualitativi.

In questa fase "plastica", avvengono cambiamenti molto intensi della costituzione fisica (incremento in lunghezza). Per questo motivo, i rapporti forza/peso o di leva non si sviluppano in modo proporzionale e si produce inevitabilmente, un aumento dei tempi di appoggio che precedentemente avevano raggiunto un livello sufficiente per le necessità del futuro.

Soprattutto nella prima fase puberale, bisogna effettuare un allenamento multilaterale della coordinazione, in modo tale che il cambiamento delle proporzioni corporee e delle condizioni organico-muscolari non porti a un peggioramento dei presupposti elementari della rapidità che, una volta raggiunta la pubertà, sono difficili da correggere.

Verso la fine della prima età puberale, i tempi di reazione e di latenza raggiungono i valori degli adulti e la frequenza dei movimenti, che successivamente cambierà ancora scarsamente, raggiunge il suo massimo tra 13 e 15 anni.

Grazie agli elevati tassi di incremento della forza massima e della forza rapida, determinati per via ormonale, come anche grazie all'aumento della capacità anaerobica, in questa età si producono guadagni elevati di velocità.

Adolescenza

L'allenamento della rapidità nell’adolescenza

In questo periodo d'età, è possibile un addestramento illimitato degli aspetti cosiddetti condizionali e coordinativi della rapidità.

I metodi ed i contenuti dell'allenamento quasi corrispondono a quelli degli adulti e se ne distinguono solo sotto l'aspetto quantitativo.

Come Fare

Principi metodologici per l'allenamento della rapidità nell'età infantile e nell'adolescenza

La rapidità dovrebbe essere addestrata già precocemente, in modo da poterne ampliare lo spazio geneticamente determinato, prima della conclusione del completo sviluppo del sistema nervoso centrale (SNC).

La rapidità e le capacità che la determinano, vanno sviluppate differenziandole tra loro. Dapprima, con contenuti e metodi adeguati, vengono formati i suoi presupposti elementari (tempo d'appoggio, frequenza), poi quelli complessi. Solo all'inizio dell'allenamento di costruzione vengono in primo piano l'allenamento complesso della rapidità e della capacità di accelerazione specifico della disciplina sportiva.

Se si considera che lo sviluppo dei presupposti elementari della rapidità, espresso dal quoziente di rapidità, avviene essenzialmente da 7 a 9 anni, e da 12 a 14 (femmine) e 13-15 anni (maschi), soprattutto in queste fasi sensitive deve essere realizzato un allenamento multilaterale coordinativo di corsa.

La prima e la seconda età scolare rappresentano la migliore età per l'apprendimento.

Già nei bambini, si deve fare attenzione ad un'economia ottimale di movimento (scioltezza, capacità di rilassamento). I bambini sono interessati al divertimento, al gioco, e per questa ragione l'allenamento deve essere ricco di varianti e multilaterale – per multilateralità si deve intendere quella finalizzata a rendere ottimali i programmi di rapidità rilevanti per lo sprint.

Per evitare la formazione precoce di uno stereotipo motorio, la massima intensità deve essere integrata nel processo di allenamento, in modi il più possibile variati e multilaterali.

La durata dell'esercitazione deve essere programmata in modo tale che la rapidità non diminuisca verso il suo termine a causa dell'affaticamento.

La lunghezza ottimale delle distanze dipende dall'obiettivo di allenamento: se si deve addestrare la capacità di accelerazione, si deve scegliere una distanza che corrisponda al livello di prestazione individuale in questa capacità (da 15 a 30 m); se, invece, deve essere allenato il tratto della massima velocità, che nei bambini si trova tra i 20-30 m, dopo una partenza lanciata si deve correre all'incirca questa distanza. Se invece, l'allenamento si pone l'obiettivo di addestrare la resistenza alla rapidità, verranno scelte distanze adeguate, che superano leggermente le distanze di gara.

Le pause tra le ripetizioni dei carichi devono garantire un recupero ottimale della capacità di prestazione (4-6 minuti). Nell'esecuzione di staffette adatte ai bambini su distanze brevi (15-20 m), pause di circa 1 minuto bastano ad una completa rigenerazione.

Per approfondire: Allenamento della Velocità

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer