Dieta ipocalorica: a cosa serve e caratteristiche

Dieta ipocalorica: a cosa serve e caratteristiche
Ultima modifica 13.12.2023
INDICE
  1. Video
  2. Cos'è la dieta ipocalorica?
  3. Chi prescrive o stila la dieta ipocalorica?
  4. False credenze sulla dieta ipocalorica e diete alla moda
  5. Quando usare la dieta ipocalorica?
  6. Come strutturare la dieta ipocalorica?
  7. Cenni di equilibrio nutrizionale della dieta ipocalorica

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Cos'è la dieta ipocalorica?

La dieta ipocalorica è un regime alimentare che prevede un apporto energetico inferiore a quello richiesto dall'organismo. Si rende necessaria per impostare un bilancio calorico negativo, indispensabile quando l'obbiettivo è il dimagrimento.

All'occhio di un professionista, tale definizione potrebbe sembrare riduttiva o solo parzialmente condivisibile; in effetti, le caratteristiche e i requisiti di una buona dieta ipocalorica sono molto più numerosi ma, in senso stretto, l'etimologia del termine è a dir poco essenziale, ovvero:

  • dieta: regole di alimentazione o regime alimentare controllato, frutto di un'indicazione terapeutica; dal greco "dìaita" che significa "stile di vita";
  •  ipo-: particella diminutiva;
  •  calorica: che ha o apporta calorie/energia.
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ATTENZIONE! Nell'immaginario comune, la dieta ipocalorica è un regime nutrizionale "restrittivo" e molto "vincolante". In vero, la sostenibilità delle dieta ipocalorica è estremamente variabile in base a:

  • Entità del taglio energetico (quante calorie "tolgo" rispetto al fabbisogno); estremizzando il concetto, una dieta può essere ipocalorica anche rimuovendo solo l'1% dell'energia complessiva;
  • Soggettività (quanto la persona interessata tollera la decurtazione energetica); può dipendere molto dallo stato nutrizionale al momento dell'inizio della dieta, o della durata della strategia stessa.

Chi prescrive o stila la dieta ipocalorica?

La dieta ipocalorica è una terapia alimentare; "terapia" significa "cura" o "guarigione" e ciò significa che l'applicazione della dieta include almeno due discriminanti:

  • anche nelle forme più "ragionevoli", dovrebbe essere prescritta/valutata/strutturata e seguita da un professionista qualificato (dietista, dietologo, biologo specializzato in nutrizione) - si rimandano i dettagli legislativi ad altre letture;
  • deve essere utilizzata con cautela, come qualsiasi altra terapia; quando impone un taglio calorico impattante, non giova alle persone sane (senza alterazioni del metabolismo o altre urgenze mediche) e/o in normopeso.

La terapia ipocalorica non dovrebbe riguardare le finalità estetiche, poiché il suo utilizzo prolungato comporta uno stress evidente per il soggetto, sia a livello fisico, sia a livello psicologico; anche se, ovviamente, le diete ipocaloriche non sono tutte uguali.

In ambito di cultura fisica si fa comunque un largo uso della dieta ipocalorica, ma è importante che queste strategie vengano adottate con un approccio molto più "morbido" e "flessibile". Ad esempio, con tagli calorici blandi (ad es. -10% delle kcal TOT, oppure al massimo - 350 o - 500 delle kcal TOT) e con la concessione del 20% di alimenti che normalmente fanno parte delle abitudini della persona.

D'altro canto, nonostante esista una regolamentazione di tutela etico - professionale, molti pseudo - professionisti si cimentano nella prescrizione e nella composizione ufficiosa della dieta ipocalorica, ignorando o aggirando le normative vigenti. Alcune delle "gabule" più frequenti sono:

  • La trascrizione di uno schema alimentare ipocalorico privo di quantità (legalmente concesso ai personal trainer) le cui porzioni vengono specificate "a voce";
  • La stampa (con scrittura a macchina o a computer) della dieta ipocalorica priva di firma di autenticazione (onde evitarne la rintracciabilità o la contestazione legale);
  • La composizione di un regime dietetico poi fatto autenticare da un professionista abilitato ed eticamente scorretto.

False credenze sulla dieta ipocalorica e diete alla moda

La scorretta applicazione e l'estremizzazione della dieta ipocalorica nell'ultimo mezzo secolo hanno determinato un rigetto collettivo della restrizione energetica.

Oggi si parla sempre più di destinazione metabolica dei nutrienti, di abbandono della stima calorica, di ritorno alla dieta ancestrale, di sfruttamento dei cicli ormonali, di incremento del metabolismo, di equilibrio acido-basedi energie ying e yang, di nutrigenica, di nutrigenomica ecc.

Inoltre, secondo certe correnti di pensiero, la dieta ipocalorica fa male, non fa dimagrire e abbassa il metabolismo! Non stiamo a discutere sul perché o del percome queste affermazioni siano scorrette, approssimative e qualunquiste, e rimandiamo nuovamente l'approfondimento ad altri articoli correlati.

L'aspetto curioso è che, il più delle volte (ma non sempre), si tratta di concetti con fondamenti di grande verità ma sfortunatamente distorti o scorrettamente applicati/divulgati. Oltretutto, certe affermazioni non tengono assolutamente conto del fatto che la dietoterapia convenzionale prevede un aggiornamento costante delle ricerche sperimentali e statistiche in campo medico - nutrizionale; ciò significa che i professionisti dovrebbero essere sempre ben aggiornati e consapevoli sulle varie "novità" (con riserva di professionalità individuale).

C'è chi se ne lava completamente le mani ed afferma: "le calorie sono un concetto superato, inutile, forviante; è necessario consumare solo gli alimenti che, per un motivo o per un altro, siamo portati a metabolizzare correttamente." Di conseguenza, molti aboliscono totalmente il latte e i derivati, o i cereali ed i legumi (derivati compresi), o la frutta fresca ecc.

E' anche doveroso specificare che, a volte, si assiste a buone e giuste prese di coscienza, come l'abbandono dei cibi artefatti, delle bevande nervine, dello zucchero, del sale e dei grassi aggiunti ecc.

Curioso notare come proprio questi atteggiamenti, nati in contrapposizione alla restrizione alimentare, se applicati in parallelo vadano a costituire non solo  una vera e propria dieta ipocalorica (ed anche di quelle "toste"!), ma pure un regime alimentare che esclude il 50% degli alimenti a disposizione.

Alla faccia della libertà e del disimpegno! Ovvio che fanno dimagrire, ci mancherebbe altro! Analizzando il complesso con gli occhi di un professionista, abolendo: olio e burro, tutti i cibi confezionati o inscatolati, cereali, leguminose, latte, formaggi e carni grasse, e quasi tutta la frutta, rimarrebbero solo: carne e pesce magriuovaortaggi e frutta secca. In pratica, una dieta iperproteica, talvolta chetogenica e fortemente ipocalorica (a meno che non si utilizzino porzioni abnormi). Probabilmente, documentandosi, il lettore comprenderà quanto tali strategie possano risultare distanti dai requisiti di salubrità ed educazione alimentare.

Ricordiamo inoltre che, sfruttando il sistema dietetico tradizionale (quello tanto respinto dai nuovi "guru" della nutrizione) per una stima energetica complessiva, non esiste una dieta dimagrante priva di conteggio calorico che non sia, in realtà, una dieta ipocalorica furbamente mascherata da semilibertà alimentare.

Quando usare la dieta ipocalorica?

Come anticipato, la dieta ipocalorica è una terapia.

L'utilizzo "primario" di questa dieta è finalizzato al dimagrimento, ovvero alla riduzione della massa grassa e della circonferenza addominale, quindi dell'indice di massa corporea/body mass index (IMC/BMI). E' ben noto quanto il sovrappeso e, ancor peggio l'obesità, siano correlati all'insorgenza di malattie metaboliche, primarie e secondarie, di natura ambientale e/o ereditaria; alcuni esempi sono:

Le malattie del metabolismo presentano una serie di complicazioni e risvolti negativi sull'organismo, che peggiorano la qualità della vita, aumentano il rischio di morte o invalidità permanente ed incrementano sensibilmente la spesa pubblica sanitaria; alcune complicazioni e risvolti negativi sono: alterazioni del microcircolo, della vista, del sistema nervoso periferico, della funzionalità di alcuni organi (soprattutto renifegato e cuore), infiammazione sistemica, aterosclerosi, quindi aumento del rischio cardiovascolare (cardiopatia ischemica e sindrome vascolare cerebrale).

Non mancano disordini di natura articolare e legamentosa.

La dieta ipocalorica, oltre a ridurre il sovrappeso - abbassando indirettamente sia il rischio di insorgenza, sia la gravità delle malattie metaboliche - ha anche un effetto diretto sui parametri fisiologici (ad es. quelli ematici ed emodinamici) quali indicatori dello stato di salute. Ciò significa che la dieta ipocalorica, essendo equilibrata, è in grado di ridurre il colesterolo LDL e totale (a volte di aumentare quello HDL), i trigliceridila glicemia, la pressione arteriosa, l'uricemia e di migliorare altri indici ematici come i parametri di infiammazione sistemica; tutto ciò anche prescindendo dal dimagrimento.

In definitiva, la terapia ipocalorica è una terapia alimentare che si applica solo nei soggetti in sovrappeso, allo scopo di migliorare qualità e aspettativa di vita (riducendo il rischio di eventi infausti) attraverso la riduzione della massa grassa (auspicando soprattutto a quella viscerale) e il ripristino dei parametri fisiologici ottimali. Alla dieta ipocalorica dovrebbero essere associate anche la terapia motoria e, solo in caso di necessità, quella farmacologica.

Come strutturare la dieta ipocalorica?

Di certo i lettori si saranno già domandati quali siano le motivazioni che supportino la discriminazione tra un professionista qualificato ed un improvvisato autodidatta. Dal punto di vista tecnico e metodologico, al giorno d'oggi, l'informatica fa miracoli; è quindi possibile ricavare una dieta ipocalorica mediante automatizzazione e in soli pochi minuti. Per fare un paragone calzante, ci si potrebbe domandare per quale motivo non esistano macchine di "composizione musicale" autonome; in tutti i campi, l'automa può sostituire l'uomo solo nel calcolo, ma non nel ragionamento.

Diciamo che la dieta ipocalorica somiglia moltissimo ad un "puzzle" o al famoso videogame "tetris" (mi si concedano le due similitudini poco "specialistiche"), i cui tasselli o segmenti rappresentano: caratteristiche fisiche, necessità terapeutiche, abitudini e stile di vita, propensione, disponibilità e forza di volontà del soggetto. Inoltre, ogni tassello o segmento è ulteriormente strutturato e definito da molte altre valutazioni ed equazioni matematiche. Volendo essere puntigliosi, anche a questo livello sarebbe possibile automatizzare il metodo; è sufficiente assegnare un valore compreso in una scala numerica ad ogni parametro di valutazione. Un po' come si fa per la stima del rischio vascolare. Quindi, perché no?

Semplice. La risposta è che: "il primo obbiettivo del terapista nutrizionale che prescrive una dieta ipocalorica è che questa venga applicata e seguita correttamente"; in una sola parola: "compliance". Il rispetto della dieta ipocalorica è sempre il risultato (o il compromesso, a seconda del punto di vista) di una formula astratta non matematicamente valutabile, le cui variabili sono:

  1. Rapporto paziente-operatore (fiducia, onestà, empatia, capacità di dialogo, capacità di ascolto e comprensione, comunicatività, intuito, astuzia, capacità di indurre motivazione ecc.);
  2. Accuratezza e precisione del metodo;
  3. Personalizzazione.

Quanto appena descritto non rappresenta una complicazione gratuita; basti ragionare sul fatto che:

  • Sarebbe inutile guadagnare la fiducia e la motivazione del paziente per poi perderla assegnando una dieta ipocalorica inefficace o impraticabile;
  • Sarebbe inutile fornire una dieta ipocalorica tecnicamente perfetta qualora il paziente non fosse motivato o rifiutasse per disgusto gli alimenti che la strutturano;
  • Sarebbe inutile prescrivere una dieta ipocalorica composta da tutti gli alimenti di maggior gradimento ma che in fin dei conti si riveli inefficace o che, seppur totalmente perfetta, non possa godere della giusta motivazione/fiducia del cliente.

Il profilo psicologico ed il comportamento del paziente enfatizzano in maniera totalmente soggettiva l'una o l'altra variabile, ragion per cui, a due soggetti diversi (pur avendo in comune gli stessi fabbisogni nutrizionali) molto difficilmente verrà assegnata la stessa dieta ipocalorica.

Ovviamente, i requisiti fondamentali ed imprescindibili della dieta ipocalorica rimangono: salubrità, educazione alimentare ed equilibrio nutrizionale. Il professionista deve sapere come plasmare il regime alimentare garantendo l'obbiettivo terapeutico e rispettando il codice deontologico professionale.

La capacità di interpretare tutte queste variabili (ma non solo costituisce la differenza tra i vari professionisti e spiega il motivo per cui non tutti i pazienti ottengono gli stessi risultati con lo stesso operatore, e perché ognuno prediliga un tecnico ed una dieta ipocalorica piuttosto che altri.

Una macchina non può fare tutto questo, pertanto, uno pseudo - professionista che non possiede le conoscenze tecnico - metodologiche sufficienti a comprendere quali siano gli obbiettivi (oltre che le priorità terapeutiche) del paziente, e che per questo si appoggia indiscriminatamente all'automatizzazione, non può far altro che svolgere un pessimo lavoro.

Sia chiaro, non è difficile far dimagrire le persone ed a volte nemmeno ridurne il colesterolo, i trigliceridi, la glicemia e la pressione arteriosa; tuttavia, la prestazione deve essere valutata nell'insieme. Rientrano nel giudizio di una buona dieta ipocalorica anche:

  • deficit nutrizionali ed eventuale necessità di integrare con farmaci/integratori alimentaristress psicologico;
  • preservamento delle abitudini sociali;
  • eventuale recidività della patologia (indice di mancata educazione alimentare);
  • affaticamento degli organi;
  • insorgenza di sintomatologie o disagi di vario genere ecc.

Cenni di equilibrio nutrizionale della dieta ipocalorica

Il lettore sarà ormai consapevole che formulare una dieta ipocalorica corretta non è un'impresa facile.

Anche solo da punto di vista tecnico e metodologico, essa richiede molto tempo, una conoscenza chimica approfondita dei vari cibi, esperienza nelle associazioni alimentari ecc.

A volte, nelle diete ipocaloriche più restrittive (quelle da assegnare a persone con gravi handicap, allettati, anziani, sedentari e con struttura fisica molto ridotta, obesi gravi che richiedono un dimagrimento rapido e fuori dall'ordinario ecc.) è davvero complicato raggiungere le quote necessarie di certi nutrienti senza eccedere con la razione di altre componenti.

Tra le molecole/ioni la cui "dose" giornaliera è più difficile da raggiungere, anche nella dieta onnivora, riconosciamo:

Tra le molecole/ioni più difficili da contenere/ridurre nella dieta ipocalorica riconosciamo:

  • acidi grassi saturi (soprattutto nei soggetti che condiscono col burro e non con l'olio);
  • colesterolo (soprattutto nei soggetti che fanno ampio consumo di uova, formaggi stagionati e frattaglie);
  • sodio (soprattutto nei soggetti che fanno ampio consumo di sale discrezionale e di prodotti conservati come scatolame, formaggi stagionati e salumi);
  • zuccheri semplici (in tutte le diete ipocaloriche, anche se questo conteggio non dovrebbe considerare il fruttosio e il lattosio naturalmente presenti nei cibi);
  • proteine (in tutte le diete finalizzate alla sofferenza epatica o renale);
  • purine (solo in presenza di una malattia metabolica ereditaria che induca iperuricemia o gotta conclamata);
  • lattosio (nei soggetti intolleranti);
  • glutine (nei soggetti intolleranti);
  • FODMAP nei soggetti con colon irritabile.

In conclusione, dovendo fare una scelta "per la salute", suggerisco ai lettori di indirizzarsi verso professionisti qualificati e possibilmente specializzati nel dimagrimento degli obesi, oltre che nella cura delle malattie del metabolismo; meno diete alla moda e più consapevolezza!

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer