Dieta per l'epilessia: la chetogenica funziona?

Dieta per l'epilessia: la chetogenica funziona?
Ultima modifica 14.12.2023
INDICE
  1. Cos'è l'epilessia?
  2. Cos'è la dieta chetogenica?
  3. Dieta chetogenica ed epilessia: correlazioni

L'unica relazione tra dieta ed epilessia si concentra sull'azione dei corpi chetonici a livello del sistema nervoso centrale.

La produzione e l'aumento di questi composti possono essere ottenuti grazie a una dieta chetogenica, ovvero un regime lowcarb e a contenuto apporto di proteine - di solito ipocalorico.

In ambito clinico, la dieta chetogenica è usata nella cura dell'obesità (a patto che sia anche ipocalorica) ma anche per ridurre i sintomi dell'epilessia che non risponde adeguatamente alla terapia farmacologica.

Alcuni studi hanno infatti messo in luce il potenziale terapeutico dei corpi chetonici nel controllo dei sintomi epilettici in bambini che non rispondono correttamente al trattamento farmacologico (età inferiore a 10 anni di vita). In base ai risultati, questa condizione di chetosi o chetoacidosi riduce le manifestazioni e la gravità degli attacchi epilettici convulsivi.

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Cos'è l'epilessia?

L'epilessia è un disturbo cronico caratterizzato da una sintomatologia di convulsioni più o meno frequenti associate a scariche neurali involontarie. Le convulsioni rappresentano l'alterazione neurologica più frequente in età pediatrica ma la loro singola insorgenza NON costituisce epilessia (vedi ad esempio le convulsioni febbrili), invece definita da una storia clinica peculiare e confermata da diagnosi ben più specifiche.

L'incidenza dell'epilessia è di 50 casi su 100.000 individui l'anno, con prevalenza di manifestazione nel primo anno di vita, ed il 75% entro i 20 anni; i maschi risultano più coinvolti delle femmine.

Crisi epilettiche

La crisi epilettica è provocata dall'anormala ed eccessiva sollecitazione dei neuroni del cervello; le relative scariche elettriche sono provocate dall'alterazione oscillatoria (ad alta ampiezza) del potenziale di membrana cellulare.

Classificazione dell'epilessia

La classificazione dell'epilessia risale al 1989 e divide le varie forme patologiche in due gruppi:

  • Epilessie parziali (convulsioni di origine focale, ovvero che originano da un punto ben preciso della corteccia cerebrale)
  • Epilessie generalizzate (covulsioni che originano indistintamente da entrambi gli emisferi cerebrali)

Entrambe le categorie possono venir differenziate in base all'età di insorgenza e/o sulla presenza di quadri clinici peculiari (forme sindromiche). Inoltre, è anche possibile riconoscere forme di epilessia sintomatiche-secondarie (cause note) da quelle idiopatiche-primiitive (causa sconosciuta).
Le convulsioni epilettiche possono essere semplici o complesse in base allo stato di coscienza del soggetto e possono evolvere in forme genralizzate e/o complesse.

Cause dell'epilessia

Le cause principali di epilessia sono tre:

  • Occasionali
  • Per danno cerebrale cronico, congenito o acquisito
  • Genetiche

Occasionali: infezioni intracraniche, malattie metaboliche, intossicazioniencefalopatia ipertensivamalattie renalitraumi craniciipossia cerebrale acuta, accidenti cerebrovascolari.
Per danno cerebrale cronico, congenito o acquisito: sono secondarie a danni prenatali, perinatali o post natali.
Genetiche: ereditarie, possono provocare sia le forme idiopatiche che quelle sintomatiche.

Diagnosi dell'epilessia

La diagnosi di epilessia si basa sulla descrizione dell'evento critico e della sintomatologia, nonché sull'esame elettromiografico.

Successivamente, gli accertamenti neuroradiologici (TAC e/o RMM) consentiranno di classificare l'eziologia della forma epilettica.

La diagnosi differenziale più frequente, soprattutto in soggetti troppo giovani, quindi incapaci di descrivere correttamente la sintomatologia (ed in assenza di terzi presenti), prevede l'esclusione di fenomeni parossistici (esasperazione dovuta ad una condizione patologica culminante) tra i quali: cause psichiche o affettive, reflussi gastroesofageidisturbi del sonno, eventi sincopali, parassonnie, masturbazione (ricordiamo che si tratta di soggetti in età pediatrica) ecc.

Nota. Una diagnosi errata può determinare serie complicazioni imputabili all'uso protratto di farmaci inutili per i pazienti sani, o viceversa, alla mancata terapia in soggetti malati.

Cos'è la dieta chetogenica?

La dieta chetogenica è una strategia alimentare utile per la riduzione del peso corporeo e della massa grassa; essa si basa sulla riduzione DRASTICA (ed eccessiva) dei glucidi, con aumento della razione proteica e di quella lipidica. Con un sistema simile è possibile:

Alla luce di quanto citato, parrebbe che la dieta chetogenica sia un metodo dimagrante altamente proficuo; tuttavia, anche questa terapia NON risulta priva di aspetti negativi, anzi... al contrario! Probabilmente si tratta della dieta sbilanciata e scorretta per eccellenza. Vediamo perché:

Nota. Questo non accade per gli amminoacidi ramificati (leucinaisoleucina e valina), che però NON sono sufficienti a ridurre significativamente la neoglucogenesi complessiva.

  • La produzione ex-novo di glucosio a partire dagli amminoacidi avviene negli epatociti mediante la deaminazione e la transaminazione dei gruppi amminici (contenenti azoto). Questi prodotti di rifiuto (soprattutto ammonio) non possono essere semplicemente espulsi, necessitano un'ulteriore conversione in urea, processo che avviene ancora una volta nel fegato mediante il ciclo dell'urea. Quest'ultima può finalmente essere filtrata dai reni ed espulsa con le urine. Anche per un profano (figuriamoci per un professionista) dovrebbe essere logico che, sebbene questi processi possano rappresntare delle "tappe metaboliche" normali per l'organismo (si manifestano anche in condizioni di esercizio fisico intenso) la differenza tra il carico di lavoro epatico e renale in condizioni di dieta chetogenica rispetto a quello relativo ad una dieta equilibrata E' ABISSALE. In definitiva, sottoporre gli organi ad un super-lavoro costante e continuo NON è un'abitudine salutare!
  • La combustione di acidi grassi ed amminoacidi per il sostenimento dei metabolismi energetici presenta un inconveniente (che nella dieta chetogenica rappresenta paradossalmente un vantaggio), ovvero l'accumulo di molecole tossiche. Queste, definite corpi chetonici o chetoni (acetone, acetoacetato e 3-idrossibutirrato), interagiscono con l'organismo attraverso l'INTOSSICAZIONE e la DISIDRATAZIONE sistemici. L'intossicazione coinvolge TUTTI i tessuti indiscriminatamente, ma quelli più visibilmente colpiti appartengono al sistema nervoso centrale (SNC); senza scendere nei dettagli, l'eccesso di queste molecole svolge un potere inibitorio sugli stimoli del cervello, tra i quali anche la FAME; in pratica, i corpi chetonici "stordiscono" il SNC al punto da ridurre l'appetito. L'altro aspetto è legato alla disidratazione sistemica; i corpi chetonici sono molecole fortemente osmotiche e la loro eliminazione avviene SOPRATTUTTO con le urine (oltre che con il respiro e la sudorazione). Filtrando i chetoni, i reni non possono far altro che "lasciar andare" un gran quantitativo di acqua, riducendo inevitabilmente il volume e la fluidità del plasma sanguigno, oltre che la pressione arteriosa.

Nota. Ricordiamo che gli organi maggiormente affaticati dalla dieta chetogenica sono i reni, i quali oltre ad avere un carico di lavoro esponenziale rispetto alla norma, subiscono direttamente l'effetto tossico di tutti i corpi chetonici che devono essere necessariamente filtrati.

  • La dieta chetogenica porta quindi alla chetosi metabolica; ricordiamo che, per quanto sia vero definire i corpi chetonici un "potenziale" substrato energetico del cervello (che in condizioni critiche è in grado di sfruttarli parzialmente), è altrettanto vero che il loro impiego risulta comunque MARGINALE. Infine, sottolineiamo che una dieta chetogenica fuori controllo può anche favorire l'acidosi metabolica grave, una condizione estremamente pericolosa che può indurre (a causa dell'abbassamento del pH sanguigno) il coma e persino la morte.

Dieta chetogenica ed epilessia: correlazioni

E' noto come l'epilessia rappresenti un disturbo neurologico diffuso ma al tempo stesso difficile da trattare; si stima che circa il 20-30% della popolazione colpita abbia notevoli difficoltà a controllare e gestire le crisi convulsive anche mediante terapia farmacologica.

Nell'epilessia, la dieta chetogenica è utile ma dev'essere ciclizzata e NON applicata costantemente; l'impostazione avviene a livello ospedaliero, previo ricovero, e dev'essere seguita da controlli periodici dietologici e neurologici.

E' curioso notare come "storicamente" la dieta abbia costituito l'unica terapia conosciuta per prevenire e controllare l'epilessia (inizio del '900). Questa fu successivamente abbandonata con l'avvento dei primi farmaci e ripresa qualche decennio più tardi dalla Johns Hopkins University di Baltimora. Ad oggi, le statistiche della Johns Hopkins (su un campione di circa 500 pazienti) riferiscono che: nell'epilessia infantile parziale e resistente ai farmaci, in 90 giorni è possibile notare un dimezzamento degli attacchi seppur riducendo contemporaneamente la cura farmacologica antiepilettica. Altri studi consentono di apprezzare l'applicazione della dieta chetogenica sui pazienti con epilessia; un'autorevole rivista pediatrica ha pubblicato che, in un'altra sperimentale, il 16% dei bambini non ha più avuto attacchi significativi, il 32% ha manifestato una riduzione degli attacchi superiore al 90%, ed il 56% una riduzione degli attachi del 50%.

La dieta chetogenica costituisce sia un valido aiuto nel controllo dell'epilessia già trattata che una cura alternativa nell'epilessia resistente ai farmaci. In ogni caso, la chetogenica consente di ridurre i dosaggi delle molecole specifiche, migliorando lo sviluppo psico-motorio e cognitivo dei soggetti in età pediatrica, nei quali è possibile apprezzare un certo miglioramento della capacità attentiva. L'efficacia della dieta chetogenica è attribuibile ad una riduzione dell'eccitabilità e della trasmissione nervosa grazie all'azione dei corpi chetonici.

Bibliografia

  • Neurologia pediatrica – L. Pavone, M. Ruggieri Elsevier – pag 296
  • The Ketogenic diet: a treatment for epilepsy - Freeman J.M., Kelly M.T., Freeman J.B. - New York, 2006

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer