Ultima modifica 23.10.2019

La presenza di un nodulo tiroideo è una condizione molto frequente. Di per sé, un nodulo non rappresenta una patologia vera e propria, ma è un segnale di un problema alla ghiandola tiroide. Da un certo punto di vista, i noduli sono l’espressione comune di numerose malattie tiroidee. Infatti, molte delle patologie che colpiscono la tiroide - come gli ipotiroidismi e gli ipertiroidismi, ma anche i tumori benigni e quelli maligni - si accomunano per la presenza di uno o più noduli. Anche lo stesso gozzo può assumere caratteristiche uninodulari o multinodulari.
Ma entriamo più nel dettaglio e vediamo che cosa sono i noduli tiroidei.

I noduli tiroidei sono delle protuberanze o escrescenze dalla forma sferica, che si sviluppano in modo localizzato all’interno della tiroide. Questi grumi possono essere solidi, liquidi, oppure misti, cioè formati da una componente solida e da una liquida.
I noduli tiroidei possono essere di dimensioni estremamente ridotte, e misurare addirittura meno di un millimetro, oppure raggiungere un’ampiezza di alcuni centimetri.
Infine, i noduli tiroidei possono essere unici oppure multipli, e presentarsi in una ghiandola normale oppure ingrossata.
Ovviamente, la presenza dei noduli altera più o meno vistosamente il normale aspetto uniforme della tiroide.

I noduli tiroidei sono per la maggior parte benigni, cioè non modificano la funzionalità tiroidea e non causano alcun sintomo. Per questo motivo, molto spesso la loro scoperta avviene in maniera del tutto casuale, durante accertamenti medici eseguiti per motivi diversi.
In una minoranza dei casi, alcuni noduli possono produrre autonomamente ormoni tiroidei in eccesso, determinando quindi ipertiroidismo, mentre soltanto una piccolissima percentuale nasconde una natura neoplastica, quindi tumorale.
Per questo motivo è sempre utile valutare con attenzione tutti i noduli; in questo modo, il medico potrà escludere la presenza di possibili disfunzioni e accertare che non si tratti di un tumore maligno, che chiaramente è più pericoloso.

Diverse sono le cause responsabili dell’insorgenza dei noduli tiroidei.
Come abbiamo visto, un nodulo è una crescita eccessiva del tessuto tiroideo, spesso di natura benigna non neoplastica. Tra le possibili cause dei noduli benigni, ricordiamo le cisti, alcuni processi infiammatori come la tiroidite di Hashimoto, e l’ingrossamento della ghiandola tiroidea (o gozzo).

Un nodulo può svilupparsi anche per l’azione di fattori d’accrescimento esterni alla tiroide, come lo stimolo del TSH secreto dall'ipofisi, o di fattori interni alla tiroide, come difetti in una o più tappe della sintesi degli ormoni tiroidei, compresa la carenza iodica.
Il nodulo tumorale nasce, invece, dallo sviluppo clonale di una cellula mutata, che dà origine ad un carcinoma o ad un adenoma.

La maggiore parte dei noduli tiroidei non si manifesta con veri e propri sintomi. In alcune occasioni, al massimo, possono provocare un modesto disturbo locale. Ci si rende conto della loro presenza solo quando sono individuabili alla palpazione. In altre parole, se le loro dimensioni non raggiungono valori considerevoli, i noduli non sono facilmente percepibili alla palpazione ed è richiesto l’aiuto di specifiche indagini strumentali come l'ecografia tiroidea.
Quando le dimensioni dei noduli sono ragguardevoli, possono comparire sintomi ben precisi, a causa della pressione esercitata dai noduli contro il collo. Tra questi sintomi ricordiamo il senso di costrizione, l'alterazione della voce e le difficoltà nel deglutire e nel respirare.
Quando invece il nodulo è iperattivo, cioè produce ormoni tiroidei in eccesso, può accompagnarsi ai segni dell’ipertiroidismo, come tachicardia, perdita di peso, nervosismo e diarrea.
In casi opposti, i noduli possono insorgere in un contesto di ipo-funzione della tiroide: si parla in questo caso di ipotiroidismo, con sintomi quali bradicardia, aumento di peso, stitichezza e stanchezza.

Passando alla diagnosi dei noduli tiroidei, la valutazione iniziale del paziente deve comprendere la storia clinica, una visita medica ed alcuni esami del sangue e strumentali.
Le analisi del sangue, in particolare, devono misurare la funzionalità tiroidea, quindi determinare i livelli degli ormoni tiroidei e del TSH. Il dosaggio degli anticorpi anti-tiroide nel sangue permette invece di verificare se è presente una tireopatia autoimmune (come, ad esempio, una tiroidite di Hashimoto). Il dosaggio ematico della calcitonina serve, invece, ad escludere un raro tipo di carcinoma della tiroide, denominato midollare, che deriva dalle cellule parafollicolari e provoca un abnorme aumento dell’ormone calcitonina nel sangue.
Gli esami strumentali permettono di distinguere le varie tipologie di noduli. L’esame più importante nello studio della patologia nodulare della tiroide è l’ecografia, meglio se con color doppler. Questo esame permette di ottenere un’immagine della tiroide, mediante l’uso di ultrasuoni, e valuta con precisione le dimensioni dei noduli, la loro struttura (che come abbiamo visto può essere solida o liquida o mista), la presenza di micro calcificazioni, le caratteristiche dei margini nodulari ed il loro grado di vascolarizzazione.
Occorre precisare che i noduli liquidi e cistici si presentano come cavità piene di fluido e sono prevalentemente benigni; invece, è tra i noduli solidi o misti che ritroviamo la maggior parte dei noduli maligni. L’ecografia è un esame molto utile anche per i controlli successivi, programmati per monitorare l’evoluzione della patologia.
Un'altra indagine utile è la scintigrafia tiroidea, che permette di definire le caratteristiche del nodulo in base alla sua attività endocrina. Più in particolare, se le cellule sono iperattive, cioè producono più ormoni tiroidei rispetto alle aree limitrofe, riescono ad accumulare una maggior quantità di iodio radioattivo, che diviene evidente durante la scansione. In questo caso, si parla di nodulo caldo. L’area iperfunzionante è evidenziata nella scintigrafia per un maggior contrasto rispetto alle regioni tiroidee circostanti. Al contrario, se il gruppo di cellule presentano un minor contrasto, significa che sono ipoattive ed il nodulo è freddo o ipofunzionante.
L'esame più utile per diagnosticare il cancro della tiroide è invece l’agoaspirato. Questo esame permette di chiarire la natura del nodulo, anche nei pazienti con normale funzione tiroidea. L’agoaspirato viene praticato inserendo, sotto controllo ecografico, un ago sottile nel nodulo in modo da poter aspirare alcune cellule per sottoporle ad esame citologico (quindi le cellule vengono osservate al microscopio dall'anatomopatologo).

Il corretto trattamento di un nodulo tiroideo viene definito fondamentalmente in funzione della causa di origine. Se il nodulo tiroideo risulta benigno, normofunzionante e privo di cellule cancerose, può essere semplicemente tenuto sotto controllo, per assicurarsi che non cresca ulteriormente.
In alcuni casi, il medico può indicare un trattamento farmacologico soppressivo a base di ormoni tiroidei o la terapia radiometabolica, al fine di arrestare la crescita del nodulo.
Se il nodulo aumenta rapidamente le proprie dimensioni o se esistono problemi di carattere compressivo o estetico, potrebbe rendersi necessaria l’asportazione parziale o totale della tiroide.
Infine, nei casi in cui l’esame citologico confermi la natura maligna del nodulo, il trattamento prevede l’intervento chirurgico, il quale è un valido strumento per eliminare il nodulo canceroso, soprattutto se supportato da terapia TSH-soppressiva o radiometabolica. Il paziente dovrà essere seguito con grande attenzione, ma con un adeguato trattamento, una guarigione completa è possibile nella maggior parte dei casi.