Gozzo - Video: Cause, Sintomi, Cure

Ultima modifica 24.03.2020

Il termine gozzo identifica un aumento di volume della tiroide. Questo ingrossamento della ghiandola può essere un disturbo passeggero oppure il sintomo di una patologia più seria. In ogni caso, il risultato finale è la comparsa di una protuberanza più o meno vistosa sul collo.

Per prima cosa, è opportuno distinguere le varie tipologie di gozzo e le cause che ne determinano l'insorgenza.
Anzitutto, in base allo stato funzionale della tiroide, il gozzo può essere tossico oppure non tossico. Per comprendere meglio questa distinzione, occorre precisare che l’ingrossamento della tiroide può essere accompagnato, o meno, da alterazioni della funzionalità della ghiandola, che può risultare aumentata (e in questo caso si parla di ipertiroidismo) oppure diminuita (e in questo caso si parla di ipotiroidismo). Quando parliamo di gozzo tossico significa che l'ingrossamento della tiroide è associato ad ipertiroidismo.
Appurato che il gozzo può verificarsi sia in condizioni di ipertiroidismo, che in condizioni di ipotiroidismo, esistono, però, anche gozzi che non modificano affatto la funzionalità tiroidea. Questi ultimi, sono chiamati gozzi non tossici o gozzi semplici e consistono in tumefazioni che non possono essere riferite né all’ipertiroidismo, né all’ipotiroidismo e nemmeno ad aumenti di volume di natura infiammatoria o tumorale.

Se dal punto di vista funzionale parliamo di gozzi semplici e gozzi tossici, dal punto di vista morfologico è invece possibile distinguere gozzi diffusi e gozzi nodulari.
Si parla di gozzo diffuso quando tutta la tiroide aumenta uniformemente le proprie dimensioni e non presenta noduli. Quando, invece, il gozzo è caratterizzato da una o più tumefazioni circoscritte, simili a piccoli grumi o protuberanze, si parla di gozzo nodulare. In particolare, parliamo di gozzo uninodulare se è presente un solo nodulo e di gozzo multinodulare, se sono presenti due o più noduli.

Spesso il gozzo multinodulare rappresenta l’evoluzione naturale di un gozzo semplice. In alcuni casi, infatti, la stimolazione cronica della tiroide, con relativo aumento di volume omogeneo della ghiandola, finisce col selezionare gruppi di cellule che iniziano a svilupparsi in modo accelerato e formano più noduli. Ricordiamo che questi noduli possono crescere e produrre ormoni tiroidei in modo autonomo. In altre parole, si comportano come un gozzo tossico e, a distanza di tempo, possono portare all’ipertiroidismo.


Il gozzo può essere provocato da numerosi fattori.
Tra le cause esterne, quindi tra le cause esogene, la più nota e comune è la carenza di iodio nell’acqua potabile e negli alimenti; si parla in questi casi di gozzo endemico. Questo tipo di gozzo è chiamato “endemico” perché è molto diffuso in precise aree geografiche, soprattutto montagnose e lontane dal mare, oppure in popolazioni che conducono una dieta povera di iodio o ricca di alimenti, detti “gozzigeni”, che ne ostacolano l’assimilazione (tra gli alimenti gozzigeni, vi ricordo i cavoli, la cipolla, la rapa e anche la soia consumata in grandi quantità).
Nel caso del gozzo endemico, l’ingrossamento della tiroide rappresenta, quindi, un fenomeno di compensazione alla carenza di iodio. Come abbiamo visto in un precedente video, infatti, lo iodio è fondamentale per la sintesi degli ormoni tiroidei, che sono la tiroxina e triiodotironina. Poiché questi ormoni sono carenti, l'ipofisi capta tale deficit e stimola l'attività della tiroidei secernendo l’ormone tireostimolante. Per effetto di questo ormone, noto anche come TSH, la tiroide diventa più attiva per tentare di produrre quantità di ormoni adeguate alle necessità dell’organismo. Di conseguenza, le cellule follicolari producono grandi quantità di tireoglobulina, ma data la carenza di iodio sono incapaci di coniugarle a questo minerale per formare l’ormone in forma definitiva e funzionante. Ne consegue un ulteriore aumento dei livelli di TSH, la ghiandola tiroidea lavora sempre di più e si gonfia dando origine al gozzo.
In presenza di carenza di iodio, la somministrazione massiva del minerale tramite gli integratori o gli alimenti può non risolvere il problema. Infatti, può determinare effetti opposti, cioè ipertiroidismo in seguito alla conversione massiva di tutta la tireoglobulina, precedentemente sintetizzata, in ormoni tiroidei funzionanti. Ecco perché, per prevenire le malattie da carenza di iodio, è importante la profilassi iodica, dove la semplice integrazione di iodio nell’alimentazione può essere sufficiente per ridurne l’incidenza. Il metodo più efficace, ed economico, per assicurare il giusto apporto quotidiano di iodio consiste nell’usare il sale iodato al posto del tradizionale sale da cucina. Ma torniamo alle altre possibili situazioni che provocano il gozzo.


Dopo aver visto le cause esogene, quindi esterne, passiamo alle cause endogene, cioè interne all'organismo. Tra queste, la causa più importante consiste in difetti congeniti relativi al processo di sintesi degli ormoni tiroidei. Tali alterazioni possono essere responsabili del ripetersi, nell’ambito familiare, di casi di gozzo ereditario. Alcuni esempi comprendono i deficit del metabolismo dello iodio, della sintesi della tireoglobulina o della deiodazione degli ormini tiroidei, cioè della conversione periferica della tiroxina T4 in triiodotironina T3.
Il gozzo può essere causato anche da medicinali, in particolare da quelli che pregiudicano le attività della tiroide, come i farmaci tireostatici. Come abbiamo visto, il gozzo può essere anche il risultato di un apporto eccessivo di iodio. Altre possibili cause gozzo sono le infiammazioni che si sviluppano nella tiroide, come la tiroidite di Hashimoto, e la proliferazione tissutale di origine tumorale.
Infine, è importante tenere in considerazione che la ghiandola tiroidea può crescere transitoriamente, quindi per un periodo limitato, anche in presenza di particolari condizioni fisiologiche e nei periodi di maggior lavoro della ghiandola, come durante la pubertà, la gravidanza o la menopausa.

Per quanto riguarda i sintomi del gozzo, ne esistono alcuni comuni, quindi identici in tutte le varie forme di gozzo e altri segni che, invece, sono specifici delle patologie che lo causano.
Partendo dai sintomi comuni, come abbiamo visto il gozzo tiroideo si manifesta con un rigonfiamento della regione anteriore del collo, che può essere più o meno uniforme e più o meno evidente. In altre parole, può assumere l’aspetto di un piccolo nodulo o di una palla da biliardo. Se l’aumento di volume è eccessivo, può costituire un problema estetico e la massa può comprimere la trachea e l’esofago sottostanti. Com’è facile intuire, questo può causare raucedine, problemi nel deglutire, sensazione di soffocamento e difficoltà a respirare.
Quando, invece, l’aumento di dimensioni della tiroide è determinato dall’ipertiroidismo o dall’ipotiroidismo, l’insieme dei sintomi è caratteristico della malattia sottostante. Per conoscere i sintomi dell'ipertiroidismo e dell'ipotiroidismo vi rimando alle relative lezioni che potete trovare sempre sul sito My-personaltrainer.it nell'area dedicata al programma Destinazione Benessere.

L’inquadramento diagnostico iniziale dei problemi di gozzo viene fatto combinando l’osservazione clinica con esami del sangue specifici. L’aumento del volume della tiroide può, infatti, essere valutato con l’ispezione del collo e la palpazione della ghiandola da parte di mani esperte, mentre gli esami del sangue indagano la funzionalità tiroidea. Le analisi ematiche prevedono generalmente il dosaggio degli ormoni tiroidei e del TSH. Dal momento che alcuni casi di gozzo hanno cause autoimmuni, nel sangue possono anche essere ricercati specifici anticorpi antitiroidei caratteristici della tiroidite di Hashimoto o del morbo di Basedow.
Gli esami strumentali eseguiti più frequentemente in caso di gozzo sono l’ecografia e la scintigrafia tiroidea. L’ecografia permette di ottenere un’immagine della tiroide, molto utile per valutare le dimensioni e l’eventuale presenza di cisti o noduli. La scintigrafia, invece, è in grado di rilevare l’ipo- o l’iper-funzionamento degli eventuali noduli identificati. Se questi noduli appaiono “sospetti”, quindi a potenziale rischio tumorale, l’agoaspirato (ovvero la biopsia della tiroide) permette di chiarire la natura del nodulo stesso.

Il trattamento del gozzo dipende dallo stato funzionale della tiroide, cioè dal fatto che la ghiandola sia iperattiva oppure no, e dalle dimensioni del gozzo.
La terapia non è necessaria quando il gozzo è di dimensioni contenute e non è associato ad alterazioni funzionali della tiroide; in questi casi, i livelli di TSH sono normali e il paziente è asintomatico. In altri casi, se la ghiandola tiroidea è ipofunzionante o iperfunzionante, il trattamento è rivolto principalmente alla patologia sottostante. Nella maggior parte di questi casi, la terapia farmacologica o radiometabolica consente una graduale riduzione del gozzo.
Quando l’ingrossamento della tiroide raggiunge dimensioni eccessive e in presenza di gozzi nodulari tossici, è possibile ricorrere ad un intervento chirurgico per asportare parzialmente o totalmente la ghiandola. Questo intervento consente di ristabilire una normale estetica, ma anche di prevenire eventuali fenomeni compressivi.