Escherichia coli - Video: Cause Sintomi Diagnosi Cure
Oggi parleremo di un batterio dalle tante facce... spesso
innocuo e addirittura amichevole, ma a volte pericoloso e capace di causare
delle importanti malattie. Mi riferisco all'Escherichia
coli.
Escherichia coli è il nome di un batterio che
vive comunemente
nell’intestino umano,
ma anche in quello di diversi altri animali a sangue caldo. Si concentra in
particolare nel colon, quindi nell'intestino crasso, dove rappresenta uno dei microrganismi
più numerosi. L'Escherichia coli entra, quindi, a far parte
della flora intestinale come batterio commensale; l'aggettivo commensale sta ad
indicare come, nel rapporto di convivenza tra due organismi, uno soltanto dei
due tragga dei vantaggi da tale convivenza. Nel contempo, però, per poter
parlare di commensalismo l'altro organismo non deve subire danni da tale
convivenza. Per riassumere, quindi, l'Escherichia coli è un commensale, poiché sfrutta
le sostanze nutritive presenti nel colon, senza arrecare alcun danno
all'organismo umano.
Esistono, in realtà, molti “tipi” di Escherichia
coli e, anche se questi sono per la maggior parte commensali, quindi innocui,
alcuni possono comportarsi da patogeni. Alcuni ceppi, infatti, possiedono
caratteristiche di virulenza tali da poter causare infezioni nel tratto
gastroenterico e in altri apparati, in particolare a livello urinario. Ma
andiamo con ordine e iniziamo a conoscere l’Escherichia
coli dal punto di visto biologico.
Partiamo dalla considerazione che l’Escherichia
coli è uno dei microrganismi più versatili esistenti in natura. È un
batterio gram-negativo, cioè negativo alla colorazione di Gram, e appartiene
alla famiglia degli enterobatteri, così chiamati perché trovano il loro habitat
ideale nell'intestino dell'uomo e di altri animali.
L’Escherichia coli ha una forma
allungata a bastoncello ed è dotato di flagelli, che utilizza per muoversi, e
di pili o fimbrie che utilizza per comunicare con altri batteri e ancorarsi
alle cellule dell'ospite. Inoltre, possiede un metabolismo aerobio facoltativo,
cioè può crescere sia in presenza che in assenza di ossigeno.
La temperatura ottimale per la sua sopravvivenza è di 35-40°C. Per questo
motivo, l’Escherichia coli vive
facilmente nell’intestino dell’uomo, dove si comporta da commensale. Inoltre,
contribuisce alla corretta digestione del cibo e alla sintesi di vitamina K,
oltre a lottare contro altri microrganismi per accaparrarsi il nutrimento e i
siti di adesione sulla mucosa intestinale. Per queste sue caratteristiche,
l'Escherichia coli potrebbe quindi essere considerato addirittura un simbionte;
ricordo che si parla di simbiosi quando entrambi gli organismi traggono un
vantaggio reciproco dalla convivenza.
Oltre che come commensale e simbionte, l’Escherichia coli può essere descritto anche come patogeno
opportunista; l'aggettivo opportunista, in particolare, ci dice come tale
microorganismo possa approfittare di determinate circostanze per moltiplicarsi
oltremodo, fino a causare malattia. Infatti, sebbene per gli individui sani
risulti innocuo, in soggetti che hanno meccanismi di difesa compromessi, come ustionati,
trapiantati, malati d'AIDS ecc., l'Escherichia
coli può prendere il sopravvento e causare malattia.
Inoltre, come abbiamo visto, alcuni ceppi possono essere descritti come
patogeni, in quanto capaci di causare malattia anche negli individui sani.
Nelle prossime diapositive
vedremo insieme quando e per quale motivo questi batteri acquisiscono un
carattere aggressivo, al punto da indurre malattia.
La prima cosa da notare in questa diapositiva è che gli stessi ceppi
commensali, normalmente innocui, in determinate condizioni predisponenti
possono causare malattia al di fuori del tratto intestinale. Come abbiamo visto,
condizioni favorenti sono, ad esempio, la debilitazione del sistema
immunitario, ma anche il diabete o la presenza di un calcolo o di un catetere
urinario.
Gli E. coli uropatogeni (UPEC)
sono tra le principali cause di infezioni del tratto urinario. Grazie a delle
fimbrie denominate P (che possono essere paragonate a tentacoli muniti di
ventose), gli E. coli uropatogeni possono
risalire le vie urinarie, ancorarsi alle mucose e produrre uretriti, cistiti,
prostatiti e, nei casi più gravi, pielonefriti (quindi infezioni renali).
Altri ceppi di E. coli possono
determinare malattie extraintestinali, come meningiti, setticemia, peritonite,
polmonite e infezioni di altri organi interni.
È però a livello intestinale che alcuni particolari ceppi di Escherichia
coli patogeni
causano i disturbi più frequenti, con comparsa di diarrea, talvolta associata a
emissione di sangue e a disturbi della funzionalità renale.
Nelle
prossime diapositive ci concentreremo, quindi, proprio sulle infezioni gastroenteriche, mentre le infezioni
urinarie da Escherichia coli saranno affrontate in un
prossimo video.
I
ceppi di Escherichia coli responsabili
delle infezioni gastroenteriche possono causare malattia secondo vari
meccanismi. Alcuni batteri sono tossigenici, cioè producono tossine che possono
essere causa di diarrea.
Altri invadono la mucosa intestinale causando
danno tissutale e infiammazione. Tra
i diversi ceppi di Escherichia coli
associati a patologie enteriche ricordiamo gli enteropatogeni (conosciuti anche
con la sigla EPEC), gli enterotossigeni (ETEC), gli enteroinvasivi (EIEC), gli enteroaderenti
(EAEC) e gli enteroemorragici (EHEC).
Tra
tutti questi ceppi, vale la pena evidenziare l’E. coli enteroemorragico, poiché risulta particolarmente
aggressivo. È inoltre tra i principali responsabili di malattia nei Paesi
industrializzati. La proliferazione di ceppi enteroemorragici, e il conseguente
rilascio delle loro tossine, possono provocare diarrea emorragica, quindi feci
liquide frammiste a sangue. Inoltre, nel 5% dei casi, soprattutto nei bambini e
negli anziani, le infezioni enteroemorragiche scatenano una complicanza nota
come sindrome emolitica uremica. Si tratta di una forma molto grave di
insufficienza renale, che può essere addirittura fatale.
Un
altro ceppo importante è l’E. coli enterotossigeno,
che insieme a quello enteropatogeno, rappresenta il più frequente agente causale
di diarrea batterica ed è spesso implicato anche nella cosiddetta diarrea del
viaggiatore.
In
questa diapositiva approfondiremo le possibili cause di infezioni da Escherichia coli patogeni.
Tali infezioni possono essere contratte attraverso il contatto con le
feci, sia di umani che di animali. La trasmissione avviene quindi soprattutto
per via oro-focale. Ad esempio, i batteri possono entrare nell'organismo
bevendo acqua o mangiando alimenti contaminati dalle feci stesse.
Ricordo che la presenza dell’Escherichia
coli nelle falde acquifere rappresenta un indicatore comune di
contaminazione fecale. Le feci, infatti, possono riversarsi in laghi, canali,
piscine o rifornimenti idrici, e le persone possono infettarsi ingoiando
accidentalmente l’acqua mentre fanno il bagno. Analogo discorso per gli
alimenti, tanto che l'Escherichia coli viene
tipicamente ricercato nelle analisi effettuate dagli ispettori sanitari
nell'ambito della ristorazione collettiva.
La contaminazione dei cibi può avvenire anche durante la macellazione o
la preparazione della carne. Se la carne cruda infetta non viene poi adeguatamente
cotta, il batterio sopravvive e noi possiamo infettarci semplicemente
ingerendola. L'hamburger
dei fast food è particolarmente a rischio poiché l'Escherichia coli, penetrato in profondità a causa della carne
macinata, resiste alla debole temperatura di cottura.
Altri alimenti a rischio sono i vegetali, in particolare lattuga, spinaci
e germogli, i succhi di frutta non pastorizzati, il latte crudo e i formaggi
derivati. Gli Escherichia coli,
infatti, possono diffondersi dalle mammelle della mucca al suo latte.
Il batterio può essere trasmesso anche da una persona all’altra. Ciò
avviene, di solito, quando non si lavano le mani dopo essere stati in bagno o
attraverso rapporti sessuali di natura oro anale.
Il medico può diagnosticare un'infezione intestinale da Escherichia coli dopo aver posto alcune
domande riguardo ai sintomi e aver effettuato alcuni esami, primo fra tutti
quello delle feci. Da questo esame, chiamato coprocoltura, infatti, è facile
rilevare la presenza del batterio.
Sono comunque disponibili altre analisi di laboratorio e test molecolari, utili
per la ricerca sierologica delle tossine e la determinazione del sierotipo
batterico.
Per quanto riguarda il trattamento, in genere l’infezione sostenuta da Escherichia coli si risolve
spontaneamente, senza dover ricorrere a particolari farmaci. Per questo motivo,
spesso il medico si limita a raccomandare il riposo e la generosa assunzione di
liquidi per rimpiazzare le perdite idriche e saline. La terapia antibiotica, invece,
oltre che normalmente non necessaria, in alcune circostanze potrebbe addirittura
peggiorare la situazione, contribuendo al rilascio di tossina batterica e
aggravando le condizioni generali dei pazienti.
Per quanto riguarda le possibili complicazioni, in alcune persone, l’infezione
da Escherichia coli genera problemi
al sangue e ai reni. I pazienti più
critici possono richiedere un trattamento intensivo basato su dialisi,
trasfusioni di sangue, fino ad arrivare al trapianto di reni.
Molte infezioni da Escherichia coli si potrebbero facilmente prevenire migliorando le
condizioni igieniche generali. Per prima cosa, è consigliato bere solo acqua
potabile; è importante ricordarlo soprattutto quando si viaggia in Paesi dove l’acqua
non è trattata, per cui sarà importante evitare anche il consumo di ghiaccio o
l'utilizzo dell'acqua del rubinetto per lavarsi i denti.
È chiaramente importante lavarsi sempre le mani con
acqua calda e sapone, soprattutto prima della preparazione degli alimenti, dopo
aver toccato carne cruda, dopo aver fatto uso della toilette o essere venuti a
contatto con animali. La carne cruda, soprattutto quella macinata, deve essere
cotta a una temperatura minima di 70°C, per almeno 2 minuti. Bisogna
accertarsi, in particolare, che anche gli strati di carne più interni perdano
il colorito rosato tipico della carne cruda. Inoltre, per evitare la
contaminazione incrociata, occorre conservare e preparare le carni crude separatamente
da quelle cotte, evitando di utilizzare le stesse superfici o gli stessi utensili
non lavati per manipolare l'alimento cotto.
Per quanto riguarda gli alimenti vegetali come
frutta e verdura, questi andranno lavati con acqua potabile o sbucciati prima
del consumo, soprattutto se non possono essere cotti.
Infine, è opportuno bere solo latte, prodotti
caseari e succhi pastorizzati.