Cirrosi epatica - Video: Cause, Sintomi, Cure

Ultima modifica 26.02.2020

In questa puntata parliamo della temibile cirrosi epatica, una grave malattia del fegato che insorge come complicanza di altre patologie epatiche, trascurate o non adeguatamente trattate.

La cirrosi epatica è una grave malattia del fegato, dovuta al ripetersi di danni alle sue cellule. Più precisamente, in caso di danno continuato, il fegato tenta sempre di ripararsi, formando però anche delle cicatrici. Il normale tessuto epatico viene così progressivamente sostituito da un tessuto fibroso, non funzionante. Se questo processo di degenerazione non viene interrotto, l’accumulo di inspessimenti e cicatrici limita ovviamente il corretto funzionamento del fegato. Per questo motivo, se non viene trattata per tempo, la cirrosi può portare a insufficienza epatica o può avere addirittura conseguenze fatali.

Nella maggior parte dei casi, la cirrosi epatica è causata dall’eccessivo consumo di alcol oppure dalle epatiti virali croniche. Tra le cause meno frequenti, possiamo trovare malattie metaboliche e patologie delle vie biliari. In alcuni casi, più cause concomitanti possono portare alla cirrosi. Vediamo ora più nel dettaglio alcune di queste condizioni predisponenti. Il continuo abuso di sostanze alcoliche è sicuramente da menzionare tra le cause principali. Il fegato, infatti, degrada l’alcol in prodotti tossici, alcuni dei quali scatenano l’infiammazione alla base della cirrosi. Fra le possibili malattie in grado di danneggiare il fegato si ricorda anche la sempre più comune steatosi epatica non alcolica, detta anche fegato grasso. Se trascurato, infatti, l'eccessivo accumulo di grasso nel fegato può scatenare un processo infiammatorio, la cosiddetta steatoepatite; a sua volta, questa infiammazione può lentamente degenerare in cirrosi. Tra le cause più comuni di steatosi epatica si ricordano il binomio sovrappeso/sedentarietà, il diabete e l'insulino resistenza. In altri casi, la cirrosi può rappresentare una complicanza delle epatiti virali, in particolare dell’epatite cronica da virus B, Delta o C. Tra le epatiti virali, a destare più preoccupazione è sicuramente la cirrosi associata all'epatite C cronica, che è correlata ad un alto rischio di evoluzione verso l’epatocarcinoma. Dalle possibili cause di cirrosi non sono poi esclusi l’uso intenso e prolungato di alcuni farmaci e l’esposizione ad agenti tossici. La cirrosi epatica può anche derivare da una cirrosi biliare primitiva, così come da altre infiammazioni delle vie biliari. Rientrano tra le cause di cirrosi epatica anche alcuni disturbi metabolici, come l’emocromatosi e la malattia di Wilson, che consistono rispettivamente in un accumulo eccessivo di ferro e di rame a livello del fegato.

Nelle prime fasi della cirrosi epatica, i sintomi possono anche essere assenti. Spesso, infatti, i disturbi associati alla malattia diventano evidenti solo quando il danno all’organo è ormai esteso, ed il fegato non funziona più adeguatamente. A tal proposito, occorre precisare che la cirrosi epatica è comunque una malattia cronica ad evoluzione molto lenta. Indicativamente, dall’inizio del processo patologico all’esordio dei sintomi passano anche 15-20 anni. Col passare del tempo, man mano che la formazione di tessuto cicatriziale nel fegato aumenta, si possono riscontrare debolezza, perdita dell’appetito e nausea, prurito, edemi degli arti inferiori (quindi gonfiori alle gambe), emorragie e lividi frequenti. Gli edemi e i difetti della coagulazione derivano dalla ridotta funzionalità del fegato, che non riesce più a sintetizzare adeguate quantità di proteine, inclusa l’albumina e altre proteine plasmatiche. Inoltre, nel caso in cui il fegato non sia più in grado di eliminare la bilirubina dal sangue, un altro segno indicativo della cirrosi è l’ittero, che consiste nell’ingiallimento della pelle e delle sclere degli occhi.

Le possibili complicanze della cirrosi epatica possono essere potenzialmente letali. Tra le conseguenze più gravi ci sono l’insufficienza epatica e l’ipertensione portale; il termine insufficienza epatica indica l'incapacità del fegato di ottemperare alle funzioni cui è preposto, mentre l'ipertensione portale consiste in un aumento della pressione sanguigna nei vasi diretti al fegato. Concentriamoci, per il momento, proprio su quest’ultima. La formazione di cicatrici epatiche ostacola la normale circolazione del sangue all'interno del fegato. A causa dell'occlusione di questi vasi, può verificarsi un aumento di pressione nella vena porta. La vena porta è un grosso vaso che trasporta il sangue dall’intestino e dalla milza al fegato. Poiché il sangue fatica a passare da questi organi al fegato, l'ipertensione portale si associa ad un ingrossamento della milza, detto splenomegalia, e all’accumulo di fluidi nell’addome, noto come ascite. Un'altra possibile conseguenza dovuta all’ipertensione portale è la formazione di varici nella porzione inferiore dell’esofago. Se la pressione al loro interno diviene eccessiva, i vasi sanguigni coinvolti da questa dilatazione patologica possono anche andare incontro a rottura. Per quanto riguarda invece l'insufficienza epatica, alla lunga la fibrosi nodulare del tessuto epatico può gravemente compromettere le funzioni del fegato. Oltre al calo già accennato della sintesi proteica, diminuisce ovviamente anche la capacità del fegato di svolgere la sua azione detossificante, quindi possono aumentare le sostanze tossiche nel sangue. L’accumulo di queste sostanze può avere effetti negativi sulle funzioni del cervello e determinare un’encefalopatia epatica, cioè una forma di sofferenza cerebrale che si manifesta con confusione, sonnolenza e può addirittura portare al coma. Non solo, in caso di cirrosi l’organismo può andare incontro a malnutrizione, a causa dell’incapacità di processare adeguatamente i nutrienti. Abbiamo già anticipato, inoltre, come la cirrosi epatica aumenti il rischio di tumore del fegato.

La diagnosi di cirrosi epatica inizia, come di consueto, con l'esame obiettivo; nel corso della visita, il medico valuterà le condizioni generali del paziente, ricercando alcuni segni cutanei tipici, oltre all'ingrossamento e all'indurimento del fegato. Mi riferisco, ad esempio, al colorito cutaneo giallastro, alla presenza di piccoli vasi sanguigni dilatati a forma di ragno, all’edema o all’ascite. Per confermare la diagnosi, il medico può effettuare ulteriori indagini, inclusi esami del sangue, ecografia e biopsia epatica. Le analisi del sangue permettono di evidenziare le alterazioni di diverse sostanze, come la bilirubina e gli enzimi epatici (che tendono ad aumentare), ma anche l'albumina, le piastrine e i fattori della coagulazione che tendono invece a diminuire. L’ecografia, invece, valuta particolari caratteristiche del fegato suggestive di cirrosi, come aree nodulari irregolari e l'ingrossamento dell'organo, così come della milza; l'aggiunta dell'esame doppler all'ecografia permette inoltre di evidenziare le alterazioni del flusso della vena porta. Infine, la biopsia del fegato permette di valutare al microscopio l’entità e l’estensione del danno alle cellule epatiche.

Anche se la cirrosi epatica è una condizione irreversibile, è comunque possibile limitare l’insorgenza di conseguenze pericolose per la vita. Il trattamento, che dev'essere chiaramente quanto più precoce possibile, si pone proprio l'obiettivo di bloccare o rallentare la progressione della malattia, riducendo i sintomi e prevenendo, allo stesso tempo, ulteriori danni al fegato. Come anticipato, occorre sottolineare che purtroppo le attuali terapie non sono in grado di far regredire lesioni già sviluppate. La terapia della cirrosi epatica può essere farmacologica e di supporto. Fondamentalmente, varia a seconda della causa che ha prodotto la cirrosi e della gravità del caso. Le terapie più comuni prevedono la prescrizione di diuretici, per il controllo della ritenzione idrica nelle gambe o nell’addome, l’integrazione di vitamine e sali minerali, e l'utilizzo di farmaci beta-bloccanti, al fine di ridurre la pressione nella vena porta. Come regola generale, è importante evitare il consumo di alcolici e seguire una dieta sana ed equilibrata, adatta a mantenere il peso nella norma e a contrastare l’accumulo di liquidi. Negli stadi più avanzati e in casi selezionati, potrebbe rendersi necessario il trapianto di fegato.