Ultima modifica 18.03.2020

Oggi parleremo della "così detta" dieta anticellulite; in particolare, ne specificheremo gli obbiettivi, la composizione e l'associazione ad altri fattori coadiuvanti.

Per elaborare in maniera accurata una strategia contro la cellulite, è prima di tutto necessario capire quali siano le cause che ne determinano la formazione.

Contrariamente a quanto affermato da certe aziende farmaceutiche, di cosmetici o di integratori alimentari, la cellulite non è una malattia della quale preoccuparsi; piuttosto, si tratta di un inestetismo causato dalla presenza di uno o più fattori predisponenti. Tra questi ricordiamo: la tendenza soggettiva, eventuali alterazioni ormonali, la sedentarietà, l'alimentazione poco equilibrata e gli abiti troppo stretti.

Questi contribuiscono ad alterare la capillarizzazione del tessuto adiposo interessato e, di conseguenza, a ridurre sia l'ossigenazione, sia il lavaggio dalle molecole di scarto cellulare. Avviene poi una rottura delle cellule grasse che riversano il proprio contenuto negli spazi interstiziali; questi prodotti, esercitando un forte potere osmotico sull'acqua circostante, attivano un leggero stato infiammatorio. In seguito, tale circostanza induce un fenomeno di alterazione del tessuto connettivo (detto lipodistrofia) che aggrava ulteriormente il microcircolo. L'intero meccanismo è tendenzialmente ingravescente e determina le modificazioni macroscopiche anche note come "pelle a buccia di arancia".

La cellulite (meglio detta pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica) colpisce con maggior frequenza le donne rispetto agli uomini e si localizza principalmente nelle zone di deposito ginoide (ovvero le cosce e i glutei). Ribadiamo ancora una volta che non si tratta di una malattia nociva per la salute, e non risulta più grave di quanto potrebbe essere l'acne giovanile o l'alopecia androgenica.

Il miglioramento della cellulite è un processo variabile in base alla (o alle) cause predominanti. Iniziamo con lo specificare che: laddove sia presente una forte componente soggettiva, i risultati del trattamento anticellulite saranno sempre meno evidenti rispetto ad un caso prettamente imputabile allo stile di vita ed alla dieta. Inoltre, per le forme di cellulite secondarie ad alterazioni di tipo ormonale, con la cura del disturbo primario si potrà evincere un sensibile miglioramento della pannicolopatia.

Se è vero che il meccanismo della cellulite si basa su un'alterazione del microcircolo e sulla ritenzione idrica degli interstizi, i due principi cardine per il suo annientamento sono:

  • Il potenziamento capillare e
  • Il riassorbimento dei liquidi interstiziali.

Questi due obbiettivi sono perseguibili sia con la dieta, sia con l'attività fisica e, in genere, rappresentano gli unici sistemi ad efficacia permanente nel trattamento della cellulite.

La dieta anticellulite si basa su alcune regole ben precise, ovvero:

  1. In caso di sovrappeso, riduzione ponderale del tessuto adiposo;
  2. Stabilire un equilibrio nutrizionale della dieta;
  3. Apportare la giusta quantità d'acqua con gli alimenti e con le bevande;
  4. Eliminare le molecole potenzialmente favorenti la ritenzione idrica negli interstizi;
  5. Favorire l'introito di molecole protettive per i vasi capillari, antinfiammatorie e tendenzialmente alcalinizzanti;
  6. Coadiuvare la dieta ad attività fisica motoria.

Analizziamoli uno per volta!

Probabilmente, sarà già capitato a molti ascoltatori di notare persone tendenzialmente magre anch'esse afflitte dalla cellulite. In effetti, la gravità della pannicolopatia non è proporzionale alla quantità di grasso in esubero; tuttavia, considerando il fatto che si tratta di una deformazione del tessuto adiposo, e che l'accumulo di grasso è generalmente imputabile ad uno stile di vita scorretto (quale fattore predisponente la cellulite), è piuttosto frequente che al dimagrimento si associ anche un miglioramento della pannicolopatia stessa. Ovviamente, tutto questo è applicabile solo in caso di sovrappeso! Al contrario, è del tutto sconsigliabile intraprendere una terapia dimagrante se l'indice di massa corporea traduce per il normopeso.

Quindi, prima di tutto, la dieta anticellulite per il soggetto in sovrappeso è di tipo ipocalorico-dimagrante.

Poi, sia che si tratti di una dieta dimagrante, sia che si tratti di un regime alimentare normocalorico, la dieta anticellulite deve assolutamente rispettare il criterio di equilibrio nutrizionale. Quest'affermazione è giustificabile per tre ragioni ben precise:

  • Prima di tutto, sarebbe impensabile apportare uno squilibrio nutrizionale potenzialmente nocivo per la salute al solo scopo di migliorare un semplice inestetismo;
  • In secondo luogo, le giuste proporzioni dei nutrienti energetici e il rispetto delle razioni consigliate di acqua, vitamine e sali minerali, contribuiscono a migliorare il riassorbimento del ristagno idrico tipico della cellulite;
  • Inoltre, certi tipi di squilibrio nutrizionale sono essi stessi responsabili dell'aggravamento della pannicolopatia.

Alcuni esempi di squilibrio nutrizionale potenzialmente aggravanti la cellulite sono: eccesso di coloruro di sodio, eccesso di carboidrati (soprattutto semplici e aggiunti), eccesso di alcol ed eccesso di altre molecole inutili.

Pur rientrando nel principio già descritto, il fabbisogno di acqua merita una descrizione ancora più accurata. Lasciando perdere certe affermazioni pubblicitarie discutibili come "l'acqua che elimina l'acqua", oppure, "l'acqua che elimina le scorie in eccesso", è comunque doveroso specificare che un organismo mal idratato è più propenso al ristagno idrico rispetto ad uno, invece, ben idratato. Questo avviene perché un minor apporto di acqua con gli alimenti e con le bevande provoca una riduzione del volume di sangue in circolo e, di conseguenza, una minor filtrazione renale e del volume di urina espulsa con la minzione. È vero che la maggior concentrazione ematica dovrebbe favorire l'assorbimento dei liquidi interstiziali, ma è altrettanto vero che senza l'espulsione di certe molecole con le urine non è possibile ridurre la capacità osmotica della cellulite.

Nel rispetto delle varie necessità dell'organismo, in linea generale, la dieta dovrebbe fornire complessivamente circa 1 millilitro di acqua (meglio se iposodica) ogni caloria introdotta con la dieta; poi, va da sé che questa raccomandazione subordini al livello di sudorazione, eventualmente incrementato dall'attività motoria o dalla temperatura ambientale.

Peraltro, se da un lato è necessario favorire l'escrezione di certi composti responsabili della cellulite, dall'altro la dieta deve essere finalizzata ad introdurne il meno possibile. Già citati nella diapositiva dell'equilibrio nutrizionale, ribadiamo che sono implicati nella ritenzione idrica: il sodio (derivante principalmente dal sale da cucina aggiunto sugli alimenti e dai cibi conservati o confezionati), i carboidrati in eccesso (che determinano iperglicemia, iperinsulinemia e ritenzione idrica transitoria dopo ogni pasto), l'alcol etilico (che determina iperinsulinemia ed è tossico a livello dei tessuti, quindi potenzialmente sfavorevole per il regresso della cellulite), nervini e additivi alimentari (in quanto, trattandosi di molecole da metabolizzare ed espellere, non è da escludere che possano essere fonte di deposito negli interstizi).

La dieta anticellulite deve quindi prevedere l'eliminazione del cloruro di sodio, dei dolcificanti, dei nervini e di altre sostanze o alimenti non fondamentali per l'organismo.

I nutrienti e, in genere, le molecole utili nella dieta anticellulite appartengono a tre categorie: i rafforzatori dei vasi sanguigni, le molecole dotate di potere antinfiammatorio e gli alcalinizzanti. Gli alcalinizzanti ovvero i sali minerali magnesio e potassio, hanno lo scopo di garantire un pH benefico per il funzionamento dei meccanismi cellulari nelle periferie e di bilanciare l'azione metabolica del sodio. Poi, essendo la cellulite una condizione infiammatoria del tessuto adiposo, è verosimile pensare che certe molecole dotate di potere anti infiammatorio, ovvero gli omega3, possano giovare alla regressione della pannicolopatia. Infine, ma non meno importanti, i rafforzatori dei vasi sanguigni come sostanze fenoliche, vitamina C ecc. Trattandosi di una condizione basata anche sulla cattiva circolazione ematica, assumere alimenti ricchi di molecole vaso-protettive potrebbe essere un'abitudine positiva. Tra questi prodotti ricordiamo: mirtillo, meliloto, centella, pungitopo, betulla, vite rossa e ippocastano; ricordiamo che quelli inadatti ad essere assunti come "alimenti", possono comunque rappresentare un ottimo ingrediente per la formulazione di decotti e tisane. Poi, è anche possibile giovare del consumo di certi alimenti ricchi di acqua e con proprietà diuretiche, come: finocchio, indivia, cicoria, cetrioli, carciofo, ananas, melone, anguria, pesche e fragole, peraltro ricchissimi di antiossidanti e protettivi dalla formazione di molecole nocive.

In ultimo, ma non meno importante, la coadiuvazione dell'attività fisica motoria. Se, di per sé, la dieta anticellulite può far molto, un aumento della perfusione sanguigna, del ritorno venoso, del dispendio energetico, della sudorazione e l'attivazione del massaggio naturale indotto dal movimento, contribuiscono enormemente al ripristino di un tessuto adiposo sano, non infiammato e poco infiltrato. L'attività consigliabile è senz'altro di tipo aerobico, magari caratterizzata da picchi di alta intensità.

Infine, ricordiamo che, molto spesso, la cellulite e la ritenzione idrica negli arti inferiori sono provocate o aggravate da una difficoltà del ritorno venoso. Questo, oltre ad essere migliorato dall'esercizio fisico, potrebbe giovare di pratiche alternative come: il posizionamento delle gambe verso l'alto e i massaggi di tipo drenante; ma si tratta comunque di effetti prettamente transitori e mai definitivi.