Ultima modifica 12.02.2020

Oggi parleremo dell’importanza che riveste la DIETA nel corretto funzionamento della ghiandola TIROIDE.

Prima di iniziare questo breve approfondimento, è bene ricordare le informazioni più importanti che interessano la TIROIDE.

La tiroide è una GHIANDOLA che produce tre ormoni: T3, T4 e CALCITONINA. Questi sono necessari a varie funzioni, come la CRESCITA DELLO SCHELETRO e del CERVELLO, la REGOLAZIONE del METABOLISMO BASALE, lo SVILUPPO della PELLE, dell’APPARATO PILIFERO e di quello GENITALE.

Tuttavia, in linea di massima, quando si parla di DIETA e TIROIDE, l’argomento di maggior interesse è sempre l’INCREMENTO della secrezione di T3 e T4. Infatti, l’aumento di questi due ormoni in circolo, in quanto deputati al controllo del metabolismo basale, si correla ad una maggior facilità nel dimagrimento corporeo.

Ma è veramente possibile aumentare il T3 e il T4 con la dieta?

La tiroide secerne i suoi ormoni in base ad un complesso meccanismo di FEED-BACK (positivi o negativi) che interessano diverse molecole circolanti nel sangue. Nello specifico, la liberazione di T3 e T4 viene potenziata soprattutto dall’ormone TSH e dalla presenza SIGNIFICATIVA di alcuni nutrienti assunti con la DIETA.

Tutto questo è legato alla COMPOSIZIONE CHIMICA degli ormoni stessi, che vengono sintetizzati nella ghiandola utilizzando l’amminoacido TIROSINA e il sale minerale IODIO.

Mentre l’aumento DIETETICO della TIROSINA non sembra influire granché sulla produzione di T3 e T4, incrementando lo IODIO nella dieta è possibile ottenere una reazione decisamente più RILEVANTE! Ovviamente, il risultato è variabile in base alla soggettività, alla dieta pre-esistente e all’entità di incremento del sale minerale.

Precisiamo anzitutto che lo iodio è uno dei pochissimi nutrienti DIFFICILI da apportare anche per mezzo di una dieta equilibrata. Ad esempio, per un adulto SANO, se ne stima un fabbisogno di circa 150µg/die, mentre dalle indagini statistiche pubblicate sui LARN pare che su TUTTO il territorio nazionale (e non solo) l’apporto di iodio sia mediamente INFERIORE al necessario. Lo iodio è contenuto prevalentemente nei prodotti della pesca e nelle alghe di mare, mentre solo in minor parte nei vegetali coltivati in terreni ricchi di questo minerale. Pertanto, chi non consuma FREQUENTEMENTE i suddetti alimenti, dovrebbe avvalersi dell’utilizzo di SALE IODATO, in modo da raggiungere il rispettivo fabbisogno giornaliero e scongiurarNE la carenza che sembra correlata all’IPOtiroidismo e alla formazione del GOZZO.

Essendo mediamente carente, è ragionevole pensare che l’aumento dello iodio nella dieta collettiva possa giovare alla produzione di T3 e T4 da parte della tiroide. Tuttavia, è anche NECESSARIO capire QUANTO iodio sia necessario integrare! In genere, l’utilizzo di sale iodato è più che sufficiente, ma esistono anche INTEGRATORI ALIMENTARI a base di questo minerale. In linea di massima, tra l’assunzione con la dieta e l’integrazione, è bene NON superare i 500-600µg/die per SCONGIURARE il rischio di TOSSICITA’, a sua volta correlata ad IPERtiroidismo e GOZZO TOSSICO NODULARE.

Ricordiamo infine che la tiroide SOPPORTA brillantemente la carenza di iodio per periodi brevi MA, in caso di gravidanza (quando il fabbisogno è superiore), un deficit del minerale può determinare compromissioni fetali anche molto gravi.

Un altro sale minerale molto importante per l’equilibrio degli ormoni secreti dalla tiroide è il SELENIO. Rispetto allo iodio, che è necessario alla sintesi del T3 e del T4, il selenio è ESSENZIALE alla conversione della forma NON attiva (il T4) nella forma ATTIVA (il T3). Infatti, ciò che molti non sanno è che, ANCHE se la liberazione di T4 prevale su quella del T3 (in rapporto 4:1), il T4 deve essere successivamente convertito da un enzima in T3. In definitiva, senza il selenio non è possibile sintetizzare quell’enzima specifico a DISCAPITO dei livelli di T3 circolanti nel sangue.

Tutto ciò è confermato da alcuni studi clinici che hanno messo in correlazione la carenza di iodio e selenio SIA con la comparsa di ipotiroidismo, SIA con l’aumento del rischio di TIROIDITI AUTOIMMUNI (forse queste ultime ANCHE per mancanza della nota proprietà antiossidante del selenio).

Il fabbisogno medio di selenio per un organismo adulto sano è di circa 55 µg/die, mentre la soglia di tossicità è considerata oltre i 450 µg/die. Come lo IODIO, si tratta di un oligoelemento contenuto principalmente nei prodotti della pesca, ed il suo eccesso può manifestarsi SOLO con l’abuso di integratori alimentari.

In natura, esistono alcuni principi attivi in grado di ottimizzare (ma NON di aumentare oltre i livelli NORMALI) la secrezione di T3 e T4. Vengono suggeriti in ambito dimagrante, quando si “ipotizza” che i livelli di secrezione tiroidea possano scendere rispetto alla norma. In realtà ciò accade SOLO in caso di DIGIUNO prolungato, ma si tratta comunque di prodotti degni di nota.

Queste molecole sono la FORSKOLINA e i GUGGULSTERONI.

La FRORSKOLINA è ricavata da una pianta orientale detta Coleus forskohlii. Possiede diverse funzioni metaboliche e la sua efficacia nel dimagrimento consiste nel normalizzare la liberazione degli ormoni T3 e T4 SENZA incidere sulla naturale efficienza tiroidea. Gli integratori di FORSKOLINA devono essere assunti in quantità variabili in base alla formulazione specifica, e comunque MAI oltre ai 240mg di principio attivo al giorno.
E’ sempre bene NON protrarre il trattamento oltre i 90 giorni e si raccomanda di sospenderlo in caso di: manifestazioni allergiche, aggravamento della pressione bassa e dell’IPERacidità di stomaco.

I GUGGULSTERONI invece, sono steroli vegetali estratti dalla resina della Commiphora
mukul. Anch’essi vantano funzioni multiple ma, per quel che concerne gli ormoni tiroidei, hanno un effetto “simile” a quello fisiologico del SELENIO. L’assunzione di questi steroli dovrebbe quindi promuovere l’aumento del rapporto tra T3 e T4, con conseguente incremento della molecola più attiva. Ancora una volta i dosaggi variano in base alla CONCENTRAZIONE del principio attivo e alla FORMA di assunzione, e gli effetti collaterali possibili sono: cefalea, nausea, diarrea, eruttazioni, singhiozzo e senso di gonfiore addominale.

Se l’assunzione di FORSKOLINA e/o di GUGGULSTERONI dovesse sovrapporsi a terapie farmacologiche di varia natura, è ASSOLUTAMENTE NECESSARIO consultare il medico per EVITARE che si manifestino delle interazioni farmacologiche indesiderate.

Forse molti ascoltatori non sanno che esistono anche degli alimenti in grado di svolgere un effetto negativo sul metabolismo dello iodio e quindi NOCIVO sulla salute della tiroide.

Si tratta di cibi contenenti delle molecole ricavate dall’idrolisi dei GLUCOSINOLATI, ovvero: TIOCIANATI, ISOTIOCIANATI e GOITRINE. Queste componenti sono presenti in abbondanza negli alimenti vegetali appartenenti alla Famiglia delle CRUCIFERE, come colza, cavoli, rape, crescione, rucola, ravanello e rafano, oltre che negli spinaci, nella soia, nel miglio, nella tapioca e nella lattuga; inoltre, RICORDIAMO che il latte degli animali che si nutrono di questi vegetali può contenere tracce di tali principi attivi.

D’altro canto, le molecole derivanti dall’idrolisi dei GLUCOSINOLATI sono TERMOLABILI e ciò significa che per scongiurarne qualsiasi effetto sul metabolismo dello iodio è sufficiente sottoporli a COTTURA.
In definitiva, tali alimenti NON devono essere motivo di preoccupazione, salvo il loro consumo a crudo e in CORRISPONDENZA di carenze significative di iodio alimentare o deficit enzimatici di tipo ereditario.

Anche nel gruppo degli additivi alimentari si evidenziano alcune molecole che interagiscono negativamente nel metabolismo dello iodio; è il caso dei NITRATI, che ostacolano l’assorbimento del minerale da parte della tiroide.

La produzione di T3 e T4 è anche influenzata dallo stato di nutrizione dell’organismo. E’ ben risaputo che, mangiando spesso, si ha la garanzia di OTTIMIZZARE l’apporto nutrizionale dei pasti e di MANTENERE un buon metabolismo basale. Per questo motivo, in molti sono portati a credere che, consumando POCHI PASTI, il metabolismo tenda ad abbassarsi per la riduzione dell’attività tiroidea. In realtà si tratta di una DISTORSIONE concettuale bella e buona! La produzione ormonale della tiroide PUO’ essere intaccata dal deficit calorico SOLO in caso di DIGIUNO prolungato. Trascorrere mezza giornata SENZA assumere cibo, per quanto sbagliato possa essere, NON comporta un abbassamento del metabolismo basale. Poi, ovviamente, nell’arco di un digiuno prolungato (come 24 o 48 ore) avviene certamente una variazione più o meno importante dei flussi ormonali tiroidei. In definitiva, per quel che concerne la tiroide, saltare uno o due pasti non è certo la fine del mondo!

Facciamo poi un’ultima precisazione sull’interazione tra attività sportiva e produzione di T3 e T4. Gli ormoni tiroidei non sono particolarmente soggetti ad alterazioni indotte dall’attività motoria, ANCHE se intensa e prolungata. Tuttavia, quel che può accadere è un aumento del CATABOLISMO di queste molecole e una conseguente MINOR permanenza in circolo. D’altro canto, ciò determina una maggior attività FISIOLOGICA della tiroide per compensare questo aumento del ricambio molecolare.

In definitiva, per quel che concerne l’interazione DIETA-TIROIDE, la corretta secrezione di ormoni T3 e T4 è garantita SOPRATTUTTO dall’apporto alimentare di IODIO, mentre il SELENIO permette la conversione del T4 in T3. Basse concentrazioni nella dieta di questi minerali sono da considerare potenzialmente nocive per la salute tiroidea, nonché tendenzialmente SFAVORENTI la secrezione di T3 e T4.

Inoltre, è sempre bene evitare il digiuno, soprattutto se prolungato, mentre in caso di terapia dimagrante ipocalorica può essere d’aiuto l’integrazione supplementare di forskolina e guggulsteroni. Ricordiamo inoltre che in caso di: ipotiroidismo CONCLAMATO, deficit cronico di iodio e specifiche alterazioni enzimatiche ereditarie, è bene evitare l’assunzione di alimenti gozzigeni A MENO CHE’ in forma ben cotta.